Vado a fare la bastian contrario (cosa che, ammetto, mi diverte alquanto)
Eragon ed Eldest li ho letti perchè li aveva mia cugina tredicenne, e visto che il fantasy mi piace e che ne avevo sentito parlare me li son fatti prestare.
Non sono assolutamente questa gran cosa.
Innanzitutto vorrei precisare che Paolini ha iniziato a scrivere il libro quando aveva quindici anni, ma che quando l'ha finito ne aveva un bel po' di più, e lo stesso vale per Eldest, che per quanto sia l'opera di un giovane non è certo il lavoro di un ragazzino. E il terzo libro men che meno.
Paolini ha uno stile neutro e semplice non per ricercatezza narrativa, come può essere il volutamente scarno ma comunque potentissimo Hemingway, ma semplicemente per incapacità.
Le parti del libro sono sfasate: inutilissime ed infinite paturnie su Eragon cotto di Arya, e mezzo paragrafo per la morte di Murthag.
I sentimenti dei personaggi sono appena abbozzati, le reazioni agli eventi pochissimo coerenti e macchinose, la capacità di descrivere la psiche semplicemente imbarazzante.
Passiamo poi alla trama.
Eragon è Guerre Stellari.
Non parlo di semplici rimandi, ma di questo: tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, c'era un regno.
In questo regno un ordine di Cavalieri, composto da pochi eletti e con poteri al di fuori dell'ordinario, proteggeva la pace e l'armonia.
Ma un giorno uno dei più potenti cavalieri impazzì, e decise di prendere il potere: sedusse al Lato Oscuro uno dei più promettenti Cavalieri, e con lui a fianco sterminò il resto dell'Ordine, prendendo il potere e istaurando un regime di terrore. Questo il prologo.
Passano gli anni, un gruppo di ribelli resiste alla crudele dittatura del Re di un Impero (wtf?). Si inizia con una Principessa, membro della ribellione, che fugge inseguita dal braccio destro dell'Imperatore: la giovane ha rubato un importantissimo oggetto, fondamentale per la sua fazione.
Ma la ragazza viene catturata, e fa appena in tempo a spedire l'oggetto lontano da sé.
Questo finisce in uno sperduto paese, dove un ragazzino orfano, allevato dallo zio che si rifiuta di parlargli dei genitori, lo trova.
Ma l'imprevedibile dramma è dietro l'angolo: gli emissari dell'Imperatore lo trovano, e uccidono crudelmente lo zio.
Il povero ragazzo viene aiutato a fuggire dal vecchio strambo del luogo, che, udite udite, in realtà è un ex cavaliere, lì andato per tenere d'occhio il giovane. Perchè il giovane è la nuova speranza, colui che potrà diventare il primo dei nuovi cavalieri e cercare di riportare l'ordine.
Il vecchio decide quindi di portare il giovane alla base dei ribelli, ma sulla strada:
_ il vecchio muore per proteggere il giovane
_ liberano la principessa
_ si unisce al gruppo un giovane dall'oscuro passato, più esperto del protagonista che è un ragazzino.
Nel secondo libro, invece, scopriamo che il vecchio non era l'ultimo dei cavalieri, ma che nascosto nel bosco ce n'era un altro, più potente e in autoesilio dopo la sconfitta, cui spetta il compito di completare l'istruzione del giovane protagonista. Istruzione che non viene completata perchè, per aiutare i propri amici in pericolo, il protagonista se ne va con la promessa di tornare.
Nel mentre scopre di essere figlio del Cavaliere traditore che aiutò l'Imperatore a prendere il potere.
Domanda: questa è la trama di Eragon o di Guerre Stellari? L'ho scritta pensando ad Eragon, ma le analogie sono un po' troppe per pensare ad un'ispirazione anzichè a una scopiazzatura.
Ma passiamo ad altro: tante volte ho sentito elogiare il meraviglioso legame che si crea tra drago e cavaliere. Un legame che nasce quando il draghetto è ancora nell'uovo, e che porta umano e rettile ad essere l'uno la metà dell'altro, con tanto di telepatia e comprensione dello stato d'animo del compagno.
Più che a Paolini credo che i complimenti vadano fatti ad Anne McCaffrey, visto che tale legame l'ha inventato lei, paro paro, nel suo Ciclo dei Dragonieri di Pern.
E direi che ha anche abbastanza similitudini con lo Spirito (o Antico Sangue) creato Robin Hobb.
