Csima
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Premessa:
Non so se definirla proprio una fan Fiction perchè i personaggi principali della mia storia sono inventati da me, però diciamo che tutto quello che ho costruito attorno viene da final Fantasy (nn proprio tutto tutto) :>
E' una storia scritta per un contest sul mio sito di FF ( YourFF che è anche vostro affiliato ^_^ con molto onore ) perciò avevo un limite massimo di scrittura....è stato arduo riuscire a sentitizzare tutto quello che mi passava per la testa e ho dovuto fare molti tagli a mio malincuore, perciò forse alcune cose non risulteranno essere chiarissime
Spero sia di vostro gradimento
La pubblico a capitoli perchè la storia vera è lunga
Capitolo 1:
Agli occhi di un bambino, la vita è come un Luna Park pieno di attrazioni e meraviglie. Ma non a tutti è concesso. Non augurerei la mia infanzia a nessuno. La mia vita ha sempre fluttuato sulla strada a chiedere l’elemosina, per poter sopravvivere. Fin da quando la mia mente può ricordare, le situazioni in cui mi sono trovato erano poco piacevoli.
Nei giorni di mercato di Elinor, riuscivo anche a rubare qualche carota, oppure una mela . Se mi andava veramente bene, potevo mangiare anche il formaggio e pane. Correvo come un matto, mentre scappavo, le strade ciottolate mi ferivano sempre i piedi scalzi e gli alti muri di pietra mi sembravano solo una prigione. La città era troppo grande per la mia mente, mi sembrava una giungla di mattoni dorati. L’unica cosa che amavo era quell’immensa torre al centro, bianca è splendente come la luna, e mi domandavo quali incredibili cose potesse custodirvi. Ho vissuto così per dieci anni. Poi, magicamente, mi sono trovato con una casa.
Un ragazzo dai capelli biondi e occhi azzurri e una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi scuri, raccoglievano i bambini abbandonati e li portavano nella città di Midgar. Il loro non era un orfanotrofio, ma bensì una locanda. Non ho mai capito perché se ne prendessero cura, finché non mi ritrovai a dover scegliere la mia strada.
Lo ricordo bene. I miei occhi si sgranarono quando il giovane Cloud, mi chiese se volevo diventare un ladro. Proprio così, un ladro.
Aveva subito notato il mio talento innato nel fregare le cose in casa, sotto al naso di Tifa.
Chiesi con un semplice perché. Le sue parole furono chiare e precise che ancora adesso posso ripeterle a memoria.
“ Come gl’altri bambini, ti abbiamo cresciuto per collocarti in questo mondo che ha regole rigide. Puoi scegliere di fare un lavoro monotono che ti farà vivere fino alla fine dei tuoi giorni, oppure trovare un’altra via che ti premetterà di essere diverso dagl’altri.”
Furono parole magiche per le mie orecchie infantili. Essere diverso da tutti, essere speciale per il mondo. Non ci pensai due volte.
Iniziò così il mio addestramento. Cloud mi portò nella città di Tera e mi affidò alle cure del più famoso ladro delle sei città di PantaKleos, Gidan Tribal. Avevo tredici anni e il mio apprendistato durò per altri cinque anni. La mia abilità di furto era arrivata quasi alla perfezione e questo mi portò a prendere una decisione ardua, che avrebbe cambiato la mia vita.
- Sei troppo giovane.- Cloud era in piedi accanto a Gidan che osservava silenzioso la scena, ma allo stesso tempo, il suo sguardo mostrava una espressione divertita.
- Non si parla di età, per affrontare questo esame. -
- No, l’età non c’entra, però è in ballo l’esperienza, cosa di cui tu, non disponi.-
- Ho già dimostrato molte volte la mia abilità. Credi che non sappia che hai chiesto a Gidan di mantenerti informato dei miei progressi e delle mie imprese.-
I due uomini si guardarono. - Prima o poi, mi sarei aspettato che venissi da me a chiedere di affrontare l’esame. – Gidan, si grattò la testa. – In quest’ultimo periodo eri stranamente agitato e così ho chiamato Cloud perché mi raggiungesse e ti abbiamo convocato proprio per confermare i miei dubbi.-
- Anche io, attendevo il giorno, in cui avresti tentato la prova per entrare definitivamente nell’Elite dell’Obelisco dell’Albero, ma quello che stai chiedendo adesso non è esattamente lo stesso.-
L’addestramento che avevo affrontato non era stato dei più facili. Raffinare l’arte del borseggio, l’abilità di nascondersi nelle ombre e muoversi in silenzio, la capacità di arrampicarsi sui muri senza l’ausilio di attrezzi,ma solo con le proprie mani e i pochi appigli naturali dei muri. La destrezza nell’evitare trappole o rimuoverle e l’agilità nell’aprire serrature di scrigni e porte, avevano fatto di me un ragazzo maturo e esperto in quel campo. Certamente per il furto, la mia costituzione fisica mi favoriva. Il mio corpo era efebico, ma ben allenato agli sforzi. Non amavo portare i capelli lunghi come la maggior parte dei miei compagni, perciò li tenevo corti, forse anche per il fatto che erano neri come la pece e li odiavo perché facevano risaltare troppo il colore chiaro degl’occhi.
