MrPsykarl88
Paranoid android
Ecco l'inizio di quella che potrebbe diventare una nuova storia. Sottolineo più e più volte il potrebbe...
Intanto buona lettura...
Avvolta tra le pieghe delle lenzuola, era pronta per un'altra mattina di nullafacenza.
Fuori il sole brillava alto ma, volta la testa per ricercarne l'abbraccio, le parve di contemplare una cartolina speditale da un mittente ignoto. Tutto non era più reale di quanto lo sarebbe potuto essere un quadro surrealista.
Le sensazioni erano quelle, le tinte erano quelle, mancava solo un punto focale che facesse da perno a quel suo dipinto. A differenza di un'opera d'arte, la sua vita non aveva macchie che si stagliassero dallo sfondo incolore della quotidianità. Aveva l'impressione di non aver mai parlato realmente con nessuno, di essersi sempre scambiata stanchi rituali con ombre antropomorfe.
- Ma se non sono io la protagonista del mio mondo, chi potrebbe esserlo?
Si drizzò sul cuscino, tesa da capo a piedi come in ascolto di un segnale, di una qualche risposta che lei, da sola, non aveva saputo trovare.
Una nuvola passò a oscurare il sole, inondando la stanza di ombre e chiaroscuri.
Ma fu giusto un momento perchè la luce tornò ad accecarla più violenta di prima...Nulla era cambiato.
“Sarebbe passata in ogni caso quella nuvola?”
Si alzò dal letto, non poteva trascorrere un istante in più a domandarsi se il cielo avrebbe avuto risposte per lei.
Stava per svoltare un angolo, quando si sentì attratta dalla chitarra che giaceva ammuffita ormai da anni, nella penombra del ripostiglio.
Tenuta appesa a un chiodo da un nastro di cuoio, penzolava come se un alito di vento fosse appena entrato da qualche fessura. Spiffero che non poteva in alcun modo esistere.
Si guardò attorno...tutte le finestre erano chiuse.
Non sentiva l'impulso di suonarla, quella chitarra, ma ad ogni modo se la prese in braccio e iniziò a scrutare dentro il buco, sempre più in profondità, sempre più assorta. Non passò molto tempo prima che non le importasse più nulla di ciò che era aldifuori.
Si vide camminare tra le corde, si sentì fluttuare tra i grumi di polvere; le note che generavano i suoi passi diventavano i suoi pensieri, e l'odore del legno la dimora che un tempo identificava come casa sua.
Continuò ad avanzare verso il fondo della cassa armonica, ma ora non c'era più alcun limite, il legno pareva stendersi a profondità tali da dare le vertigini.
E la musica pareva non volersi fermare mai. C'era mai stato un tempo in cui aveva udito quella melodia? No, non c'era stato, eppure quelle note avevano qualcosa di familiare.
I suoni creavano ponti di luce che dalle corde di dipartivano verso il buio incombente. Una via era comunque diversa; deviando dal groviglio del resto delle vie luminose, chi l'avesse seguita avrebbe notato qualcosa di diverso: c'era qualcosa nel fondale verso cui quella strada sembrava condurre.
Una presenza di vita...
Un colore...
Forse.
Intanto buona lettura...
I
Avvolta tra le pieghe delle lenzuola, era pronta per un'altra mattina di nullafacenza.
Fuori il sole brillava alto ma, volta la testa per ricercarne l'abbraccio, le parve di contemplare una cartolina speditale da un mittente ignoto. Tutto non era più reale di quanto lo sarebbe potuto essere un quadro surrealista.
Le sensazioni erano quelle, le tinte erano quelle, mancava solo un punto focale che facesse da perno a quel suo dipinto. A differenza di un'opera d'arte, la sua vita non aveva macchie che si stagliassero dallo sfondo incolore della quotidianità. Aveva l'impressione di non aver mai parlato realmente con nessuno, di essersi sempre scambiata stanchi rituali con ombre antropomorfe.
- Ma se non sono io la protagonista del mio mondo, chi potrebbe esserlo?
Si drizzò sul cuscino, tesa da capo a piedi come in ascolto di un segnale, di una qualche risposta che lei, da sola, non aveva saputo trovare.
Una nuvola passò a oscurare il sole, inondando la stanza di ombre e chiaroscuri.
Ma fu giusto un momento perchè la luce tornò ad accecarla più violenta di prima...Nulla era cambiato.
“Sarebbe passata in ogni caso quella nuvola?”
Si alzò dal letto, non poteva trascorrere un istante in più a domandarsi se il cielo avrebbe avuto risposte per lei.
Stava per svoltare un angolo, quando si sentì attratta dalla chitarra che giaceva ammuffita ormai da anni, nella penombra del ripostiglio.
Tenuta appesa a un chiodo da un nastro di cuoio, penzolava come se un alito di vento fosse appena entrato da qualche fessura. Spiffero che non poteva in alcun modo esistere.
Si guardò attorno...tutte le finestre erano chiuse.
Non sentiva l'impulso di suonarla, quella chitarra, ma ad ogni modo se la prese in braccio e iniziò a scrutare dentro il buco, sempre più in profondità, sempre più assorta. Non passò molto tempo prima che non le importasse più nulla di ciò che era aldifuori.
Si vide camminare tra le corde, si sentì fluttuare tra i grumi di polvere; le note che generavano i suoi passi diventavano i suoi pensieri, e l'odore del legno la dimora che un tempo identificava come casa sua.
Continuò ad avanzare verso il fondo della cassa armonica, ma ora non c'era più alcun limite, il legno pareva stendersi a profondità tali da dare le vertigini.
E la musica pareva non volersi fermare mai. C'era mai stato un tempo in cui aveva udito quella melodia? No, non c'era stato, eppure quelle note avevano qualcosa di familiare.
I suoni creavano ponti di luce che dalle corde di dipartivano verso il buio incombente. Una via era comunque diversa; deviando dal groviglio del resto delle vie luminose, chi l'avesse seguita avrebbe notato qualcosa di diverso: c'era qualcosa nel fondale verso cui quella strada sembrava condurre.
Una presenza di vita...
Un colore...
Forse.