merlin@
aDreamIsOnlyADream..
...Ecco una seconda fan-fic che ho inaspettatamente buttato giù questo pomeriggio...è diversa dall'altra anche se per certi aspetti simile...ovviamente spero vi piaccia...ovviamente, per quanto concerne argomenti matematici o nozioni astronomiche, tenete presente che la mia conoscenza al riguardo è ovviamente limitata dalla mia età e dal mio studio prettamente scolastico, quindi se ci sono degli errori vi prego di perdonarmi...
Ps: non avevo idea di che titolo darle, quindi non si ricollega perfettamente alla storia come per la precendete fa-fic, ma in ogni caso è pertinente....^^....
PRIMA PARTE
“ Senza l’attività di fusione termonucleare che avviene all’interno delle stelle noi non potremmo esistere. Siamo polvere di stelle e guardiamo al cielo alla ricerca delle nostre origini”
Il professor Mayr aveva appena concluso con poche incisive parole la sua ennesima lezione all’Università di Ginevra. Erano anni che insegnava in quel luogo, ed erano anni che le sue lezioni erano diventate un copione.
“Le tue teorie non interessano loro Miles. Scrivi un libro, tieni una conferenza se vuoi divulgarle, ma qui devi insegnare loro solo quello che è scritto suoi libri, ricordalo se vuoi mantenere questo posto!”
Erano state quelle le parole con cui il rettore Hubble, radicale tradizionalista più vecchio della stessa università, l’aveva ammonito diverse volte imponendogli una lezione didattica per conservare il posto. Miles non era mai stata una persona che si piegava facilmente, ma in quell’occasione era convenuto che sarebbe stato meglio fingere di abbassare la cresta per non destare sospetti. Del resto poco importava lui di quello che realmente recepivano gli studenti. Era pagato per fare la cosa che più amava, parlare di astronomia, e questo gli era sufficiente per essere sereno. Del resto, se si fosse trattato non di semplici studenti, ma di ingegneri nucleari o di astrofisici, avrebbe fatto di tutto pur di mostrare loro le sue teorie, ma una massa di ventenni certamente non avrebbe capito la sua nuova teoria relativa ai quasar e ai buchi neri. A volte egli stesso doveva ricontrollare i suoi calcoli incredulo della deduzione alla quale era giunto.
<Scusi professore>.
La voce di uno studente ancora sbarbato e dall’aria stralunata interruppe i suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
<Prego>.
Rispose educatamente Miles, ancora titubante nelle sue riflessioni.
<Vorrei mostrarle alcuni appunti messi insieme in questi mesi…riguardano teorie sulla materia oscura e i quasar, vorrei costruirci sopra la tesi. Se non le è di troppo disturbo gradirei che gli desse uno sguardo>.
“L’ennesimo ragazzino che si crede il nuovo Nobel del secolo!” pensò spudoratamente il professor Mayr.
Fin dal primo anno all’università aveva visto ragazzi e ragazze ostentare orgogliosi la loro tesi, quasi certi che in alcune personali considerazioni fossero celate le risposte a tutti gli enigmi dell’uomo. Dopo qualche anno nel campo aveva imparato a dire di no a tutti coloro che cercavano il suo appoggio, considerando tale lavoro solo una perdita di tempo prezioso, sottratto impudentemente alla sua teoria, al tempo, in via di elaborazione. Dopo averla messa a punto in tutti i suoi particolari l’aveva portata a una conferenza astronomica in New Jersey, convinto che qualcuno dell’ambiente l’avrebbe ascoltato. Invece si era ritrovato a investire lo stesso ruolo dei suoi studenti. Qualche scienziato americano gli aveva prestato attenzione, ma aveva poi aggiunto che di fondi per la ricerca ve ne erano pochi e che, se avesse voluto tentare la fortuna, avrebbe dovuto provvedere da solo a indire una nuova conferenza e a lanciare il progetto con una nuova troupe di scienziati. Miles, per niente rassegnato, ma in mancanza di denaro per portare avanti una simile impresa, era tornato silenzioso dietro la sua cattedra, in attesa dell’occasione giusta per uscir fuori con la nuova scoperta.
Pochi anni dopo la moglie di Miles, Lucrezia, bellissima donna di origine italiana vissuta in Svizzera, era morta di cancro. Quel periodo fu particolarmente brutto per Miles, il quale, per mesi e mesi, non si era perdonato di non aver tentato una ricerca in campo medico anziché in campo astronomico, convinto ingenuamente che in tal caso avrebbe potuto aiutare la moglie. Durante quegli anni si era chiuso sempre più nelle mura della sua vecchia villa partenopea in Italia, per tornare dopo due anni sulla vecchia cattedra di Ginevra.
< Vedrò cosa posso fare> rispose in tono pacato Miles. Erano anni che non entrava in contatto umano con gli studenti, e quella sua risposta lo stupì. Dopo qualche istante capì di aver fatto bene, e che in realtà aveva bisogno di nuovi stimoli e nuovi hobby. Quel pomeriggio, se non avesse avuto di meglio da fare, si sarebbe dedicato alla tesi dello studente, poi avrebbe cercato qualcosa da fare. Forse sarebbe andato al Golf Club dal quale mancava da diversi mesi.
