Ilarie93
W Nintendo
Sono passati 10 anni dalla nascita di un classico! Che dire... Buon anniversario.
Il 31 gennaio di 10 anni fa usciva Final Fantasy VII sulla console grigia di Sony, l’ormai antiquata PlayStation. Un’ondata di nostalgia è la prima emozione che si avverte ripensando a un capolavoro che ha ormai due lustri sulle spalle. Bei tempi… eh sì, perché prima di allora i giochi di ruolo (GdR) giapponesi erano faccende bidimensionali, dove gli eroi erano piccoli sprite animati (e neanche troppo), e i dialoghi erano fatti di immagini statiche, se andava bene, o di sole righe di testo, negli altri casi.
Ripensare alle avventure di Cloud, Aeris, Tifa, Vincent e gli altri personaggi significa tornare con la memoria alle corse con i Chocobo, ai voli con la nave di Cid, l’Highwind, alle mille battaglie contro mostri invincibili (come le Weapon), all’esplorazione di tanti scenari ispirati in un mondo sull’orlo dell’estinzione, alle magnifiche evocazioni che potevano ribaltare una battaglia disperata… è innegabile che il gioco di Squaresoft fosse un autentico gioiello in termini di giocabilità, caratterizzazione dei personaggi, atmosfere e ritmo narrativo. Chi lo ha provato (anche senza finirlo) non potrà dimenticare certi elementi: la tragica morte di Aeris, un nemico affascinante come Sephiroth, la bellezza di certe evocazioni come Bahamut e Knights Round. FFVII era la summa di tutto ciò che di buono era stato fatto in passato, solo con un carisma micidiale in più.
UN “NUOVO” GDR
A mente fredda, non è difficile capire come avesse potuto conquistare un pubblico tanto vasto un “semplice” GdR nipponico. Tanto per cominciare veniva pubblicato in formato PlayStation, la console che stava mietendo un grande successo, ma soprattutto con il settimo capitolo Squaresoft era riuscita ad abbandonare lo stile riconosciuto dai soliti appassionati, traghettando la sua serie verso le rive del mercato di massa. FFVII non era solo un bel gioco, perché FFVI lo era forse di più, ma aveva tutte le caratteristiche per piacere a un pubblico che al genere non si era mai accostato in precedenza. Stiamo parlando di animazioni più curate, di una colonna sonora tra le più ispirate di sempre e, soprattutto, di spezzoni in computer grafica dalla forte connotazione cinematografica. Se prima i GdR erano soprattutto una questione di gusti particolari, amore per statistiche e menu infiniti da navigare, un mondo di nicchia per una ristretta cerchia di appassionati, con FFVII Square era riuscita nell’impresa di scardinare il sistema consolidato, rendendo di fatto i giochi di ruolo appetibili a chiunque, merito di uno stile studiato, una grafica da paura, effetti speciali e tanti meravigliosi filmati, messi a bella posta per far sognare il giocatore a occhi spalancati.Non era più questione di produrre un gioco con una storia valida e un buon sistema di combattimento, ma un prodotto completo sotto ogni aspetto, compresi quelli più appariscenti, come stile, colonna sonora e impatto visivo.
LE BRUTTE COPIE
La rivoluzione generata da FFVII ha poi segnato tutte le successive produzioni di GdR, nel bene e nel male. Squaresoft, in particolare, ha capitalizzato sulla cosa proponendo FF via via più spettacolari, con scene in CG sempre più spettacolari, lunghe e appassionanti. Se la maggiore attenzione verso il genere ha portato nelle nostre case alcuni GdR di spessore, ha soprattutto spinto un mucchio di gente a seguire la stessa formuletta per assicurarsi una fetta della torta, a discapito di soluzioni più originali. Per cui, se già FFVII era in debito con la tradizione passata, gli esperimenti successivi hanno per lo più tentato di copiarlo, finendo per cristallizzare il genere in una forma più bella ma ancora troppo rigida. Incontri casuali, protagonisti con capigliature improbabili, trame dilatate e colpi speciali stile “DragonBall” sono rimasti per troppo tempo il trademark di un genere che non sembrava poter trovare vie diverse per piacere e appassionare. Non intendo approfondire oltre l’evoluzione dei GdR giappo in questa sede, perché potrebbe portarci troppo lontano, ma che FFVII sia stato un esempio di straordinario impatto, resta una dato di fatto.
LA MEMORIA
Ancora oggi, quando ripenso ad alcuni dei momenti memorabili vissuti con i Final Fantasy, non posso dimenticare la storia di Cloud con i suoi tragici flashback, gli attacchi di Bahamut dall’orbita del pianeta ad ali spiegate, il colpo di spada con cui Sephiroth uccide la dolce Aeris e quel magico istante in cui l’Omni Slash di Cloud segna la fine della sua nemesi… Insomma, grazie Final Fantasy VII e buon decimo anniversario!
Che dire di questo gioco passano gli anni ma rimane sempre lo stesso!
