Varie Deus Ex Maschera: prima parte

Folken89

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DEUS EX MASCHERA

“Passeggio nei boschi non lontano dalla città, boschi petrosi, solcati da fiumi di ciottoli, ammiro le farfalle luminose, che lentamente si apprestano a vivere, sentire, soffrire, gioire, rifiutare e morire.
Farfalle dai colori chiari, scuri e sfumati.”Il vuoto dominava la platea vuota e piena degli echi della voce di un oscuro figuro, vestito di abiti d’ebano, sottili e imperscrutabili nei loro movimenti, il cui volto è coperto da una maschera bianca e d’orata, piena di barrochismi, piena di orpelli che nulla presentano del vero volto. Ad un certo punto si mosse verso il pubblico di echi e le luci che lo illuminavano a giorno cambiarono, divenendo soffuse, divenendo una sottile nebbia, trascorse un po’ di tempo, poi incominciò a parlare, cambiando tono, come se quello che dicesse prima, fosse già passato da anni: “In questo palcoscenico, io, regista e sceneggiatore di questa storia, inscenerò la vita di alcune farfalle di questo bosco, lontano dai vostri occhi, ma vicino ai vostri cuori, miei amati spettatori e mie amate spettatrici.
Questo sarà il mio ultimo spettacolo, sono stanco di vivere in virtù di altri uomini, sono stanco di vivere in funzione di questo gremo e vuoto teatro, sono stanco di vivere in questa rea epoca, che tanto mi fa soffrire, soprattutto, perché son stato io suo artefice e dunque son io il suo vero padre.
La vita è uno spettacolo malamente interpretato e raccontato da uno sciocco, spero che questo spettacolo rappresenti la natura della vita. Io sarò presente tra gli stormi di farfalle, sarò lì ad organizzare reazioni e a azioni che condurranno all’ultimo atto, che dirà a voi, se lo spettacolo è una tragedia e commedia.”Si fermò all’improvviso, mentre parlava gesticolava, ma ora sembrava morto, la luce iniziò a farsi ancora più intensa, un respiro triste e soave si levò dall’oscuro regista.:”Addio mio pubblico, o, arrivederci, se dovesse essere una tragedia o una commedia a seconda dei punti di vista parlerò ancora a voi e riproporrò questo spettacolo fin quando non morirò per mano dei protagonisti. Adieu.”
Tra le ombre scomparve. Lentamente, volando, scendendo, saltellando, vivendo, morendo arrivarono sul palco uno stormo di farfalle, ognuna di esse iniziò a parlare, poi prese forma un’illusione, il bosco descritto da metafore apparve, il borgo di Estel fu riprodotto nel palco.

Eveline

Mi ricordo…quel giorno lontano, antico e perso sedevo vicino alla finestra della mia camera, fuori pioveva a dirotto, le gocce si scontravano sul sottile vetro, facendo un rumore costante e calmante. Un tic frequente, mi calmava. Avevo appena sistemato la casa, mio marito amava l’ordine ed anche io, forse per questa ragione l’avevo sposato, avevamo molte cose in comune, ma le cose che realmente ci univano erano le nostre differenze che erano i lati che più apprezzavamo. Portavo il soffice maglione di lana che mi aveva regalato per il mio compleanno, noi potevamo permetterci una vita abbastanza buona, visto che lui era un commerciante di stoffe come suo padre prima di lui.
Il cielo grigio di quel giorno era crepato di nero, quando sentii il primo tuono, capii che non era di buon aus*****, pregai gli dei, avevo paura, un timore improvviso come un lampo, i miei pensieri si mossero subito su di lui… temevo….per mio marito senza motivo.

Una donna sulla trentina stava seduta in un posto solitario. Osservava un bicchiere vuoto, i suoi rossi capelli cadevano sinuosamente sul seno appoggiandosi prima, per riposare, sulle spalle scoperte. Stava aspettando un cliente, mentre scrutava il bicchiere si accorse di quanto fosse stata svuotata la sua vita da quel giorno lontano. Il mondo era un posto crudele, non aveva pietà per nessuno, non importa quante sventure si avessero, alla fine il mondo avrebbe mostrato il suo ruolo di predatore. L’esistenza diveniva d’in giorno in giorno sempre più vuota, una sofferenza colmava lentamente quel vuoto, l’umiliazione colmava le tasche vuote di Eveline. Il fuoco scandiva il tempo con il rumore delle scintille che scoppiavano, a Eveline ricordavano vagamente quel giorno lontano, in cui la pioggia picchiava il suo vetro per entrare, il giorno in cui il lampo desse a lei le prime condoglianze.