Ero teso come una corda di violino pronta a spezzarsi non appena il suo esecutore avesse premuto troppo. Pochi minuti prima avevo formulato una domanda, che lasciò sbigottiti i due uomini. Avrei dovuto chiedere di affrontare l’esame per diventare a tutti gli effetti un ladro dell’Obelisco dell’Albero, ma quella che uscì dalla mia bocca fu tutt’altra richiesta.
Per notti intere avevo fatto rimbalzare nella mia mente, miriadi di parole cercando di creare un discorso elaborato e preciso che mi avrebbe portato senza troppa fatica ad ottenere quello che volevo. Di giorno mi dedicavo con tenacia agli abituali allenamenti, ma la mia mente vagava e non riuscivo più ad ottenere il massimo, tanto da attirare l’attenzione di Gidan.
Ogni volta ero sul punto di rivelargli le mie intenzioni, ma c’era qualcosa che me lo impediva. Forse paura, forse timidezza, forse la sensazione che non era ancora giunto il tempo. Ma come tutto ha un termine, anche la mia paziente attesa vide il suo traguardo e trovandomi davanti ai due uomini, dovetti rivelare la richiesta ciò che avevo sapientemente elaborato.
Nessuna di quelle parole, però, uscì dalla mia bocca.
Mi morsi la lingua appena finì di chiedere esplicitamente di diventare il Vertice dell’Obelisco Etereo.
Cloud sgambettò, nel sentire la mia richiesta e dovette aggrapparsi alla tenda per rimanere in piedi e Gidan che era stravaccato con i piedi sul tavolo rischiò di rovesciarsi indietro. Dovette fare uno sforzo enorme per rimanere in equilibrio.
La questione si infiammò subito. Essere il Vertice era una carica importantissima. Era il nome che si erano assegnati i capi di ogni obelisco che formava la Setta del Pentacolo, perché rappresentavano la punta della figura che raffigurava il simbolo dell’organizzazione.
- Essere il Vertice, richiede facoltà che vanno oltre a quelle che tu possiedi, soprattutto per quanto riguarda l’Obelisco Etereo. Io e Gidan, abbiamo affrontato prove ben più pericolose delle tue per diventare Vertici dell’Obelisco della Nuvola e dell’Albero e lo stesso è valso per gl’altri. –
- Ma ora, se non erro, il Vertice dello Spirito è morto e non c’è nessuno che ha ancora preso il suo posto.-
Cloud mi stava fissando con occhi ghiacciati. Non ho mai capito cosa stesse provando in quel momento, ma non abbassai lo sguardo. Lo sostenni, raccogliendo tutta la mia tenacia e testardaggine. Fece un profondo respiro.
- Per diventare Vertice bisogna affrontare le quattro prove degl’altri Obelischi e non sono sciocchezze, soprattutto quella che riguarda quello del Sole.-
- Vuol dire che acconsenti alla mia richiesta? – Ero entusiasta. Non mi sarei mai aspettato una risposta così celere e positiva, soprattutto da Cloud. Anche Gidan rimase interdetto.
- Prima di affrontare le prove, dobbiamo andare all’ Obelisco di Luce. La sacerdotessa, ti racconterà per filo e per segno tutto ciò che concerne la Setta. Ora vai! –
Feci un breve inchino e uscì dalla stanza, ma attesi qualche secondo. Da dietro lo spesso portone, i due uomini iniziarono a parlare.
- Cosa speri di ottenere acconsentendo al giovane di affrontare le prove della Setta?-
- Spero che una volta giunto all’Obelisco del Sole abbandoni il tentativo e si rassegni a rimanere almeno nella tua Elite. –
Abbandonai la mia postazione e ritornai con passo silenzioso nella mia stanza, per attendere il giorno dopo.
continua....