FONTE: GAMESRADAR.IT
Il 31 gennaio di 10 anni fa usciva Final Fantasy VII sulla console grigia di Sony, l’ormai antiquata PlayStation. Un’ondata di nostalgia è la prima emozione che si avverte ripensando a un capolavoro che ha ormai due lustri sulle spalle. Bei tempi… eh sì, perché prima di allora i giochi di ruolo (GdR) giapponesi erano faccende bidimensionali, dove gli eroi erano piccoli sprite animati (e neanche troppo), e i dialoghi erano fatti di immagini statiche, se andava bene, o di sole righe di testo, negli altri casi.
Ripensare alle avventure di Cloud, Aeris, Tifa, Vincent e gli altri personaggi significa tornare con la memoria alle corse con i Chocobo, ai voli con la nave di Cid, l’Highwind, alle mille battaglie contro mostri invincibili (come le Weapon), all’esplorazione di tanti scenari ispirati in un mondo sull’orlo dell’estinzione, alle magnifiche evocazioni che potevano ribaltare una battaglia disperata… è innegabile che il gioco di Squaresoft fosse un autentico gioiello in termini di giocabilità, caratterizzazione dei personaggi, atmosfere e ritmo narrativo. Chi lo ha provato (anche senza finirlo) non potrà dimenticare certi elementi: la tragica morte di Aeris, un nemico affascinante come Sephiroth, la bellezza di certe evocazioni come Bahamut e Knights Round. FFVII era la summa di tutto ciò che di buono era stato fatto in passato, solo con un carisma micidiale in più.
UN “NUOVO” GDR
A mente fredda, non è difficile capire come avesse potuto conquistare un pubblico tanto vasto un “semplice” GdR nipponico. Tanto per cominciare veniva pubblicato in formato PlayStation, la console che stava mietendo un grande successo, ma soprattutto con il settimo capitolo Squaresoft era riuscita ad abbandonare lo stile riconosciuto dai soliti appassionati, traghettando la sua serie verso le rive del mercato di massa. FFVII non era solo un bel gioco, perché FFVI lo era forse di più, ma aveva tutte le caratteristiche per piacere a un pubblico che al genere non si era mai accostato in precedenza. Stiamo parlando di animazioni più curate, di una colonna sonora tra le più ispirate di sempre e, soprattutto, di spezzoni in computer grafica dalla forte connotazione cinematografica. Se prima i GdR erano soprattutto una questione di gusti particolari, amore per statistiche e menu infiniti da navigare, un mondo di nicchia per una ristretta cerchia di appassionati, con FFVII Square era riuscita nell’impresa di scardinare il sistema consolidato, rendendo di fatto i giochi di ruolo appetibili a chiunque, merito di uno stile studiato, una grafica da paura, effetti speciali e tanti meravigliosi filmati, messi a bella posta per far sognare il giocatore a occhi spalancati.Non era più questione di produrre un gioco con una storia valida e un buon sistema di combattimento, ma un prodotto completo sotto ogni aspetto, compresi quelli più appariscenti, come stile, colonna sonora e impatto visivo.
LE BRUTTE COPIE
La rivoluzione generata da FFVII ha poi segnato tutte le successive produzioni di GdR, nel bene e nel male. Squaresoft, in particolare, ha capitalizzato sulla cosa proponendo FF via via più spettacolari, con scene in CG sempre più spettacolari, lunghe e appassionanti. Se la maggiore attenzione verso il genere ha portato nelle nostre case alcuni GdR di spessore, ha soprattutto spinto un mucchio di gente a seguire la stessa formuletta per assicurarsi una fetta della torta, a discapito di soluzioni più originali. Per cui, se già FFVII era in debito con la tradizione passata, gli esperimenti successivi hanno per lo più tentato di copiarlo, finendo per cristallizzare il genere in una forma più bella ma ancora troppo rigida. Incontri casuali, protagonisti con capigliature improbabili, trame dilatate e colpi speciali stile “DragonBall” sono rimasti per troppo tempo il trademark di un genere che non sembrava poter trovare vie diverse per piacere e appassionare. Non intendo approfondire oltre l’evoluzione dei GdR giappo in questa sede, perché potrebbe portarci troppo lontano, ma che FFVII sia stato un esempio di straordinario impatto, resta una dato di fatto.
LA MEMORIA
Ancora oggi, quando ripenso ad alcuni dei momenti memorabili vissuti con i Final Fantasy, non posso dimenticare la storia di Cloud con i suoi tragici flashback, gli attacchi di Bahamut dall’orbita del pianeta ad ali spiegate, il colpo di spada con cui Sephiroth uccide la dolce Aeris e quel magico istante in cui l’Omni Slash di Cloud segna la fine della sua nemesi… Insomma, grazie Final Fantasy VII e buon decimo anniversario!
Che dire di questo gioco passano gli anni ma rimane sempre lo stesso!
FONTE: GAMESRADAR.IT