Varie Kuroi Kumo

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
ATTENZIONE
Questa Fic può essere letta solamente da quelli che avevano letto la mia precedente Fic, questa qua: ODSTARVA'S
Chiunque ignorasse questo avviso, e la leggesse senza aver letto la precedente, non può comprenderla fino in fondo.


@ tutti quelli che invece l'hanno letta.
Beh, eccoci qui finalmente (ma anche no) :D!!
Sonosicuro che non vedevate l'ora che io pubblicassi questa roba, eh?
Tutti, in coro: NOOOOOOOOOO!!!
Grazie, grazie lo so, :cool:... Beh, visto che siete così impazienti di leggerla (o magari io di liberarmene)... Ecco qua, il già promesso ed ampiamente annunciato racconto che parlerà di alcuni personaggi che nella precedente storia rimangono avvolti nel mistero...
Avvertenza, può essere decisamente più "pesante" dell'altra. Quindi... Beh leggetela a vostro rischio e pericolo... Godetevela!! :D :D :D
Ah, è una MINI-fic, perciò non sarà lunghissima (61278139177635 episodi, circa... Non so, devo ancora finirla :p :D).

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-Spazio vuoto-

Un ragazzo, vestito con una maglia di uno spento colore bordeaux ed i jeans scuri abbastanza attillati, era disteso a terra, privo di sensi. Aveva i capelli color paglia, e si notava sulla mano destra uno strano guanto di quella che sembrava pelle marrone, che ne copriva solo le prime tre dita. Indossava anche due spalline forgiate con il resistente ma leggerissimo mithril.
Riprese i sensi lentamente. Gli sembrava di essere tornato piccolo, e di sentire una dolce ninnananna che lo voleva spingere ancora una volta fra le braccia di Morfeo. Rimase per un po' intontito con gli occhi chiusi, era piacevole in fondo. Poi si rese conto che non avrebbe potuto rimanere lì per sempre, e lentamente aprì gli occhi azzurri come il mare. Si alzò in piedi. Alzò la mano destra, quella con il guanto. L'aprì e la chiuse più volte. Poi fece lo stesso con la sinistra.
Cloud: Sono... Ancora vivo?
????: Non proprio.
Cloud mise mano alla sua spada, ma si accorse che non c'era. Si tastò la schiena a vuoto. Alzò allora i pugni, sperando che il suo avversario non fosse pericolso. Lo guardò, e vide una figura vestita con una maglia bianca a maniche lunghe e dei pantaloni grigio chiarissimo. Indossava dei polsini e dei gambali di mithril grigio chiaro, finemente lavorati a motivi floreali. Aveva i capelli biondi, ma più pallidi rispetto a quelli di Cloud, ed aveva gli occhi celesti come il mare, come quelli di Cloud. Anzi, forse un po' più scuri.
Cloud: Wind...
Il giudice, anzi, ormai ex-giudice, non rispose, ma continuò a fissare Cloud dritto negli occhi.
Cloud:... Dove siamo?
Wind scrollò le spalle.
Wind: Non lo so. Tu che dici?
Cloud si guardò intorno, pur sapendo che intorno a lui non c'era nulla. Con sua sorpresa si ritrovò in un villaggio pieno di persone. Riconobbe subito il suo villaggio natale.
Cloud: Fahret...
Wind: Non saprei, non ci sono mai stato. Siamo a Fahret?
Cloud annuì. Poi si rese conto di una cosa: non nutriva più alcun desiderio di uccidere Wind, quando era stata la sua unica ragione di vita, poco tempo prima.
Cloud: Che ci facciamo a Fahret?
Wind: Non lo so. Sei tu che hai voluto venire qui.
Cloud stava per dire che non aveva deciso lui dove andare, ma vide una scena che lo paralizzò. Un bambino con i capelli color paglia, non dimostrava più di quattro anni, era seduto con una gamba dritta ed una piegata sotto una quercia. Indossava una maglia nera e dei pantaloni blu scuro. Era in un asilo, ed intorno a lui c'erano molti bambini che correvano e giocavano, ma lui era in disparte e non giocava con nessuno, senza muoversi.
Ad un certo punto gli si avvicinò una ragazza con i capelli lunghi e neri, e gli occhi verdi.
Cloud: Tifa...
Si avvicinò un po', per sentire il dialogo fra i due bambini, anche se in verità se lo ricordava benissimo. Wind rimase indietro, con le braccia conserte. Cloud si nascose dietro ad un albero, ed iniziò ad ascoltare.
Tifa: Ciao!
Il giovanissimo Cloud aprì gli occhi azzurri come il mare, e guardò la bambina, senza tuttavia risponderle.
Tifa: Tu ti chiami Cloud, vero?
Cloud: Si.
Tifa: Io mi chiamo Tifa, molto piacere.
Il bimbo Cloud ancora una volta non rispose.
Tifa: Vuoi essere mio amico?
Cloud:... Perchè?
Tifa scrollò le spalle.
Tifa: Così... Tu hai altri amici?
Cloud: No.
Tifa: E perchè?
Cloud: Gli altri dicono cose brutte su di me.
Tifa: Lo so. Sono degli stupidi. Io non ti prendo in giro.
Cloud: Dicono... Che i miei genitori sono cattivi. Ma non è vero. Sono solo poveri, e non possiamo comprare le stesse cose che comprano anche gli altri bambini...
Tifa: E ti vogliono bene?
Cloud: Certo!
Da dietro l'albero dove si era nascosto, l'adulto Cloud non potè trattenersi dal pensare che se i suoi genitori gli avessero davvero voluto bene non lo avrebbero di certo... Di certo... Cosa? All'improvviso, non appena tentò di violare quel ricordo, la testa iniziò a scoppiare di dolore, e lui cadde con la faccia sull'erba fresca.
Sentiva diverse voci dentro la sua testa.
"Tu ti chiami Cloud, vero?"
"Eccolo qui..."
"Finalmente, fatelo entrare lì."
"Ciao, mi chiamo Cid..."
"Non dargli retta, è solo un pallone gonfiato!"
"Cloud vieni, andiamo in un posto."
"Cosa avevamo detto? Ah, si... 800 Guil, giusto?"
"Mamma! Mamma, papà! Dove andate?"
"Io sono di sicuro il più forte qui dentro!"
"Sta scappando! Acciuffatelo!"
"Vuoi essere mio amico?"
Le voci continuavano, ma si sovrapponevano una all'altra, diventando impossibili da decirare, e l'adulto Cloud perse i sensi.
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Nessun commento? ç__ç
Pazienza :D Episodio 2!! :)

