Neku
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Salve 
Ultimamente stavo cominciando a scrivere una fanfic... Sto circa a metà del primo capitolo, però ho deciso di postare l'introduzione giusto per "tastare" il terreno
La fic in questione prende spunto da un noto RPG e tenta di coprire una parte della trama poco chiara... Alla fine è facile capire di che RPG si tratta, male che vada si capirà subito all'inizio del primo capitolo vero e proprio xD Ecco qui... Commenti e critiche sono ben accetti!
L'evocazione era andata male. Per qualche assurda ragione, non era apparso. Eppure aveva fatto tutto bene, o almeno così credeva. La formula era la solita e il varco dimensionale si era aperto, solo che da lì non era uscito niente. Forse aveva sbagliato le misure, forse il varco era troppo piccolo? Ma no, lui si curava di aprirli sempre delle stesse dimensioni, sufficientemente grandi per quello che doveva evocare.
Inutile comunque ragionarci sopra. Ora c'era da uscire da quel postaccio. Faceva freddo ed era completamente buio. Stava camminando già da un bel pezzo, cercando di intravedere almeno un minimo bagliore di luce, o quantomeno di andare a sbattere contro qualcosa.
Invece continuò a camminare per ore, senza riuscire a darsi neanche una direzione. Fu alquanto sorpreso di scoprire che, nonostante il lungo cammino percorso, non era né sudato né stanco. Okay, era di robusta costituzione e di certo non si aspettava di ritrovarsi col fiatone, ma restò singolarmente colpito dal fatto che neanche una goccia di sudore si fosse formata sul proprio corpo, e in più si sentiva fresco come una rosa, come appena svegliato. Unito al curioso fatto che aveva scoperto poco prima, ovvero che dal proprio corpo non usciva e non entrava un filo d'aria (come se i suoi polmoni non funzionassero, scoperta fatta quando provò a riscaldarsi le mani soffiandovi dentro), tutto ciò gli stava creando una sorta di inquietudine.
Stava rimuginando su qualcosa del genere quando intravide qualcosa sulla sua destra. “Intravide” è un termine abbastanza scorretto per descrivere quella sensazione (oltremodo, il posto era avvolto nell'oscurità più profonda ed era impossibile anche solo guardarsi le proprie mani): resta comunque il fatto che “sentì” qualcosa e affrettò il passo in quella direzione.
Pochi minuti dopo si ritrovò nel mezzo di quella “cosa” che aveva “intravisto” poco prima. La sensazione era quella di trovarsi nel centro di un ciclone, o di un Vortice.
Fu in quel momento che venne a conoscenza di tutto. Rivide tutto, come se fosse successo davanti ai suoi occhi.
Le mura, la montagna, la piazza della campana,
(il ficcanaso coi capelli a punta)
il castello, la ridente cittadina, il matrimonio,
(quel porco schifoso di un guru)
la festa che ne seguì, vide tutto e seppe tutto.
Adesso sapeva anche che cos'era quella “cosa” in cui stava nel mezzo, e anche a cosa serviva e dove portava. Certo, gli era ancora ignoto chi o cosa gli avesse fatto dono di tutta quella conoscenza, ma alla fine non era argomento su cui rimuginare troppo. Era impaziente di mettere a frutto tutto ciò di cui era venuto a sapere in quei pochi attimi.
“Sembra che qualcuno si sia divertito un po' troppo in mia assenza” sghignazzò, e scomparve.
Ultimamente stavo cominciando a scrivere una fanfic... Sto circa a metà del primo capitolo, però ho deciso di postare l'introduzione giusto per "tastare" il terreno
The Fall
Introduzione
Introduzione
L'evocazione era andata male. Per qualche assurda ragione, non era apparso. Eppure aveva fatto tutto bene, o almeno così credeva. La formula era la solita e il varco dimensionale si era aperto, solo che da lì non era uscito niente. Forse aveva sbagliato le misure, forse il varco era troppo piccolo? Ma no, lui si curava di aprirli sempre delle stesse dimensioni, sufficientemente grandi per quello che doveva evocare.
Inutile comunque ragionarci sopra. Ora c'era da uscire da quel postaccio. Faceva freddo ed era completamente buio. Stava camminando già da un bel pezzo, cercando di intravedere almeno un minimo bagliore di luce, o quantomeno di andare a sbattere contro qualcosa.
Invece continuò a camminare per ore, senza riuscire a darsi neanche una direzione. Fu alquanto sorpreso di scoprire che, nonostante il lungo cammino percorso, non era né sudato né stanco. Okay, era di robusta costituzione e di certo non si aspettava di ritrovarsi col fiatone, ma restò singolarmente colpito dal fatto che neanche una goccia di sudore si fosse formata sul proprio corpo, e in più si sentiva fresco come una rosa, come appena svegliato. Unito al curioso fatto che aveva scoperto poco prima, ovvero che dal proprio corpo non usciva e non entrava un filo d'aria (come se i suoi polmoni non funzionassero, scoperta fatta quando provò a riscaldarsi le mani soffiandovi dentro), tutto ciò gli stava creando una sorta di inquietudine.
Stava rimuginando su qualcosa del genere quando intravide qualcosa sulla sua destra. “Intravide” è un termine abbastanza scorretto per descrivere quella sensazione (oltremodo, il posto era avvolto nell'oscurità più profonda ed era impossibile anche solo guardarsi le proprie mani): resta comunque il fatto che “sentì” qualcosa e affrettò il passo in quella direzione.
Pochi minuti dopo si ritrovò nel mezzo di quella “cosa” che aveva “intravisto” poco prima. La sensazione era quella di trovarsi nel centro di un ciclone, o di un Vortice.
Fu in quel momento che venne a conoscenza di tutto. Rivide tutto, come se fosse successo davanti ai suoi occhi.
Le mura, la montagna, la piazza della campana,
(il ficcanaso coi capelli a punta)
il castello, la ridente cittadina, il matrimonio,
(quel porco schifoso di un guru)
la festa che ne seguì, vide tutto e seppe tutto.
Adesso sapeva anche che cos'era quella “cosa” in cui stava nel mezzo, e anche a cosa serviva e dove portava. Certo, gli era ancora ignoto chi o cosa gli avesse fatto dono di tutta quella conoscenza, ma alla fine non era argomento su cui rimuginare troppo. Era impaziente di mettere a frutto tutto ciò di cui era venuto a sapere in quei pochi attimi.
“Sembra che qualcuno si sia divertito un po' troppo in mia assenza” sghignazzò, e scomparve.