DahliaMatsumoto ha detto:
beh, io sono una fan del cinema asiatico, perciò sono di parte
comunque... mi è capitato per errore di vedere the ring 1 e 2 (dopo aver visto gli originali ovviamente), e devo dire che, impegnandosi, gli americani riescono a fare delle vere e proprie schifezze.
ora, non ricordo esattamente le trame, ma la storia dei cavalli nell'1 che cosa c'entrava?
vogliono rifare i film e poi li stravolgono.
forse dovrebbero fare dei remake di altri tipi di film... intanto si sa, gli horror americani sono tutti uguali, non c'è un minimo di suspence.
vuoi mettere con un film come Ringu, in cui ci sono scene di silenzio interminabili, dove per mostrare del tutto Sadako ci mettono tipo cinque minuti?
sono del parere che gli americani dovrebbero fare i loro film invece di rifare quelli asiatici, dato che non ne sono certo all'altezza.
Sostanzialmente d'accordo, 'sti remake occidentalizzati sono versioni vacue e disincantate nella quasi totalità dei casi. Negli ultimi anni Hollywood ha adottato una politica alquanto redditizia: attingere a piene mani da una realtà cinematografica "diversa", prendendo in prestito quei soggetti che si sono rivelati vincenti da un punto di vista commerciale e rielaborandoli secondo i propri canoni (parafrasando, li si banalizza per renderli appetibili ad un pubblico più vasto ed eterogeneo).
Insomma, niente di nuovo sotto il sole, l'imperativo è oggi più che mai quello di ricavare il massimo col minimo sforzo.
Ma attenzione: in tutto questo la "presunta" (-_-") incapacità degli americani c'entra ben poco.
Basti citare il bellissimo
The Departed di Scorsese: per chi non lo sapesse, lo script di base si deve all'eccellente film hongkonghese
Infernal Affairs, diretto da Andrew Lau nel 2002. E sfido chiunque a ritenere il rifacimento del grande cineasta statunitense non all'altezza della pellicola di Lau in termini di potenza registica, interpretazione e bagaglio emozionale.
In parole povere, il gangster-movie di cui sopra è la dimostrazione di quanto un remake possa essere valido se dietro c'è una produzione seria, che non fa cinema solo per assecondare sciocche regole di mercato e sbancare il botteghino.
Se il riciclaggio di idee ha una sua ragion d'essere e non è finalizzato al guadagno facile (come purtroppo è capitato con i vari
The Grudge e
The Ring u_u), ben venga.
Breve postilla.
Anche nel calderone degli horror "riadattati" c'è l'eccezione che conferma la regola: sto parlando della versione hollywoodiana di
Dark Water, diretta da Walter Salles. Abbinando un'indefettibile
pietas per la vita dei protagonisti a una semplice ma oculata sintassi filmica, Salles confeziona un prodotto a forti tinte intimiste, forse meno esplicito della controparte orientale, ma per questo più vicino al dramma. Ottima regia (che guarda con riverenza all'originale... giustamente, aggiungerei^^), ottimi interpreti (con una Jennifer Connelly in stato di grazia), ottima fotografia.
Non fa rimpiangere per nulla il
Dark Water firmato Hideo Nakata, che personalmente considero a pieno diritto il capolavoro della new-wave terrorifica giapponese.