Odstarva
Ashaad Nehraa Talan
E con questo ho battuto il record di Doom di 6 post consecutivi.
Ora che sono il nuovo campione, prego i miei numerosissimi lettori di continuare pure a commentare. Chissà quante cosa avrete da dirmi...
-Spiaggia Ictias-
Cloud si ritrovò in una spiaggia ventosa. Lame di sabbia trasportate dal vento sferzavano l'aria sibilando. Era tutto sfocato, evidentemente il bambino Cloud non era ancora del tutto sveglio. Si guardò intorno, alla ricerca del piccolo sè stesso, e lo vide. Rocky era svenuto sulla riva, e teneva il bambino sotto un braccio. Pochi minuti dopo il bambino aprì gli occhi, ed il ricordo si fece più nitido. Guardò Rocky, vicino a lui, e tentò di svegliarlo scuotendolo un po'. Questo sputacchiò un po' d'acqua, ed aprì leggermente gli occhi.
Rocky:... Urgh... Siamo... Vivi?
Cloud annuì, poi si alzò in piedi. Il ragazzo lo imitò, e si guardò intorno.
Rocky: Dove siamo?
Il piccolo Cloud scosse la testa. Rocky guardò in alto, e vide la scogliera da dove si erano lanciati. Fischiò e sorrise.
Rocky: Beh, se non altro siamo tutti interi...
Il sorriso svanì improvvisamente dalla faccia di Rocky. Evidentemente stava pensando alla sorte di Terra, si disse l'adulto Cloud. Il ragazzo dai folti capelli marroni scosse la testa, per scacciare eventuali pensieri poco piacevoli.
Rocky: Guarda! -Indicava l'orizzonte, dove si vedevano delle luci che risplendevano nel buio della sera- Una città! Ti accompagnerò fino a laggiù, ok?
Cloud: Va bene.
Il bambino Cloud non si sentiva troppo bene. Era come se avesse perso qualcosa. Si tastò il cuore, poi la testa, come per assicurarsi che non mancasse nulla. Eppure quella sensazione non diminuiva. Decise di non pensarci, e si avviò verso la città indicata da Rocky. Il ragazzo castano seguì il bambino, con aria afflitta. Doveva tornare al laboratorio, doveva sapere cosa era successo a Terra. Ma prima doveva portare al sicuro quel bambino, altrimenti sarebbe stato tutto inutile. L'adulto Cloud seguì ammirato il ragazzo, che si dimostrava una sorpresa continua. In positivo, ovvio.
Camminarono per un paio d'ore, ed arrivarono finalmente in quella città che avevano visto all'orizzonte. Un cartello li informò che erano entrati nella cittadina di...
Rocky:... Altair? Oh, beh... Mi pare.. Che siamo un po' in mezzo ad Ivalice. Se non sbaglio, a ovest ci sono Khan e Fahret, mentre a nord... Boh, mi pare... Forse Ciel?
Guardò il bambino, e vide che non gli interessava minimamente di quello che stava dicendo. Sorrise, pensando che era ovvio. Gli posò una mano sulla spalla.
Rocky: Non temere, troveremo qualcuno che ti accolga.
Cloud annuì, ma senza esserne davvero convinto. Non gli interessava molto trovare una nuova famiglia, ma neppure la sua. Ora che non c'erano, si accorse che poteva vivere anche senza i suoi genitori. Anche da solo.
L'adulto Cloud scosse la testa. Solo ultimamente si era reso conto fin troppo bene quanto fosse importante avere qualcuno. Vide nella sua testa le immagini di Manuel... Lightning... Barret... Zack... Tifa... Scosse la testa violentemente. Pensare a loro lo riempiva di uno strano senso di amarezza. Nostalgia, forse? Si portò la mano al cuore, senza sentire alcun battito. Chinò il capo, depresso. Probabilmente non li avrebbe rivisti mai più. Cosa avrebbe dato, per poterli vedere un'ultima volta, e salutarli, ed abbracciarli... Ma del resto si sa ci si rende conto di quanto si ha, solo quando lo si perde. Gli sfuggì persino una lacrima, che lo lasciò a bocca aperta. Non aveva mai pianto, neppure da bambino. E ora, all'improvviso, le lacrime gli riempivano gli occhi. Se li strofinò con furia, e continuò a guardare il ricordo, ignorando il dolore che provava il suo cuore in quel momento.
