Faccio una rapida premessa: a differenza di alcune recensioni senza pietà che mi sono capitate di leggere in rete, la mia non è una critica rivolta alla Troisi, e nemmeno mi interessa sapere se ha amici ai piani alti della Mondadori o meno, ho solo voluto dare una letta a questo incredibile successo esitoriale, e mi sono soffermato esclusivamente sul libro in questione (tralasciando peraltro trama e personaggi, ma valutando solo la scrittura).
artemide86 ha detto:
...non riesco a fare una colpa dello stile scarno, ho letto fin troppi libri dove si fa fatica a capire che vuole dire un autore a furia di giri di parole. Una volta tanto un libro dal linguaggio quotidiano, mi piace; e credo sia pure giusto con il contesto: sia Nihal che Sennar vengono da famiglie povere, dove non c'è certo la nobile parlata che Tolkien e molti autori fantasy atribiuscono agli elfi.
Ogni lettore ha logicamente delle preferenze, c'è chi ama una prosa ricca e delle descrizioni articolate, e c'è anche chi ama una scrittura asciutta lessicalmente e molto secca dal punto di vista della punteggiatura.
Il problema della Troisi a mio avviso, non è questo, o per lomeno, la mia critica non è rivolta alla semplicità della sua scrittura, ma alla totale mancanza di precisione (precisione di solito è risontrabile in quegli autori dal ritmo secco e dalla scrittura apparentemente asciutta), alle descrizioni che diventano inutili perchè sempre vaghe e ridicole.
Come ho detto prima, non si pretende certo tematiche esistenziali da un libro di narrativa, ma almeno che sia scritto decentemente, ma evidenetemente la Troisi ha ancora tanta strada da fare sotto questo punto di vista.
Faccio un esempio tratto da Nihal delle Terre del Vento:
Era una sorta di castello piuttosto massiccio, fatto di pietroni squadrati, che si sviluppava intera-mente sul ciglio di un'immensa cascata.
Un castello piuttosto massiccio. Ma Va? E non solo massiccio, attenzione (perchè se in rovina poteva essere fatiscente), ma
piuttosto massiccio.
Per carità, qualche giornata senza la minima ispirazione può capitare, il problema è che queste pseudo descrizioni dalla banalità imbarazzante scandiscono l'intero libro.
Come hai detto tu, non si pretende certo che scriva come Tolkien, ma almeno si sforzi un po', che fornisca delle descrizioni aventi un motivo di esistere, e non sempre vaghe e scialbe all'inverosimile, perchè qui siamo a livelli imbarazzanti.
artemide86 ha detto:
Quindi, tutto sommato, trovo le cronache un buon libro fantasy (ebbene si, per me è fantasy), ben lontano da mostri sacri come Tolkien, Le Guin, Zimmer Bradley, Martin ecc ma per essere un'opera prima non mi dispiace. speravo migliorasse con la seconda trilogia, ma è successo l'opposto.
Spero che in futuro Licia riesca a fare un fantasy degno del nome, perchè secondo me le premesse ci sono.
Guarda, aspettarsi un capolavoro è eccessivo certo, ancora di più al primo libro scritto e pubblicato (unica attenuante da concedere), ma ti faccio presente che non ho criticato Nihal delle terre del vento dandogli una semplice letta, no, sono andato a vedere come scrivono altri autori fantasy o fantastci (escluso Tolkien ben inteso).
Leggendo Martin mi sono accorto dopo 2 secondi che c'era un abisso.
Sono andato a rileggermi qualche pagina di Cornwell, e anche lì la distanza era a dir poco notevole.
Ho pensato "forse esagero nelle comparazioni, vado a prendere il primo libro di un autore come Salvatore (che lessi oltre una decina di anni fa) che sento bistrattare di tanto in tanto perchè ripetitivo e appartenente al filone D&D". Bene, anche qui dopo qualche minuto mi sono reso conto che a livello di scrittura c'erano non spanne, ma braccia (per citare un unità di misura caro alla Troisi) di dislivello.
Per farla in breve, quando dico che non è fantasy, dico che questo libro è un libro solo ed esclusivamente per ragazzi, non che sia un male (anche lo Hobbit lo era originariamente,ma resta un libro ben scritto e godibile a tutte le età), ma non ha nulla da spartire con la letteratura fantasy straniera (a livello di dialoghi, di scrittura, di ambientazione, di cura dei particolari).
Vogliamo esportare i libri della Troisi? Bene, daremo un altro motivo agli stranieri per ridere alle nostre spalle.
Vogliamo dire che è fantasy? Ok, diciamolo, ma a quel punto i detrattori del genere avranno tutto il diritto di trattarlo come narrativa minore.
Anzi, lancio una picola provocazione (anche se più che tale è un datoallarmante): per anni ci è stato detto che il fantasy era roba per bambini, a quanto pare sono riusciti a convincerci: 1milioni di copie vendute dalla Troisi dicono questo (e non solo, ma che in italia si leggesse pochissimo lo si sapeva già molto prima della pubblicazione di questo libro).