Varie Il Ritorno degli Antichi

Doomrider

Guerriero della Luce
Benvenuti a tutti, con la mia nuovissima fic. Con questa si chiude la trilogia cominciata con Last Final Strife e proseguita con La ricostruzione. Riprende esattamente da dove è finita quella di prima e introduce un po' di pg nuovi esterni a FF7, ma spero non risulti un problema. :)D) So che sono stato un po' assente in questi ultimi mesi,ma vi prometto che tornerò a scrivere con la frequenza dei bei tempi :D

La nuova sfida di Hikaru

_Signorina Hikaru! Signorina Hikaru, si svegli!_

_Eh? Ma dai Claire.. ancora cinque minuti.._

La ragazza tirò su le coperte, cercando per quanto possibile di non essere investita dalla luce potente del mattino che aveva invaso la sua stanza quando Claire, la cameriera, aveva tirato le tende.

_Avanti, pigrona! La figlia del Governatore Planetario non può dormire fino a tardi, ci sono un sacco di cose da fare! I suoi genitori sono già in riunione, e lei non può rimanere a letto!E’ un ordine di sua madre!_

Quando Claire aprì anche la finestra un forte vento primaverile entrò nella stanza, mandando in fumo la strana costruzione di coperte che costituivano il riparo di Hikaru contro la luce. La ragazza sbuffò e si arrese: quando sua madre voleva una cosa, non c’era modo di evitarla. La cameriera, soddisfatta di avere raggiunto il proprio scopo, sgattaiolò fuori dalla porta dicendo:

_Molto ben fatto, sua madre sarà contenta!_

Si sedette a bordo letto, sbadigliando; in fondo quella notte aveva fatto tardi, era andata al Luogo Sacro a portare il cofanetto e finalmente aveva scoperto cosa ci fosse al suo interno. Di tutto quello che le era capitato dopo non aveva detto niente a nessuno, e non l’avrebbe fatto neanche sotto tortura: i suoi genitori non erano i tipi da comprendere, l’avrebbero sicuramente liquidata come visioni fantastiche di una bambina e sarebbe finita lì. No, non aveva voglia di essere trattata ancora come era sempre stata; ormai aveva diciassette anni, era ora di finirla. E soprattutto non se l’era immaginato: un’entità chiamata Zack le aveva trasferito dei poteri e lei li aveva accettati, ne era certa. Tuttavia non aveva ancora capito in che cosa consistessero esattamente e quale fosse la loro utilità; ci stava riflettendo proprio in quel momento.. in fondo, forse a qualcuno avrebbe potuto rivelare gli eventi. Qualcuno che non l’avrebbe presa per pazza o per infantile. Qualcuno come suo nonno.
Ma prima aveva un grosso ostacolo da superare: avrebbe dovuto passare inosservata attraverso il palazzo fino a raggiungere il suo chocobo e uscire dai cancelli prima che suo padre –o sua madre- la vedessero. Sapeva che non avrebbero approvato la sua visita a Cid, che ormai reputavano un vecchio visionario mezzo rimbambito e dagli insegnamenti per nulla consoni a un appartenente della dinastia dei Governatori.
Una forma di governo abbastanza inusuale quella del Pianeta di Hikaru, soprattutto per come fu fondato; da ciò che le avevano detto i suoi genitori, la sua famiglia era da sempre stata l’unica in grado di possedere un aeromezzo, che costituiva il principale strumento di trasporto e sicurezza della gente civile. All’inizio la nave veniva utilizzata per difendere tutti coloro che ne avevano bisogno in modo gratuito, ma i figli di Cid non la pensavano allo stesso modo e iniziarono a pretendere un cospicuo risarcimento per ogni azione compiuta. In breve tempo il mondo non potè più svincolarsi dal rapporto di dipendenza con la famiglia Highwind, così che venne costituito il Primo Governo di Sicurezza Planetario. Secondo ciò che pensava Hikaru, era solo un pretesto che suo padre usava per controllare tutti gli altri a bacchetta, una vera e propria monarchia assoluta; secondo sua madre, suo fratello e i suoi cugini invece era una forma di governo molto positiva che aveva assicurato benessere e prosperità al mondo intero.
La cosa che più stava stretta a Hikaru era il modo con cui i suoi genitori avevano imposto l’educazione e il modo di pensare della gente: “Non vi preoccupate di nulla. Il vostro Governatore e la sua aeronave risolveranno tutti i vostri problemi. Voi dovete solo lavorare in pace” recitava il motto che veniva inculcato a tutti gli abitanti di quel pianeta. Lei non ci vedeva alcun senso: “perché dipendere da qualcun altro per risolvere i miei problemi quando posso risolvermeli da sola?” pensava ogni volta che assisteva a una scena di patetico servilismo nei confronti del Governatore.
Ora era una di quelle situazioni in cui il suo problema avrebbe dovuto sì risolverselo da sola: Hikaru doveva raggiungere il suo chocobo, uno dei più veloci al Pianeta, e non doveva farsi vedere. Riuscì a uscire dalla sua stanza e percorrere tutto il lungo corridoio che portava alla sala principale; passò davanti al portone della stanza che suo padre chiamava pomposamente “Sala della Ragione”, ovvero il luogo dove lui e alcuni suoi amici prendevano le decisioni più importanti per.. rovinare ancora di più la vita agli abitanti, secondo il punto di vista di Hikaru.
Attraversò facilmente tutto il palazzo e raggiunse la stalla dei chocobo senza essere vista né dai suoi parenti né da nessuno della servitù; si avvicinò al suo chocobo, un esemplare maschio molto bello, con le piume gialle brillanti e una performance di velocità imbattuta, a cui lei teneva particolarmente e che si chiamava Ikari. Hikaru lo accarezzò dolcemente mentre prendeva le redini.

