Odstarva
Ashaad Nehraa Talan
ATTENZIONE
Questa Fic può essere letta solamente da quelli che avevano letto la mia precedente Fic, questa qua: ODSTARVA'S
Chiunque ignorasse questo avviso, e la leggesse senza aver letto la precedente, non può comprenderla fino in fondo.
@ tutti quelli che invece l'hanno letta.
Beh, eccoci qui finalmente (ma anche no) !!
Sonosicuro che non vedevate l'ora che io pubblicassi questa roba, eh?
Tutti, in coro: NOOOOOOOOOO!!!
Grazie, grazie lo so, ... Beh, visto che siete così impazienti di leggerla (o magari io di liberarmene)... Ecco qua, il già promesso ed ampiamente annunciato racconto che parlerà di alcuni personaggi che nella precedente storia rimangono avvolti nel mistero...
Avvertenza, può essere decisamente più "pesante" dell'altra. Quindi... Beh leggetela a vostro rischio e pericolo... Godetevela!!
Ah, è una MINI-fic, perciò non sarà lunghissima (61278139177635 episodi, circa... Non so, devo ancora finirla ).
-Spazio vuoto-
Un ragazzo, vestito con una maglia di uno spento colore bordeaux ed i jeans scuri abbastanza attillati, era disteso a terra, privo di sensi. Aveva i capelli color paglia, e si notava sulla mano destra uno strano guanto di quella che sembrava pelle marrone, che ne copriva solo le prime tre dita. Indossava anche due spalline forgiate con il resistente ma leggerissimo mithril.
Riprese i sensi lentamente. Gli sembrava di essere tornato piccolo, e di sentire una dolce ninnananna che lo voleva spingere ancora una volta fra le braccia di Morfeo. Rimase per un po' intontito con gli occhi chiusi, era piacevole in fondo. Poi si rese conto che non avrebbe potuto rimanere lì per sempre, e lentamente aprì gli occhi azzurri come il mare. Si alzò in piedi. Alzò la mano destra, quella con il guanto. L'aprì e la chiuse più volte. Poi fece lo stesso con la sinistra.
Cloud: Sono... Ancora vivo?
????: Non proprio.
Cloud mise mano alla sua spada, ma si accorse che non c'era. Si tastò la schiena a vuoto. Alzò allora i pugni, sperando che il suo avversario non fosse pericolso. Lo guardò, e vide una figura vestita con una maglia bianca a maniche lunghe e dei pantaloni grigio chiarissimo. Indossava dei polsini e dei gambali di mithril grigio chiaro, finemente lavorati a motivi floreali. Aveva i capelli biondi, ma più pallidi rispetto a quelli di Cloud, ed aveva gli occhi celesti come il mare, come quelli di Cloud. Anzi, forse un po' più scuri.
Cloud: Wind...
Il giudice, anzi, ormai ex-giudice, non rispose, ma continuò a fissare Cloud dritto negli occhi.
Cloud:... Dove siamo?
Wind scrollò le spalle.
Wind: Non lo so. Tu che dici?
Cloud si guardò intorno, pur sapendo che intorno a lui non c'era nulla. Con sua sorpresa si ritrovò in un villaggio pieno di persone. Riconobbe subito il suo villaggio natale.
Cloud: Fahret...
Wind: Non saprei, non ci sono mai stato. Siamo a Fahret?
Cloud annuì. Poi si rese conto di una cosa: non nutriva più alcun desiderio di uccidere Wind, quando era stata la sua unica ragione di vita, poco tempo prima.
Cloud: Che ci facciamo a Fahret?
Wind: Non lo so. Sei tu che hai voluto venire qui.
Cloud stava per dire che non aveva deciso lui dove andare, ma vide una scena che lo paralizzò. Un bambino con i capelli color paglia, non dimostrava più di quattro anni, era seduto con una gamba dritta ed una piegata sotto una quercia. Indossava una maglia nera e dei pantaloni blu scuro. Era in un asilo, ed intorno a lui c'erano molti bambini che correvano e giocavano, ma lui era in disparte e non giocava con nessuno, senza muoversi.
Ad un certo punto gli si avvicinò una ragazza con i capelli lunghi e neri, e gli occhi verdi.
Cloud: Tifa...
