Varie Racconto sperimentale, vi prego commentate xd

Folken89

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Odio le persone che mangiano piano, non so perché, ma le odio; ore intere per mangiare una minuta parte del loro pasto, ore intere in cui loro non parlano perché masticano pianissimo, come se si volessero gustare ogni singola particella del boccone che hanno in bocca, sono convinto che anche quando hanno ciucciato via tutto il gusto, loro continuino a masticare quella pastiglia informe ed insapore. Selwen, la protagonista di questo piccolo racconto, (nato e morto davanti alla fermata dell’autubus) è una di queste persone, vedendo la introduzione che ho volontariamente messo davanti al personaggio, voi che mi leggete, o te che mi leggi, penserete o penserai, che questo personaggio sarà un eroe sfigato, che finirà male, ma non dovete preuccuparvi di questo, vi dico fin da subito che io ho intenzione di farla vivere e farla felice.
Selwen, visto che voi non la conoscete anche perché non ve l’ho ancora raccontata, è una demonessa; già qui c’è da preuccuparsi, di solito i protagonisti o sono eroi, o sono sfigati, solo in rari casi sono i demoni o malvagi. Questa demonessa, dall’ aspetto molto procace e sensuale, non è malvagia: ma come? I demoni non sono sempre malvagi? (vi domanderete giustamente voi che leggete questo racconto). Selwen ha un carattere particolare, talmente particolare da renderla qualcosa di al di là del bene del male. Il suo oppurtunismo e la sua voglia di vivere la vita come meglio crede, le hanno fatto intraprendere il sentiero della neutralità per sintetizzare un po’ il suo carattere. Non so quanti anni abbia, me la sono immaginata, ma ho preferito di renderla indefinita in questo racconto, diciamo che lei ha un passato, verrà accenato qui adesso, ma non ha nascita, perché è nata nella mia testa davanti alla fermata dell’autubus: è nata questo pomeriggio, e secondo la storia ha molti anni. Tornando al suo carattere, lei è una persona estremamente egocentrica, egolatra a volte e soprattutto molto, molto fiduciosa nelle sue capacità, però, nonostante questa sicurezza e quasta sua voglia di primeggiare, non è una persona che ama combattere, soprattutto se la guerra le fa rischiare la sua stessa e preziosissima esistenza, apposto della spada, lei preferisce una bella scopata; ho usato un termine che non viene usato mai in un racconto e in generale in qualsiasi opera letteraria, perché lo usato ? Usare un eufemismo del tipo, “la spada non era gradita e preferiva una calda notte di passioni con un uomo, passioni che la facevano sentire viva”, avrebbe dato qualcosa di realmente profondo ad una azione che lei considera come un atto puramente di divertimento, non che sia superficiale, per lei il sesso è solo un divertimento e come tale deve essere trattato, l’eufemismo sarebbe stato più irrispettoso, per me che sono l’autore, se proprio voi non la volete vedere, prendete un penarello nero e segnatela e correggete come meglio credete. Tornando di nuovo a lei, vera protagonista del racconto, posso dire, io da suo creatore, che ella è più umana che demone: perché umana? Soffre gli stessi dolori ed apprezza gli stessi divertimenti, non pensa di essere superiore agli esseri umani, come pensano sia angeli che demoni, pensa che gli umani con le loro continue scelte e sofferenze vivano meglio di coloro che di tempo ne hanno, però non fanno niente per viverlo. Tutti coloro che la leggono ed io che la scrivo, potrebbero chiamarla una demonessa umana, oppure semplicemente una che scappa dai suoi doveri, ma non è pure questa una qualità degli esseri umani? Sì.
Perché l’ho introdotta dicendo che odiavo le persone che mangiavano lentamente? Perché lei attualmente, nella mia testa, o meglio nella mia testa del passato, è seduta in un tavolo di un banchetto: me la immagino a mangiare lentamente quel chicco d’uva, che è il dessert della serata, me la immagino lì a guardare gli invitati con sguardo da predatrice e mi immagino alcuni ingordi a guardarla male per la sua straordinaria ed anomala lentezza nel mangiare.