_Ciao, amico mio. Come va oggi? Ti porto a fare un giro.. contento?_

Il chocobo rispose con un “Wark!”, quindi appena la ragazza fu in sella partì e uscì dal palazzo, in direzione della capanna di nonno Cid.
Nel frattempo nella Sala della Ragione si stava svolgendo un evento decisamente cruciale. La servitù e i genitori di Hikaru infatti non incrociarono la figlia perché erano tutti concentrati nel discorso fra il Governatore Planetario e mr. Embeleuse, ambasciatore degli Stati Riuniti di Wutai. Si trattava di un complesso di isole-stato abbastanza grande che era stato l’unico complesso civile a resistere ai “favori” dell’aeronave; niente servizi aveva equivalso a niente autorità su di loro, e il loro status di isole fece sì che acquisissero presto la superiorità navale. Il controllo dei mari spettava agli Stati Riuniti, e per questo potevano essere considerati il rivale principale del Governo Planetario, che invece aveva esteso la propria egemonia sul grande continente terrestre.
Come sempre accade fra due superpotenze in crescita ed espansione, molto presto gli interessi degli Stati Riuniti e del Governo Planetario entrarono in conflitto, così da richiedere l’incontro che si stava svolgendo in quel momento e che stava andando decisamente male.

_Ma.. ma non potete farlo! Invadere le acque oceaniche con piattaforme petrolifere è equivalente a una vera e propria aggressione. La nostra congregazione non resterà con le mani in mano di fronte a questo oltraggio!_

_Quindi, mr. Embeleuse, state dicendo che ci farete guerra?_

_Non saremo noi a farvi guerra. Sono le vostre stupide installazioni che la dichiarano: devastare il fondo del mare per estrarre petrolio è senza dubbio un atto di ostilità che verrà respinto con tutti i mezzi necessari, anche con la violenza se necessario!_

_Ah-ah. Peccato. Vorrà dire che sarà guerra._

_Guerra?! Ma via, Governatore, sia ragionevole.. avete già tutto il petrolio che vi serve per soddisfare le vostre esigenze e durerà per molto tempo ancora. Non siate stupido e non sottovalutate la potenza degli Stati Riuniti di Wutai. Vi avverto: la nostra marina ha una superiorità schiacciante sulle acque, alla prima costruzione inappropriata si mobiliterà e smantellerà ogni cosa. Siamo disposti anche a rappresaglie terrestri se necessario_

_Davvero? Provate anche solo a toccare con i vostri eserciti un singolo centimetro quadrato di terra e verrete spazzati via, il NOSTRO esercito terrestre non ha rivali!_

_Mi scuso, Governatore, per essere stato un po’ troppo aggressivo nei termini. Volevo solo far notare che un conflitto non porterà a nulla né voi né noi. Sarebbe solo uno sbaglio spiegare la potenza militare e.._

_Che cosa?! Ci state forse dando dei codardi? Vi dimenticate di una cosa, noi abbiamo il potere dell’Aeronave! Vi sommergeremo di bombardamenti e vi costringeremo alla resa. Tremerete, perché le nostre navi oscureranno il sole!!_

_Davvero? Benissimo. Allora combatteremo al buio._

Fu l’ultima goccia. Il Governatore si stracciò le vesti, in preda all’ira e gridò

_ALLORA CHE GUERRA SIA!! Guardie,arrestate l’ambasciatore Embeleuse!!_

Le sette guardie armate agli ingressi si strinsero intorno al povero ambasciatore, che non potè fare altro che arrendersi ed essere chiuso nelle segrete del palazzo.