-Spazio vuoto-

Cloud si alzò e si tastò la fronte: non faceva più male. Erano di nuovo in quell'immenso spazio vuoto.
Wind: Ti sei alzato, finalmente.
Cloud: Dove siamo?
Wind: Come sei noioso. Ti ho detto che non lo so. Questo posto è il riflesso dei tuoi pensieri, non dei miei.
Cloud: Il riflesso dei miei pensieri?
Wind: Sì.
Cloud: E perchè siamo qui?
Wind: Siamo? Ora che i nostri due frammenti di anima si sono uniti, io sono te.
Cloud: D'accordo, allora perchè sono qui?
Wind: Per riscoprire il tuo passato.
Cloud: E perchè dovrei? Sono morto, ormai... No? Che importanza può avere?
Wind: Intanto lo hai detto solo tu, che sei morto.
Cloud: Ma se hai detto che non sono vivo...
Wind: Non cogli le sfumature. Non esiste solo essere "vivi" o "morti".
Cloud: E se non sono nè vivo, nè morto... Che diavolo sono?
Wind: Sei un'anima, un'anima senza corpo.
Cloud si guardò, come per dire che gli sembrava di averlo visto, il suo corpo. Wind scosse il capo, rassegnato.
Wind: Oh, sì. Quello è un corpo, sono d'accordo. Ma credi veramente che il tuo corpo possa essere davvero tornato indietro nel tempo? E che in questo viaggio abbia visto sè stesso da bambino?
Cloud non rispose. Effettivamente era un po' improbabile.
Wind: Come immaginavo. Noi non eravamo davvero lì, ma allo stesso tempo neppure tutte quelle persone erano lì. In realtà non ci siamo mai mossi da qui.
Cloud: E allora che cos'era quello?
Wind: Un ricordo. Un ricordo, che rappresentava un'ombra del bambino Cloud, un'ombra della bambina Tifa, le ombre degli altri bambini... Esattamente come li ricordi tu. Ma non era reale, non stava succedendo davvero. Capisci?
Cloud: Sì, capisco. Ma ora che succede? Appena ho provato a ricordare qualcos'altro... Ho avuto un blocco, e non sono riuscito a vedere più nulla.
Wind: Ora capisci perchè siamo qui? Devi recuperare i tuoi ricordi, uno alla volta, in ordine cronologico.
Cloud: Sì, ma a quale scopo?
Wind: Lo scopo -ribattè Wind- è quello di ritrovare te stesso.
Cloud: E perchè...
Wind: Perchè devi ritrovare te stesso? Ora hai di nuovo la tua anima, ma senza i tuoi ricordi... Non sei ancora te stesso fino in fondo.
Cloud: Ma ormai non ha più importanza essere me stesso. Sono morto.
Wind: E chi ha detto che non ha importanza essere se stessi dopo la morte? -si girò di spalle- E comunque ti ripeto che sei solo tu convinto di essere morto.
Wind alzò un braccio, ed immediatamente arrivò un'immagine, come un quadro, di Cloud bambino e Tifa accovacciata vicino a lui.
Wind: Questo è il ricordo che hai appena vissuto. Cosa è successo dopo?
Cloud: Dopo...
Iniziò a pensare. Cosa era successo dopo? Immediatamente accanto all'immagine di lui e Tifa da piccoli, apparse un'altro schermo. Era tutto nero, e non si vedeva assolutamente nulla. Cloud lo guardò, incredulo.
Wind: Entriamo.
Subito dopo entrò nello schermo e lo attraversò. Poi sparì. Cloud rimase un attimo fermo, poi seguì Wind.
Si ritrovò catapultato in una casa in rovina, con le pareti tutte crepate e rovinate. La riconobbe: era casa sua. Poco dopo sentì la porta aprirsi, ed entrarono due persone, con la faccia avvolta da una nube nera. Da una delle due nubi spuntavano dei lunghi capelli color paglia, crespi e sporchi. Cloud tentò di nascondersi, ma Wind lo fermò.
Wind: Non possono vederci nè sentirci.
Cloud guardò di nuovo quelle nubi nere che coprivano i volti di quelli che aveva riconosciuto come i suoi genitori.
Cloud: Cos'è quella nube nera?
Wind: Una cosa che non ricordi, o che hai rimosso.
Cloud: Rimosso?
Wind: Sì. Per rabbia. Dolore. Sofferenza. E' possibile farlo.
All'improvviso arrivò dal piano di sopra il bambino Cloud, e salutò i suoi genitori allegramente.
Cloud: Ciao, mamma! Ciao papà!
Mamma: Ciao, Cloud...
La voce di lei era triste e trascinata.
Papà: Ciao Cloud.
La voce di lui era fredda e profonda.
Cloud: Ho conoscuto una bambina, si chiama Tifa!
Mamma: Bravo, bravo...
Si lasciò cadere su una sedia, seguita dal marito. Erano sfiniti, avevano lavorato fino a quel momento senza mai fermarsi, ma neppure questa sera sarebbero riusciti a mettere qualcosa sotto i denti.
L'adulto Cloud provò un senso di amarezza che lo pervase interamente.
Poi tutto svanì in una nube nera.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Woooooow, che figata!!!
Complimenti Od, due episodi scritti divinamente.. e c'è un aspetto filosofico decisamente più complicato di quanto mi aspettassi. Veramente complimenti, aspetto i prossimi episodi :D :D
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Woooooow, che figata!!!
Complimenti Od, due episodi scritti divinamente.. e c'è un aspetto filosofico decisamente più complicato di quanto mi aspettassi. Veramente complimenti, aspetto i prossimi episodi :D :D

(Aspetto filosofico? Ma di cosa sta parlando? Oh! Un momento, posso sfruttarlo a mio vantaggio, ho fatto una roba filosofica, neh!)
Hem, hem... Grazie mille, Doom, ero certo che avresti apprezzato l'aspetto filosoficissimo di questa fic :cool:.
A parte gli scherzi, grazie mille! :D

Ahem, episodio 3 in arrivo! :)

-Spazio vuoto-

Cloud:... Ancora questo posto?
Wind: L'archivio delle tue memorie. L'antro dei ricordi.
Cloud si guardò intorno, per vedere l'archivio, che forse ad una prima occhiata poteva essergli sfuggito. Invece era ancora in quello spazio vuoto, con la differenza che questa volta c'erano due figure: lui da piccolo seduto a terra con Tifa da piccola china su di lui, e poi una squallida cucina, vuota e povera.
Cloud:... Ne vedo solo due.
Wind: Perchè ne hai solo due.
Cloud: Non è vero. Io mi ricordo benissimo quello che è successo con Manuel e Lightning.
Dicendolo apparve una nuova figura, l'immagine di loro tre nel treno.
Wind: Sì, è vero. Ma se te lo ricordi non ha senso andarlo a vedere.
Cloud: Allora questo posto... Sono i miei ricordi?
Wind: Impressionante. Davvero.
Cloud colse il sarcasmo, ma non se la prese. Non era certo facile orientarsi in un posto del genere, e capire dove ci si trovava. La faceva tanto facile Wind.
Cloud: Sembra che tu ne sappia più di me.
Wind: Sembra di sì, ma è solo perchè seguo il mio istinto.
Cloud: Il tuo... Istinto?
Wind: Sì. Mentre tu ti ostini ad usare la ragione, devi sapere che qui dentro non serve a molto. Devi lasciarti andare e fidarti del tuo istinto.
Cloud non era molto convinto, ma decise di non ribattere.
Cloud: E tu perchè sei con me?
Wind: Io non sono con te. Sono te. Ed in questa storia ci sono anche io, comunque. Non ti sei mai chiesto perchè la tua anima fosse separata in due parti?
Appena Cloud si fece questa domanda, la testa iniziò a scoppiare di dolore.
Wind: Ci arriveremo per gradi. Non sforzarti, ti fai solo del male inutile.
Cloud era in ginocchio, e si teneva la testa. Cercò di rialzarsi e di ignorare quelle voci così insitenti. Appena si alzò in piedi le voci sparirono. La testa faceva ancora male, ma riusciva a stare in piedi almeno.
Wind: Te la senti di proseguire?
Cloud annuì, barcollante. Poi cercò di ricordare cosa fosse successo dopo all'ultimo ricordo che lui e Wind avevano vissuto, e come l'altra volta comparse uno schermo nero. Guardò Wind negli occhi marroni, e saltò dentro. L'ex-Giudice lo seguì subito dopo.
Atterrarono in un treno affollato. Era una giornata buia, grigia, triste, ma non pioveva.
Il bambino Cloud era fra sua madre e suo padre, ancora avvolti da quella nube nera, come tutti gli altri passeggeri del treno.
Sembrava che fossero passati almeno due anni dall'ultimo ricordo, Cloud dimostrava non meno di sei-sette anni. Era diventato alto e magrissimo, era pallido ed aveva un'aria malaticcia, un bambino denutrito. Le fosse che aveva sulle guance erano scavate e sporche d'olio. Erano sporche d'olio perchè da quasi un anno aveva iniziato ad aiutare il padre nel suo lavoro di operaio in una fabbrica imperiale. Il suo compito era quello di lucidare e lubrificare i pezzi dei grandi robot chiamati berserker (un modello precedente al goblin, molto più rozzo), prima dell'assemblaggio finale, e talvolta gli capitava di asciugarsi il sudore con le mani sporche d'olio.
Ma non era abile, e veniva rimproverato dal padrone della fabbrica e da suo padre. Era un peso per i suoi genitori, un imprevisto, un errore, una cosa che non sarebbe dovuta accadere.
L'adulto Cloud ricordò quella scena nel treno con i suoi genitori, e notò il modello del treno, un treno con la locomoticva nera e lucida, e le carrozze rosse a parte la prima con il carbone, tutta nera. Un Ginevra, come quello che aveva ospitato lui e Lightning poco tempo prima, solo che quando lui era bambino quel treno era nuovo fiammante. L'Hammerhead, quello che lo aveva portato a Vastus (sempre poco tempo prima) era stato inventato solo quattro anni più tardi. Cloud e Wind si sedettero su due sedili, coscenti di essere invisibili a tutti, ed iniziarono ad ascoltare.
Cloud: Mamma! Mamma, dove stiamo andando?
Mamma: Andiamo dal dottore.
Cloud: Ma io sto bene!
Non era vero, era troppo magro e pallido. Ma non era neppure vero che stavano andando dal dottore, in effetti.
Papà: Andiamo dal dottore, punto.
Cloud: E perchè?
Mamma: Non ti preoccupare di questo, Cloud.
Il bambino Cloud non andò oltre, ma mise il broncio. Non era arrabbiato, rifletteva sui probabili motivi per andare dal dottore. Forse stavano male i suoi genitori.
Il treno si fermò, ed i genitori di Cloud si alzarono.
Mamma: E' la nostra fermata. Vieni, Cloud...
Cloud si alzò e li seguì, uscendo dal treno. Poco dopo guardò il Ginevra andarsene. Anche L'adulto Cloud e Wind erano scesi, e si preparavano a seguire la famiglia del bambino. La loro famiglia, in effetti.
Madre, padre e figlio si incamminarono verso una collina.
Cloud: Ma il dottore non sta lì, me lo ha detto una amica dove sta il dottore. Lo sapeva perchè la sua mamma è andata lì a fare il suo fratellino...
Mamma: Ma questo è un dottore... Speciale.
Papà: Ci siamo quasi, ormai.
Non appena ebbero oltrepassato la collina, per Cloud e Wind si fece tutto buio ancora una volta.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
(Aspetto filosofico? Ma di cosa sta parlando? Oh! Un momento, posso sfruttarlo a mio vantaggio, ho fatto una roba filosofica, neh!)