Rocky ed il piccolo Cloud stavano scivolando fra i palazzi, senza fermarsi. Rocky stava aspettando di vedere qualcosa che lo rassicurasse, senza sapere nemmeno lui cosa. All'improvviso si fermò. Aveva visto una casa, apparentemente uguale alle altre. L'adulto Cloud guardò meglio, e capì cosa avesse convinto Rocky che quello era il posto giusto. C'era una bicicletta rossa fiammante, sotto il portico, e sul giardino erano sparsi disordinatamente alcuni giochi. Poi c'era anche un disegno appeso sulla porta. Il disegno di un bambino con i tratti confusi e disordinati. Per chiunque passasse, quello era un pastroccio, ma per due genitori quella era una fantastica opera d'arte che li rendeva enormemente orgogliosi. Era evidente che in quella casa ci abitava un bambino.
Rocky suonò il campanello, e si affacciò una donna sui trentacinque anni, con i capelli neri e gli occhi marroni.
Signora: Chi è là?
Rocky: Signora... La prego, ci faccia entrare un minuto...
La signora accese una luce in giardino, che illuminò il viso magro, pallido e scavato di Cloud, quello supplichevole di Rocky, ed i loro vestiti e capelli bagnati e pieni di sabbia. La signora si portò una mano alla bocca, allarmata.
Signora: Oh santo cielo! Venite, entrate subito!
Aprì il cancello, ed i due entrarono lentamente, stanchi morti. La signora li guardava preoccupata.
Signora: Cosa vi è successo, poveri cari?
Rocky: Le spiegherò tutto... Fra un attimo...
Il ragazzo svenne davanti alla porta. Era stanchissimo, aveva portato Cloud in braccio per tre quarti del viaggio, era ancora stravolto dal salto che avevano fatto, ed un'isieme di altri fattori contribuivano a farlo sentire veramente a terra.
Signora: Aah! Caro! Caro, vieni ad aiutarmi!
Cloud sentì ancora un paio di voci confuse, di uomo, di donna e di bambino. Poi si fece tutto buio.
Ora che sono il nuovo campione, prego i miei numerosissimi lettori di continuare pure a commentare. Chissà quante cosa avrete da dirmi...
-Spiaggia Ictias-
Cloud si ritrovò in una spiaggia ventosa. Lame di sabbia trasportate dal vento sferzavano l'aria sibilando. Era tutto sfocato, evidentemente il bambino Cloud non era ancora del tutto sveglio. Si guardò intorno, alla ricerca del piccolo sè stesso, e lo vide. Rocky era svenuto sulla riva, e teneva il bambino sotto un braccio. Pochi minuti dopo il bambino aprì gli occhi, ed il ricordo si fece più nitido. Guardò Rocky, vicino a lui, e tentò di svegliarlo scuotendolo un po'. Questo sputacchiò un po' d'acqua, ed aprì leggermente gli occhi.
Rocky:... Urgh... Siamo... Vivi?
Cloud annuì, poi si alzò in piedi. Il ragazzo lo imitò, e si guardò intorno.
Rocky: Dove siamo?
Il piccolo Cloud scosse la testa. Rocky guardò in alto, e vide la scogliera da dove si erano lanciati. Fischiò e sorrise.
Rocky: Beh, se non altro siamo tutti interi...
Il sorriso svanì improvvisamente dalla faccia di Rocky. Evidentemente stava pensando alla sorte di Terra, si disse l'adulto Cloud. Il ragazzo dai folti capelli marroni scosse la testa, per scacciare eventuali pensieri poco piacevoli.
Rocky: Guarda! -Indicava l'orizzonte, dove si vedevano delle luci che risplendevano nel buio della sera- Una città! Ti accompagnerò fino a laggiù, ok?
Cloud: Va bene.
Il bambino Cloud non si sentiva troppo bene. Era come se avesse perso qualcosa. Si tastò il cuore, poi la testa, come per assicurarsi che non mancasse nulla. Eppure quella sensazione non diminuiva. Decise di non pensarci, e si avviò verso la città indicata da Rocky. Il ragazzo castano seguì il bambino, con aria afflitta. Doveva tornare al laboratorio, doveva sapere cosa era successo a Terra. Ma prima doveva portare al sicuro quel bambino, altrimenti sarebbe stato tutto inutile. L'adulto Cloud seguì ammirato il ragazzo, che si dimostrava una sorpresa continua. In positivo, ovvio.