…​

Hikaru arrivò alla capanna del nonno Cid una mezzora dopo la sua partenza e lo trovò già sulla porta, a fumare una sigaretta. Cid Highwind aveva perso ormai l’aspetto e la portanza che aveva quando aveva trent’anni, ma non aveva perso il vizio di fumare, e soprattutto quello di imprecare.

_#@$%&!!!!!! Ma sono diventato rimbambito del tutto o quella che vedo è veramente mia nipote Hikaru?!_

_Sono io nonno. Come stai?_ chiese Hikaru, smontando dal chocobo

_@#£$, di ***** come al solito. Ma te piuttosto, che @$%& ci fai qua? I tuoi genitori son tornati sani di mente??_

_Eh.. mi sa di.._

_NO!! #@à$%, che %/£% ti è successo?! Fatti vedere, vieni.. vieni qua vicino!_

Hikaru ubbidì, un pochino spaventata. Lo sguardo di suo nonno le penetrò gli occhi, raggiungendo il fondo della sua anima.

_Non c’è dubbio. Sei andata al Luogo Sacro, vero?_

_Sì. E’ proprio di questo che volevo parlarti_

_Non dire nulla. So già tutto dai tuoi occhi. Però rispondimi a questo: perché ha mandato te ad adempire al dovere sacro?_

_La riteneva una cosa inutile, una perdita di tempo. ”Non ho tempo per badare a queste stupidaggini, vacci tu Hikaru. In fondo sei grande abbastanza” ha detto_

Cid scoppiò a ridere

_Certo che mio figlio è proprio un gran c@#$&/e!! Ora capisco perché hai acquisito i poteri.._
_Cosa? E come fai a sapere che…_

_te l’ho detto, @àD$$!! Basta guardarti negli occhi, si capisce subito! E poi tuo padre è troppo pirla per ricevere una cosa così importante. Hikaru, tu sei l’Erede di questo mondo!_

_Che cosa? L’Erede?_

_Esatto. #$%&, sei diventata sorda, forse?! Ti ho detto di sì. Ma adesso vieni dentro, che ti devo parlare._

_non potremmo parlare fuori?_

_AL SOLE?!?@#£$%&!!!!! E ho finito le sigarette, quindi DENTRO che beviamo un po’ di thè! AVANTI, MARCH!!_

...​

_Coraggio nipote. Siediti e prendi il tuo thè_

Hikaru rimase in piedi, come stordita; l’interno della casa di suo nonno era la cosa più disordinata che avesse mai visto. Era molto lontano l’ordine maniacale che le domestiche tenevano per disposizione di sua madre nel palazzo dove viveva; anzi, l’intero posto sembrava proprio necessitare l’intervento di una mano femminile. Hikaru non sapeva nemmeno dove mettere i piedi,visto che l’intera sala era piena di carta, pezzi di metallo, scarti di costruzione, materiali d’ingegneria spicciola e cianfrusaglie di ogni genere. Suo nonno però non era mai stato famoso per la sua pazienza, infatti non le lasciò il tempo di dire nulla. Si limitò a urlare una seconda volta:

_Che £$=)& fai, ti vuoi sedere o no?! Il thè si raffredda!_

_Sì, sì certo. Come.. cioè, dove devo mettermi?_

_ma che °è*”£$ ne so, una sedia vale l’altra. Mettiti dove vuoi, basta che ti siedi e bevi il tuo *£$%&issimo thè!!!!!_

Hikaru fece buon viso a cattivo gioco e decise di sedersi. In fondo le parole di suo nonno avevano ancora un briciolo di carisma, ed era ben inutile cercare di opporsi. Si sedette letteralmente alla cieca, rischiando di ammazzarsi nel cadere e battere la testa, ma alla fine si ritrovò con il sedere su una comoda poltroncina resa invisibile dai venti centimetri di schifezza che vi erano sopra.
Cid non si accorse delle peripezie che avevano condotto sua nipote a sedersi, ma accese una sigaretta e semplicemente bevve il suo thè; alzò lo sguardo, fissò Hikaru che finalmente aveva preso in mano la tazza e la vide bere violentemente. La ragazza tossì, per poco non rischiava di strozzarsi nella foga di bere velocemente e assecondare la volontà di Cid.