Beh, sarà che io cerco sempre tutti i possibili dettagli nelle storie, ma ti giuro che non sono riuscito ancora a capire dove quella filosofia vuole andare a parare.. ci sono tantissime parti (qui e nella fic precedente) in cui c'è qualcosa di non scritto che però si capisce, DEVONO essere lì da qualche parte, ma non le vedi.. anche se non ho ancora capito se c'è un pensiero unificante che collega tutto (al che ti colloca di diritto nell'Olimpo degli scrittori) o no.. però se anche non c'è, sarebbe interessante pensarci :D :D

Cloud: Non è vero. Io mi ricordo benissimo quello che è successo con Manuel e Lightning.
Dicendolo apparve una nuova figura, l'immagine di loro tre nel treno.
Wind: Sì, è vero. Ma se te lo ricordi non ha senso andarlo a vedere.
Cloud: Allora questo posto... Sono i miei ricordi?
Wind: Impressionante. Davvero.
Cloud colse il sarcasmo, ma non se la prese. Non era certo facile orientarsi in un posto del genere, e capire dove ci si trovava. La faceva tanto facile Wind.
Cloud: Sembra che tu ne sappia più di me.
Wind: Sembra di sì, ma è solo perchè seguo il mio istinto.

Indipendentemente da com'è la storia, ma Wind non può semplicemente affogare?!? :D :D
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Beh, sarà che io cerco sempre tutti i possibili dettagli nelle storie, ma ti giuro che non sono riuscito ancora a capire dove quella filosofia vuole andare a parare.. ci sono tantissime parti (qui e nella fic precedente) in cui c'è qualcosa di non scritto che però si capisce, DEVONO essere lì da qualche parte, ma non le vedi.. anche se non ho ancora capito se c'è un pensiero unificante che collega tutto (al che ti colloca di diritto nell'Olimpo degli scrittori) o no.. però se anche non c'è, sarebbe interessante pensarci :D :D

Mah, io tutto bene dai... Tu?Scherzo, dai! Comunque... Beh un lato filosofico c'è davvero, in effetti...xD

Indipendentemente da com'è la storia, ma Wind non può semplicemente affogare?!? :D :D

Imparerai ad amarlo.
NO! NON AMARLO MAI!
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Te e il tuo bianco.. ho dovuto fare "Quote" per leggerlo!!! :D :D

BWAHHAHHAA! Diabolico, eh?
However, episodio 4 :)!