Si avvicinò un po', per sentire il dialogo fra i due bambini, anche se in verità se lo ricordava benissimo. Wind rimase indietro, con le braccia conserte. Cloud si nascose dietro ad un albero, ed iniziò ad ascoltare.
Tifa: Ciao!
Il giovanissimo Cloud aprì gli occhi azzurri come il mare, e guardò la bambina, senza tuttavia risponderle.
Tifa: Tu ti chiami Cloud, vero?
Cloud: Si.
Tifa: Io mi chiamo Tifa, molto piacere.
Il bimbo Cloud ancora una volta non rispose.
Tifa: Vuoi essere mio amico?
Cloud:... Perchè?
Tifa scrollò le spalle.
Tifa: Così... Tu hai altri amici?
Cloud: No.
Tifa: E perchè?
Cloud: Gli altri dicono cose brutte su di me.
Tifa: Lo so. Sono degli stupidi. Io non ti prendo in giro.
Cloud: Dicono... Che i miei genitori sono cattivi. Ma non è vero. Sono solo poveri, e non possiamo comprare le stesse cose che comprano anche gli altri bambini...
Tifa: E ti vogliono bene?
Cloud: Certo!
Da dietro l'albero dove si era nascosto, l'adulto Cloud non potè trattenersi dal pensare che se i suoi genitori gli avessero davvero voluto bene non lo avrebbero di certo... Di certo... Cosa? All'improvviso, non appena tentò di violare quel ricordo, la testa iniziò a scoppiare di dolore, e lui cadde con la faccia sull'erba fresca.
Sentiva diverse voci dentro la sua testa.
"Tu ti chiami Cloud, vero?"
"Eccolo qui..."
"Finalmente, fatelo entrare lì."
"Ciao, mi chiamo Cid..."
"Non dargli retta, è solo un pallone gonfiato!"
"Cloud vieni, andiamo in un posto."
"Cosa avevamo detto? Ah, si... 800 Guil, giusto?"
"Mamma! Mamma, papà! Dove andate?"
"Io sono di sicuro il più forte qui dentro!"
"Sta scappando! Acciuffatelo!"
"Vuoi essere mio amico?"
Le voci continuavano, ma si sovrapponevano una all'altra, diventando impossibili da decirare, e l'adulto Cloud perse i sensi.
Questa Fic può essere letta solamente da quelli che avevano letto la mia precedente Fic, questa qua: ODSTARVA'S
Chiunque ignorasse questo avviso, e la leggesse senza aver letto la precedente, non può comprenderla fino in fondo.
@ tutti quelli che invece l'hanno letta.
Beh, eccoci qui finalmente (ma anche no) !!
Sonosicuro che non vedevate l'ora che io pubblicassi questa roba, eh?
Tutti, in coro: NOOOOOOOOOO!!!
Grazie, grazie lo so, ... Beh, visto che siete così impazienti di leggerla (o magari io di liberarmene)... Ecco qua, il già promesso ed ampiamente annunciato racconto che parlerà di alcuni personaggi che nella precedente storia rimangono avvolti nel mistero...
Avvertenza, può essere decisamente più "pesante" dell'altra. Quindi... Beh leggetela a vostro rischio e pericolo... Godetevela!!
Ah, è una MINI-fic, perciò non sarà lunghissima (61278139177635 episodi, circa... Non so, devo ancora finirla ).
------
-Spazio vuoto-
Un ragazzo, vestito con una maglia di uno spento colore bordeaux ed i jeans scuri abbastanza attillati, era disteso a terra, privo di sensi. Aveva i capelli color paglia, e si notava sulla mano destra uno strano guanto di quella che sembrava pelle marrone, che ne copriva solo le prime tre dita. Indossava anche due spalline forgiate con il resistente ma leggerissimo mithril.
Riprese i sensi lentamente. Gli sembrava di essere tornato piccolo, e di sentire una dolce ninnananna che lo voleva spingere ancora una volta fra le braccia di Morfeo. Rimase per un po' intontito con gli occhi chiusi, era piacevole in fondo. Poi si rese conto che non avrebbe potuto rimanere lì per sempre, e lentamente aprì gli occhi azzurri come il mare. Si alzò in piedi. Alzò la mano destra, quella con il guanto. L'aprì e la chiuse più volte. Poi fece lo stesso con la sinistra.
Cloud: Sono... Ancora vivo?
????: Non proprio.