Ha capelli lunghi, sinuosi, e castani. I suoi occhi verdi sono dei piccoli smerarldi che cercano di essere catturati da molti uomini, da quelli sposati a quelli liberi. Veste con un abito straordinariamente bello per la moda del tempo, dunque straordinariamente strano per i nostri tempi.
Mentre quella odiosa scena del chicco mangiato lentamente, si perpetua, una persona, un’arzillo giovane, un cavaliere, un aristocratico, insomma un pollo, si avvicina a lei e con voce suadente o meglio con la voce che crede sia suadente, cerca di sedurla:” Mia signora, la sua bellezza mi ha colpito come una freccia colpisce un soldato nel campo di battaglia- lei odia la guerra, se uno cerca di sedurla con metafore militari secondo voi come avrebbe reagito? Vi riporto i suoi pensieri “ Che vuole sto cretino, è ricco? Sì lo è, evviva! Noto che il suo grado d’interessabilità, spero che esista questo termine, è inversamente proporzionale alla sua richezza. Uno che fa certi paragoni deve essere proprio un tipo solitario, o meglio, uno che non batte il chiodo da un bel po’. Comportarsi cortesemente, tanto alla fine è solo un divertimento.”- So che molto probabilmente lei, non ha capito la bellezza di questa metafora, le donne non sono portate per la guerra, però spero che le mie parole in qualche modo, vi abbiano fatto capire che io sono interessato a lei”- Secondo errore della serata, nonostante Selwen odiasse la guerra, non sopportava che un deficiente ofendesse il suo gentil sesso, il suo sguardo si è arcuato, sembra quasi fulminarlo-.
“Oh cavaliere, le sue parole, oltre ad essere un fulmine a ciel sereno su di lei, mi hanno colpito a tal punto che sono disposta a sentire le sue parole, sentirle come dei sibili di freccia che mi passano tra i capelli”- Vi riporto nuovamente i suoi pensieri :”Ah, vediamo se coglie le mie sottili ironie, sto pezzo di mortale, a volte sono belli ed intelligenti altre volte belli e stupidi, la natura è leggermente incoerente; i demoni sono sempre belli e sempre intelligenti, abbiamo la fortuna di avere una matrigna coerente.”- Il cavaliere si ferma a pensare un attimo, poi sente dentro di sé che lei, la bella donna, lo abbia preso un po’ in giro, però, il cavaliere sa che se quel pensiero fosse una paranoia, perderebbe la possibilità di coricarsi con una bella donna, cosa che forse non gli accadeva da tanto tempo.
“Mia signora- intona il cavaliere- la prego di venire con me a fare una passeggiata con me, in cui potremmo approfondire la nostra conoscenza”-descrivo rapidamente cosa prova la demonessa, fuoco, irritazione, come se qualcosa nello stomaco si dimenasse in lei, la presenza di quel omuncolo che si dimostra ancora una volta insistente, ancora una volta stupido e ancora una volta poco interessante, non ci sono parole in questa lingua, quella che uso, per descrivere i suoi pensieri, che non sono contrastanti, anzi sono chiari e limpidi: lei non lo sopporta, ma sa che come tutti gli uomini di quel tempo infausto, l’avrebbe violentata piuttosto di sentirsi dire di no, così con rammarico si vede costretta ad accettare
“Va bene” Selwen, si sente sollevata al pensiero della scopata che avrebbe fatto quella sera, avrebbe preso quello che vuole: Selwen pensa che come gli uomini prendono quello che vogliono, anche le donne possano farlo, dunque, lei, in questa situazione, non è la preda del cavaliere, ma il contrario, il cavaliere è la preda della donna, che l’avrebbe sbranato e lasciato ai corvi della delusione il giorno dopo.
Il cavaliere, naturalmente, fiero e più possente di prima, prende la mano della sua bella dama e la porta fuori, nei fatiscenti giardini del marchese, cioè colui che ha organizzato quel meraviglioso e suntuoso banchetto, in cui tutti erano il pasto di tutti. I primi minuti della passeggiata sono stati occupati da interminabili silenzi, il cavaliere, forse prima mentre ci provava con Selwen, non immaginava che questa avrebbe accettato, così si ritrova impreparato ora.