-Antro dei ricordi-

Cloud e Wind si ritrovarono ancora una volta in quello che Wind aveva definito "Antro dei ricordi". Cloud questa volta non perse tempo, pensò subito al ricordo successivo. Sentiva che era vicino a scoprire molte cose.
Successe di nuovo: un'enorme schermo nero si posizionò subito dopo all'immagine della sua famiglia in treno.
Wind: Hai fretta?
Cloud: Sento... Che siamo vicini.
Wind alzò lo sguardo, poi lo abbassò.
Wind: Sì, lo sento anch'io.
Cloud fece per saltare nello schermo nero, ma Wind lo prese per un braccio.
Wind: Fossi in te ci andrei piano, con i ricordi. Hai sentito cosa succede, a cercare di ottenere un ricordo troppo in fretta, no?
Cloud ripensò a quei dolori terribili alla testa, e si toccò il cranio, istintivamente.
Wind: Esatto. Quindi... Cerca di non essere impaziente, Black Cloud.
Cloud: D'accordo. Ora andiamo.
Wind: Ma... Mi hai ascoltato?
Ma Cloud era già saltato nello schermo nero. Wind scosse la testa.
Wind: Impressionante, come sempre del resto.
E seguì Cloud nello schermo.
Si ritrovarono nello stesso punto di dove si era interrotto il ricordo precedente, al di là della collina. Cloud e Wind videro finalmente la destinazione finale della famiglia del bambino Cloud, che ancora non definivano loro. Una rocca grigia e tetra, con molte torri alte e povere di finestre. Sembrava una specie di prigione. Seguirono la famigli in silenzio, senza perdersi una parola.
Cloud: Quanto manca?
Mamma: Guarda, è quella. Ci siamo quasi.
Il padre di Cloud non aveva detto una parola durante tutto il viaggio. Era una presenza incombente alle spalle della moglie ed il figlio, senza aprire bocca. Era preoccupato. Era davvero la cosa giusta da fare? Sì, ne avevano bisogno.
Pochi minuti dopo arrivarono al cancello. Li accolse un altoparlante, sopra il campanello, prima che potessero suonare.
???: Sì?
Papà: Siamo i signori Strife.
???: Ah, sì, sì... Venite, entrate pure...
Il cancello automatico si aprì cigolando, e lasciò entrare i tre, seguiti a ruota da Wind e l'adulto Cloud.
Oltrepassato il giardino entrarono nella rocca, e trovarono un signore che dimostrava sui cinquant'anni, con una vistosa gobba, il naso arcigno e una calvizia incombente. I pochi capelli che aveva erano neri, ed evidentemente tinti. Portava anche un paio di spessi occhiali.
???: Ah, eccovi finalmente.
Papà: Dr.Hojo... Possiamo procedere?
Hojo: Ma certo, seguitemi.
Li condusse attraverso il maestoso ingresso, pieno di statue e tappeti. C'erano anche due rampe di scale larghe ed alte. Salivano a semicerchio, e gli scalini erano ricoperti da lunghi tappeti rosso e oro. La stanza era illuminata debolmente, dalla tremolante luce del fuoco di poche torce appese qua e là sulle pareti.
Il Dr.Hojo si fece seguire su una delle du scalinate, e li fece accomodare in una stanza diversa dalla prima: piccola e stretta, le pareti grigie e lisce, illuminate da abbondante luce elettrica, ed il pavimento in piastrelle bianche, lisce e scintillanti. L'unico arredo della stanza era una scrivania grigia, sopra della quale c'era una penna nera.
Un ufficio. Hojo si sedette dietro alla scrivania, aprì un cassetto ed estrasse un fascicolo, che porse ai genitori di Cloud, insieme alla penna.
Hojo: Dovete firmare in basso a destra, su tutte le pagine.
Il padre di Cloud non lesse neppure, iniziò a firmare i fogli uno dopo l'altro.
Papà: Fatto.
Hojo: Bene, potete andare.
Papà: Dove sono i nostri soldi?
Hojo: Giusto. Cosa avevamo detto? Ah, sì... 800 Guil, giusto?
Hojo estrasse un blocchettò scribacchiò qualcosa, strappò il foglietto e lo consegnò al padre di Cloud, che lo scrutò diffidente. Poi lo intascò.
Papà: Arrivederci.
Hojo: Oh, arrivederci a voi, e buona giornata.
Cloud si alzò, e fece per seguire i suoi genitori.
Hojo: Cloud... Tu dovresti rimanere qui con me.
Cloud all'inizio credeva scherzasse, così guardò la madre, che evitava il suo sguardo, quindi guardò il padre. Che indicò con in gesto noncurante del capo il dottore, come a confermare le parole uscite dalla sua bocca.
Cloud: Mamma! Mamma, papà! Dove andate?
Mamma: Dobbiamo andare via, Cloud...
Cloud: Oh... Ma poi venite a prendermi, non è vero?
Sua madre e suo padre si guardarono. Per fortuna rispose il Dr.Hojo.
Hojo: Ma certo che verranno! Ma nel frattempo tu rimarrai con lo zio Hojo, ok?
Cloud:... O... Ok. Ciao, mamma! Ciao papà!
Mamma: Ciao... Cloud...
Il padre emise una specie di grugnito, poi se ne andò con la moglie. Appena chiuse la porta, Hojo battè le mani.
Hojo: Bene, cosa ne dici se andiamo dagli altri bambini?
Cloud: Altri bambini?
Hojo: Sì, sì... Non sei mica da solo qui dentro... Avanti, seguimi.
Aprì una porta che si mimetezzava perfettamente con il muro, che era sfuggita al bambino Cloud, e pure all'adulto.
I due Cloud e Wind seguirono Hojo nello stretto corridoio. L'ultimo si fermò vicino ad una porta, e la indicò a Cloud.
Hojo: Qui dentro, sono qui. Io vengo più tardi, nel frattempo vi conoscete e fate amicizia, ok?
Cloud: Ok.
Il bambino Cloud entrò, seguito da un sè stesso ventiseienne e Wind. C'erano due bambini dentro. Anzi, due ragazzi. Uno dimostrava sui quindici anni, l'altro non più di dodici. Il più grande aveva i capelli marroni e gli occhi marroncino molto chiaro, quasi ocra, e si iniziava a distinguere sul suo volto una leggera barbetta ed i baffetti. L'altro aveva i capelli neri con un ciuffo che arrivava al mento, e gli occhi azzurri come il ghiaccio.
 
a me piace però per come sono fatto io una presenza estrema di dialoghi così rovina la lettura, troppi dialoghi secondo me, il resto fila che è un piacere
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
-Laboratorio di Hojo-
--Sala d'attesa--

???: Ciao, mi chiamo Cid...
Il ragazzo con i capelli neri aveva parlato per primo a Cloud, ma questo non aveva risposto, diffidente.
???: Sei piccolo. Quanti anni hai?
Cloud: Sette.
???: Che piccolo. Come ti chiami?
Cloud: Cloud.
???: Lui -indicò l'altro ragazzo- è più grande di me, ma non è più forte. Io sono di sicuro il più forte qui dentro!
?????: Non dargli retta, è solo un pallone gonfiato!
Il secondo ragazzo aveva parlato. Sorrideva, sembrava amichevole. Non come l'altro ragazzo, che aveva un tono molto prepotente ed arrogante, quasi di sfida. Anche l'abbigliamento esprimeva questa evidente diversità.
Il ragazzo dai capelli neri era vestito con una maglia a maniche lunghe viola, il colore della magia, dell'ambiguo, del mistero. Poi indossava un paio di pantaloni neri gonfi, che terminavano dentro un paio di stivali di pelle, sempre dello stesso colore. L'altro ragazzo, invece, era vestito con una maglietta a maniche corte ed un giubbino senza maniche ocra. Sulle gambe portava dei jeans di un blu molto acceso, ed indossava un paio di scarpe di velluto verde, con la suola alta e bianca.
Cid: Ah, si? Bene, dimostrami che tu sei più forte di me.
?????: No, ti ho detto che non voglio combattere.
Cid: Allora hai paura.
?????: Come vuoi tu. Comunque -si rivolse a Cloud- io mi chiamo Rocky, molto piacere.
Cloud si sedette, e Cid iniziò un resoconto dettagliato delle sue presunte epiche imprese, nonostante avesse non più di dodici anni. Cloud non credeva a metà di quello che diceva. Ma non si sentiva? Era ridicolo.
Rocky invece si mostrava interessato, ma solo ora l'adulto Cloud poteva capire che stava abilmente fingendo. E sorrise sotto i baffi.
Poco dopo tutto svanì. Cloud si ritrovò insieme a Wind nell'"Antro dei ricordi".
Cloud: Perchè si è fermato?
Wind: Guardati. Ascolta il tuo corpo.
Cloud dapprima non capì, poi però sentì una fitta allo stomaco. E contemporaneamente una alla testa. Cadde in ginocchio e sputò sangue. Le gocce non toccarono terra, svanirono in delle piccole nubi di polvere rossa.
Wind: Ti avevo avvisato. Hai forzato troppo la tua memoria, ora ne subirai le conseguenze.
I suoi occhi, azzurro chiarissimo come il ghiaccio, non mostravano pietà. Però non erano crudeli, anzi. Mostravano una profonda sensibilità.
Cloud cadde a faccia in giù. Il dolore lo lacerava, gli sembrava di essere avvolto dalle spire di un enorme serpe, soffocava, non riusciva a respirare. In più continuava a sanguinare dalla bocca. Dopo pochi minuti di agonia, che a lui sembrarono ore, il dolore svanì, così com'era venuto.
Wind: Ora vuoi ascoltarmi, e smetterla di essere così dannatamente cocciuto?
Cloud: Va... Va bene.
Wind: Allora dobbiamo riposarci. Siediti e calmati un po'. Sei stanco. Siamo stanchi tutti e due.
Cloud si sedette, e Wind di fronte a lui.
Wind: Allora, ricapitolando. Lì dentro c'erano Cid, il futuro imperatore, e quel "Rocky". Tu ti ricordi chi era Rocky?
Cloud: No. Assolutamente, non ricordo nulla di lui. Neppure ora, non lo riconosco. So per certo che durante tutto il viaggio insieme a Manuel e Lightning non l'ho incontrato.
Wind: Capisco. Neppure io, durante la mia carriera di Giudice non l'ho mai incontrato. Però, se li ricordavi, vuol dire che li stavi spiando. Birbante.
E sorrise. Cloud mise le braccia conserte.
Cloud: Umpf.
Wind: E di Hojo? Te lo ricordavi?
Cloud: No, assolutamente.
Wind: Visto? Dopotutto non sarà inutile, no?
Cloud: Possiamo ripartire ora?
Wind: Uff. Sei incorreggibile. Anche se ti dicessi di avere pazienza... Andresti comunque, non è vero?
Cloud: ... ... ...
Wind: Come immaginavo. D'accordo, Black Cloud. Andiamo.
Cloud si concentrò, come al solito, su quello che era successo dopo. Ma questa volta non apparve nessuno schermo.
Wind: Quel ricordo non era ancora finito. Siamo noi che siamo usciti prima.
Cloud guardò il ricordo che stavano visionando, ed era lì. Fermo esattamente sul momento dove si era interrotto. Sembrava messo in pausa, come un lettore CD.
Cloud: Andiamo.
Wind annuì, e seguì lo spadaccino senza spada nel ricordo.
Sembrava fossero passate un paio d'ore, almeno. Cid aveva perso ogni voglia di parlare, e giocava con l'orlo delle maniche della maglia. Rocky leggeva uno dei vecchi giornali sul tavolino di fronte a loro. Ogni tanto scuoteva la testa, oppure accennava un mezzo sorriso.
Cloud era in disparte, seduto per terra. Con una gamba dritta ed una piegata, ed un braccio appoggiato sul ginocchio. Poco dopo la porta si aprì, ed entrò una signorina sui vent'anni. Aveva i capelli verdi, e delle guance rosee. Un viso dolce e simpatico, con gli occhi verde acqua. Indossava un camice bianco, e teneva in mano un blocco di fogli.
????: Uh, Ehm... Dovreste venire con me...
Cid si alzò e passò attraverso la porta con decisione, a testa alta. Cloud si alzò ed oltrepassò la porta a testa bassa, in silenzio.
Rocky si alzò, e passando vicino alla dottoressa, le passò molto vicino con la faccia, e per un attimo si guardarono negli occhi. Rocky aveva fatto un mezzo sorriso, che mischiato allo sguardo intenso ed accattivante, lo resero terribilmente attraente. I suoi occhi ocra sembrarono scintillare. La ragazza arrossì violentemente, ed i suoi dolcissimi occhi verde-azzurri si specchiarono in quelli di lui. Si arrestò a pochi centimetri da lei.
Rocky: Con permesso.
Lei scosse la testa, come per scacciare una mosca, e si scostò goffamente, facendo cadere tutti i fogli. Si chinò a raccoglierli, imbarazzatissima. Si imbarazzò ancora di più quando Rocky si chinò ad aiutarla, sempre con quel sorrisetto. Raccolti tutti i fogli, la dottoressa si scostò leggermente, e Rocky passò. Passando fece molta attenzione a tenere la bocca semiaperta, e a passare molto vicino alla sua. Anche la dottoressa aprì leggermente la bocca.
Dottoressa: Uh...
Rocky finse di non udire o vedere nulla, e passò oltre. Come se fosse successo tutto per caso. Lei rimase a bocca aperta, in punta di piedi, rossa come un peperone. Poi scosse la testa, e le caddero di nuovo i fogli. Si chinò a raccolgierli, goffamente.
Cloud non si era perso un attimo di quella "calda" scenetta. Che tipo simpatico, quel Rocky. Eppure non si ricordava assolutamente chi fosse. Lui e Wind lo seguirono, e dopo aver percorso tutto lo stretto corridoio, arrivarono in un laboratorio enorme. C'erano tre capsule, in mezzo alla stanza, piene di un liquido verde non meglio identificato.
Hojo: Ah, benvenuti nel mio laboratorio!
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
-Laboratorio di Hojo-