_Coff coff.. dicevi nonno… io sarei.. l’erede?_

_@#”£$%. Certo che sì, mi ci posso giocare le palle sopra, e vincerei. Sei diventata l’Erede e per questo, cara mia, sarai destinata a prenderne tante. Son *£$%& tuoi adesso!_

_Mmppfff.._ Hikaru arrivò finalmente a farsi andare di traverso un sorso di thè, per poi tossire vistosamente. Una volta che ebbe ripreso fiato la ragazza potè rispondere alla frase di Cid, su cui il tempo aveva fatto tante cose, ma di certo non aveva toccato i modi da elefante.

_Cosa significa ‘son *£$%& tuoi adesso’?! Intendi dire che sono in pericolo?_

_In pericolo, tu?_ Cid sorrise _No, stai tranquilla. Adesso non lo sei. Ma presto saranno i casini a cercarti, e allora sì che sarai nella ***** fino al collo!_

_NONNO!!!_ Hikaru saltò in piedi, come punta da un insetto _Mi stai facendo spaventare, non potresti spiegarti meglio?! Cosa sono questi poteri? Perché dici che sarò nella… fino al collo?_

Cid esplose a ridere in faccia allo sguardo contrariato della nipote.

_AH AH AH AH!!! Dai, non preoccuparti, non è poi così brutto stare nella *****! Tuo nonno ci è stato un sacco di volte, e se ne è sempre tirato fuori!_

_Sì ma.._

_Su, adesso smettila di preoccuparti e ricorda che sei la nipote del Grande Cid Highwind!! Ti ho mai raccontato di quando salvai Cloud e Tifa da una tempesta di ghiaccio?_

Hikaru volse lo sguardo al cielo

_..ssì, almeno un centinaio di volte. Però non ho mai capito perché non ho mai visto né visto tracce di questo Cloud.. o Tifa.._

_loro.. sono più vicini di quanto tu possa immaginare_ soggiunse Cid, abbassando stranamente la voce _Ma adesso basta parlare. Devi tornare a casa, o i tuoi genitori si accorgeranno che sei venuta qui!_

_Ma nonno, io.. volevo.._

_Cosa? Non c’è tempo, @#£$%!!! Vai, monta in sella e vai!!E’ già tardi, non vedi?_

Hikaru fu costretta a uscire, montare sul chocobo e partire alla velocità massima verso il suo palazzo senza riuscire nemmeno a rispondere una sillaba a suo nonno.
Mentre la vedeva allontanarsi, Cid si accese un’ennesima sigaretta e commentò

_…ragazza mia, non sai quanto mi dispiace.. sei proprio nella ***** fino al collo_

Fine I episodio
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Non ho tempo di leggerlo adesso, ma in buona fede ti dico: wow, complimenti!
Me la salvo e leggo fra diecinque minuti.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Nella ***** fino al collo

_SIGNORINA HIKARU!! SIGNORINA HIKARU!! DOVE SIETE FINITA, SIGNORINA HIKARU!! Oddio, cosa faccio adesso.. la signora mi ucciderà se non trovo sua fig.. ma.. ma è lei!_
Claire aveva ormai perso la voce per cercare la ragazza, così quando la vide avvicinarsi da lontano con una nuvola di polvere alzata dal chocobo, non riuscì a farsi sentire.
Per fortuna della cameriera, il chocobo stava procedendo verso la sua direzione. Arrivò così tanto in carica di corsa che quando Hikaru tirò le redini per frenare Claire fu ricoperta da capo a piedi di polvere e terriccio.

_Coff..coff.. Signorina Hikaru! Dov’era andata? La.. coff coff.. stiamo cercando da tempo!_

La ragazza smontò dal chocobo, ancora pensando alle parole di suo nonno. Alzò gli occhi verso la cameriera e non potè fare a meno di sorridere.

