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RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Il nostro protagonista passa le giornate alla ricerca di un sistema per trovarsi da solo con Maria...quando realizza di essere, alla vigilia di Sabato, ancora al punto di partenza.
Si è infatti posto l'obiettivo di escogitare qualcosa prima di quel giorno, essendo quello in giorno in cui Maria si troverà di nuovo coi suoi amici.
L'ansia di non farcela in quelle poche ore è troppo forte per essere retta dalla sua fragile psiche, a tal punto da farlo precipitare in uno scompenso psicotico.
Vaga per la città in questo stato per ore e ore, fino a che qualcosa non sembra riportarlo alla realtà.
Cos'è successo? A quanto pare ha semplicemente visto un paio di annunci.
E cos'avranno avuto di così particolare questi annunci, da farlo tornare in uno stato di relativa tranquillità?
IV
Preparativi
Pub Dionysus
<< In occasione della promozione aziendale di mio figlio, vi saranno sconti del 50% su tutti i cocktail, per una settimana, a partire da Sabato 19 Maggio!>>
Vi aspettiamo numerosi;
il gestore del locale
Apro gli occhi: è la mattina del 19 Maggio.
Ieri sera, dopo essere tornato a casa, ho trascritto l’annuncio affisso alle porte del pub per stamparne una ventina di copie.
Dalle dieci a mezzogiorno, quando la classe degli amici di lei sarà impegnata fuori, avrò tutto il tempo per entrare inosservato nella loro aula vuota.
Nessuno saprà mai chi sia stato a riempire di volantini i loro banchi.
Il piano è questo.
Stasera; Beatrice, Luca, Sergio, Michela e Maria, adescati dai miei volantini, sceglieranno di trascorrere una serata al pub.
Ma una volta arrivati sul posto, Beatrice, la ragazza che stravede per le discoteche, sarà così incuriosita dall’annuncio della discoteca vicina da andare a leggerselo.
Ommioddio, ragazzi...Stasera c'è Dj Kharon!
Non possiamo perdercelo; ci sarà solo per questa sera!
E se rimandassimo il pub a domani? E dai, che vi costa?!
Dopotutto gli sconti al pub ci saranno ancora per un'altra settimana!
Chi potrebbe dirle di no?
Soltanto Maria.
Dirà ai suoi amici di entrare senza di lei; che si divertano pure loro quattro da soli, in posti simili.
Perchè, Maria, tu ne sei allergica; vero Beatrice?
…Questa volta ti è andata bene, Maria...Se prima di Sabato non riuscirò a portarti sulla retta via, ti ci trascinerò a forza, in discoteca! Capito???...
Sarà allora, in quell'attimo; sola in un posto che saprò come raggiungere.
Se d'altro canto avessi stampato fin da subito i volantini riportanti l'annuncio della discoteca, le proposte su come trascorrere la serata sarebbero state ben diverse, e Maria se ne sarebbe rimasta a casa. Fin dall'inizio.
E chissà poi dove abita.
Sola...
Questa parola mi eccita come poche.
Ma ora basta!
E' tempo di tornare al presente.
Tra adesso e stasera c'è un'intera mattinata di scuola ad attendermi, ed è in questo lasso di tempo che dovrò iniziare a mettermi all'opera.
Dovrei essere tranquillo: che razza di difficoltà potrebbero mai esserci nell’infilarsi in un'aula vuota per schiaffare degli stupidissimi volantini su dei banchi arrugginiti?
…Eppure.
Tutto quanto si delineerà a partire da qui!
Il solo pensiero mi getta nell'irrequietezza, facendomi disorientare nel considerare gli effetti di un possibile errore, o peggio...di un puro spietato caso.
Potrei anche fallire?
Mi infilo i vestiti più a portata di mano, in modo che il semplice movimento per afferrarli non mi distolga dalle mie riflessioni.
Lo specchio, alla fine, mi informa: scarpe eleganti, pantaloni mimetici e una maglia gialla. Un abbinamento a dir poco improponibile.
Ma chi se ne importa? Io di certo no.
Scappo da queste astrusità per tuffarmi nella giornata che mi attende.
In questi giorni mi sono arrovellato così tanto che mi meraviglio di non camminare immerso nei miei soliti pensieri.
Talvolta è come trovarsi davanti a una porta-specchio che riflette soltanto la mia immagine.
Là dietro, da qualche parte, lo so che si trova un mondo intero...Ma io preferisco continuare a fissare il mio riflesso solitario, giocando a fare finta che tutto il resto non esista.
Sono ora in classe; ci sono arrivato essendone una volta tanto cosciente.
Mancano poche settimane agli esami, ormai; ma pur di non seguire la lezione ecco che comincio a pensare al pub, ai volantini...a lei. Di nuovo.
Le parole del professore sono un ipnotico suono di sfondo, suono che finisce presto col rivelarsi complice alla mia disattenzione.
E allora i miei pensieri, come affluenti che sboccano nello stesso fiume, terminano tutti con un unico dubbio.
Merita davvero tutto questo?
Non le ho visto che i capelli.
E se fosse una ragazza normale, insignificante come tante altre?
Potrebbe anche esserlo.
Eppure lo sento.
C'è qualcosa in quella figura, in quel modo di camminare.