Hojo: Venite, venite, accomodatevi. Dottoressa Terra!
Dalla porta dove erano arrivati Rocky, Cid, Wind ed i due Cloud, era uscita la dottoressa dai capelli verdi, che guardò prima Rocky, molto imbarazzata, poi Hojo.
Hojo: Li faccia accomodare nella stanza che avevamo detto. A parte...
Fece scorrere il dito, indicando i tre ragazzi, uno dopo l'altro, avanti e indietro. Si fermò su Cloud.
Hojo: Tu, piccolo Cloud. Avanti, vieni con me.
Cloud si fece timidamente avanti, mentre gli altri due venivano scortati in una piccola stanza dalla dottoressa Terra.
Quando gli altri due ragazzi furono spariti dietro la porta, Terra si avvicinò a Hojo.
Terra: E' proprio necessario?
Hojo: Certo, per il bene dell'umanità. Per il progresso, una nuova era.
Terra: Ma sono ragazzi... Bambini, in effetti...
L'adulto Cloud capì che in realtà per lei, più che bambino, in effetti, uno era più di un ragazzo. Quasi un uomo, in effetti.
Hojo: Ne abbiamo già parlato, dottoressa. Questi bambini sono necessari.
Terra: Ma...
Hojo: Niente "ma". Andiamo, Cloud?
Cloud (tutti e due) e Wind seguirono l'anziano signore, che li condusse vicino ad una di quelle capsule piene di liquido verde, questa recava la scritta "Kuro". Per pura curiosità, l'adulto Cloud diede un'occhiata alle altre due: una recava la scritta "Unlimited", l'altra aveva un nome, inciso. Un nome che Cloud conosceva bene. Recava il nome "Odstarva".
Cloud notò che quella con la scritta "Kuro" (dove si trovavano loro) era aperta, e che quella del liquido era solo un'illusione provocata dal riflesso delle luci sul vetro. Era l'interno della capsula ad essere verde.
Hojo: Dovresti entrare lì dentro.
Il piccolo Cloud indugiò, diffidente, davanti alla capsula. Poi entrò.
Hojo: Bravissimo, bravissimo, davvero. Sei pronto?
Il bambino Cloud annuì, l'adulto Cloud scosse la testa. Non lo era davvero, voleva solo finire in fretta.
Hojo: Bene, allora... Iniziamo!
Spinse verso il basso una leva, che fece chiudere lo sportello di vetro. Dopodichè la capsula iniziò a riempirsi di lampi bluastri, che entravano nel corpo del bambino Cloud, facendolo urlare di dolore.
Hojo: E' quasi finito... E' quasi finito...
Il bimbo Cloud era allo stremo, stava per svenire. Quando all'improvviso iniziarono a liberarsi in tutta la capsula dei raggi viola, che dopo pochi secondi frantumarono il vetro. Hojo era piuttosto stupito, Terra nascondeva il viso fra le mani. Poco dopo tutto svanì, e l'adulto Cloud vide sè stesso a terra, semisvenuto. Infatti il ricordo si fece più sfocato, più buio. Le voci rimbombavano assurdamente.
Hojo: Chi diavolo è quello?
Cloud e Wind notarono un'altro bambino disteso a terra, l'ex-giudice fece un passo avanti, non poteva crederci. Era un bambino molto simile a Cloud, pallido, alto e magro. Indossava gli stessi vestiti di Cloud, solo... Tutti bianchi. Aprì gli occhi improvvisamente, nell'iride brillavano, uno dopo l'altro, molti colori. Marrone, verde, blu, rosso... Si stabilizzarono su un azzurro molto simile, se non uguale, a quello di Cloud. Dopo aver aperto gli occhi, si alzò in piedi.
Hojo: E tu saresti...?
???: Wind.
Esatto, proprio lui. Davanti alle facce stupite dei grandi Cloud e Wind, si ergeva la figura snella del bambino Wind. Il colore dei suoi occhi cambiò pochi minuti dopo, ora erano verde chiarissimo.
Cloud guardò gli occhi dell'adulto Wind, erano rossi. Ma certo, come aveva fatto a non rendersene conto prima? Wind cambiava colore degli occhi. Notò anche che ora che almeno una parte della sua anima era sveglia, il ricordo era diventato nitido come prima.
Hojo: Wind, eh? Bene. Vieni qui?
Terra: Dottore... Cosa è successo?
Hojo: Un errore di calcolo. Abbiamo immesso talmente tanta potenza nel corpo di quel bambino, che non è riuscito a sopportarlo, e si è diviso in due.
Terra: E... Cloud è...
Hojo: Sì, certo. E' solo svenuto. Lo porto via, dottoressa, lei vada a chiamare Rocky ed attivi la capsula Odstarva. Wind, tu resta qui.
Wind: D'accordo.
Hojo prese in braccio Cloud, e lo portò fuori da un'altra porta. La dottoressa Terra alzò la leva della capsula Odstarva, e si diresse nella stanza dove aveva lasciato i due ragazzi pochi minuti prima. Entrò, e poco dopo uscì seguita da un carismatico Rocky, che si guardava intorno, a bocca aperta. Si fermarono di fronte alla capsula Odstarva.
Rocky: "Odstarva"... Chi è Odstarva?
Terra: Eh, uhm... Secondo un'antica leggenda di Ivalice, Odstarva fu un guerriero valoroso, che aveva fatto un patto con Leviatano, il drago. Aveva promesso al drago la sua anima, in cambio del suo potere, per sconfiggere il Chaos. Il drago accettò, e Odstarva sconfisse da solo tutto l'esercito di ombre del Chaos. Quando restava un solo nemico, la leggenda dice che non fu in grado di batterlo e dovette sacrificarsi per finirlo, e con lui la sanguinosa guerra contro il male che era in corso a quei tempi...
Rocky: Forte, un bel personaggio.
Sorrise, e guardò la dottoressa dritta negli occhi. Lei arrossì.
Rocky: Sei molto carina.
Terra prese fiato per rispondere, ma una porta alle loro spalle si aprì, ed entrò Hojo.
Hojo: Oh, sei già qui? Bene, iniziamo. Entra in quella capsula, per favore.
Rocky: Perchè?
Hojo: Oh, non ti preoccupare. Avanti, entra.
Rocky cercò lo sguardo della dottoressa, che però lo evitò.
Rocky: Non ci voglio entrare.
Hojo: Oh, ma che peccato. Penso che dovremo ricorrere alle maniere forti, allora.
Terra: Ma non vorrà sul serio... Usare il berserker?
Hojo: Beh, non vedo altra soluzione, a meno che...
I suoi occhi indugiarono su Wind. Poi brillarono.
Hojo: Wind, vieni qui un attimo, per favore.
Wind: Sì.
Era rimasto vicino all'altra capsula, e si avvicinò.
Hojo: Ti dispiace... Far entrare questo ragazzo dentro alla capsula?
Wind: Devo costringerlo?
Hojo: Si, con la forza, se necessario.
Wind: Sì.
Wind si posizionò di fronte a Rocky. Questo accennò un sorrisetto, che però gli rimase stampato sulle labbra, perchè subito dopo il bambino gli aveva sferrato un pugno a velocità impressionante, e lo aveva colpito allo stomaco.
Rocky indietreggiò leggermente, sputò sangue, poi cadde sul pavimento freddo.
Terra: Aah!
Alla ragazza era sfuggito un urletto di paura. Wind non le badò, afferrò Rocky e lo mise con forza dentro la capsula. Hojo era raggiante, Terra spaventata.
Hojo: Grazie, Wind. Ottimo lavoro.
Hojo tirò la leva, e lo sportello si chiuse.
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Vaff... Quadruplo post. Non commentate, mi raccomando, voglio battere il record di post consecutivi...

