I Love Quina Quen
Texas Hold'em Player
L'ho detto e lo faccio. L.Quina è un uomo di parola! Ho deciso di lasciar perdere le castronerie (almeno per ora) e di dedicarmi ad una fanfiction un po' più seria. in realtà è più un racconto dato che non mi ispiro ad un FF in particolare, ma probabilmente qualche ambientazione o passaggio della trama saranno ispirati alla saga del Chocobo.
Comunque bando alle ciance ed enjoy it!
Prologo
In quella notte stellata la pianta ottagonale della citta di Elmur riluceva agli occhi dei montanari che la osservavano dall'alto. Tra questi c'era un ragazzo, circa ventenne, che la osservava estasiato ogni notte, con una fanciullesca meraviglia nello sguardo. Egli non riusciva a spiegarsi perchè si stupisse ancora così tanto, forse perchè vedeva in quella città l'opportunità di un futuro migliore di quello di allevatore di pecore verso cui indirizzato, oppure perchè intimamente intuiva che il suo destino si sarebbe presto intrecciato con la città da cui era tratto il suo nome.
- Elmur, vieni ad aiutarmi!- sentì urlare il padre dal fienile.
Senza una parola il ragazzo si alzò, si stiracchiò ed uscì veloce dalla sua stanza e poi dalla piccola casa dove viveva con il padre vedovo. Si diresse verso il piccolo fienile in cui tenevano le loro poche pecore.
- Cosa devo fare, papà?- chiese con voce pacata. Vide che il padre si massaggiava dolorante la schiena.
- Per favore, aiutami a tagliare quella legna, non ho più l'età per certe cose- disse, con una certa nota di delusione nella voce.
Ad Elmur si illuminarono gli occhi, poichè poteva estrarre l'unica cosa che conoscesse di sua madre: la sua spada. Ella, infatti, era stata una soldatessa di Elmur, ai tempi della Grande Monarchia, purtroppo era caduta in battaglia poco dopo la nascita del figlio, quindi il ragazzo non la conobbe mai.
Il giovane estrasse la spada, con cui si allenava regolarmente da anni ed in pochi secondi tagliò tutta la legna guadagnandosi la lode del padre.
- Bravo, figliolo! Sei tutto tua madre!- esclamò soddisfatto -Ora andiamo a dormire-
Mentre Elmur si metteva a letto contento per la sua piccola impresa, non poteva immaginare il caos in atto nella città sottostante.
Erano le solite rivolte civili, nate per un conflitto teocratico che il popolo nemmeno capiva, ma ormai se un Fratellista incontrava un Famiglista scoppiavano risse insanabili se non con la guardia scelta: ecco cosa pensava il presidente Hucker mentre entrava nel palazzo del governo, stranamente deserto. Probabilmente tutti i ministri si erano barricati con le guardie del corpo nei rispettivi uffici, come facevano sempre in quei casi.
L'uomo fece un cenno ai suoi gorilla, Master e Jones, e procedettero velocemente verso l'ufficio del ministro. Da lì con la Pietra Comunicativa avrebbe potuto contattare i Lancieri e decidere il da farsi per calmare gli scontri, nonchè capire come salvare la faccia dopo questo ennesimo disastro. Immerso nei suoi pensieri il presidente entrò nella sua stanza e trasalì quando vide la sua poltrona già occupata. Ad esservi seduta era una donna mora sulla quarantina, che indossava un lungo abito bianco e reggeva una grossa asta nella mano destra.
- Meliel! cosa ci fai qui- urlò l'uomo preso dal terrore
- Hucker, come posso spiegartelo in parole a te comprensibili? Ah sì, mio caro ignorantello di un presidente: hai perso. Nessuno ti vuole più al potere, non dopo questi ultimi disordini, il popolo ha bisogno di ordine, del pugno di ferro ed io posso considerarmi un'esperta in tutto ciò, non avrei indottrinato mezza città al Fratellismo altrimenti.- spegò con voce maligna la donna.