_Sono andata a fare un giro. Questo palazzo è diventato quasi una prigione per me!_

_Hikaru, credo proprio che dovrai togliere quel “quasi” dalla frase_

_P..papà?_

La ragazza si voltò in direzione della voce e si mise una mano sulla bocca. Sapeva bene che in presenza di suo padre non le era concesso esprimere il suo libero pensiero; suo padre, un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati, la stava guardando dal piano di sopra con sguardo torvo. Il Governatore Planetario era un uomo di mezza taglia, non tanto alto ma neppure basso, perennemente vestito con un completo signorile costituito da giacca, camicia bianca, pantaloni di velluto e mocassini marrone chiaro. Non era un uomo di molte parole, specialmente verso sua moglie e sua figlia; le poche parole che rivolgeva a Hikaru erano generalmente degli ordini o delle imposizioni, da rispettare come se fossero state dettate da una divinità in persona.
Ma in questo caso, le due frasi che il Governatore rivolse a sua figlia suonarono ancora più autoritarie e assolutistiche di quanto mai avessero fatto.

_Sei andata ancora in giro per il mondo a fare la figlia di nessuno?! Bene. Sappi che è l’ultima volta. D’ora in poi sarai confinata entro le mura di questa casa._

_COSA?!Papà, non puoi farlo!!_

_Mi hai sentito molto bene invece. Non potrai uscire neanche se il palazzo prendesse fuoco. Siamo in guerra, non possiamo più permetterci leggerezze_

_In guerra?!??? E con chi?_ Hikaru non poteva crederci. Suo padre non le era mai andato a genio, poteva ancora ancora accettarlo, ma addirittura che dichiarasse una guerra…

_I Regni Uniti di Wutai ci hanno dichiaratamente sfidato, mostreremo loro la potenza della dinastia Redsky!_

Hikaru era sconvolta. Suo padre le stava spiegando fin troppe cose; sapeva che aveva voluto mutare il suo cognome da Highwind a Redsky per prendere ancora di più le distanze da suo padre, che il Governatore riteneva un visionario fin dalla tenera età. Tutto il resto riecheggiò nelle orecchie di Hikaru come un’eco impazzito più e più volte. Un brivido di terrore la scosse, mentre sentiva bruciare intorno a sé un fuoco innaturale. Le lacrime riempirono i suoi occhi, mentre una sola frase continuava a ripetersi nelle sue orecchie: “Siamo in guerra”.. “Siamo in guerra”.. “Siamo in guerra”..
Al quindicesimo “Siamo in guerra”, corrispondente a quando il Governatore ordinò ai servi di portare dentro sua figlia, che vedeva immobile non rispondere al suo ordine, Hikaru ebbe uno scatto di rabbia. Senza poterlo pensare razionalmente, cacciò un urlo e afferrò le redini del chocobo. Saltò in sella alla velocità della luce e lo spronò a partire; non aveva una direzione precisa, né una mente lucida per poter gestire le emozioni che stavano divampando nel suo cuore come un fiume in piena. Fu proprio quel fervore emotivo che le diede la forza di partire, lasciando i servi di suo padre nella polvere alzata da Ikari e il Governatore nella stessa posizione in cui si era presentato. Molto presto Hikaru e Ikari furono un puntino all’orizzonte, abbondantemente prima che la servitù potesse blindare l’accesso ai cancelli del palazzo.
Il Governatore rientrò in casa e sbattè la porta finestra così forte che i vetri per poco non si incrinarono. Raggiunse la porta della sala in cui erano riuniti i generali del Governo e ringhiò

_Va bene Hikaru. Se hai deciso anche tu di metterti contro di me, ne pagherai le conseguenze._

Spalancò la porta e il primo ordine che diede fu

_Trovate mia figlia Hikaru. Mettete una taglia sulla sua testa, se necessario! DEVE essere qui entro al tramonto, viva o morta!_

…​

Ikari sfrecciava come il vento, sempre in linea retta. Un chocobo come lui non aveva le facoltà mentali per scegliere una direzione, ma una volta impostata la sua rotta era in grado di seguirla fino in fondo. Andava al massimo della velocità, non tanto perché avesse ricevuto l’ordine di farlo, quanto perché aveva capito lo stato d’animo della sua padrona: questo un chocobo era in grado di farlo.
Hikaru era aggrappata a lui, letteralmente abbracciata al corpo del pennuto con gli occhi chiusi; i primi venti minuti di viaggio passarono così, con le oscillazioni dovute alla cavalcata che ritmavano con colpi precisi l’esplosione emotiva che aveva travolto la ragazza.
Passarono prati, colline e qualche fiumiciattolo, dopodiché la mente di Hikaru riuscì a raffreddare l’incendio di emozioni e riprese un pochino il controllo. La prima cosa che seppe ripetersi fu una frase apparentemente non sua, ma che sentiva provenire dal fondo del suo cuore

“Abbraccia i tuoi sogni e, qualsiasi cosa accada, difendi il tuo onore!”