-Laboratorio di Hojo-

Sul piccolo schermo vicino alla capsula apparvero due figure: un corpo umano, e quello che sembrava un lungo serpente, ma che ad uno sguardo più attento si poteva ricondurre alla figura di un drago. Cloud notò anche un barattolo pieno di un liquido verde denso e viscoso, accanto allo schermo.
Hojo premette un pulsante, e l'interno della capsula prima si spense, lasciandola buia, poi si accese una luce rossa, che la illuminava sinistramente. In quel momento Rocky iniziò a riprendersi: sbattè lentamente le palpebre, poi si mosse. Dapprima disorientato, poi capì di rovarsi all'interno della capsula. Iniziò a battere sul vetro con violenza.
Hojo: Ah, fai pure, caro... E' antisfondamento.
Rocky continuò a battere sul vetro, anche con i piedi, quando all'improvviso si piegò in due, inarcando la schiena ed urlando. Da fuori non si sentiva nulla. Evidentemente Hojo aveva previsto che la cavia di questo trattamento sperimentale avrebbe urlato, e l'aveva insonorizzata, al contrario di quella di Cloud. Si appoggiò al vetro, tremando. Cercò lo sguardo di Terra, che però fissava il vuoto con la faccia di chi avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa, piuttosto che essere lì in quel momento.
Terra: Professore... La smetta... LA SMETTA!
Hojo: Ah, mia cara dottoressa... Prima o poi si abituerà a vedere soffrire le cavie...
Terra: La prego... La prego...
Hojo: Andiamo... Sarei pazzo se mi fermassi qui... Ormai è fatta...
Cloud guardò Rocky. Si stava ancora dibattendo, ma ormai era allo stremo, stava per svenire... Lo spadaccino notò anche che il liquido verde viscoso era quasi esaurito, ne restava più o meno un quarto. Hojo stava sorridendo malvagiamente, quando all'improvviso fu colpito alla spalla. I suoi vecchi arti non ressero il colpo, e l'uomo cadde sulle fredde piastrelle che ricoprivano il pavimento del laboratorio.
Hojo: Dottoressa Terra, ma che diavolo ha intenzione di fare?!?
La ragazza non rispose, ed estrasse una piccola pistola blu come il mare, con delle rifiniture argentee. La canna era formata da due tubi lisci e sottili, ed aveva all'estremità un piccolo mirino appuntito. Il manico era ricoperto con un materiale gommoso blu che aumentava l'attrito con la pelle, riducendo il rischio che potesse scivolare alla mano incerta e tremolante dei meno esperti, come la dottoressa, la cui mano tremava incessantemente. Il suo sguardo però era fermo, e determinato più che mai.
Hojo: Dottoressa... Andiamo... Mettà giù quell'arma...
Terra: Stia zitto. Stia zitto e non si muova. Altrimenti...
Lasciò che la frase si completasse da sè. Armeggiò un po' con i tasti. La luce rossa si spense, e si riaccese quella verde che c'era all'inizio. Poi la capsula si aprì. Sempre tenendo la pistola puntata contro il dottore, che non si azzardava neppure a parlare, aiutò un semicoscente Rocky ad uscire dalla capsula, facendogli passare una mano sotto la spalla. Lui aprì gli occhi del tutto, cosciente, ma debole. La ragazza gli si avvicinò sussurrando.
Terra:... Come stai?
Rocky: Presumo... Che potrei stare meglio...
Rise debolmente, più che alla sua battuta sarcastica, rideva per lo stato pietoso in cui era ridotto. Terra non rispose, sembrava che trattenesse il fiato. Teneva la pistola puntata con mano malferma verso il dottore, mentre indietreggiava verso la porta dove Hojo aveva portato Cloud poco prima. L'aprì, entrò insieme a Rocky, poi chiuse la porta. Gli adulti Cloud e Wind li segurono, ma si fermarono un attimo ad ascoltare le parole del bambino Wind, che si era fatto avanti.
Wind:... Devo andare a prenderli?
Hojo: No, tu resta qui. Sei troppo prezioso. Vai in quella stanza, ci troverai un altro bambino. Digli di aspettare lì, ancora per un po'. A loro... Ci penserò io.
Prese il telefono e lo portò all'orecchio.
Hojo: Sì. Sì, esatto. No, qui fuori. Esatto, grazie. Arrivano. Una ragazza con i capelli verdi ed un ragazzo con i capelli marroni. E forse... Anche un bambino biondo. Attento a non uccidere il bambino.
Riattaccò, e seguì con lo sguardo il bambino Wind che attraversava il laboratorio. Gli adulti Cloud e Wind entrarono nella stanza, dietro Rocky e Terra. Scattarono di corsa e raggiunsero i due ragazzi che attraversavano il corridoio. Li seguirono dentro alla seconda porta, dove c'era un bimbo biondo che dormiva profondamente. Una volta dentro, Terra abbassò la pistola, ed espirò profondamente. Poi disse la frase che era riuscita a trattenere fino a quel momento.
Terra:... Non mi pare il caso di fare lo spiritoso...
Rocky scoppiò e ridere. Poi però dovette smettere, perchè era senza fiato, e gli addominali (insieme ad ogni altro muscolo del corpo) facevano un male tremendo.
Rocky: E cosa avrei dovuto fare? Mettermi a piangere?
Terra: Beh...
Non le lasciò il tempo di rispondere, scattò in avanti con il collo e la baciò intensamente. Aveva gli occhi chiusi, ma non aveva smesso di sorridere. Aveva anche dilatato leggermente le narici, come se volesse assaporare tutto di quel bacio, persino l'odore. La reazione iniziale di lei era stata quella di spalancare gli occhi, arrossire violentemente ed alzare leggermente le braccia. Poi chiuse i suoi grandi occhi verde acqua e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, e si abbandonò a quel ragazzo che l'aveva stregata con il suo carisma, il suo sguardo intenso, penetrante ed i suoi mezzi sorrisi accattivanti. Lui le posò le mani sulla morbida pelle delle guance di lei, come per tenerla vicina. Lei posò le mani dietro alla schiena di lui, e lo strinse in un abbraccio. Poi si staccarono, e rimasero per un po' ad occhi chiusi a pochi centimetri l'uno dall'altra.
Cloud si rese conto che non aveva mai dato nulla a Tifa, nessuna dimostrazione di affetto. Nessuna carezza, nessun abbraccio, nessun bacio. All'improvviso fu assalito dai sensi di colpa. Era morto, senza dimostrare a Tifa... Beh, tutto quello che provava per lei. All'improvviso una voce risuonò nella sua mente.
"Perchè?"... Era la voce di Wind. Lo guardò, e vide che ricambiava lo sguardo."Perchè ti ostini a pensarlo?"
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
-Laboratorio di Hojo-
--Sala d'attesa n°2--