Di solito gli scrittori descrivono l’atmosfera, ma chissenefrega delle rose rosse che circondano i due protagonisti, chissenefrega della mezza luna che illumina il cielo notturno, cosa ce ne importa dell’aria fresce che muove i capelli della bella demonessa, in fondo sono dati irrilevanti, servono a qualcosa ai fini della mia storia? No, come non serve a niente questo discorso, ma se avessi descritto la situazione classicamente, non sarebbe stato divertente, e la scrittura non è solo la professione di chi vuol far una riflessione, ma è anche la professione di chi si vuole divertire alle spalle della tradizione.
La nostra eroina, o meglio la mia, voi la leggete e basta, io l’ho anche inventata, dunque è mia, vedendo che la serata sembra uno stagno, decide di prendere l’iniziativa:” Mio signore, mi sono dimenticata di chiederle il vostro nome, in fondo dovremmo approfittare di questa serata per conoscerci meglio- la demonessa usa le stesse tattiche di un uomo che si vuole portare a letto una donna: lo inganna con una conversazione, poi lo bacia, poi l’avrebbe portato a passeggio a bracetto, e poi nudi sotto le coperte a consumare, corpo contro corpo, labbra contro labbra, insomma a scopare. Tutte le sue movenze avrebbero dovuto far intuire al timidi cavaliere che l’obbiettivo della serata non è la panchina, ma la sua stanza.- Sa, mi ispira molto il suo ciuffo, la sua voce, e questo suo fare goffo e timido.” Selwen si tocca incessantemente la sua chioma castana, per far intendere a chi volessere trovare i messaggi, e sicuramente spera che fosse il cavaliere, che è impaziente di sentire la risposta. Si finge interessata all’esistenza di quello sconosciuto, tutte le persone quando si sentono in qualche modo l’oggetto dell’ammirazione di qualcuno, o si sentono l’oggetto dell’interesse altrui, affrettano il passo, vogliono dare dettagli, vogliono rendersi ancora più interessanti, insomma, la demonessa, vuole far leva su questa inclinazione naturale degli esseri umani di non sentirsi soli e noiosi: non so voi, ma io ho paura di essere noioso, dunque o cerco di rendermi interessante, o quando vedo che sono interessante per qualcuno, continuo o inizio a parlare a raffica, ovvio che forse non bisogna generalizzare troppo, ma in fondo questo racconto lo sto scrivendo io, non voi, chi si riconosce in questa mia generalizzazione di me stesso, mi farà molto piacere.
“Ma certo, scusi, me ne sono dimenticato, sa la sua bellezza mi colpisce come una….- “ ancora con questa storia della freccia, ma certo che questo ha ben poco nel suo repertorio, speriamo che sia bravo a letto, almeno la mia serata non sarà del tutto sprecata” scusate se non vi ho avvertito che avrei riportato i suoi pensieri, ma farlo sempre allo stesso modo, avrebbe tolto il gusto di farlo, bene, ritorniamo al nostro cavaliere, anzi il mio cavaliere- Il mio nome è Eldyn De Rover, sono secondo genito di un nobile che vive in questa città.” Le parole del cavaliere hanno riempito un ora e passa della serata, la demonessa, non è sembrata di certo non interessata, non che stesse recitando, la storia di quel giovane, diventava via, via, sempre più interessante, si apriva sempre di più: Selwen si è accorta di aver fatto un errore di valutazione, in fondo, il giovane cavaliere, costretto alla guerra dal padre, è molto simile a lei, anche lei, quando era all’inferno, veniva costretta a combattere per una cosa che non credeva, per questo fuggì dalle sue origini. Vi è mai capitato di fare errori di valutazione con una persona? Per esempio d’incontrare una persona che si crede simpatica o antipatica e poi si rivela l’opposto, a me sì. E’ lecito sbagliare, siamo umani, anche il persevare, seppur qualità del diavolo, è umano. L’errare è una cosa insita nella nostra natura. Avremmo ripetuto almeno centinaia di questi errori, lo stesso errore della nostra, visto che spero che la sentiate anche un po’ vostra, demonessa, (all’inizio volevo che fosse tutta mia, ma alla fine, essendo simile al cavaliere, essendo simile a me, ed essendo simile in parte anche a voi, è giusto che sia un po’ vostra.). Il cavaliere ha peccato di timidezza, ma alla fine quel che si fa vedere non è quello che si è realmente, indossiamo maschere simpatiche, maschere di antipatia, maschere apatiche, ma non indossiamo quasi mai la maschera di noi stessi, credo che sia dovuto al fatto che l’abbiamo persa tra le altre che indossiamo solitamente. Ritorniamo alla nostra storia, Selwen ha ascoltato quel giovane per altri minuti, ma quelle parole, che siano state sincere o no, non le erano bastate, vuole andare ancora più a fondo nella personalità di quel cavaliere.