Hikaru fermò il chocobo e smontò velocemente, buttandosi sull’erba in ginocchio. Ripensò alle parole pronunciate da suo padre solo una decina di minuti prima e scoppiò in pianto. Calde lacrime scendevano copiose dalle sue guance e bagnavano la terra sotto di lei; non sembrava esserci un metodo per consolarla: ogni pensiero la riportava sempre alla realtà. Erano in guerra, era entrata definitivamente in rotta di collisione con il padre. Molto probabilmente non sarebbe più potuta tornare indietro, anche perché non sapeva come avrebbe reagito il Governatore: non lo riconosceva più, ogni volta che lo rivedeva era sempre peggio. Fino a quel momento. Fino alla goccia di troppo.
Man mano che la ragione prendeva il sopravvento sulle emozioni, un nero cupo senso di disperazione le invase il cuore. Non erano più lacrime di sfogo, ora erano lacrime di disperazione. Era giunta al punto di non ritorno, ne era sicura. Solo che non sapeva come comportarsi, fino a che un nuovo ragionamento razionale non la paralizzò, come un fulmine a ciel sereno.
I Regni di Wutai.. erano in guerra con suo padre. E sapevano della sua esistenza. “In amore e in guerra tutto è permesso” le avevano insegnato. Cosa sarebbe successo se i sicari di Wutai l’avessero trovata? Sicuramente l’avrebbero cercata, perché avere in mano la figlia del capo del nemico era quasi equivalente ad avere vittoria sicura. Forse era per quel motivo che il Governatore voleva rinchiuderla nel palazzo… forse era per sicurezza, non per un suo capriccio. O, più verosimilmente, il Governatore Planetario voleva rinchiudere sua figlia per evitare di trovarsi in una situazione difficile da gestire, non tanto perché gli importasse veramente della sorte di Hikaru.
A questo proposito, anche i servi del padre l’avrebbero cercata, per riportarla indietro.
Ad ogni modo ora sì che era nella ***** fino al collo, come aveva predetto poche ore prima suo nonno Cid; presa tra i due fuochi, con una guerra in procinto di scoppiare e senza altro aiuto se non il suo chocobo.
La disperazione di Hikaru fu grande, ma dopo un’altra quindicina di minuti di lacrime, una voce interiore fece intuire alla ragazza comprese che ormai i giochi erano fatti, e più tempo stava lì a piangere più facilmente l’avrebbero trovata, in mezzo a un prato senza possibilità di nascondersi. Era la stessa voce che le aveva detto “Abbraccia i tuoi sogni”, ed entrambe le volte in cui si era pronunciata aveva pervaso mente e cuore di Hikaru con un incoraggiante calore vitale.
Sì, aveva proprio ragione quella voce. E lei aveva bisogno di un piano. Dall’alto dei suoi diciassette anni di pura inesperienza, l’unica cosa sensata da fare era rivolgersi a qualcuno di fidato che avrebbe potuto aiutarla. Purtroppo non aveva molte conoscenze, cresciuta com’era nella campana di vetro imposta dai genitori per “non mischiarla con i poveracci che non possono volare”. L’unico che le venne in mente fu suo nonno Cid, ma rifiutò l’idea subito: sarebbe stato il primo posto dove chiunque l’avrebbe cercata. Le serviva un'altra persona.. ma chi? Le venne anche in mente di recarsi al Luogo Sacro. Là aveva conosciuto il Guardiano, un certo Nanaki. Forse avrebbe potuto chiedere aiuto a lui.. Già, ma che aiuto avrebbe potuto darle?

”Non è che tu sia nelle condizioni di poter scegliere l’aiuto migliore” fu il suggerimento

La domanda successiva però fu la medesima di quella per suo nonno: non l’avrebbero cercata anche lì?

“Ti cercheranno dappertutto. L’unica cosa che puoi fare è anticiparli sul tempo.” Rispose la voce

_Va bene. Ho capito_ esclamò ad alta voce Hikaru, ancora singhiozzante _Ikari, puoi portarmi al Luogo Sacro?_

Il chocobo rispose con un WARK!!, aspettò che la sua amica salisse in sella e partì verso il Luogo Sacro alla maggior velocità possibile. Solo così Hikaru sarebbe stata in salvo.