E non importa quanto mi sforzi di catturarlo e definirlo; continua a rimanere fuori portata, scivolandomi di dosso come sabbia in un soffio di vento.
I pensieri si susseguono l'un l'altro, fino a che il suono della campanella non mi avverte che si sono fatte le dieci: in questo momento la classe di Beatrice e degli amici suoi starà uscendo dall'aula.
Io dovrò aspettare ancora un altro po', per un'altra ora; fino alla fine dell'intervallo.
Nel frattempo, un po’ per allentare la tensione, un po’ perchè comunque la lezione non c'è verso che la segua; scambierò quattro chiacchiere col mio compagno di banco.
Così, richiamandolo con una gomitata scherzosa, esordisco:
-Ehi...Sono per caso l’unico a pensare ai fattacci suoi, tra noi due?
- Non possono esserci persone uniche, qui dentro - Mi risponde lui di rimando.
- Oggi – riattacco io - sto seguendo talmente poco che il professore potrebbe mettersi a pisciare sulla cattedra lasciandomi completamente indifferente...
- Beh, oddio...Dovrei mettermi di impegno per arrivare al tuo livello.
Ma dimmi un po'; ti stai già dando da fare con gli esami?
- Mi piacerebbe, sai – Bisbiglio io - Ma non sono capace di motivarmi quando vengo costretto ad esserlo.
A un tratto qualcuno bussa alla porta: è il nostro bidello.
- Toh! Un collaboratore scolastico! - Esclama il solito spavaldo bulletto di turno rivolto a lui.
Facendo finta di non aver sentito, rapido il bidello consegna una circolare al professore per poi uscirsene silenziosamente dall'aula.
<< Causa spiacevoli inconvenienti sull'attività del personale, si comunica agli studenti l’autorizzazione a lasciare l’edificio alle ore 11:00 >>.
Tutti esplodono immediatamente in un assordante urlo di gioia...
Tutti tranne me.
Così non posso più usare l’intervallo per consegnare i miei fogli...non avrebbe senso nemmeno chiedere di uscire da qui con la scusa di dover andare in bagno: dovrei portarmi dietro lo zaino con dentro tutti i volantini, e quando mai qualcuno se n'è partito per i bagni zaino in spalla?
Aspettare fino alle undici, d'altra parte, renderebbe certa la probabilità di essere scoperti. A quell'ora, oltre a me uscirà l'intero istituto; i corridoi saranno strapieni di occhi e di bocche.
La mia architettura è stata tolta dalle sue fondamenta, e presto crollerà. E' questione di minuti.
Mentre io me ne starò seduto qui il tempo continuerà a scorrere lento e inesorabile fino alle 11.
Semplice, ma senza rimedio.
- Vincenzo, qualcosa non va? – Mi chiede premurosamente il professore – Hai davvero una brutta cera.
Come ho fatto a non pensarci?
- In effetti non mi sento molto bene, professore...ho come un senso di nausea. Se non le dispiace, potrei firmarmi un permesso di uscita?
- Saresti andato a casa fra poco, in ogni caso...Sicuro di non farcela fino alle undici?
- Forse potrei...Però se mi succedesse qualcosa, preferirei non fosse in mezzo a tutti; professore.
- Va bene Vincenzo, se lo dici tu...come preferisci – Conclude lui con un sospiro.
Compilato il permesso, chiudo la porta lasciandomi rapidamente la classe alle spalle.
Il corridoio si snoda davanti a me, lungo e monotono.
Le aule vuote vengono solitamente lasciate a porte aperte, trovare quella che mi interessa non dovrebbe essere difficile.
Cammino; scruto.
Nel magma sonoro che mi avvolge si staglia dapprima una risata; poi, una voce di protesta...un coro.
Voci velate ora dal rimpianto, ora da false credenze.
Le sfaccettature dell’esistenza prendono qui le vesti di una voce.
E' come un microcosmo fatto di puro suono.
Mi inoltro nella struttura fino a che, in lontananza, intravedo uno spiraglio di luce illuminare una parte di muro.
Dalla parte opposta, un'aula aperta...vuota.
Che sia la classe giusta?
Una volta entrato dentro, ne osservo ogni particolare con attenzione maniacale.
Ci dovrà pur essere qualcosa in grado di aiutarmi in mezzo a questo disordinato mare di oggetti!
Sedie, astucci, attaccapanni...tutto è importante uguale al mio sguardo.
A un certo punto la mia attenzione si sofferma sulla cattedra e sul registro di classe che vi è sopra.
Un po' speranzoso e un po' tanto scettico, lo apro per leggere la lista degli studenti della classe in cui mi trovo...oggi è il mio giorno fortunato: parrebbe che questa sia la classe giusta.
Mi sporgo un attimo dall’uscio per accertarmi che non ci sia nessuno nei paraggi, per poi iniziare a distribuire nevroticamente volantini su ogni banco.
Sono invitate a festa, nel mio cervello, tutte le sensazioni che conosco, che difatti stanno già iniziando a stringere strani legami l'una con l'altra.
Mi precipito infine fuori dalla stanza con quella frenesia che si prova da piccoli, quando si attraversano di corsa luoghi bui per uscirne il prima possibile.
Mi tranquillizzo, sforzandomi di respirare in modo più controllato.
Ce l’ho fatta?
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