Come tutti i demoni che si rispettino, anche Selwen, ha delle capacità magiche, dei poteri particolari che le permettono di fare cose che nessun umano riuscirebbe a fare. Avvicina la sua mano alla fronte, come se volesse dargli una carezza materna. Vede, vede quel che ha visto il giovane, è diventata partecipe alle sue preuccupazioni, dei suoi ricordi. Quel potere di solito viene usato dai demoni per poter tentare meglio i mortali o per ricavare informazioni, nessuno, o quasi nessuno, usava quel potere per leggere una persona come si fa con un libro. Io vorrei avere quel potere, non perché sia curioso, ma per capire, per capire chi mi stà davanti, avere la possibilità di poter leggere le persone, è una possibilità grandiosa, ti fa avvicinare ai loro problemi, ti rende succube dei loro sentimenti. Selwen usando il suo potere, prova le stesse cose da lui provate, si è resa inevitabilmente conto di provare qualcosa che esula della semplice attrazione di una serata di sesso, si è resa conto di provare pietà. Più si conoscono i problemi delle persone, più si prova pietà, qualcosa che secondo me viene confusa con l’amore, con un sentimento positivo; la pietà e la compassione non sono sentimenti realmenti forti come l’amore, sono solo delle emozioni che ci rendono schiavi di un dovere autoimposto.
Selwen prova pietà, un sentimento che non ama provare, perché, come me, lei sa cosa comporta. Lei ha paura dell’amore, si vede, perché ha paura dell’amore? Perché lei è una persona forte e sicura e cosa c’è più incerto e che più ti rende dipendente dell’amore? Nient’altro, lei vedendo quell’accenno di pietà, ha capito che si era avvicinata troppo. Doveva fuggire da quella battaglia, per preservare le sue idee, per preservare ciò per cui aveva tanto combattuto: l’indipendenza.
Si avvicina al cavaliere, che nel mentre, ha finito il suo lungo discorso, intessuto abbastanza timidamente, abbastanza impacciatamente e lo bacia. Il cavaliere si è addomentato all’improvviso, come colto da un potente incantesimo. Quando si è svegliato da quel lungo sonno, svegliato dalla pioggia che ha iniziato a cadere poco dopo, si è ritrovato solo disteso nella panchina vicino alla fontana.
Selwen è libera, indipendente, egocentrica, e tante altre qualità di discutibile positività, ma è anche insicura. Questa è una contraddizione, penserete voi. L’uomo è contradittorio, anche i demoni un po’ lo sono. Noi siamo incoerenti, una volta proviamo questo, un’altra volta potremmo pensare in modo diverso: quello che però ci spinge verso una direzione abbastanza sicura e quasi priva di contraddizioni è quella che ci autoimponiamo, qualcosa che ci spinge a mantenerci entro certi confini, in modo tale da non disperderci tra le paure altrui, una sottospecie di istinto di autoconservazione. Selwen è molto sola? Forse lo è, ma bisognerebbe chiedersi cosa sia la solitudine, la solitudine è qualcosa dentro di noi, siamo delle gocce solitarie, come quelle di una pioggia, in un mare di altre goccie. Selwen ha scelto quella che crede essere la libertà, perché forse, non lo so questo, il personaggio ora è vivo e deciderà lui stesso cosa pensare, è cosciente di questa solitudine.
Selwen cammina ora per le strade oscure della città, immersa nei suoi pensieri. Il passato si fonde col presente, il quale si fonde con il futuro. I passi scandiscono un tempo fittizio, in una dimensione il cui ordine cronologico è sovvertito dal pensiero: ciò che è stata, ciò che è e ciò che sarà, si sono fusi, e dopo un secondo, sono già passati, quando in quell’oscurità angusta di riflessioni, sorse il sole della quotidianità, che spinge tutti, anche quella demonessa, a vivere una routine.
E’ triste pensare che tutto diventi già passato. Ho usato il presente, anche quando dicevo che stavo scrivendo, ma ora è passato. Il racconto è morto, il personaggio è vivo, io sono finito col racconto di chi mi ha narrato.