Fine II episodio​
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Una missione da compiere

Le porte della Sala della Ragione si aprirono con un rumore sordo. Questa volta però non era per far uscire un prigioniero in catene, ma per far entrare una decina di persone. Loschi figuri, con barba incolta, coltelli da caccia appesi alla cintura, corni vichinghi, corde e attrezzi da avventurieri. Tutto faceva presagire la natura di quella gente, per la maggior parte dei tipi poco raccomandabili: cacciatori di taglie, della peggiore specie. Entrarono in fila e si misero davanti alla sedia principale della stanza, adibita a seggio del Governatore Planetario, in attesa di parlare.

_Bene. Siete tutti qui?_ chiese l’uomo seduto allo scanno

_Sì_ rispose uno dei convocati

_..nove,dieci, undici. Siete molto pochi. Stando alle mie informazioni avrebbero dovuto presentarsi almeno in una ventina. Che fine hanno fatto gli altri?_

_Ah.. gli altri.._ commentò un altro della marmaglia _Gli altri nove non credo che possano raggiungerci. Credo abbiano perso.. la testa. Eh eh eh!!_
L’intervento suscitò un momento di ilarità generale, con dei ghigni malvagi che fecero gelare il sangue nelle vene dei servi alle porte. Le risate si fermarono quando il più giovane del gruppo prese la parola e si impose sul rumore degli altri.

_Allora, Governatore. Chi dobbiamo cercare? Stiamo perdendo tempo, e voi sapete bene che il tempo è denaro_

_Denaro ne avrete quanto ne vorrete, a patto che portiate al mio cospetto la persona che sto cercando prima di questa sera_

_Non è un problema_ ribattè il giovane, un ragazzo con i capelli biondi corti e un lungo mantello. Era quello che sembrava avere l’aria più nobile fra tutti, non che ci volesse molto. _Dite di chi si tratta e l’avrete._

_Si tratta.._ Il Governatore fece una piccola pausa _ ..di mia figlia, Hikaru._

_Figlia?!_ esclamò stupito il ragazzo che aveva assunto il ruolo di vociere del gruppo _Quindi la rivorrete indietro intera.. vi costerà parecchio questa postilla!_

_Intera o a pezzi non fa grande differenza. Mi basta che me la riportiate viva. Che abbia qualche braccio spezzato o gamba rotta non mi importa. Ma guai a voi se la uccidete, chiaro?!_

_Molto bene. In fondo sta parlando con dei professionisti_ sorrise il giovane

_Ehi, Locke, parla per te! Io non ho intenzione di perdere tempo nel convincere una mocciosa a ubbidire al papino e riportarla a casa. Ho affari più importanti da sbrigare!_ ribattè improvvisamente uno degli altri dieci, un grosso omone senza capelli e con un mazzafrusto grande come un albero sulla schiena.

_Chi non vuole partecipare ha esattamente ventiquattro secondi di tempo per mettere più spazio possibile fra lui e questo palazzo, prima che dia l’ordine di arrestarlo e metterlo a morte!_ tuonò il Governatore _Non avreste dovuto rispondere all’annuncio se non eravate interessati.. Avete la fedina penale più sporca di un ratto di fogna in una discarica, non siete nella condizione per dettare le regole_

_COSA?! Come ti permetti?!_ gridò l’omone, estraendo il suo mazzafrusto e preparandosi a combattere. Locke lo fermò, mettendogli una mano davanti.

_Non essere precipitoso, Ryevniz. Sono sicuro che i nostri sforzi verranno ripagati_

_Avrete tutto il denaro che volete. Potete agire in gruppo o da soli, come preferite. Avete carta bianca. Sono disposto a pagare ciascuno di voi tanto oro quanto pesa, se mi riporterete mia figlia. Non potete sbagliarvi: ha i capelli e gli occhi rossi, una lunga coda di capelli e cavalca un chocobo di nome Ikari. Se me la riporterete entro questa sera la somma sarà triplicata. E ora andate!_

Le porte della Sala della Ragione si aprirono nuovamente, e la marmaglia di cacciatori di taglie uscirono vociando, chi affilando le proprie lame, chi bevendo un sorso di superalcolico, chi imprecando gratuitamente. Quando furono andati e il silenzio fu tornato padrone del palazzo, Claire si avvicinò timidamente al Governatore, ancora seduto al suo trono, e azzardò una domanda:

_..mi scuso se mi intrometto, Governatore, ma.. è proprio sicuro? Sua figlia è solo poco più che diciassettenne, quei mezzi criminali la faranno a pezzi!_

_A pezzi? Non importa. Basta che la riportino viva_

_Ma.. a cosa le serve tenere in vita sua figlia se.._

_SILENZIO! Ho forse chiesto un parere inutile?! Sparisci, non farti più vedere se non per dirmi che hanno ritrovato Hikaru_

_Sì, signore_ rispose remissiva la cameriera, quindi uscì dalla stanza.