Rocky: Mmh...
Terra arrossì ancora di più. Rocky aveva fatto esattamente il "muggito" di approvazione che si fa quando si mangia una prelibatezza e se ne apprezza tutto, sapore, odore ed aspetto.
Terra: Uh... Ehm... A-andiamo...
Rocky: Sì, andiamo. Portiamo via anche lui.
Fece per prendere in braccio il bimbo, e con qualche difficoltà ci riuscì.
Terra: Ce la fai? Vuoi una mano?
Rocky: Non ti preoccupare, ce la faccio. Dov'è l'altro bambino? Quello con i vestiti bianchi? E Cid?
Terra impallidì: non ci aveva proprio pensato.
Terra: Io... Io...
L'allarme iniziò a suonare.
Terra: Non c'è tempo, scappa!
Rocky: Ma... Non possiamo lasciarlo qui!
Terra: Segui quella porta -indicò una porta allo loro spalle- troverai una sala con un tavolo e delle sedie. Prendi l'ultima porta a sinistra e segui l'ultimo corridoio. Poi sarai fuori. E' la porta sul retro.
Rocky: Non ti lascio qui.
Terra: Devo andare a salvare gli altri bambini! Tu salva quello, nel frattempo!
Rocky: Ma...
Terra: NON C'E' TEMPO! VAI!
Rocky ci pensò un attimo. Poi annuì con vigore.
Terra uscì dalla porta da dove erano entrati, e Rocky si diresse di corse dalla parte opposta con il piccolo Cloud in braccio. Cloud e Wind, quelli adulti, seguirono il ragazzo, correndo. Corsero per un po', poi si trovarono in quella sala descritta da Terra. Quella con il tavolo e le sedie. Ma Wind e Cloud si resero conto solo ora che il ricordo non era molto visibile, era tutto sfocato e confuso. In effetti non c'era più Wind bambino che guardava, quindi, evidentemente, Cloud iniziava a riprendersi, anche se non era ancora perfettamente coscente.
Rocky percorse tutto il percorso descritto dalla dottoressa dai capelli verdi (sempre seguito dalle presenze immancabili di Wind e Cloud), ed in poco tempo si ritrovarono fuori. Il cielo era grigio e buio, e minacciava tempesta. Di tanto in tanto un piccolo lampo faceva capolino fra le nuvole, anche se no pioveva. Una tempesta magnetica.
Iniziarono una corsa sfrenata, ma all'improvviso si sentì un rumore di metallo che si schiantava per terra pesantemente. Rocky si voltò, e vide una macchina spaventosa. Un robot umanoide alto almeno dieci metri e largo quattro aveva fatto la sua apparizione sul campo di battaglia. Aveva forme tozze, come se chi l'aveva progettato non avesse idea di come doveva essere fatto un umano in realtà, ma la tecnologia dell'epoca non era ancora tanto avanzata da produrre robot come il Leviathan o i goblin. Per non parlare dei Behemot. Il robot di fronte a Rocky era completamente verde militare, ed aveva in mano una grossa ed ingombrante arma simile ad un bazooka. Non c'era una vera e propria testa, era più il caso di parlare di una cabina di pilotaggio rettangolare, poco sporgente rispetto al corpo. Non aveva occhi, aveva una vetrata, come un'automobile. Solo che i vetri erano gialli. Era un berserker.
Rocky: Fantastico, ci mancava proprio.
Si girò e continuò a correre. Il pilota, che aveva ricevuto ordini precisi di non uccidere il bimbo, fu costretto a rinunciare all'idea di sparare, perciò partì all'inseguimento. Passo dopo passo, goffamente, stava per raggiungere Rocky. Questo invertì bruscamente direzione, sperando di guadagnare un po' di tempo. In effetti il robot non era troppo agile, ed ebbe qualche difficoltà a girarsi così velocemente verso sinistra.
Rocky mirava all'uscita che aveva visto in fondo. Erano ancora nel perimetro del castello. Evidentemente c'era un'uscita per ogni punto cardinale, perchè anche prima che stava andando dritto c'era una porta. Ed erano entrati nel castello da un'altra porta ancora. "Porta", forse era più il caso di parlare di cancello d'entrata.
Rocky correva, correva, correva... Raggiunse la porta, aveva dato un lieve distacco (cinquanta-sessanta metri) al robot. Fortunatamente era molto agile, e riuscì a scavalcare l'alto cancello anche con Cloud in braccio. Cloud fece per arrampicarsi. "ldiota..." era di nuovo la voce di Wind. Egli passò attraverso il cancello come se fosse stato un fantasma. "Sono solo fotogrammi della tua memoria" Cloud passò attraverso il cancello, non senza arrabbiarsi un po' con Wind. Perchè doveva farlo sempre sentire uno sciocco? Poi si disse che era stupido: Wind era parte di lui. Magari la parte più arrogante, ma sempre parte di lui.
Seguirono Rocky per un po'. Videro il berserker esitare di fronte al cancello. Evidentemente chiedeva a Hojo di aprirlo. Quando il cancello si aprì, Rocky era molto lontano. Il berserker iniziò a recuperare terreno, ma forse Rocky poteva farcela, aveva molto vantaggio. Finchè, in un colpo, riuscì a perderlo tutto. Si ritrovò improvvisamente sull'orlo di una scogliera. Non era molto alta, ma lo era comunque da spaventare. Rocky rimase lì a fissare l'acqua agitata sotto di lui, in trappola. Poco doppo fu raggiunto dal berserker. Rimasero lì per minuti a fissarsi e studiarsi, poi, senza preavviso, Rocky strinse a sè il bimbo e si lanciò giù. Non poteva sapere che il bimbo sarebbe stato risparmiato, altrimenti non avrebbe rischiato tanto. Wind, Cloud ed il pilota del berserker sentirono l'urlo di Rocky che si spegneva poco a poco.
Poi tutto si fece buio ancora una volta.
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
-Antro dei ricordi-