 

Epyon

Did I ever exist?
Bello. Non è un racconto "normale", ci sono un paio di cose che lo rendono, come dire, alternativo. Innanzitutto, trovo simpatico il ruolo del narratore, il quale s'intromette in modo così frequente e inaspettato, che oserei dire che il vero protagonista non è altro che lui. La piccola storia di Selen, emh Selwen :] sembra solo un piccolo pretesto, un esempio, usato dal narratore come metafora per il suo messaggio al lettore, ossia la sua analisi sulla natura umana, il tutto sempre mantenendosi tra lo scherzo e il serio, e soprattutto, senza far calare l'interesse nella lettura. Questo perchè comunque, pur partendo da una specie di stereotipo (in effetti i protagonisti che sono demoni "umani" sono alquanto rari xD) e seppur faccia presagire un andamento scontato, riesce quasi ad ogni piccolo avvenimento, a raccontare un qualcosa su cui riflettere… e visto che il narratore sei tu Folken, non posso far altro che farti i miei complimenti, bravo :]

P.S: Con sperimentale mica intendevi il fatto che è interamente centrato vero? XD Asd, scherzo :]
 

Ayrin

Stormborn
Che dire? Mi è piaciuto. E' molto introspettivo, e per questo profondo.
Però qualche appunto lo devo fare :)
In alcuni punti di dialogo tra i due personaggi, usi prima il "lei" poi il "voi"...attento :)
Ti copio uno dei punti in cui c'è questo errorino :
"” Mio signore, mi sono dimenticata di chiederle il vostro nome..."
Chiederle-vostro non si accordano :)
E poi credo, ma questo è solo un parere meno oggettivo, e quindi personale, che dovrseti sostituire un po di virgole con dei punti...alcuni periodi li ho trovati un po' troppo lunghi...:)
Comunque se ti sto dicendo queste cose è perchè l'idea del tuo racconto mi è piaciuta molto, e quindi se lo perfezionassi credo sarebbe meglio...
Insomma se non mi fosse piaciuta non i mi sarei presa la briga di analizzarla cosi' :D
 

FFfan90

FC Liverpool Fan
Molto diversa dalle solite, soprattutto per il suo intento filosofico di base. Il pretesto della storia della demonessa si aggancia molto bene alle tue tesi, complimenti!
 

Folken89

Member
Epyon ha detto:
Bello. Non è un racconto "normale", ci sono un paio di cose che lo rendono, come dire, alternativo. Innanzitutto, trovo simpatico il ruolo del narratore, il quale s'intromette in modo così frequente e inaspettato, che oserei dire che il vero protagonista non è altro che lui. La piccola storia di Selen, emh Selwen :] sembra solo un piccolo pretesto, un esempio, usato dal narratore come metafora per il suo messaggio al lettore, ossia la sua analisi sulla natura umana, il tutto sempre mantenendosi tra lo scherzo e il serio, e soprattutto, senza far calare l'interesse nella lettura. Questo perchè comunque, pur partendo da una specie di stereotipo (in effetti i protagonisti che sono demoni "umani" sono alquanto rari xD) e seppur faccia presagire un andamento scontato, riesce quasi ad ogni piccolo avvenimento, a raccontare un qualcosa su cui riflettere… e visto che il narratore sei tu Folken, non posso far altro che farti i miei complimenti, bravo :]

P.S: Con sperimentale mica intendevi il fatto che è interamente centrato vero? XD Asd, scherzo :]
Che dire? Mi è piaciuto. E' molto introspettivo, e per questo profondo.
Però qualche appunto lo devo fare
In alcuni punti di dialogo tra i due personaggi, usi prima il "lei" poi il "voi"...attento
Ti copio uno dei punti in cui c'è questo errorino :
"” Mio signore, mi sono dimenticata di chiederle il vostro nome..."
Chiederle-vostro non si accordano
E poi credo, ma questo è solo un parere meno oggettivo, e quindi personale, che dovrseti sostituire un po di virgole con dei punti...alcuni periodi li ho trovati un po' troppo lunghi...
Comunque se ti sto dicendo queste cose è perchè l'idea del tuo racconto mi è piaciuta molto, e quindi se lo perfezionassi credo sarebbe meglio...
Insomma se non mi fosse piaciuta non i mi sarei presa la briga di analizzarla cosi'

Grazie per i commenti, molto esaustivi sul racconto, sono commosso. Comunque l'analisi di epyon è più che giusta e anche quella di Ayrin.
@Aryn: mi fanno piacere le correzioni, io sono un *****ne, non amo correggere i miei lavori, leggo tanto e scrivo tanto per produrre qualcosa che non deve necessariamente essere ricorretta dopo Xd, sono uno scrittore *****ne^_^
 
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