Poi c'è la magia: per Paolini la magia comporta uno scambio: l'incantesimo avviene per forza, ma consuma un'energia corrispondente, per cui se il mago fa un'incantesimo fuori dalla propria portata tutte le sue energie verranno consumate portandolo alla morte. Inoltre una volta iniziato non si può fermare.
Esattamente ciò che Eddings ha creato per il ciclo di Belgariad e quello dei Mallorean.
Ma Paolini si differenzia: esiste l'Antica Lingua, che segna il vero nome di ogni cosa.
Il vero nome è la magia più potente, poichè indica la vera essenza delle cose: chiamati per il loro vero nome oggetti e uomini sono costretti ad ubbidire, e questo è il trucco della magia. Quasi originale, se non fosse che è la magia secondo Ursula LeGuin, in Earthsea.
Abbiamo poi l'unico errore commesso da Eragon nel libro: la maledizione di Elva, che conferisce alla bimba un sacco di anomale caratteristiche che salvo le minime differenze per evitare una denuncia è Alia la Strana, personaggio di Dune (Frank Herbert).
E posso dire che il gatto mannaro è taaaaaanto simile al gatto prismatico di Terry Brooks?
Insomma, Eragon è una scopiazzatura di un numero imprecisato di fantasy: Paolini ha preso a piene mani quello che gli interessava e non è riuscito a dare al suo lavoro quell'originalità che servirebbe a far pensare a una rielaborazione anzichè a una brutta copia (per fare un esempio, il Globo di Aldur ha tratti in comune con i Silmaril, ma sono così accennati e così rielaborati che quello che riconosci è l'indubbia ispirazione di Eddings a Tolkien, non un trapianto dell'oggetto da un libro all'altro)
Poi abbiamo Eragon, un Gary Stu.
E' il prescelto.
Impara la magia nel giro di una settimana.
Idem per la spada.
E' un arciere/cacciatore geniale.
Impara a leggere e scrivere in poco tempo (il giovine è illetterato allo stesso livello di Garion, quando deve andare a salvare il mondo), al punto che pochi mesi dopo aver imparato a scrivere compone un acclamatissimo poema.
E' adorato da chiunque lo veda.
Nel secondo libro diventa praticamente un elfo, con conseguente pseudo-immortalità e figaggine.
Secondo voi fa anche il caffè e le patatine fritte?
In sostanza, Eragon e seguito sono due libri nel migliore dei casi mediocri.
Eragon ed Eldest li ho letti perchè li aveva mia cugina tredicenne, e visto che il fantasy mi piace e che ne avevo sentito parlare me li son fatti prestare.
Non sono assolutamente questa gran cosa.
Innanzitutto vorrei precisare che Paolini ha iniziato a scrivere il libro quando aveva quindici anni, ma che quando l'ha finito ne aveva un bel po' di più, e lo stesso vale per Eldest, che per quanto sia l'opera di un giovane non è certo il lavoro di un ragazzino. E il terzo libro men che meno.
Paolini ha uno stile neutro e semplice non per ricercatezza narrativa, come può essere il volutamente scarno ma comunque potentissimo Hemingway, ma semplicemente per incapacità.
Le parti del libro sono sfasate: inutilissime ed infinite paturnie su Eragon cotto di Arya, e mezzo paragrafo per la morte di Murthag.
I sentimenti dei personaggi sono appena abbozzati, le reazioni agli eventi pochissimo coerenti e macchinose, la capacità di descrivere la psiche semplicemente imbarazzante.
Passiamo poi alla trama.
Eragon è Guerre Stellari.
Non parlo di semplici rimandi, ma di questo: tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, c'era un regno.
In questo regno un ordine di Cavalieri, composto da pochi eletti e con poteri al di fuori dell'ordinario, proteggeva la pace e l'armonia.
Ma un giorno uno dei più potenti cavalieri impazzì, e decise di prendere il potere: sedusse al Lato Oscuro uno dei più promettenti Cavalieri, e con lui a fianco sterminò il resto dell'Ordine, prendendo il potere e istaurando un regime di terrore. Questo il prologo.
Passano gli anni, un gruppo di ribelli resiste alla crudele dittatura del Re di un Impero (wtf?). Si inizia con una Principessa, membro della ribellione, che fugge inseguita dal braccio destro dell'Imperatore: la giovane ha rubato un importantissimo oggetto, fondamentale per la sua fazione.
Ma la ragazza viene catturata, e fa appena in tempo a spedire l'oggetto lontano da sé.
Questo finisce in uno sperduto paese, dove un ragazzino orfano, allevato dallo zio che si rifiuta di parlargli dei genitori, lo trova.