Camminarono per un paio d'ore, ed arrivarono finalmente in quella città che avevano visto all'orizzonte. Un cartello li informò che erano entrati nella cittadina di...
Rocky:... Altair? Oh, beh... Mi pare.. Che siamo un po' in mezzo ad Ivalice. Se non sbaglio, a ovest ci sono Khan e Fahret, mentre a nord... Boh, mi pare... Forse Ciel?
Guardò il bambino, e vide che non gli interessava minimamente di quello che stava dicendo. Sorrise, pensando che era ovvio. Gli posò una mano sulla spalla.
Rocky: Non temere, troveremo qualcuno che ti accolga.
Cloud annuì, ma senza esserne davvero convinto. Non gli interessava molto trovare una nuova famiglia, ma neppure la sua. Ora che non c'erano, si accorse che poteva vivere anche senza i suoi genitori. Anche da solo.
L'adulto Cloud scosse la testa. Solo ultimamente si era reso conto fin troppo bene quanto fosse importante avere qualcuno. Vide nella sua testa le immagini di Manuel... Lightning... Barret... Zack... Tifa... Scosse la testa violentemente. Pensare a loro lo riempiva di uno strano senso di amarezza. Nostalgia, forse? Si portò la mano al cuore, senza sentire alcun battito. Chinò il capo, depresso. Probabilmente non li avrebbe rivisti mai più. Cosa avrebbe dato, per poterli vedere un'ultima volta, e salutarli, ed abbracciarli... Ma del resto si sa ci si rende conto di quanto si ha, solo quando lo si perde. Gli sfuggì persino una lacrima, che lo lasciò a bocca aperta. Non aveva mai pianto, neppure da bambino. E ora, all'improvviso, le lacrime gli riempivano gli occhi. Se li strofinò con furia, e continuò a guardare il ricordo, ignorando il dolore che provava il suo cuore in quel momento.
Rocky ed il piccolo Cloud stavano scivolando fra i palazzi, senza fermarsi. Rocky stava aspettando di vedere qualcosa che lo rassicurasse, senza sapere nemmeno lui cosa. All'improvviso si fermò. Aveva visto una casa, apparentemente uguale alle altre. L'adulto Cloud guardò meglio, e capì cosa avesse convinto Rocky che quello era il posto giusto. C'era una bicicletta rossa fiammante, sotto il portico, e sul giardino erano sparsi disordinatamente alcuni giochi. Poi c'era anche un disegno appeso sulla porta. Il disegno di un bambino con i tratti confusi e disordinati. Per chiunque passasse, quello era un pastroccio, ma per due genitori quella era una fantastica opera d'arte che li rendeva enormemente orgogliosi. Era evidente che in quella casa ci abitava un bambino.
Rocky suonò il campanello, e si affacciò una donna sui trentacinque anni, con i capelli neri e gli occhi marroni.
Signora: Chi è là?
Rocky: Signora... La prego, ci faccia entrare un minuto...
La signora accese una luce in giardino, che illuminò il viso magro, pallido e scavato di Cloud, quello supplichevole di Rocky, ed i loro vestiti e capelli bagnati e pieni di sabbia. La signora si portò una mano alla bocca, allarmata.
Signora: Oh santo cielo! Venite, entrate subito!
Aprì il cancello, ed i due entrarono lentamente, stanchi morti. La signora li guardava preoccupata.
Signora: Cosa vi è successo, poveri cari?
Rocky: Le spiegherò tutto... Fra un attimo...
Il ragazzo svenne davanti alla porta. Era stanchissimo, aveva portato Cloud in braccio per tre quarti del viaggio, era ancora stravolto dal salto che avevano fatto, ed un'isieme di altri fattori contribuivano a farlo sentire veramente a terra.
Signora: Aah! Caro! Caro, vieni ad aiutarmi!
Cloud sentì ancora un paio di voci confuse, di uomo, di donna e di bambino. Poi si fece tutto buio.