Tuoni e fulmini, rombi e lampi scandivano in quel momento il tempo, io ero spaventata, avevo una strana sensazione, all’improvviso sentii bussare alla porta. Andai rapidamente giù dalle scale, sperando che fosse Garrick…era solo un viandante che avendo trovato la locanda chiusa mi chiese asilo. Era strano, vestito con abiti inusuali, sembrava un nobile, infatti, lo invitai ad entrare perché sembrava un membro della classe dirigente. Indossava una maschera molto bella, mi colpì soprattutto il bordo d’orato, che seguiva delicatamente e poderosamente sul mento il confine tra finzione e realtà. Aveva una voce molto bella, pesante e dolce, ogni sua parola era concatenata alla successiva grazie a giochi di parole, mi raccontò di essere un attore regista, insomma, un tutto fare nel mondo dell’arte. Era talmente veloce e bravo nel parlare che non riuscivo a domandarmi perché fosse vestito con abiti di scena nonostante ci fosse stato cattivo tempo. Mi tranquillizzava la sua figura, sembrava un uomo dai sani principi morali, dalla grande cultura, un uomo ideale. Per un po’ mi allietò con i suoi monologhi. Ad un certo punto come se nulla fosse disse:”Garrick è morto, è steso davanti alla porta sul retro, ha respirato il suo sangue prima di morire, era un peccatore” Io non mi capacitai di quanto disse, poi un lampo mi fece tornare l’angoscia di prima, mi alzai guardai quell’oscuro attore, e, mi diressi alla porta sul retro e vidi Garrick steso, morto in una pozza di sangue, urlai, e, mi girai in cerca del assassino, era scomparso lasciando la sua maschera sul tavolo…

Un uomo si avvicinò al tavolo dove era seduta Eveline, si sedette tranquillamente accanto a lei, lentamente avvicinò la sua mano sudata sporca di una giornata di lavoro, e, le accarezzò le gambe delicatamente, lentamente si avvicinò al linguine, la giovane ebbe un tremore. Pensava che quel luogo non era confacente a simili affari, e, dopo aver preso la mano del suo avventore, soavemente la baciò e lo portò in camera dove per tutta la notte lavorò.
Il cliente non pagò quella notte, perché apposto dei soldi portò conoscenza, aveva chiesto all’anziano capitano d’indagare sull’uomo mascherato, ogni volta che portava informazioni riguardanti quella persona, il capitano approfittava di un servizio gratuito, essendo la preferita del protettore, Eveline poteva permettersi di concedere dei servigi gratis.
“Deus ex maschera, si chiama, ha ucciso molte persone in giro per il borgo, ogni volta lasciava una maschera diversa, blerp. E’ un assassino che sta creando scalpore, ma i miei superiori, mi vietano di fare qualcosa di realmente efficace contro di lui, sembra che sia protetto dall’alto vescovo, non si sa la ragione, blerp” Il capitano aveva l’insana abitudine di completare le frasi con una strana parola: blerp, nessuno sapeva da dove venisse, era una cosa a cui la gente che lo conosceva non dava più fastidio. Eveline era contenta di aver scoperto per lo meno il suo nome, dopo quattro anni dalla morte di suo marito erano capitate solo disgrazie, lei aveva riposto le sue speranze di riscatto nella morte di quel misterioso individuo, di cui ora sapeva il nome, strano quanto era lui stessi:Deus Ex Maschera.
 

Gamesource Staff

Well-Known Member
bello, stile strano ma molto immediato, mi è garbato e aspetto la seconda parte con ansia!

punteggiatura un pò assente nella rpima parte XD ma per il resto mi è sembrato ben fatto :>

complimenti ^^ rimando a chi è più competente in materia una analisi più tecnica.

a quando la seconda parte?
 
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