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qualche commento?
artdf4:
Non so se definirla proprio una fan Fiction perchè i personaggi principali della mia storia sono inventati da me, però diciamo che tutto quello che ho costruito attorno viene da final Fantasy (nn proprio tutto tutto) :>
E' una storia scritta per un contest sul mio sito di FF ( YourFF che è anche vostro affiliato ^_^ con molto onore ) perciò avevo un limite massimo di scrittura....è stato arduo riuscire a sentitizzare tutto quello che mi passava per la testa e ho dovuto fare molti tagli a mio malincuore, perciò forse alcune cose non risulteranno essere chiarissime
Spero sia di vostro gradimento
La pubblico a capitoli perchè la storia vera è lunga
Capitolo 1:
Agli occhi di un bambino, la vita è come un Luna Park pieno di attrazioni e meraviglie. Ma non a tutti è concesso. Non augurerei la mia infanzia a nessuno. La mia vita ha sempre fluttuato sulla strada a chiedere l’elemosina, per poter sopravvivere. Fin da quando la mia mente può ricordare, le situazioni in cui mi sono trovato erano poco piacevoli.
Nei giorni di mercato di Elinor, riuscivo anche a rubare qualche carota, oppure una mela . Se mi andava veramente bene, potevo mangiare anche il formaggio e pane. Correvo come un matto, mentre scappavo, le strade ciottolate mi ferivano sempre i piedi scalzi e gli alti muri di pietra mi sembravano solo una prigione. La città era troppo grande per la mia mente, mi sembrava una giungla di mattoni dorati. L’unica cosa che amavo era quell’immensa torre al centro, bianca è splendente come la luna, e mi domandavo quali incredibili cose potesse custodirvi. Ho vissuto così per dieci anni. Poi, magicamente, mi sono trovato con una casa.
Un ragazzo dai capelli biondi e occhi azzurri e una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi scuri, raccoglievano i bambini abbandonati e li portavano nella città di Midgar. Il loro non era un orfanotrofio, ma bensì una locanda. Non ho mai capito perché se ne prendessero cura, finché non mi ritrovai a dover scegliere la mia strada.
Lo ricordo bene. I miei occhi si sgranarono quando il giovane Cloud, mi chiese se volevo diventare un ladro. Proprio così, un ladro.
Aveva subito notato il mio talento innato nel fregare le cose in casa, sotto al naso di Tifa.
Chiesi con un semplice perché. Le sue parole furono chiare e precise che ancora adesso posso ripeterle a memoria.
“ Come gl’altri bambini, ti abbiamo cresciuto per collocarti in questo mondo che ha regole rigide. Puoi scegliere di fare un lavoro monotono che ti farà vivere fino alla fine dei tuoi giorni, oppure trovare un’altra via che ti premetterà di essere diverso dagl’altri.”
Furono parole magiche per le mie orecchie infantili. Essere diverso da tutti, essere speciale per il mondo. Non ci pensai due volte.
Iniziò così il mio addestramento. Cloud mi portò nella città di Tera e mi affidò alle cure del più famoso ladro delle sei città di PantaKleos, Gidan Tribal. Avevo tredici anni e il mio apprendistato durò per altri cinque anni. La mia abilità di furto era arrivata quasi alla perfezione e questo mi portò a prendere una decisione ardua, che avrebbe cambiato la mia vita.
- Sei troppo giovane.- Cloud era in piedi accanto a Gidan che osservava silenzioso la scena, ma allo stesso tempo, il suo sguardo mostrava una espressione divertita.
- Non si parla di età, per affrontare questo esame. -
- No, l’età non c’entra, però è in ballo l’esperienza, cosa di cui tu, non disponi.-
- Ho già dimostrato molte volte la mia abilità. Credi che non sappia che hai chiesto a Gidan di mantenerti informato dei miei progressi e delle mie imprese.-
I due uomini si guardarono. - Prima o poi, mi sarei aspettato che venissi da me a chiedere di affrontare l’esame. – Gidan, si grattò la testa. – In quest’ultimo periodo eri stranamente agitato e così ho chiamato Cloud perché mi raggiungesse e ti abbiamo convocato proprio per confermare i miei dubbi.-
- Anche io, attendevo il giorno, in cui avresti tentato la prova per entrare definitivamente nell’Elite dell’Obelisco dell’Albero, ma quello che stai chiedendo adesso non è esattamente lo stesso.-
L’addestramento che avevo affrontato non era stato dei più facili. Raffinare l’arte del borseggio, l’abilità di nascondersi nelle ombre e muoversi in silenzio, la capacità di arrampicarsi sui muri senza l’ausilio di attrezzi,ma solo con le proprie mani e i pochi appigli naturali dei muri. La destrezza nell’evitare trappole o rimuoverle e l’agilità nell’aprire serrature di scrigni e porte, avevano fatto di me un ragazzo maturo e esperto in quel campo. Certamente per il furto, la mia costituzione fisica mi favoriva. Il mio corpo era efebico, ma ben allenato agli sforzi. Non amavo portare i capelli lunghi come la maggior parte dei miei compagni, perciò li tenevo corti, forse anche per il fatto che erano neri come la pece e li odiavo perché facevano risaltare troppo il colore chiaro degl’occhi.