Cloud e Wind si ritrovarono di nuovo in quello spazio bianco infinito. La fila ordinata dei ricordi era l'unica cosa che esisteva in quel mondo. Oltre a loro due, ovvio. Cloud era combattuto, una parte di lui voleva vedere cosa era successo a lui e Rocky, l'altra era curiosa di vedere cosa fosse successo a Terra, Wind e Cid. Guardò l'altra parte di sè, che ricambiava lo sguardo tenendo puntati su Cloud quegli occhi verdi come la primavera, e gli venne un'idea.
Cloud: E' possibile... Dividersi?
Wind: Perchè no? In fondo, le memorie di uno sono quelle dell'altro. Possiamo sfruttare il fatto di essere divisi in due esseri, per una volta.
Cloud: E poi... Dobbiamo raccontare quello che abbiamo visto?
Wind: No, non sarà necessario. Nel momento in cui torneremo qui, ci basterà essere insieme per condividere quello che abbiamo visto.
Cloud: Il ragionamento mi sfugge...
Wind: Non mi sorprende. Il solo fatto che tu stia ragionando, ti chiude la vista a molte cose. Certe cose non hanno spiegazione. Siamo in un posto che con la realtà ha a che vedere ben poco. Qui...
Wind iniziò ad ingrandirsi a dismisura, fin a diventare più grande di quel berserker.
Wind:... Possiamo fare qualsiasi cosa.
Tornò normale, e guardò Cloud come se avesse fatto la cosa più normale del mondo-
Cloud: Perchè?
Wind: Perchè... Siamo nella tua testa. Nella nostra testa. Questo lo capisci?
Cloud:... Credo... Di sì...
Wind: Bene, quindi immagino che tu sia consapevole di tutto quello che succede dentro quella testa, non è vero? Quello che c'è dentro... Lo sai.
Cloud: Io... Sì. Ma...
Wind alzò gli occhi al cielo. Era inutile, Cloud non avrebbe mai smesso di ragionare. A parte quando era necessario. Buffo, come certe persone perdano la capacità di ragionare proprio quando servirebbe, e per il resto della loro vita siano delle fredde calcolatrici umane, anche quando la situazione non lo richiede.
Wind: Lascia perdere. Ti basti sapere che non mi devi raccontare proprio nulla. Bene o male lo so già. Stessa cosa vale per me. Tu saprai già cosa avrò vissuto senza che io ti racconti nulla, ti basti sapere questo. Discorso chiuso.
Cloud era perplesso, ma decise di non replicare. Si concentrò su quello che era successo dopo a Rocky ed il bambino Cloud, ed apparve il solito schermo nero. Poco dopo ne apparve un'altro, era il pensiero di Wind, concentrato sugli avvenimenti che riguardavano lui, Terra e Cid.
Wind: Riposiamoci un po', almeno mezz'ora. Poi andremo.
Cloud decise di ascoltare il suo saggio compagno. Aspettarono, facendo un po' il punto di quello che avevano visto fino ad ora. Poi decisero che potevano andare. I due guerrieri si guardarono, annuirono, e contemporaneamente entrarono nel rispettivo schermo nero.
---​
Wind si ritrovò in una piccola sala d'aspetto, insieme ad una versione più piccola di sè stesso in piedi, appoggiata al mutro, ed un ragazzo dai capelli neri, seduto sul divanetto con aria arrogante.
Cid: E così vieni da Fahret, uh?
Wind: Sì.
Wind, quello adulto, pensò che doveva essere nato con i ricordi di Cloud, essendo parte della sua anima. In realtà veniva dal laboratorio della stanza accanto, e non era che un frammento, un pezzo di anima, sigillato in un corpo ad immagine e somiglianza di quello di Cloud. Uno scarto, un avanzo. La dura verità... L'avrebbe appresa anche il bambino Wind, a suo tempo.
La porta si aprì, dopo pochi minuti, ed entrò Hojo.
Hojo: Venite, bambini... Dobbiamo andare via da questa stanza per un po', poi torniamo qui... Forza!
Il bambino Wind si scostò dal muro con leggerezza, e seguì Hojo, che indicava una stanza alla loro sinistra. Anche Cid si alzò di malavoglia, seguendo il professore. Stavano per uscire quando...
Terra: Fermi!
I tre si fermarono. La dottoressa entrò, si teneva un braccio insanguinato. Hojo estrasse una pistola lunga e nera. Il manico squadrato e liscio dava un senso di scomodità, e la canna era formata da un unico elegante tubo, lungo e spesso. Il professore aveva stampata in faccia un'espressione di scherno, derisione.
Hojo: Andiamo... Non costringermi a farlo davanti ai bambini...
Cid: Oh, non si preoccupi, ho dodici anni io...
Hojo: Ah, lo so, lo so Cid caro...
Terra sollevò a fatica la pistola blu ed argentea, con una mano sola e la vista annebbiata dal dolore. Ciò non rendeva certo più ferma la sua mano.
Terra: Li lasci andare.
Hojo: Ma vedi in che condizioni sei? Credi di potermi dare degli ordini?
Terra: LI LASCI ANDARE!!
Hojo: Vorresti sfidarmi?
Terra: Glielo dirò un'altra volta.
Hojo: E poi...?
Non le lasciò il tempo di rispondere. Un rumore feroce squartò l'aria, segnalando il breve percorso che la pallottola uscita dalla pistola nera aveva attraversato, fino a conficcarsi nella gamba di Terra. Il sangue macchiò il pavimento, e la ragazza cadde con la faccia sul pavimento.
Hojo: Dopo.. Vedremo cosa posso fare di te.
Si avvicinò e le sollevò il mento.
Hojo: Sei una ragazza così carina... Qualcosa mi verrà in mente... Ih, ih, ih...
Rise, allusorio. La ragazza stringeva i denti, per non urlare. Ma la sua espressione esprimeva pienamente tutto il disprezzo e l'odio che provava per quell'uomo a pochi centimetri da lei.
Hojo: Per ora ti lascio qui. Tanto dove credi di andare con proiettile nella spalla, ed uno nella gamba?
Poi rise nervosamente, e si diresse verso i bambini.
Hojo: Mi dispiace che abbiato dovuto assistere ad una tale scena...
Cid: E' stato forte! Ma le hai sparato sul serio? Come nei film! Bang!
Il piccolo Wind non commentò ma indugiò sull'uscio, continuando a fissare la ragazza. Si teneva la gamba, soffocando i singhiozzi. L'adulto Wind si chiese dov'era ora, se era ancora viva, cosa faceva. Il bambino Wind, e di conseguenza l'adulto, uscirono dalla stanza, seguendo gli altri due. Hojo li condusse negli enormi sotterranei, dove c'era una specie di piccolo treno ad un vagone solo. Era rosso e fiammante, e vicino ad esso c'erano due berserker.
I berserker estrassero i loro cannoni, e li puntarono contro la porta. Hojo condusse i tre bambini dentro il vagone.
Hojo: Ora partirete, ed arriverete nella città imperiale, Gaudium, nei laboratori sotterranei al palazzo. Lì troverete... Gente come me. Io vi raggiungo fra un po', qui ho una faccenda...
I due bambini entrarono nel vagone e il portellone si chiuse, Hojo si rivolse ai piloti dei due berserker.
Hojo: Uno di voi scorti il veicolo e si assicuri che arrivi. L'altro resti qui a sorvegliare questo tratto di rotaie. Se arriva qualcuno, ammazzatelo.
Soldato 1: Sissignore, signore!
Il treno partì, seguito da un berserker. Poi per Wind la luce sparì.
 
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