Takehiko Inoue vs Eiichiro Oda: l'intervista

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Parte 1:

Tra il 2008 ed il 2009, Takehiko Inoue, celebre autore di opere quali Slam Dunk e Vagabond, ha organizzato, in collaborazione con lo Ueno Royal Museum, una mostra battezzata “井上雄彦 最後のマンガ展” (Inoue Takehiko: The LAST Manga Exhibition). L'esposizione era incentrata sulla figura di Musashi Miyamoto, protagonista di Vagabond: può dunque essere considerata, in un certo, senso, come un'estensione di tale manga. Per la mostra, Inoue ha realizzato oltre 140 opere originali seguendo lo stile pittorico Sumi-e.

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L'esposizione è stata un grande successo: i biglietti messi in prevendita sono andati esauriti nel giro di pochi giorni, mentre le code che dovevano affrontare coloro che andavano a visitare la mostra erano piuttosto lunghe. Inoltre, su specifica richiesta di Inoue, il numero di persone ammesse per giornata era limitato, onde permettere una visione della mostra rilassata e tranquilla.

Si potrebbe dire che, per questa esposizione, Inoue abbia davvero portato la sua arte "al livello successivo": molte delle opere presentate erano piuttosto estese (dipinte, a volte, direttamente sulle pareti del museo), inducendolo a cambiare il suo usuale stile artistico, con l'adozione di un tratto più forte e deciso.

La mostra si è tenuta a Kumamoto, città natale dello stesso Inoue, nonché di Eiichiro Oda, autore del celebre One Piece.

Quindi, nella primavera del 2009, Oda e Inoue si sono incontrati per discutere della mostra, così come di vari altri argomenti.
Per celebrare la mostra di Kumamoto, è stata publicata una rivista che, tra le altre cose, riporta la discussione tra i due.

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Sia Inoue che Oda sono ancora piuttosto giovani, eppure è innegabile il loro status di veri e propri giganti del panorama editoriale nipponico.
Pur essendo entrambi originari di Kumamoto, però, questa è stata la prima occasione in cui i due si sono incontrati.

Nota: La voce dell'intervista identificata dalle 3 stelline (***) indica un moderatore. E' infatti pratica comune, in Giappone, far partecipare alle discussioni tra due parti un terzo interlocutore, che stimoli il dibattito e "leghi" tra loro le tematiche dell'intervista.


Inoue: E’ la prima volta che noi due ci incontriamo, vero?

Oda: A dire il vero, molto tempo fa tu mi facesti un autografo.

Inoue: Davvero?! Quando?

Oda: Al party dei Tezuka/Akazuka Awards organizzato dalla Shueisha. Allora ero un debuttante e mi sentivo estremamente nervoso. Oltre all'autografo, mi hai addirittura fatto uno schizzo di Hanamichi Sakuragi. Lo conservo tutt’oggi.

Inoue: Davvero? Mi dispiace, non ricordo. [ride]

Oda: Nessun problema. Quel party era più un’enorme sessione di autografi che una festa. [ride]

Inoue: Quando One Piece cominciò ero a Los Angeles e mi veniva periodicamente recapitata Shonen Jump.
Quando lessi il primo capitolo, ricordo di aver pensato: “Wow, questo è l’inizio di una grande opera!” Pensai che fosse un lavoro davvero degno di attenzione. Era da diverso tempo che un fumetto non mi dava quella sensazione, così mi sono assicurato di seguirlo.

Oda: Quando la serializzazione di One Piece era appena cominciata, in una rivista vidi un sondaggio che chiedeva a persone famose quali fumetti le interessassero. In quel sondaggio, tu avevi scelto One Piece e il tuo commento era: “L’autore crede davvero in quello che fa.” Per poco non facevo (letteralmente) i salti di gioia, tanto ero felice. Ho incorniciato e tenuto quella pagina appesa alla parete del mio studio per moltissimo tempo.

Inoue: Sono felice che tu fossi così felice! [ride]



Oda: Posso parlarti di una cosa che è in un certo qual modo legata al destino?

Inoue: Di che si tratta? Dicendo così mi rendi nervoso.

Oda: Beh, io sono nato a Kumamoto, e lì c’era un negozio chiamato La Casa Antica, hai presente?

Inoue: Sì, il negozio di vestiti usati, vero? Quanti ricordi…

Oda: Con i miei amici andavo spesso lì a comprare vestiti usati. All’epoca in cui vinsi il premio “Miglior Artista Emergente” indetto da Jump, e mi avevano appena assegnato un editore, ho fatto una chiacchierata con uno dei padroni del negozio. Quando gli dissi che volevo diventare un autore di fumetti, mi rispose: “Se diventi famoso, sarai il secondo ad essere nato in questa città.” “Chi è il primo?” chiesi. “Takehiko Nariai. [Takehiko Inoue è un nome d’arte, ndr] Lavorava qui, una volta.” Non potevo crederci!

Inoue: Ah ah ah! Mi chiedo con chi tu abbia parlato.

Oda: Dichiarò che uno dei personaggi di Slam Dunk era modellato sulle sue fattezze [ride]. Disse anche che quando il negozio non era molto frequentato, te ne stavi dietro il registratore di cassa a disegnare.

Inoue: Sì, e non facevo assolutamente il mio lavoro.

Oda: Ero veramente sorpreso. Pensavo “Wow! Inoue-sensei è stato qui!”
Quello era un negozietto che frequentavo regolarmente, eppure non ci avevo mai pensato. Sentii che quello doveva essere il destino, e chiesi al mio editore di diventare un assistente nel tuo studio. Al che mi rispose distrattamente: “Non ci sono opportunità, in tal senso.” Mi venne la depressione.

Inoue: Davvero? Che pasticcio. Avremmo dovuto prenderti, altrochè.

Oda: Se fossi diventato un tuo assistente, molto probabilmente il mio destino sarebbe cambiato completamente. Quello è stato probabilmente un punto di svolta, per me. Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto parlare personalmente di questo con te, da uomo a uomo.

Inoue: Grazie, me ne ricorderò.



***: Oda-san, quando ha cominciato a leggere Vagabond?

Oda: Quando esce un nuovo tankobon, lo leggo sempre tutto d’un fiato. E ovviamente, ho tutti i volumi. Fin dall'inizio della sua serializzazione, tra noi giovani autori si è diffuso un senso di frustrazione. E’ così coinvolgente, ha temi profondi… e, soprattutto, non ne ho mai abbastanza dell’arte di Inoue-sensei. Insomma, come fa quest’uomo a raggiungere un simile livello artistico? E’ dai tempi di Kaede Purple [L’opera di debutto di Inoue, ndr] che lo seguo, ed è da allora che me lo chiedo.

Inoue: Sono sicuro di essere migliorato parecchio da allora. Mi fa uno strano effetto ricordare che, quando stavo lavorando a Kaede Purple, pensavo: “Ehi, sono davvero un bravo artista!” Adesso, però, non è qualcosa che mostrerei alla gente andandone fiero.

Oda: Ho visitato personalmente la LAST Manga Exhibition, e, insomma… Non arrivo nemmeno a comprendere se è bella o meno, perché è decisamente al di fuori della mia portata. Come può essere creata una simile arte? Ad esempio, l’enorme murale di Musashi: è così grande, eppure le proporzioni sono ineccepibili.

Inoue: A dire il vero, se osservi bene, noterai che le proporzioni sono asimmetriche. Ci sono dei lavori [dell’esposizione] che mi preoccupano un po’.

Oda: Non è assolutamente così! Ogni opera è fantastica e si pone su un livello che va oltre la mia comprensione.
Ultimamente mi sono molto interessato all’arte giapponese del periodo Edo. In quell’epoca le persone non avevano Internet, i negozi di fumetti, e non penso avessero la varietà di forme di intrattenimento che noi abbiamo oggi per passare il tempo. Da un certo punto di vista, penso avessero una maggiore dedizione alle proprie arti, ai propri mestieri, cosa che alle persone moderne manca in parte. A causa di ciò, hanno raggiunto dei traguardi che non si possono ottenere con un’abilità nella media.
Quando guardo ai dipinti del periodo Edo, rimango stupefatto: costituiti da poche linee essenziali, eppure sono opere piene di vita.
Ecco, sono dell’idea che la tua arte abbia raggiunto i livelli di quell'epoca. Mi chiedo come un mio contemporaneo possa disegnare così. Scombussola la mia capacità di ragionamento.

Inoue: Così mi metti in imbarazzo! [ride]

Oda: E alla LAST Manga Exhibition ce ne sono 150 di quei dipinti, vero? Inimmaginabile.

Inoue: Se c’è qualcuno che ti sprona, puoi compiere un numero sorprendente di cose.

Oda: Anch’io ho avuto a che fare molte volte con l’incombenza delle scadenze per la consegna, e me la sono sempre cavata, ma… non sono riuscito ad arrivare così lontano.

Inoue: Dai, che ce la puoi fare!

Oda: No, non posso! Con ogni pagina, mi pongo sempre un preciso obiettivo da raggiungere.

Inoue: Capisco.

Oda: Arrivo sempre ad un certo punto in cui penso “Okay, finito!”
Eppure, non ne sono mai troppo convinto.

Inoue: Devi esserlo. Anche se non è facile.

Oda: Anche questo prova di avere senso artistico.

Inoue: Potrebbe essere una questione di personalità, nel mio caso. Anche con un obiettivo in mente, raggiungerlo in una maniera pianificata non mi interessa. E’ una mentalità piuttosto irresponsabile.

Oda: Prima di cominciare, hai sempre una completa immagine mentale di ciò che vuoi fare? Ho sentito che ci sono artisti che ce l'hanno in mente dalla prima all’ultima linea, e non fanno altro che seguirla.

Inoue: Non ne sono sicuro. Un’immagine in mente ce l’ho sempre, ma non è mai assolutamente chiara.

Oda: Nel mio caso è così indistinta che difficilmente crederesti sia effettivamente un’immagine completa. E’ mentre disegno che tutto si fa più chiaro, e da lì in poi cerco di seguire meglio che posso con il pennino.

Inoue: Potrebbe essere simile a ciò che succede a me.



Oda: Non sono riuscito a raggiungere il livello di coloro che possono far tutto dall’inizio alla fine senza esitazioni. Ho un amico artista che ha una memoria fotografica: non si dimentica il minimo particolare di un disegno dopo averlo visto un’unica volta. Così, dopo aver disegnato un dato personaggio, è capace di disegnarlo nuovamente senza alcun riferimento. E’ un’abilità fantastica, io dimentico quasi subito i personaggi che disegno. Se voglio riportarli in scena, sono costretto a scovare i miei vecchi disegni, e guardarmeli di nuovo.

Inoue: Vale anche per me. Torno spesso alla ricerca dei miei vecchi personaggi. Capita che dimentichi di disegnare dettagli come la barba incolta, o robe del genere.

Oda: Davvero? Questo per me è un sollievo. Sento di poter continuare su questa strada. [ride]

Oda: Da dove trai lo spirito critico con cui valuti i tuoi disegni?

Inoue: E’ Semplice. Quando guardi alle tue vecchie opere, provi un certo imbarazzo, vero?

Oda: Sì, un po’.

Inoue: Penso che provenga dalla sensazione di poter sempre migliorare.

Oda: Ho sempre pensato di essere un artista assai ambizioso, ma dopo aver visto la LAST Manga Exhibition, mi sento inadeguato anche da questo punto di vista.

Inoue: No, non è proprio il caso. Quanti anni sono passati dall’inizio di One Piece?

Oda: 12 anni.

Inoue: Incredibile. Che tu abbia fatto una serializzazione così lunga mi fa sentire allo stesso modo.

Oda: Neanche per sogno! Sono dell’idea che quella di Slam Dunk sia la durata ideale, parlando di una serie lunga. Inizialmente, era nei miei piani concludere One Piece in 5 anni… e invece ci sto mettendo più del doppio.

Inoue: Leggendo l’ultimo volume, il 52, la fine sembra essere tutt’altro che vicina.

Oda: Esatto… grazie al suo successo, i piani che mi ero fatto per la mia vita sono tutti in disordine. [ride]

fonte: animeclick
 

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Parte 2:

Ricordiamo che l'incontro tra i due è avvenuto in occasione di un'esposizione museale incentrata sulla figura di Musashi Miyamoto (celebre personaggio storico giapponese e protagonista del manga Vagabond) curata dallo stesso Inoue.
La prima parte dell'intervista è raggiungibile a questo indirizzo.

Nota: Le "fotografie da libro" presenti nell'articolo sono tutte prese da un volume che era possibile acquistare all'esposizione, contenente immagini dei dipinti presenti alla mostra, schizzi preparatori, riflessioni e spiegazioni dello stesso Inoue.



***: A partire dalla saga dedicata a Kojiro, lo stile di disegno di Vagabond ha visto il pennello sostituirsi al classico pennino. Oda-san, che ne pensa di questo cambiamento?

Oda: E’ davvero cool. Pur con una carriera come la sua, Inoue-sensei continua a migliorare. E' assolutamente convinto di ciò che fa. Passare al pennello è stata una grande idea.

Inoue: A dire il vero, non sarebbe cosa giusta da fare, non credi? In un’opera lunga e che ha continuità, non è molto coerente.

Oda: Ma il pennello lo usavi anche prima, o sbaglio?

Inoue: Sì, in certe parti, ma solo per degli effetti particolari. La decisione di renderlo lo strumento di disegno principale è stata, come dire, una sensazione. Quando ho cominciato a lavorare sulla storia di Kojiro, pensai che solo utilizzando il pennello potevo realizzare ciò che avevo in mente. Sarebbe cambiata l’impressione data dai miei disegni, ma non ero particolarmente preoccupato di dare coerenza all’intera opera. Ho avuto fede in ciò che sentivo dentro di me.

Oda: Anche il logo è cambiato.

Inoue: Ai tempi mi stavo chiedendo cos'è davvero Vaganbond. Avevo bisogno di cambiare qualcosa, per poterlo portare avanti. Il logo è stato uno di quegli aspetti che hanno subito un cambiamento. La calligrafia a pennello del logo che c'era stata fino ad allora, comunque, era fantastica.

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Oda: Quando l’autore stabilisce "E' tempo di cambiare!", il pubblico è molto ricettivo, vero?
Nel mio caso, col 50° volume di One Piece, decisi che era la fine di quella parte della storia, e cambiai la posizione del logo. La reazione, però, fu sorprendentemente lieve. [ride] I lettori - lo dico in senso positivo – non sembrano molto preoccupati dal cambiamento. Penso sia per quello che gli autori si sentono liberi di fare le cose come più li aggrada.

***: Inoue-san, cosa ne pensa del tratto di Oda-san?

Inoue: Ha un appeal che è l’esatto opposto di quello che io dò ai miei lavori. E’ pieno di vita, ha il potere di trascinare il lettore all’interno della storia. Facendo un confronto, io sono un autore a cui piace la “sottrazione”. Cerco di riempire la tavola il meno possibile, e dare uno specifico peso agli spazi negativi. Ci sono molte opere assimilabili a questo concetto nella The LAST Manga Exhibition. Però, ammiro davvero il modo in cui Oda-san “riempie” le sue tavole. E’ come se non mi accorgessi che tutto è rinchiuso all’interno di una pagina. Dev’essere difficile “stringere” tutto all’interno di un tankobon, no?

Oda: Eccome se lo è. [ride] Non so il motivo, ma non posso fare a meno di disegnare un sacco. Il formato settimanale è di 19 pagine, ma dalla mia prospettiva di autore vorrei mandare avanti la storia più velocemente. Finisco per comprimere quanto più posso all’interno di questa misura. Inoltre, c’è anche il desiderio di finire in tempi brevi, così da potersi rilassare.

Inoue: Ne so qualcosa riguardo al bisogno di relax.

Oda: Probabilmente, la mia stessa vita la sto vivendo con fretta e rapidità. Le mie tavole si fanno sempre più piccole, e non ne disegno di inutili. Le scene che disegno sono "concentrate". Prima di tutto, ci sono troppi personaggi. [ride] La storia, essenzialmente, riguarderebbe solo 5 personaggi, ma ci sono talmente tante cose che voglio fare che il tutto è diventato com’è adesso.



Inoue: Il concept globale l’avevi in mente già dall’inizio?

Oda: Sì. La conclusione della storia non è cambiata di una virgola dagli inizi. Il problema è che non sono riuscito a riassumere e condensare tutte le cose che stanno accadendo lungo la strada verso il finale.
E tu, come ti muovi riguardo alla parte narrativa?

Inoue: Hmmm. Quando comincio un’opera non penso mai al concept generale, o alla conclusione. Mi fa un certo effetto pensare che tu, invece, avessi già pensato a tutto fin dall'inizio.

Oda: Veramente, il finale è l’unica cosa su cui ho preso una decisione, per adesso.

Inoue: Nel mio caso, solo di recente ho cominciato a immaginare come terminerà Vagabond.

Oda: La storia di Vagabond seguirà i fatti storici?

Inoue: A quanto pare, le testimonianze storiche sulla battaglia tra Musashi Miyamoto e Kojiro Sasaki sull’isola di Ganryu sono molto approssimative. La storia scritta, però, è tutta a favore di Musashi. Tutto ciò che si sa di Kojiro è che era un maestro spadaccino che sfidò Musashi. E' questo che mi ha portato a pensare che ci sia una possibilità pari a 0.qualcosa che Kojiro fosse davvero sordo [nel manga di Inoue, Kojiro Sasaki viene presentato come un giovane uomo affetto da sordità, particolare non confermato dalle fonti storiche, ndr].

Oda: Hmmm. La storia si è distaccata dalla fonte d'ispirazione originaria [Musashi di Eiji Yoshikawa, ndr], diventando qualcosa di differente?

Inoue: Non completamente, ma le parti originali ormai stanno prendendo il sopravvento. Non sono ancora deciso su buona parte della storia, così mi limito a passare alla parte successiva una volta finita quella su cui sto lavorando. Semplicemente, non faccio altro che ripetere questo processo. A volte capita che parta per la tangente, e finisco per mettermi in difficoltà.

Oda: Tuttavia, percorrere strade narrative differenti può essere divertente, non trovi?

Inoue: Questo è certo.



***: Che personaggi di Vagabond le piacciono?

Oda: Mi piacciono i personaggi vecchi in generale. Sono davvero intriganti.

Inoue: Hahahaha!

Oda: Soprattutto Sekishusai Yagyu. Bellissima la scena in cui dice di punto in bianco: “Posso vantarmi di mio figlio?” Ciò che è davvero affascinante dei lavori di Inoue-sensei è che anche quando i personaggi crescono affrontando le avversità, non perdono le qualità che li rendono così simpatici e accattivanti. Si tratta di piccole battute inserite quasi casualmente nei dialoghi, le trovo molto divertenti. La scena in cui Musashi chiama il maestro “Nyanko-sensei” (gattino-sensei) mi ha fatto davvero ridere. [ride]
Questo tipo di rappresentazione è fatto in una maniera molto naturale, e fa sì che i lettori accettino i personaggi per quello che sono. Anche quando si affrontano temi difficili, penso che l’abilità con cui Inoue-sensei crea i suoi personaggi abbia il potere di attirare il pubblico.

Inoue: Mi piace molto disegnare i personaggi anziani. Se non fosse per i controlli di editori e assistenti, tutti i personaggi sarebbero dei vecchietti. [ride]

Oda: E’ divertente disegnare le rughe, no?

Inoue: Quando comincio a disegnarle, non riesco più a fermarmi. Credo che a noi due piaccia disegnare personaggi molto umani, vero?

Oda: Sono d’accordo.

Inoue: Riguardo ai personaggi anziani, sono dell'idea che più rughe disegni, e più li rendi umani. Più ne metti, più allunghi la durata della loro vita – e così che rendi la vecchiaia, no? Secondo me vale davvero la pena di disegnarli.



***: Credo che una cosa che vi accomuna sia il fatto che entrambi disegniate i vostri fumetti per esprimere e trasmettere ciò che pensate e volete dire.

Inoue: Probabilmente è vero. One Piece in particolare è risoluto nel voler dire qualcosa. Trabocca di questo sentimento.

Oda: So che le tavole che creo sono estremamente movimentate, ma mi sento obbligato a disegnare tutto ciò che c'è in esse. Anche se è un ostacolo o chissà cos'altro, è come se pensassi “Ecco, questo è ciò che sento in questo momento!”

Inoue: I suoni nascono e si espandono, le voci dei personaggi sono dappertutto; nelle tue tavole succedono sempre molte cose simultaneamente, o sbaglio?

Oda: E' così che va sempre a finire.

Inoue: Leggendo One Piece, percepisco fortemente le tue sensazioni sulla pluralità dei suoni, delle persone e dei sentimenti di questo mondo. Questa colonna portante del tuo operato è solida e non vacilla, e ritengo che sia per questo che sei riuscito a portare avanti la serializzazione per oltre 12 anni.

Oda: Grazie mille. Quello che voglio creare nei miei fumetti non sono le storie, ma i personaggi. Penso cose del tipo “Una persona di questo tipo può esistere?”
Il tempo che spendo a studiare diversi tipi di design è divertente.

Inoue: E' l'esatto contrario di ciò che faccio io.

Oda: Aspetti come l’attinenza della struttura muscolare con quella facciale sono aspetti a cui, alla fine, non presto particolare attenzione, a dire la verità. [ride] Le volte in cui creo una silhouette particolare, che nessuno ha mai concepito o visto prima - sono questi i momenti che mi rendono più felice. E, una volta che l'ho creata, sono impaziente di usarla il prima possibile. Creo capitoli anche solo per quella ragione... e così, la storia si allunga sempre di più.

Inoue: E’ così che hai raggiunto il traguardo dei 52 volumi?

Oda: Esatto. [ride] Tu in quali momenti ti diverti?

Inoue: Momenti come questi si fanno sempre più rari. Il tempo che passo a disegnare capelli spettinati e un po’ disordinati, però, ha un che di divertente. Quando progredisco velocemente, il tempo speso a disegnare è piacevole, ma di recente non mi sono sentito spesso così. Sento di essere arrivato ad un punto in cui sto per affrontare una crisi imminente.

Oda: Una crisi imminente?

Inoue: Sì. La creazione di un fumetto è una cosa che fai perché ti piace farlo, giusto? Niente ti “carica” più del disegnare fumetti, quindi puoi andare avanti anche se le cosse si fanno dure.

Oda: Sì.

Inoue: Però, sono arrivato ad un punto in cui, considerato il bilancio tra momenti divertenti e momenti difficili, se il piacere di lavorare diminuirà ulteriormente potrei non riuscire più ad andare avanti. Al momento sto cercando di trovare una via d’uscita, perché so che è necessario lasciarmi alle spalle tutto questo.

Oda: Non credo di aver mai provato una sensazione di crisi, nel mio lavoro.

Inoue: Questo traspare decisamente dalla lettura di One Piece. Penso che anche tu abbia i tuoi problemi, ma siamo ben lontani da questa spiacevole sensazione di crisi. Per quanto mi riguarda, penso di essere davvero coinvolto da Vagabond: è come se la natura intrinseca dell’opera mi stesse influenzando. Passo molto tempo a pensare a domande di cui non conosco la risposta. Forse questo sentimento cambierebbe se disegnassi un qualcosa di più leggero e divertente.

Oda: Percepisci un certo cambiamento quando passi avanti e indietro tra Vagabond e Real?

Inoue: Sì. C’è una parte di Real che mi salva. Non posso dire che sia divertente, ma rispetto a Vagabond ci lavoro molto più facilmente. Mi vengono idee anche solo facendo una passeggiata per strada.

Oda: Normalmente non si incontrano spadaccini per strada.

Inoue: Infatti. [ride]



Oda: Potrebbe essere tardi per chiederlo, ma cosa ti ha spinto ad affrontare la storia di Musashi?

Inoue: L’inizio non è stato nulla di eclatante. Qualcuno mi consigliò di leggere Musashi di Eiji Yoshikawa, e fu una buona lettura. Era passato circa un anno dalla fine di Slam Dunk, e non stavo lavorando a nulla di nuovo. Volevo fare qualcosa, e pensai che mi sarebbe piaciuto provare a trasporre quel romanzo in un fumetto. Così, lo proposi all’editore, tutto andò liscio, e mi venne dato l’okay. All’inizio ero del tutto ignaro delle difficoltà che il fare una cosa simile porta con sè. Cominciai non sapendo nulla della conoscenza, dell’energia e della tecnica necessarie per affrontare un lavoro a tema storico. E’ stata una vera sfida.

Oda: Se non fai le dovute ricerche su materiali e documenti storici non riesci ad andare avanti, vero?

Inoue: Se non fosse stato alla mia portata, ci avrei rinunciato. Abbiamo anche considerato l’idea di affidarci ad uno specialista per supervisionare l’accuratezza storica, ma alla fine ho deciso di fare ciò che era nei miei intenti e creare la mia personale versione di Musashi.

Oda: I personaggi sono gli stessi del romanzo originale?

Inoue: In pratica sono gli stessi, ma le loro personalità sono ben diverse.

fonte: animeclick

presto la parte 3
 

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Terza e ultima parte:

Presentiamo la terza e ultima parte dell'intervista/discussione tra Takehiko Inoue ed Eiichiro Oda. La prima e la seconda parte dell'intervista sono raggiungibili, rispettivamente, a questo e questo indirizzo.



Oda: L'abbattimento dei 70 spadaccini della scuola Yoshioka da parte di Musashi è stato davvero sorprendente.

Inoue: Nel romanzo originale, Musashi sconfigge il leader, per poi ucciderne diversi altri, che lo attaccano mentre tenta di fuggire. Ma a dirla così non sembra che abbia affrontato chissà quale sfida. [ride] Così ho pensato, “E se li abbattesse tutti e 70?”
Quindi, dal volume 25 al 27, durante la battaglia con gli Yoshioka, Musashi uccide davvero 70 persone.

Oda: Davvero… !?

Inoue: Man mano che procedevo, pensavo al perché lo stessi facendo, ma ho tenuto duro e ho disegnato tutto.

Oda: Senza il tuo stile grafico, non avrebbe fatto lo stesso effetto.
Non avrebbe funzionato in maniera tanto efficace.

Inoue: Quando decisi di disegnare l’uccisione di 70 uomini, dovevo necessariamente mettere la giusta energia dal lato figurativo. Si potrebbe dire che, lavorandoci su, stessi al contempo affinando il mio stile; e così, la parte grafica si è evoluta molto rapidamente.

Oda: Per te è difficile disegnare scene in cui le persone fanno una brutta fine?

Inoue: Sì, decisamente. Disegnare una scena in cui molte persone muoiono… mi ha fatto davvero pensare che non è solo una questione di vittoria e sconfitta. E’ una battaglia, quindi è ovvio che vi siano vincitori e vinti, ma alla fine mi sono trovato a dubitare del valore della vittoria. E se dubiti di ciò che stai facendo, come puoi andare avanti a disegnare? Ho pensato, "Ma vincere è davvero una vittoria?" E’ buona cosa? E’ stata dura perché quel sentimento di contraddizione mi disturbava. Comunque, la scena di cui si parla l’ho disegnata proprio per sperimentare tale sensazione.

Oda: L’arte trasuda dei sentimenti che provi mentre la crei. Puoi addirittura riconoscere il volto di un autore basandoti sui suoi disegni. Prima che ti incontrassi oggi, pensavo fossi simile a Musashi.

Inoue: Invece sono completamente diverso, vero? [ride]
Molte persone pensano che io abbia l’aspetto di un monaco asceta, ma non è affatto così.

Oda: Prima di questo incontro, sono andato da un autore che conosco, e che ti aveva già incontrato, chiedendogli: “Allora, quant’è spaventoso?”

Inoue: Hahahahaha!! Davvero? E ti ha detto che lo sono?

Oda: No, per niente. Ma per la mia generazione di fumettisti, il solo sentire il nome Takehiko Inoue ci fa sentire intimiditi. [ride] Pensavo che se fossi stato un uomo che incute timore, come Musashi, non sarei neppure riuscito a parlarti... adesso che ti ho incontrato, mi sento sollevato.



Inoue: Quando leggo One Piece, mi chiedo spesso quale sia l’origine del concept.

Oda: Concept?

Inoue: Sì. Una vivace avventura a sfondo piratesco, piena di personaggi strambi e originali. Non è confinata da alcuna restrizione, è libera e spontanea. E’ uno stile mai visto prima nell’ambito del fumetto giapponese. Da dove viene tutto ciò?

Oda: Hmmm. Mi pareva strano che non ci fosse alcun fumetto per ragazzi incentrato sui pirati. Quel vecchio cartone, Vicky il Vichingo, è l’opera più vicina che mi viene in mente. I ragazzi, per quanto crescano, vogliono sempre andare in giro per il mondo alla ricerca di tesori. Anche solo l’idea di imbarcarsi in un lungo viaggio per mare è eccitante, no? Ma per una qualche ragione nessuno disegnava un fumetto sui pirati!

Inoue: Capisco.

Oda: Volevo leggere fumetti sui pirati sin da bambino, quindi decisi che, se avessi intrapreso la strada del fumettista, avrei utilizzato il tema piratesco, senza preoccupazioni dettate da caratteri di tipo commerciale. Semplicemente, disegnai, in quanto autore, ciò che avrei voluto leggere come lettore. Inoltre, mi pareva strano che Shonen Jump non avesse un fumetto sui pirati. Dopotutto, il suo logo è proprio un pirata!


Inoue: E’ vero! [ride] E’ come se avessi creato l’opera che incarna la stessa Shonen Jump. Eccezionale!

Oda: Ma anche no. Rispetto a te, ho ancora molta strada da fare.

Inoue: No, no, sei troppo umile. [ride]

***: Il vostro obiettivo, quando lavorate, è quello di fare qualcosa che intrattenga e diverta?

Oda: Nel mio caso, sì. Non ha senso fare fumetti, se non è divertente per il lettore. E, se così fosse, non lo sarebbe neanche per me. Non so come sia per altri autori, ma creare qualcosa di piacevole per i lettori e per me è il punto focale del mio operato. Che ciò che faccio sia intrattenimento non l’ho mai messo in discussione. Voglio dire, come potrei essere più felice? Disegno ciò che amo, rendendo al contempo felici molte persone. Può andare meglio di così?

Inoue: E’ fantastico.

Oda: Io… sbaglio a pensarla così?

Inoue: No, no, non voglio accusarti. [ride] E’ esattamente come dici tu. I fumetti migliori sono quelli che sono divertenti sia per l’autore che per il lettore.

Oda: Un fumetto non è valido se non intrattiene, giusto? E’ bene che abbia qualcosa da dire, un messaggio; ma se tale messaggio non è divertente o positivo, non raccoglierà consensi. Si prenda ad esempio Vagabond – penso che soprattutto gli ultimi capitoli siano intrattenimento ai massimi livelli.

Inoue: E’ bello sentirlo dire. Se non avessi avuto la certezza che qualcuno avrebbe apprezzato, non avrei neppure cominciato la carriera di fumettista.

Oda: Sono d’accordo.



Inoue: Una cosa stupefacente di One Piece è il fatto che gli occhi di Luffy siano semplici punti. E’ davvero notevole. Secondo Oda-san, “Se una cosa è bella, lo è anche senza aggiungere questo o quello.” Penso che un’espressione simile lo rappresenti davvero. L'incrollabile convinzione con cui lavora è consolidata dal modo in cui disegna quegli occhi neri. Scommetto che l’editore o la gente del suo staff gli hanno consigliato almeno una volta di fare le pupille più vivaci, di adottare un tratto più marcato, o cose del genere, ma lui non si è mosso di un millimetro.

Oda: Decisamente, agli inizi mi venivano dette un sacco di cose.

Inoue: E tu non hai ceduto, hai continuato con quei puntini, con risultati eccellenti. E’ grandioso, secondo me. La tua originale ispirazione nel voler fare un fumetto sui pirati è ciò che dà vita agli occhi di Luffy. Quando lessi il primo capitolo, pensai “Questo ragazzo sa il fatto suo!”

Oda: Wow, così mi fai arrossire. [ride]

***: Oda-san, sa mai avesse l’occasione di fare una mostra sulle sue opere, di che genere vorrebbe farla?

Inoue: Non devi aspettare l’occasione giusta, devi solo dire che lo vuoi fare, e probabilmente nessuna delle persone che ti stanno accanto avrà nulla in contrario.

Oda: Ad essere sincero, ho un certo interesse in questo. Quando One Piece sarà finito, ci sono molte cose che vorrei provare a fare, tra cui appunto una mostra. In ogni caso, fintantoché sono al lavoro sulla serializzazione di One Piece, non ho tempo di dedicarmi ad altro. Infatti, mi chiedo come tu abbia fatto ad organizzare una tua mostra con Vagabond ancora in corso!

Inoue: Beh, ho messo Vagabond in pausa, infatti. [ride]

Oda: Ma essere capace di fare qualcosa mentre si è già dediti a qualcosa’altro... ed essere capace di disegnare i personaggi della tua serie in un contesto simile... io non ci riuscirei. Detto questo, al momento One Piece è tutto per me. Se potrebbe dire che solo quando sarà finito, comincerà la mia vera vita. [ride]

Inoue: Cosa? E quella attuale cos’è?

Oda: Attualmente vivo per i lettori.

Inoue: Questo è fantastico!



***: Pur essendo questa la situazione, se la possibilità di fare una mostra diventasse realtà, che genere di esposizione sarebbe?

Oda: Sarebbe uno spreco di tempo fare qualcosa che consista unicamente nel guardare delle immagini. Preferirei fare qualcosa sulle arti e i mestieri in generale. Mi piace costruire cose con le mie mani, mettere insieme diversi elementi. Mi intriga l’idea di fare qualcosa con dei modelli 3D.
E tu, hai già pensato a cosa potresti fare alla prossima mostra?

Inoue: Hmm, insomma... non credo che la The LAST Manga Exhibition rappresenti il punto d’arrivo della mia carriera. Dal punto di vista tematico, comunque, ho fatto tutto il possibile, e non credo che potrei farne un’altra di simile. Se ne dovessi fare una seconda, sarebbe del tutto diversa. Ma probabilmente ci vorrà molto tempo. Per ora, sono dell’idea che questa sia la prima e l’ultima mostra che farò. L’ho già detto ad altre persone, ma penso che questa esposizione sia quanto di meglio possa fare al momento. Spero davvero che tu possa venire a Kumamoto a vederla.

Oda: Solo a Kumamoto? Dovresti fare in modo di portarla anche all’estero! A New York, ad esempio! Scommetto che il pubblico la adorerebbe. Yoshitaka Amano ne ha fatta una lì, ed è stata un grande successo. La gente di quelle parti adora i Samurai e roba simile, no?

Inoue: Sì, ma nella mia esposizione c’è anche da leggere, e non so se si riuscirebbe a trasmettere ciò che voglio. Inoltre, si dovrebbe almeno sapere e capire qualcosa di manga.

Oda: Fai una prova e non spiegare nulla, lasciando i dialoghi in giapponese. Lascia che "percepiscano" l'opera, come fanno qui da noi.

Inoue: Capisco. Anche solo una traduzione a fianco potrebbe bastare... c’è da pensarci su.

Oda: Per favore, porta le tue opere al mondo! Vagabond è l’orgoglio del Giappone.

Inoue: No, secondo me la gente direbbe “Quello è One Piece!” Non c’è paragone. [ride]
Sono davvero felce di aver avuto la possibilità di parlare con te, oggi. Se puoi, passa dalle parti di Kumamoto e dà un’occhiata alla The LAST Manga Exhibition.

Oda: Tornerò al mio paese natale e ci darò un’occhiata!


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Nerodmc4

Filmsource STAFF
11 Giugno 2007
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Verona
Stavo aspettando che finisse per commentare, che dire bellissima discussione.
Il fatto comico è che Oda è più timido di quanto pensassi.
Citano pure Amano *_*.
Ringrazio per aver riportato la discussione ^^