Ero teso come una corda di violino pronta a spezzarsi non appena il suo esecutore avesse premuto troppo. Pochi minuti prima avevo formulato una domanda, che lasciò sbigottiti i due uomini. Avrei dovuto chiedere di affrontare l’esame per diventare a tutti gli effetti un ladro dell’Obelisco dell’Albero, ma quella che uscì dalla mia bocca fu tutt’altra richiesta.
Per notti intere avevo fatto rimbalzare nella mia mente, miriadi di parole cercando di creare un discorso elaborato e preciso che mi avrebbe portato senza troppa fatica ad ottenere quello che volevo. Di giorno mi dedicavo con tenacia agli abituali allenamenti, ma la mia mente vagava e non riuscivo più ad ottenere il massimo, tanto da attirare l’attenzione di Gidan.
Ogni volta ero sul punto di rivelargli le mie intenzioni, ma c’era qualcosa che me lo impediva. Forse paura, forse timidezza, forse la sensazione che non era ancora giunto il tempo. Ma come tutto ha un termine, anche la mia paziente attesa vide il suo traguardo e trovandomi davanti ai due uomini, dovetti rivelare la richiesta ciò che avevo sapientemente elaborato.
Nessuna di quelle parole, però, uscì dalla mia bocca.
Mi morsi la lingua appena finì di chiedere esplicitamente di diventare il Vertice dell’Obelisco Etereo.
Cloud sgambettò, nel sentire la mia richiesta e dovette aggrapparsi alla tenda per rimanere in piedi e Gidan che era stravaccato con i piedi sul tavolo rischiò di rovesciarsi indietro. Dovette fare uno sforzo enorme per rimanere in equilibrio.
La questione si infiammò subito. Essere il Vertice era una carica importantissima. Era il nome che si erano assegnati i capi di ogni obelisco che formava la Setta del Pentacolo, perché rappresentavano la punta della figura che raffigurava il simbolo dell’organizzazione.
- Essere il Vertice, richiede facoltà che vanno oltre a quelle che tu possiedi, soprattutto per quanto riguarda l’Obelisco Etereo. Io e Gidan, abbiamo affrontato prove ben più pericolose delle tue per diventare Vertici dell’Obelisco della Nuvola e dell’Albero e lo stesso è valso per gl’altri. –
- Ma ora, se non erro, il Vertice dello Spirito è morto e non c’è nessuno che ha ancora preso il suo posto.-
Cloud mi stava fissando con occhi ghiacciati. Non ho mai capito cosa stesse provando in quel momento, ma non abbassai lo sguardo. Lo sostenni, raccogliendo tutta la mia tenacia e testardaggine. Fece un profondo respiro.
- Per diventare Vertice bisogna affrontare le quattro prove degl’altri Obelischi e non sono sciocchezze, soprattutto quella che riguarda quello del Sole.-
- Vuol dire che acconsenti alla mia richiesta? – Ero entusiasta. Non mi sarei mai aspettato una risposta così celere e positiva, soprattutto da Cloud. Anche Gidan rimase interdetto.
- Prima di affrontare le prove, dobbiamo andare all’ Obelisco di Luce. La sacerdotessa, ti racconterà per filo e per segno tutto ciò che concerne la Setta. Ora vai! –
Feci un breve inchino e uscì dalla stanza, ma attesi qualche secondo. Da dietro lo spesso portone, i due uomini iniziarono a parlare.
- Cosa speri di ottenere acconsentendo al giovane di affrontare le prove della Setta?-
- Spero che una volta giunto all’Obelisco del Sole abbandoni il tentativo e si rassegni a rimanere almeno nella tua Elite. –
Abbandonai la mia postazione e ritornai con passo silenzioso nella mia stanza, per attendere il giorno dopo.
continua....
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artdf4: