Second Life è morta?

Jed

k-d-f-werewolf
Staff Forum
"Solamente in Italia", sostiene la community tricolore dopo la diffusione dei dati sugli avatar inattivi: «Da noi manca la giusta cultura»

Second Life si prepara alla sua seconda vita. La piattaforma che consente agli utenti di vivere un'esistenza virtuale attraverso il proprio avatar interagendo in 3D con un intero mondo fatto di incontri, di gioco, di arte, di cultura e di formazione non è affatto in via di estinzione. Quello che deve preoccupare è, semmai, la scarsa attenzione per il metaverso che proviene dall'Italia. Sintomo questo di un'arretratezza culturale del nostro Paese. E' questa, in sintesi, la posizione della community tricolore che resta fedele al metaverso e che di abbandonare il mondo virtuale della Linden Lab proprio non ci pensa. E secondo cui la realtà fotografata dai numeri - 17 milioni di avatar registrati nel mondo ma solo 400 mila realmente attivi, stando ai dati fino a tutto il 2008, anche se a giugno gli utenti unici sono stati 742 mila - sia solo un frame, un fotogramma temporaneo di una realtà in rapida evoluzione. Slnn.it, il news network italiano di Second Life che per primo aveva riportato i dati annunciati dal vicepresidente di Linden Lab (la società che ha creato SL), Tom Hale, riconduce la fase di «sboom» al momento di transizione che si concluderà con il lancio della nuova versione del metaverso, annunciata per i prossimi mesi. Ma anche e soprattutto con i limiti di preparazione degli utenti italiani, decisamente indietro rispetto agli omologhi del resto del mondo.

«L'ITALIA NON E' PRONTA» - Sul fatto che SL sia in crisi soprattutto in Italia concorda Biancaluce Robbiani, un avatar piuttosto conosicuto nell'ambiente, esperta certificata dalla Linden Lab (Gold Solution Provider) e mentore della piattaforma: «E' morta la Second Life italiana» scrive in un'appassionata mail inviata in redazione. Un dato di fatto che sarebbe testimoniato anche dai commenti arrivati all'articolo del Corriere: «Se ancora la gente commenta dicendo provate questo gioco piuttosto che Second Life vuol dire che l'Italia non è pronta a recepire una piattaforma del genere». Biancaluce non ha dubbi: «Second Life in sè non è morta e non morrà di certo. Gode di ottima salute. All'estero, però. Non di certo in Italia». Un po' per colpa dei media, «nel passato e oggi, sempre e solo nei ritornelli stereotipati che parlavano di piattaforma chat, di sesso e incontri, e di soldi facili». E un po' perché «gli italiani, tranne qualche rara eccezione si sono fermati al soldo, creando terre sulle quali cercano di affittare negozi per pagare il costo del server (è questa infatti la spesa che si sostiene acquistando terra virtuale). Oppure girovagano in cerca di avventure sessuali, o hanno portato aziende senza dare poi il supporto necessario o consigli per far funzionare la presenza in SL “mescolandola” con una forte presenza web e nei social network». Robbiani, che è stata tra l'altro fra i curatori della versione italiana della piattaforma, respinge l'idea che il metaverso sia un luogo solo per «alienati o smanettoni» e rifugge da un paragone tra Second Life e social network come Facebook o Twitter, «che sarebbe come comparare l'andare sul triciclo con l'andare in bicicletta o guidare una moto». E sottolinea come molte potenzialità in Italia sono del tutto trascurate: dall'utilizzo di SL per i renderning di ristrutturazioni o progetti urbanistici alla riproduzione di ambienti archeologici o di interesse turistico-naturalistico; dai meeting aziendali per collaboratori sparsi in ogni parte del mondo ai training di emergenza mirati in particolare alla protezione civile e all'intervento in caso di catastrofi. E tanti altri ancora, come il mondo dall'insegnamento: «Sono presenti 250 università di tutto il mondo, esistono migliaia di utenti tra educatori, sviluppatrori, business e no profit. Esempi se ne possono fare a migliaia, il 99% sono purtroppo di produzioni estere». «Le possibilità sono infinite davvero, ma certamente manca la digitalizzazione come anche la copertura in parecchie località d'Italia - fa ancora notare l'esperta di SL -. Questo è un gap che ci auguriamo possa essere colmato al più presto».