- Così hai fatto scoppiare questi disordini per attuare un golpe?- esclamò, stupefatto, Hucker.
- Per la prima volta nella tua vita capisci qualcosa, mio caro. Comunque, ora che Pontifex è morto, quella ridicola setta dei Famiglisti non ci può più ostacolare, ed era l'unico vero pericolo che mi poteva ostacolare. Beh, ora che sai, devi morire- esclamò, puntandogli l'asta contro. Jones gli si parò davanti, ma la donna esclamò - Osi metterti contro di me?-
Ebbe appena il tempo di dire - No. Divina signora- che cadde morto con l'ascia di Master nella schiena
- Cosa diavolo...?- disse Hucker.
- Era un Fratellista, l'avrebbe uccisa senza pensarci due volte. Ora corra via di qui, ed in fretta!- rispose Master, che non sembrava quasi capacitarsi di ciò che aveva appena fatto, anche perchè lui e Jones erano cresciuti insieme ed erano stati uniti fin dai primi anni della loro esistenza.
- Morite, HA!- urlò Meliel, lanciando una magia fatale che Master parò con uno scudo magico evocato con la mano libera.
- Se... ne... vada... presidente!- disse ansiamando mentre respingeva l'attacco.
- Hai ucciso il tuo migliore amico per salvarmi, non ti lascerò morire così!- gli rispose Hucker, cercando di donargli un po' della sua energia magica e respingendo un'altra magia della donna mentre i due indietreggiavano.
- Che bei sentimentalismi, miei cari... mi state quasi convincendo a lasciarvi andare! Potrei anche risparmiarvi, se riuscite ad uscire da qui. Sulla strada troverete i miei Behemot da compagnia, se riuscirete a superarli avrete salva la vita- disse la donna, poi con un fluido movimento della mano li catapultò fuori dall'ufficio e sigillò la porta. Hucker finì lungo disteso per terra e, prima di svenire, udì un sonoro ruggito, poi fu buio.
Fine prologo
forse un tantino lungo per essere un prologo... ma a me piace introdurre subito bene alcuni personaggi, comunque voglio sentire che ne pensate
Comunque bando alle ciance ed enjoy it!
Prologo
In quella notte stellata la pianta ottagonale della citta di Elmur riluceva agli occhi dei montanari che la osservavano dall'alto. Tra questi c'era un ragazzo, circa ventenne, che la osservava estasiato ogni notte, con una fanciullesca meraviglia nello sguardo. Egli non riusciva a spiegarsi perchè si stupisse ancora così tanto, forse perchè vedeva in quella città l'opportunità di un futuro migliore di quello di allevatore di pecore verso cui indirizzato, oppure perchè intimamente intuiva che il suo destino si sarebbe presto intrecciato con la città da cui era tratto il suo nome.
- Elmur, vieni ad aiutarmi!- sentì urlare il padre dal fienile.
Senza una parola il ragazzo si alzò, si stiracchiò ed uscì veloce dalla sua stanza e poi dalla piccola casa dove viveva con il padre vedovo. Si diresse verso il piccolo fienile in cui tenevano le loro poche pecore.
- Cosa devo fare, papà?- chiese con voce pacata. Vide che il padre si massaggiava dolorante la schiena.
- Per favore, aiutami a tagliare quella legna, non ho più l'età per certe cose- disse, con una certa nota di delusione nella voce.
Ad Elmur si illuminarono gli occhi, poichè poteva estrarre l'unica cosa che conoscesse di sua madre: la sua spada. Ella, infatti, era stata una soldatessa di Elmur, ai tempi della Grande Monarchia, purtroppo era caduta in battaglia poco dopo la nascita del figlio, quindi il ragazzo non la conobbe mai.
Il giovane estrasse la spada, con cui si allenava regolarmente da anni ed in pochi secondi tagliò tutta la legna guadagnandosi la lode del padre.
