Il cimitero di Praga è il nuovo libro di Umberto Eco, il suo sesto romanzo.
La trama narra la vita di Simone Simonini, dapprima notaio con grandi doti di falsificazione, poi agente segreto al soldo delle grandi potenze europee grazie appunto alle sue doti di falsario. Simonini è il classico eroe-antieroe: protagonista del romanzo ma personaggio gretto e malvagio, cinico, spregiudicato con un razzismo che gli fuoriesce da tutti i pori. Detesta tutto e tutti: massoni, gesuiti, francesi, italiani, tedeschi, ma la sua vera ossessione -inculcatagli dal nonno- sono gli ebrei, razza infida a cui dedica la sua stessa vita. Per eliminarla, off course.
L'unica sua passione è il cibo, rifugge i piaceri della carne così come quelli del gioco, ogni sua mossa è comandata solo dall'odio che prova verso la razza ebraica e dalla sua avidità di denaro che gli consente di mangiare nei posti migliori del paese in cui si trova.
Ambientato in un Europa Ottocentesca, Simonini è l'unico personaggio inventato del racconto. Esso si muove da Torino alla Sicilia, poi Francia e Germania: durante i suoi viaggi incontrerà personaggi come Garibaldi, Nievo, LaGrange, Taxil, Dreyfus, Dumas, Freud e tanti altri protagonisti del Risorgimento europeo. Essendo un romanzo storico tutti i fatti narrati son fatti veri, anche quelli compiuti da Simonini, i quali però ovviamente son stati compiuti da più persone rimaste anonime.
Il romanzo si struttura come un diario dello stesso Simonini, il quale tenta, dopo un trauma non identificato, di ripercorrere la sua vita; nello stesso diario però compariranno strani interventi di un altrettanto strano abate, che dovrebbe esser morto ma che stranamente, appunto, scrive nelle stesse pagine in cui scrive Simonini. Oltre che interventi di un altro narratore estraneo alla vicenda che recuperò gli scritti.
A prima vista si presenta un bel romanzo, corposo ed interessante vista l'ambientazione e la trama. Dove sta l'inganno?
L'inganno sta che il buon Eco altro non fa che un mero esercizio di stile, una sorta di autoelogio a sé stesso dove fa vedere che su storia e letteratura mangia in testa a tutti. L'intero romanzo è infatti, oltre che un ottimo trattato storico che illustra molto bene gli intrighi ottocenteschi, un susseguirsi di citazioni letterarie che a volte sfuggono agli occhi dei lettori meno attenti. Ma ci sono, occhio, pronte ad ammorbarvi con tutta la loro cultura.
Non è tedioso come il Pendolo di Foucault, ci mancherebbe, né anonimo come La Misteriosa Fiamma della regina Loana, ma assolutamente non raggiunge i fasti del Nome della Rosa (tuttora il suo miglior romanzo) o di Baudolino.
Insomma, Umberto, datti alla semiotica che come romanziere stai un po' scadendo.
In ogni caso, se non avete nulla di meglio da leggere (e a giudicare dai primi titoli che vedo in questa sezione, tra Dan Brown, Harry Potter e libri su videogame, decisamente non ne avete) decisamente dovreste leggerlo. Si si.
E poi mandare una mail ad Umberto Eco dove gli dite che dovrebbe dedicarsi alla semiotica.
La trama narra la vita di Simone Simonini, dapprima notaio con grandi doti di falsificazione, poi agente segreto al soldo delle grandi potenze europee grazie appunto alle sue doti di falsario. Simonini è il classico eroe-antieroe: protagonista del romanzo ma personaggio gretto e malvagio, cinico, spregiudicato con un razzismo che gli fuoriesce da tutti i pori. Detesta tutto e tutti: massoni, gesuiti, francesi, italiani, tedeschi, ma la sua vera ossessione -inculcatagli dal nonno- sono gli ebrei, razza infida a cui dedica la sua stessa vita. Per eliminarla, off course.
L'unica sua passione è il cibo, rifugge i piaceri della carne così come quelli del gioco, ogni sua mossa è comandata solo dall'odio che prova verso la razza ebraica e dalla sua avidità di denaro che gli consente di mangiare nei posti migliori del paese in cui si trova.
Ambientato in un Europa Ottocentesca, Simonini è l'unico personaggio inventato del racconto. Esso si muove da Torino alla Sicilia, poi Francia e Germania: durante i suoi viaggi incontrerà personaggi come Garibaldi, Nievo, LaGrange, Taxil, Dreyfus, Dumas, Freud e tanti altri protagonisti del Risorgimento europeo. Essendo un romanzo storico tutti i fatti narrati son fatti veri, anche quelli compiuti da Simonini, i quali però ovviamente son stati compiuti da più persone rimaste anonime.
Il romanzo si struttura come un diario dello stesso Simonini, il quale tenta, dopo un trauma non identificato, di ripercorrere la sua vita; nello stesso diario però compariranno strani interventi di un altrettanto strano abate, che dovrebbe esser morto ma che stranamente, appunto, scrive nelle stesse pagine in cui scrive Simonini. Oltre che interventi di un altro narratore estraneo alla vicenda che recuperò gli scritti.
A prima vista si presenta un bel romanzo, corposo ed interessante vista l'ambientazione e la trama. Dove sta l'inganno?
L'inganno sta che il buon Eco altro non fa che un mero esercizio di stile, una sorta di autoelogio a sé stesso dove fa vedere che su storia e letteratura mangia in testa a tutti. L'intero romanzo è infatti, oltre che un ottimo trattato storico che illustra molto bene gli intrighi ottocenteschi, un susseguirsi di citazioni letterarie che a volte sfuggono agli occhi dei lettori meno attenti. Ma ci sono, occhio, pronte ad ammorbarvi con tutta la loro cultura.
Non è tedioso come il Pendolo di Foucault, ci mancherebbe, né anonimo come La Misteriosa Fiamma della regina Loana, ma assolutamente non raggiunge i fasti del Nome della Rosa (tuttora il suo miglior romanzo) o di Baudolino.
Insomma, Umberto, datti alla semiotica che come romanziere stai un po' scadendo.
In ogni caso, se non avete nulla di meglio da leggere (e a giudicare dai primi titoli che vedo in questa sezione, tra Dan Brown, Harry Potter e libri su videogame, decisamente non ne avete) decisamente dovreste leggerlo. Si si.
E poi mandare una mail ad Umberto Eco dove gli dite che dovrebbe dedicarsi alla semiotica.