«L'UNIVERSITA'? E' FERMA ALLE SLIDES» - Il dibattito, dopo la pubblicazione dell'articolo, si è accesa in rete. «Diciamolo tranquillamente - fa notare Luca Spoldi nella discussione aperta dalle parole di Biancaluce Robbiani, riportate anche in una nota su Facebook -, il mondo accademico italiano (parlo da ex docente a contratto di economia e organizzazione aziendale della facoltà di Ingegneria a Napoli) non è ancora abituato a utilizzare strumenti come internet e tanto meno i mondi virtuali. Siamo fermi alle slide e alle lavagne luminose (e non ovunque). Quando ho provato a fare vedere a delle allieve cos'era SL e come la gente faceva crescere le proprie attività settimana dopo settimana, l'ho fatto in un progetto didattico di un istituto tecnico, all'università era tanto se riuscivo a fare una singola testimonianza all'interno di un intero corso... Anche questo (l'apertura mentale delle classi dirigenti e delle istituzioni) conta alla lunga... da noi come ovunque». «Se giudicassi Milano dal numero di persone che la abitano in agosto - fa poi notare Fabio Fornasari nel corso della stessa discussione - direi che è una città morta. Second Life non è solo un medium di comunicazione che misura il successo con la quantità di presenze. E' un luogo in tutto e per tutto. E un luogo esiste anche se deserto, per definizione».

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Jed

k-d-f-werewolf
Staff Forum
Interessante l'ultimo spunto dell'articolo:

UN CONSIGLIO AL GOVERNO - «Il concetto di mondo virtuale appare molto più "naturale" a un americano, un inglese, un australiano, un giapponese o un tedesco che non a un ragazzo italiano - si legge ancora su Slnn.it in un intervento firmato Lukemary Slade (ovvero il medesimo Luca Spoldi sopra citato)-. Se fossimo il ministro dell'istruzione o quello responsabile per la diffusione delle nuove tecnologie una riflessione ce la faremmo»
 

Gamesource Staff

Well-Known Member
FERMA ALLE SLIDES
...
Siamo fermi alle slide

Io...
NON SOPPORTO...
chi dice "slide".
Fa tanto schifo dire "DIAPOSITIVE"?

Riguardo a questo, durante uno scambio culturale con degli americani, abbiamo fatto vedere una presentazione che avevamo fatto per biologia, e gli insegnanti americani ci hanno lodati per come avevamo usato bene Power Point, anche se in realtà era uscito un lavoro frettoloso e abbastanza scrauso, e ci hanno detto che gli studenti della loro scuola non sapevano fare cose del genere.
Tale Shadyside Academy di Pittsburgh.

Il discorso su gli usi di SL per la vita reale sembra interessante, tranne quella dei "meeting": perchè si dovrebbe preferire SL ad una semplice videoconferenza?
Chissà, non sono un esperto.
 
Ultima modifica da un moderatore:

blade

lame as r0x
Vorrei dire che le slide sono un supporto veramente insignificante per i docenti d'una università.
Sono, a mio parere, la testimonianza che i docenti universitari odierni non sono in grado di spiegare un'argomento del loro corso senza l'ausilio di un supporto, che è da notare, non è solo d'aiuto per gli studenti.
Le lezioni si svolgono quindi col docente che legge le slide (si accennerà 4-5 parole in piu rispetto alle slide, ma di contorno...), che ti metterà poi a disposizione spacciandole per quelle che loro chiamano "dispense", minacciandoti però che non basterà studiare solo su quelle per passare l'esame (se...).

L'utilizzo nella tecnologia nell'insegnametno dovrebbe agevolare la spiegazione del professore, ma non "fargliela". Che ne so, dovrebbero inventare lavagne che funzionino senza pennarelli ne gessi...
 

pissio

Osservatore di eclissi
Vorrei dire che le slide sono un supporto veramente insignificante per i docenti d'una università.
Sono, a mio parere, la testimonianza che i docenti universitari odierni non sono in grado di spiegare un'argomento del loro corso senza l'ausilio di un supporto, che è da notare, non è solo d'aiuto per gli studenti.
Le lezioni si svolgono quindi col docente che legge le slide (si accennerà 4-5 parole in piu rispetto alle slide, ma di contorno...), che ti metterà poi a disposizione spacciandole per quelle che loro chiamano "dispense", minacciandoti però che non basterà studiare solo su quelle per passare l'esame (se...).

L'utilizzo nella tecnologia nell'insegnametno dovrebbe agevolare la spiegazione del professore, ma non "fargliela". Che ne so, dovrebbero inventare lavagne che funzionino senza pennarelli ne gessi...

concordo su tutto, ma posso assicurarti che è una cosa che ha intaccato anche docenti di una certa età....
 
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