chi ha provato devil may cry special edition?

Cloud_Darth

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Preso direttamente da una recensione:

Vergil, fratello mio, raccontami un po’ come sei finito in cima a quest’accidenti di torre.

Il brutto è che la parola scritta non è sempre in grado di trasmettere il messaggio di quella orale. È questione di intonazione. Si può per esempio dire “Ma dai, ancora uno” oppure “Ma dai, ancora uno” ed ecco che le due affermazioni appaiono identiche. Per sentirne la differenza bisognerebbe coglierne l’intonazione. Quella di chi venera Dante quale protagonista definitivo del videogiocare su PlayStation 2 sarà entusiastica, mentre nel caso dei suoi detrattori, o più in generale di tutti quelli a cui di Dante non gliene importa un fico secco, la voce sarà disinteressata, stufa, quasi annoiata. Già, perché dopo tre episodi di Devil May Cry il confine tra amore e odio è ormai netto: c’è chi il gioco lo adora e chi non lo sopporta. C’è chi non può vivere senza il ritmo serrato delle sue mattanze a fil di lama e chi proprio non regge la tamarragine dei suoi protagonisti. Logico, quindi, che la pubblicazione della qui presente Special Edition venga accolta dai due schieramenti con reazioni diametralmente opposte.

"SOLO" UNA SPECIAL EDITION
Presenza di un nuovo protagonista a parte – si chiama Vergil ed è il gemello cattivo di Dante – la riedizione speciale di Devil May Cry 3 non è un prodotto destinato a riscrivere i canoni del gioco, quindi se finora la serie ideata da Shinji Mikami non v’è piaciuta potete stare certi che non cambierete idea, mentre se ne siete prigionieri sin dalle origini troverete motivi più che sufficienti per rimettere mano ad Ebony e Ivory. Potrete infatti rigiocare tutta l’avventura con Dante, apprezzando i sei diversi stili di combattimento del belloccio e godendo dello sviluppo graduale delle sue abilità in combattimento. Il sistema di potenziamento del protagonista è infatti rimasto intatto e con esso sono rimaste identiche anche le armi a sua disposizione. Qualcosa però è cambiato e non si tratta di un aspetto tanto marginale. Dovete infatti sapere che in Capcom si sono resi conto di aver complicato troppo la vita ai giocatori europei con il DMC3 originale e hanno quindi deciso di compiere un passo indietro per quanto concerne il livello di difficoltà. Tutte le selezioni disponibili, dalla Facile alla Molto Difficile sono state livellate sui parametri dell’edizione NTSC, che come gli esperti sanno bene è parecchio più accessibile di quella PAL. Ciò significa che Devil May Cry 3 può diventare meno ostico… E non fate quelle facce! Se la vostra indole masochistica vi impone di giocare solo con roba impossibile, potete sempre selezionare le modalità Dante Must Die e Heaven or Hell (un colpo basta a uccidere, ma anche a essere uccisi!) per schiattare allegramente ogni due per tre.

I MIGLIORAMENTI
Tuttavia, per quanto importante, non è il livello di difficoltà la differenza principale rispetto al passato. La cosa che veramente faceva imbestialire de Il Risveglio di Dante era il sistema di salvataggio, un sistema che sembrava studiato apposta per rendere frustrante il gioco. In pratica, se si era in possesso di una Sfera Gialla si poteva schiattare in tutta tranquillità con la consapevolezza che si sarebbe rinati nei pressi dell’ultimo checkpoint. Peccato solo che dette Sfere fossero abbastanza rare e che dopo pochi tentativi si veniva accolti da un funereo Game Over, che costringeva a ricominciare da capo il livello. Adesso la faccenda è cambiata, nella schermata che precede l’inizio di una nuova partita è possibile scegliere tra il fetentissimo metodo tradizionale e quello nuovo (Gialla e Dorata le diciture presenti a video, occhio a non sbagliare!), nel quale le Sfere Dorate hanno preso il posto di quelle Gialle e permettono di rinascere nel punto del decesso. Nel caso in cui nell’inventario non fossero presenti le Dorate, si potrà comunque ripartire dall’ultimo checkpoint senza alcun problema, dato che in questo caso il numero di “continua” è infinito.
Questa dei salvataggi è una differenza notevole, che influisce non poco sull’approccio al gioco. Mentre nel primo DMC3 la paura della morte poteva condurre a un atteggiamento conservativo, basato su pochi attacchi sicuri e su un continuo ricorso alle mosse difensive (salti e rotolamenti), nel caso della Special Edition questa tendenza è meno marcata. Anzi, potremmo quasi dire che dopo alcuni livelli superati con il patema del vecchio sistema di salvataggio, si inizia a vedere l’azione con occhi nuovi e si è più predisposti a sperimentare combinazioni ardite e manovre acrobatiche. Libero dalla frustrazione dello schiattamento, il gioco diventa quindi più spettacolare e divertente.