- Bravo, figliolo! Sei tutto tua madre!- esclamò soddisfatto -Ora andiamo a dormire-
Mentre Elmur si metteva a letto contento per la sua piccola impresa, non poteva immaginare il caos in atto nella città sottostante.
Erano le solite rivolte civili, nate per un conflitto teocratico che il popolo nemmeno capiva, ma ormai se un Fratellista incontrava un Famiglista scoppiavano risse insanabili se non con la guardia scelta: ecco cosa pensava il presidente Hucker mentre entrava nel palazzo del governo, stranamente deserto. Probabilmente tutti i ministri si erano barricati con le guardie del corpo nei rispettivi uffici, come facevano sempre in quei casi.
L'uomo fece un cenno ai suoi gorilla, Master e Jones, e procedettero velocemente verso l'ufficio del ministro. Da lì con la Pietra Comunicativa avrebbe potuto contattare i Lancieri e decidere il da farsi per calmare gli scontri, nonchè capire come salvare la faccia dopo questo ennesimo disastro. Immerso nei suoi pensieri il presidente entrò nella sua stanza e trasalì quando vide la sua poltrona già occupata. Ad esservi seduta era una donna mora sulla quarantina, che indossava un lungo abito bianco e reggeva una grossa asta nella mano destra.
- Meliel! cosa ci fai qui- urlò l'uomo preso dal terrore
- Hucker, come posso spiegartelo in parole a te comprensibili? Ah sì, mio caro ignorantello di un presidente: hai perso. Nessuno ti vuole più al potere, non dopo questi ultimi disordini, il popolo ha bisogno di ordine, del pugno di ferro ed io posso considerarmi un'esperta in tutto ciò, non avrei indottrinato mezza città al Fratellismo altrimenti.- spegò con voce maligna la donna.
- Così hai fatto scoppiare questi disordini per attuare un golpe?- esclamò, stupefatto, Hucker.
- Per la prima volta nella tua vita capisci qualcosa, mio caro. Comunque, ora che Pontifex è morto, quella ridicola setta dei Famiglisti non ci può più ostacolare, ed era l'unico vero pericolo che mi poteva ostacolare. Beh, ora che sai, devi morire- esclamò, puntandogli l'asta contro. Jones gli si parò davanti, ma la donna esclamò - Osi metterti contro di me?-
Ebbe appena il tempo di dire - No. Divina signora- che cadde morto con l'ascia di Master nella schiena
- Cosa diavolo...?- disse Hucker.
- Era un Fratellista, l'avrebbe uccisa senza pensarci due volte. Ora corra via di qui, ed in fretta!- rispose Master, che non sembrava quasi capacitarsi di ciò che aveva appena fatto, anche perchè lui e Jones erano cresciuti insieme ed erano stati uniti fin dai primi anni della loro esistenza.
- Morite, HA!- urlò Meliel, lanciando una magia fatale che Master parò con uno scudo magico evocato con la mano libera.
- Se... ne... vada... presidente!- disse ansiamando mentre respingeva l'attacco.
- Hai ucciso il tuo migliore amico per salvarmi, non ti lascerò morire così!- gli rispose Hucker, cercando di donargli un po' della sua energia magica e respingendo un'altra magia della donna mentre i due indietreggiavano.
- Che bei sentimentalismi, miei cari... mi state quasi convincendo a lasciarvi andare! Potrei anche risparmiarvi, se riuscite ad uscire da qui. Sulla strada troverete i miei Behemot da compagnia, se riuscirete a superarli avrete salva la vita- disse la donna, poi con un fluido movimento della mano li catapultò fuori dall'ufficio e sigillò la porta. Hucker finì lungo disteso per terra e, prima di svenire, udì un sonoro ruggito, poi fu buio.
Fine prologo
forse un tantino lungo per essere un prologo... ma a me piace introdurre subito bene alcuni personaggi, comunque voglio sentire che ne pensate