< Grazie mille professore!>finì lo studente.
Ps: non avevo idea di che titolo darle, quindi non si ricollega perfettamente alla storia come per la precendete fa-fic, ma in ogni caso è pertinente....^^....
PRIMA PARTE
“ Senza l’attività di fusione termonucleare che avviene all’interno delle stelle noi non potremmo esistere. Siamo polvere di stelle e guardiamo al cielo alla ricerca delle nostre origini”
Il professor Mayr aveva appena concluso con poche incisive parole la sua ennesima lezione all’Università di Ginevra. Erano anni che insegnava in quel luogo, ed erano anni che le sue lezioni erano diventate un copione.
“Le tue teorie non interessano loro Miles. Scrivi un libro, tieni una conferenza se vuoi divulgarle, ma qui devi insegnare loro solo quello che è scritto suoi libri, ricordalo se vuoi mantenere questo posto!”
Erano state quelle le parole con cui il rettore Hubble, radicale tradizionalista più vecchio della stessa università, l’aveva ammonito diverse volte imponendogli una lezione didattica per conservare il posto. Miles non era mai stata una persona che si piegava facilmente, ma in quell’occasione era convenuto che sarebbe stato meglio fingere di abbassare la cresta per non destare sospetti. Del resto poco importava lui di quello che realmente recepivano gli studenti. Era pagato per fare la cosa che più amava, parlare di astronomia, e questo gli era sufficiente per essere sereno. Del resto, se si fosse trattato non di semplici studenti, ma di ingegneri nucleari o di astrofisici, avrebbe fatto di tutto pur di mostrare loro le sue teorie, ma una massa di ventenni certamente non avrebbe capito la sua nuova teoria relativa ai quasar e ai buchi neri. A volte egli stesso doveva ricontrollare i suoi calcoli incredulo della deduzione alla quale era giunto.
<Scusi professore>.
La voce di uno studente ancora sbarbato e dall’aria stralunata interruppe i suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
<Prego>.
Rispose educatamente Miles, ancora titubante nelle sue riflessioni.
<Vorrei mostrarle alcuni appunti messi insieme in questi mesi…riguardano teorie sulla materia oscura e i quasar, vorrei costruirci sopra la tesi. Se non le è di troppo disturbo gradirei che gli desse uno sguardo>.
“L’ennesimo ragazzino che si crede il nuovo Nobel del secolo!” pensò spudoratamente il professor Mayr.
Fin dal primo anno all’università aveva visto ragazzi e ragazze ostentare orgogliosi la loro tesi, quasi certi che in alcune personali considerazioni fossero celate le risposte a tutti gli enigmi dell’uomo. Dopo qualche anno nel campo aveva imparato a dire di no a tutti coloro che cercavano il suo appoggio, considerando tale lavoro solo una perdita di tempo prezioso, sottratto impudentemente alla sua teoria, al tempo, in via di elaborazione. Dopo averla messa a punto in tutti i suoi particolari l’aveva portata a una conferenza astronomica in New Jersey, convinto che qualcuno dell’ambiente l’avrebbe ascoltato. Invece si era ritrovato a investire lo stesso ruolo dei suoi studenti. Qualche scienziato americano gli aveva prestato attenzione, ma aveva poi aggiunto che di fondi per la ricerca ve ne erano pochi e che, se avesse voluto tentare la fortuna, avrebbe dovuto provvedere da solo a indire una nuova conferenza e a lanciare il progetto con una nuova troupe di scienziati. Miles, per niente rassegnato, ma in mancanza di denaro per portare avanti una simile impresa, era tornato silenzioso dietro la sua cattedra, in attesa dell’occasione giusta per uscir fuori con la nuova scoperta.
Pochi anni dopo la moglie di Miles, Lucrezia, bellissima donna di origine italiana vissuta in Svizzera, era morta di cancro. Quel periodo fu particolarmente brutto per Miles, il quale, per mesi e mesi, non si era perdonato di non aver tentato una ricerca in campo medico anziché in campo astronomico, convinto ingenuamente che in tal caso avrebbe potuto aiutare la moglie. Durante quegli anni si era chiuso sempre più nelle mura della sua vecchia villa partenopea in Italia, per tornare dopo due anni sulla vecchia cattedra di Ginevra.
< Vedrò cosa posso fare> rispose in tono pacato Miles. Erano anni che non entrava in contatto umano con gli studenti, e quella sua risposta lo stupì. Dopo qualche istante capì di aver fatto bene, e che in realtà aveva bisogno di nuovi stimoli e nuovi hobby. Quel pomeriggio, se non avesse avuto di meglio da fare, si sarebbe dedicato alla tesi dello studente, poi avrebbe cercato qualcosa da fare. Forse sarebbe andato al Golf Club dal quale mancava da diversi mesi.
< Grazie mille professore!>finì lo studente.