Hellsing86
Pilota di Gundam
Perchè quelle persone ci reputano ancora dei bambini anche se abbiamo una testa più matura di loro....e non si rendono conto invece che sono loro i bambini -.-
non mi riferivo tanto alla buona fede, quanto al fatto che la petizione sia andata a finire come quelle vaccate di petition online, dove volendo può anche firmare il mio cane.Finalmarco ha detto:beh oddio questa è una mia deduzione eh ^^ poi magari l'han fatto in buona fede.
La deputata Gabriella Carlucci ha presentato un emendamento.
Una buona occasione per superare le facili ironie su chi viene dal mondo dello spettacolo.
Quote:
«Il disegno di legge n.3014 presentato dal ministro per i beni e le attività culturali Francesco Rutelli di concerto con il ministro delle comunicazioni Gentiloni e i ministri Ferrero, Bindi, Melandri, Mastella e Padoa Schioppa vorrebbe creare un Comitato nazionale con il compito di “controfirmare” la classificazione del videogioco attribuita a livello europeo dal sistema PEGI.
Il sistema di classificazione PEGI (Pan European Game Information) è promosso e gestito dalla ISFE (Interactive Software Federation of Europe), organo che riunisce tutte le principali associazioni degli editori di videogiochi in Europa.
E’ la prima volta che un mezzo di intrattenimento di qualsivoglia genere riesce a dotarsi, grazie al comune consenso di tutte le realtà editoriali, di un sistema di autocertificazione che permetta al pubblico di conoscere non solo l’età consigliata per l’utilizzo del prodotto, ma anche i contenuti ‘delicati’ toccati dal prodotto stesso. Gli editori pagano un contributo fisso per OGNI PRODOTTO che viene certificato e non sono in nessun modo in controllo di tale valutazione.
Ora il governo italiano chiede la creazione di un organo nazionale che controlli (o valuti) l’operato di un organo sovranazionale, strutturato e con anni di esperienza nella valutazione alle spalle.
Ritengo sbagliato questo approccio per tre ragioni fondamentali:
1. Il sistema di classificazione PEGI è riconosciuto e approvato in 16 paesi europei (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Reppublica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito). Alcuni governi, come quello finlandese, hanno riconosciuto il PEGI come unico organo di controllo e classificazione dei contenuti dei videogiochi. La creazione di un comitato sarebbe decisamente un passo indietro rispetto all’attuale situazione europea di classificazione. Come se ci si ‘accorgesse di un problema’ in ritardo e peggio ancora si cercasse di risolverlo non prendendo in considerazione che una soluzione già c’è e sta funzionando.
2. Il time-to-market della maggior parte dei prodotti nel settore videogioco è molto breve dal completamento dell’opera alla produzione. L’istituzione di un comitato di controllo metterebbe il mercato in una condizione di non avere la possibilità di lanciare i prodotti sul mercato contemporaneamente agli altri paesi, favorendo così l’importazione parallela e danneggiando gravemente il settore italiano dei videogiochi. Mercato che oggi vale oltre 1 miliardo di euro al retail.
3. La creazione di un comitato nazionale che ne controlli uno sovranazionale che siede a Bruxelles accanto alle Commissioni dell’Unione europea è un controsenso. Se esiste un mezzo di intrattenimento che non ha nulla (o ha molto poco) di nazionale è proprio il videogioco. Le produzioni locali sono un parte infinitesimale del mercato. Nell’ottica di un processo di europeizzazione e creazione di organi di controllo che siano in grado di abbattere i costi del sistema paese, il PEGI è un metodo di classificazione interamente finanziato dall’industria del videogioco e permette un controllo a costo zero dei contenuti stessi.
Inserire nella proposta di legge l’istituzione di quest’organo di controllo significa di fatto, in base ai tre punti di cui sopra, non aver approfondito l’argomento a sufficienza, mettere in difficoltà un settore in forte espansione e in grado di essere trainante per tutto il mondo dell’intrattenimento e creare costi di gestione inutili ad un paese che non ne ha affatto bisogno. Il comitato rappresenterebbe nient’altro che l’ennesimo macchinoso carrozzone con l’unico scopo di bruciare risorse e ribadire un ruolo già ampiamente integrato e funzionante a livello europeo.
On. Gabriella Carlucci
VII Commissione Cultura Camera dei Deputati»