Cloud mise mano alla sua spada, ma si accorse che non c'era. Si tastò la schiena a vuoto. Alzò allora i pugni, sperando che il suo avversario non fosse pericolso. Lo guardò, e vide una figura vestita con una maglia bianca a maniche lunghe e dei pantaloni grigio chiarissimo. Indossava dei polsini e dei gambali di mithril grigio chiaro, finemente lavorati a motivi floreali. Aveva i capelli biondi, ma più pallidi rispetto a quelli di Cloud, ed aveva gli occhi celesti come il mare, come quelli di Cloud. Anzi, forse un po' più scuri.
Cloud: Wind...
Il giudice, anzi, ormai ex-giudice, non rispose, ma continuò a fissare Cloud dritto negli occhi.
Cloud:... Dove siamo?
Wind scrollò le spalle.
Wind: Non lo so. Tu che dici?
Cloud si guardò intorno, pur sapendo che intorno a lui non c'era nulla. Con sua sorpresa si ritrovò in un villaggio pieno di persone. Riconobbe subito il suo villaggio natale.
Cloud: Fahret...
Wind: Non saprei, non ci sono mai stato. Siamo a Fahret?
Cloud annuì. Poi si rese conto di una cosa: non nutriva più alcun desiderio di uccidere Wind, quando era stata la sua unica ragione di vita, poco tempo prima.
Cloud: Che ci facciamo a Fahret?
Wind: Non lo so. Sei tu che hai voluto venire qui.
Cloud stava per dire che non aveva deciso lui dove andare, ma vide una scena che lo paralizzò. Un bambino con i capelli color paglia, non dimostrava più di quattro anni, era seduto con una gamba dritta ed una piegata sotto una quercia. Indossava una maglia nera e dei pantaloni blu scuro. Era in un asilo, ed intorno a lui c'erano molti bambini che correvano e giocavano, ma lui era in disparte e non giocava con nessuno, senza muoversi.
Ad un certo punto gli si avvicinò una ragazza con i capelli lunghi e neri, e gli occhi verdi.
Cloud: Tifa...
Si avvicinò un po', per sentire il dialogo fra i due bambini, anche se in verità se lo ricordava benissimo. Wind rimase indietro, con le braccia conserte. Cloud si nascose dietro ad un albero, ed iniziò ad ascoltare.
Tifa: Ciao!
Il giovanissimo Cloud aprì gli occhi azzurri come il mare, e guardò la bambina, senza tuttavia risponderle.
Tifa: Tu ti chiami Cloud, vero?
Cloud: Si.
Tifa: Io mi chiamo Tifa, molto piacere.
Il bimbo Cloud ancora una volta non rispose.
Tifa: Vuoi essere mio amico?
Cloud:... Perchè?
Tifa scrollò le spalle.
Tifa: Così... Tu hai altri amici?
Cloud: No.
Tifa: E perchè?
Cloud: Gli altri dicono cose brutte su di me.
Tifa: Lo so. Sono degli stupidi. Io non ti prendo in giro.
Cloud: Dicono... Che i miei genitori sono cattivi. Ma non è vero. Sono solo poveri, e non possiamo comprare le stesse cose che comprano anche gli altri bambini...
Tifa: E ti vogliono bene?
Cloud: Certo!
Da dietro l'albero dove si era nascosto, l'adulto Cloud non potè trattenersi dal pensare che se i suoi genitori gli avessero davvero voluto bene non lo avrebbero di certo... Di certo... Cosa? All'improvviso, non appena tentò di violare quel ricordo, la testa iniziò a scoppiare di dolore, e lui cadde con la faccia sull'erba fresca.
Sentiva diverse voci dentro la sua testa.
"Tu ti chiami Cloud, vero?"
"Eccolo qui..."
"Finalmente, fatelo entrare lì."
"Ciao, mi chiamo Cid..."
"Non dargli retta, è solo un pallone gonfiato!"
"Cloud vieni, andiamo in un posto."
"Cosa avevamo detto? Ah, si... 800 Guil, giusto?"
"Mamma! Mamma, papà! Dove andate?"
"Io sono di sicuro il più forte qui dentro!"
"Sta scappando! Acciuffatelo!"
"Vuoi essere mio amico?"
Le voci continuavano, ma si sovrapponevano una all'altra, diventando impossibili da decirare, e l'adulto Cloud perse i sensi.