NUOVE OPZIONI
Non solo sulla difficoltà del gioco si sono comunque concentrate le attenzioni degli sviluppatori. Nella Special Edition sono presenti, oltre a Vergil di cui diremo a breve, anche la sezione Demo, nella quale è possibile vedere tutte le sequenze video sbloccate nel corso del gioco, e l’Opzione Turbo, che una volta attivata garantisce un incremento della velocità di esecuzione pari al 20%. Non manca poi una modalità folle sullo stile dei classici survival, ovvero quelle variazioni sul tema in cui bisogna massacrare nemici finché si riesce a restare in vita. Quella del nuovo Devil May Cry 3 si chiama Bloody Palace e conta ben 9999 arene piene zeppe di mostri comuni e boss da superare in successione.

ARRIVA VIRGIL
E siamo così giunti al cospetto dell’“uomo” che incarna la principale novità presente nella Special Edition, Vergil, che per chi non lo sapesse è il ragazzo che si trova in cima alla torre in cui è ambientata buona parte del gioco. Purtroppo, mentre Dante gode di una storia raccontata a dovere mediante numerose e pregevoli sequenze video, il suo gemello cattivo viene trascurato alquanto e in pratica funge unicamente da uomo d’azione. Da questo punto di vista non si può che muovere una critica agli sviluppatori per la pigrizia dimostrata nella creazione di filmati specifici per Vergil. Fatta salva l’introduzione alla prima missione, sono infatti pochissimi i momenti in cui il ragazzo recita da protagonista prima di trovarsi di fronte al boss di fine gioco. Almeno qui i ragazzi di Capcom si sarebbero potuti impegnare un minimo, visto che nel gioco originale il boss in questione è Vergil stesso. Ma niente! Dopo tutto il sudore versato per arrivare alla ventesima missione, ci si ritrova a combattere con Vergil contro Vergil, e poco importa che quello cattivo sia tutto rosso.
Per fortuna la scarsa volontà dimostrata con lo sviluppo della trama non trova riscontro nell’ambito della giocabilità, o quanto meno nella qualità della giocabilità, perché quanto a quantità Vergil viene superato da Dante con un rapporto di sei a uno. Solo uno è infatti il suo stile di combattimento (Dark Slayer) e solo tre le sue armi, più una, le spade di luce che è in grado di evocare e lanciare. Giocare con la nemesi di Dante significa trovarsi per le mani uno spadaccino molto abile, che diventa addirittura micidiale quando si impara a gestire con perizia la sua mossa speciale. Premendo e il protagonista viene teletrasportato di fronte a un nemico e, oltre a godere di alcuni istanti di invincibilità, ha l’opportunità di sfoderare una delle sue combo devastanti senza dover prima superare una cauta manovra di avvicinamento. Questo significa che, ancor più di Dante, Vergil va visto come un combattente dinamico, che fa della rapidità la sua arma principale. La sola fase in cui il gemello cattivo è inferiore per efficacia a quello buono è la fase aerea, che dura molto poco e non permette di portare a segno un numero di fendenti volanti pari a quelli di cui è capace Dante.
Il nostro viaggio alla riscoperta di Devil May Cry 3 termina qui. Prima di salutarvi vogliamo però spendere due parole per giustificare gli aspetti non del tutto convincenti della Special Edition. È vero, la storia di Vergil non c’è e il suo stile di combattimento è uno solo, ma non bisogna ignorare che questo non è un nuovo episodio. Per assaporare le rivoluzioni avremo tempo e avremo soprattutto bisogno di una nuova console. Per adesso accontentiamoci di un giocone più accessibile e di un capolavoro più divertente.

Verdetto
Non è rivoluzionaria perché non deve esserlo! La SE aggiunge un personaggio giocabile, un boss parecchio scarso e rende più logici i salvataggi. Quindi mezzo punto in più rispetto all’originale.
 
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