Ma l'imprevedibile dramma è dietro l'angolo: gli emissari dell'Imperatore lo trovano, e uccidono crudelmente lo zio.
Il povero ragazzo viene aiutato a fuggire dal vecchio strambo del luogo, che, udite udite, in realtà è un ex cavaliere, lì andato per tenere d'occhio il giovane. Perchè il giovane è la nuova speranza, colui che potrà diventare il primo dei nuovi cavalieri e cercare di riportare l'ordine.
Il vecchio decide quindi di portare il giovane alla base dei ribelli, ma sulla strada:
_ il vecchio muore per proteggere il giovane
_ liberano la principessa
_ si unisce al gruppo un giovane dall'oscuro passato, più esperto del protagonista che è un ragazzino.
Nel secondo libro, invece, scopriamo che il vecchio non era l'ultimo dei cavalieri, ma che nascosto nel bosco ce n'era un altro, più potente e in autoesilio dopo la sconfitta, cui spetta il compito di completare l'istruzione del giovane protagonista. Istruzione che non viene completata perchè, per aiutare i propri amici in pericolo, il protagonista se ne va con la promessa di tornare.
Nel mentre scopre di essere figlio del Cavaliere traditore che aiutò l'Imperatore a prendere il potere.
Domanda: questa è la trama di Eragon o di Guerre Stellari? L'ho scritta pensando ad Eragon, ma le analogie sono un po' troppe per pensare ad un'ispirazione anzichè a una scopiazzatura.
Ma passiamo ad altro: tante volte ho sentito elogiare il meraviglioso legame che si crea tra drago e cavaliere. Un legame che nasce quando il draghetto è ancora nell'uovo, e che porta umano e rettile ad essere l'uno la metà dell'altro, con tanto di telepatia e comprensione dello stato d'animo del compagno.
Più che a Paolini credo che i complimenti vadano fatti ad Anne McCaffrey, visto che tale legame l'ha inventato lei, paro paro, nel suo Ciclo dei Dragonieri di Pern.
E direi che ha anche abbastanza similitudini con lo Spirito (o Antico Sangue) creato Robin Hobb.
Poi c'è la magia: per Paolini la magia comporta uno scambio: l'incantesimo avviene per forza, ma consuma un'energia corrispondente, per cui se il mago fa un'incantesimo fuori dalla propria portata tutte le sue energie verranno consumate portandolo alla morte. Inoltre una volta iniziato non si può fermare.
Esattamente ciò che Eddings ha creato per il ciclo di Belgariad e quello dei Mallorean.
Ma Paolini si differenzia: esiste l'Antica Lingua, che segna il vero nome di ogni cosa.
Il vero nome è la magia più potente, poichè indica la vera essenza delle cose: chiamati per il loro vero nome oggetti e uomini sono costretti ad ubbidire, e questo è il trucco della magia. Quasi originale, se non fosse che è la magia secondo Ursula LeGuin, in Earthsea.
Abbiamo poi l'unico errore commesso da Eragon nel libro: la maledizione di Elva, che conferisce alla bimba un sacco di anomale caratteristiche che salvo le minime differenze per evitare una denuncia è Alia la Strana, personaggio di Dune (Frank Herbert).
E posso dire che il gatto mannaro è taaaaaanto simile al gatto prismatico di Terry Brooks?
Insomma, Eragon è una scopiazzatura di un numero imprecisato di fantasy: Paolini ha preso a piene mani quello che gli interessava e non è riuscito a dare al suo lavoro quell'originalità che servirebbe a far pensare a una rielaborazione anzichè a una brutta copia (per fare un esempio, il Globo di Aldur ha tratti in comune con i Silmaril, ma sono così accennati e così rielaborati che quello che riconosci è l'indubbia ispirazione di Eddings a Tolkien, non un trapianto dell'oggetto da un libro all'altro)
Poi abbiamo Eragon, un Gary Stu.
E' il prescelto.
Impara la magia nel giro di una settimana.
Idem per la spada.
E' un arciere/cacciatore geniale.
Impara a leggere e scrivere in poco tempo (il giovine è illetterato allo stesso livello di Garion, quando deve andare a salvare il mondo), al punto che pochi mesi dopo aver imparato a scrivere compone un acclamatissimo poema.
E' adorato da chiunque lo veda.
Nel secondo libro diventa praticamente un elfo, con conseguente pseudo-immortalità e figaggine.
Secondo voi fa anche il caffè e le patatine fritte?
In sostanza, Eragon e seguito sono due libri nel migliore dei casi mediocri.