…​

Ikari sfrecciava veloce come il vento, mentre Hikaru in sella vedeva avvicinarsi sempre di più le scalinate dove si era recata la sera prima. Non le sembrava essere passato così poco tempo, eppure nel giro di qualche ora la sua vita era cambiata radicalmente. Ripensò alle parole di suo nonno e non potè dargli torto, mentre Ikari si fermava a un passo dal primo gradino.

_Nonno,avevi proprio ragione! Adesso sì che sono nella.. nella… insomma, sì! Ci sono, e fino al collo anche!!_

_”Nella..” cosa, Hikaru?_

Una voce estranea la fece sobbalzare sul chocobo e spaventare non poco. Il cuore della ragazza accelerò a mille, mentre si voltava verso chi le aveva rivolto la parola. “Sono già qua?” si chiese terrorizzata, pensando più ai sicari di suo padre che a quelli di Wutai; in fondo suo padre avrebbe saputo dove cercarla. Invece voltandosi la ragazza scoprì che non era un nemico a parlarle, ma un essere a quattro zampe, con un occhio solo funzionante e con una fiamma sulla coda.

_Io.. ti conosco. Tu sei.. Nanaki, non è così?_

La bestia fece il giro intorno a Hikaru e poi le si fermò davanti, accucciandosi come un gatto in riposo.

_Sì, sono io. A quanto vedo, ti ricordi ancora di me.._

_Certo che mi ricordo!_ esclamò Hikaru _Ti ho visto ieri sera, non ti ricordi?_

Nanaki rise

_Certo, certo che mi ricordo. E’ solo che.. mi ero dimenticato di quanto potesse durare la memoria degli umani.. son troppo svelti a dimenticarsi le cose, a quanto pare_

_Hai ragione.._ Hikaru stava per continuare su quel discorso, ma un fremito improvviso la scosse e le re-impose l’ansia che aveva avuto fino a quel momento. Sembrava che parlare d’altro la rendesse più tranquilla, ma l’istinto di sopravvivenza si faceva sentire forte e chiaro _No! Scusa Nanaki, ma non ho tempo di parlare d’altro! Sono in pericolo, perché.._

Nanaki alzò la zampa destra davanti alla faccia di Hikaru, facendo segno di non continuare

_Perché.. ho capito. Hai avuto la Benedizione degli Spiriti Guida, è logico che tu ora sia in pericolo._

La ragazza rimase abbastanza di sasso. Possibile che tutti sapessero cos’aveva di male addosso prima ancora che lei aprisse bocca? Inoltre, perché Nanaki la chiamava “Benedizione degli Spiriti Guida” se poi anche suo nonno aveva predetto che sarebbe stata nei guai?! Che razza di benedizione poteva essere?! Hikaru non ci stava capendo più nulla, anzi, le stava venendo un mal di testa coi fiocchi. Non seppe far altro che lasciarsi cadere fino a inginocchiarsi e parlare, per cercare di sfogarsi un po’.

_Senti, io.. io non so più cosa fare. Ho avuto una visione ieri sera, mio padre mi vuole incarcerare in casa, è appena scoppiata una guerra, ci sono dei sicari di Wutai sulle mie tracce, probabilmente anche quelli di mio padre lo sono, mio nonno e tu mi dite che sono nella… nella ***** fino al collo e… e io non so più cosa devo fare!_

Le lacrime tornarono presto a scendere sul viso di Hikaru, gocciolando sulla nuda terra sotto di lei. Tuttavia non ebbero troppo tempo per cadere perché Nanaki le si fece vicino e le mise la zampa destra sulle spalle, dopodiché le disse

_Perdonami se sono stato troppo cruento, ma la tua non è una situazione da prendere alla leggera. Non puoi stare qui, ti troveranno subito. Vieni, presto_

Nanaki balzò in avanti per un paio di metri, dopodiché si girò e aggiunse

:_..e porta il tuo chocobo. Presto!!_

Hikaru si asciugò le lacrime e prese le redini di Ikari; si alzò in piedi e seguì il Guardiano del Luogo Sacro. Non la stava portando sulla scalinata, come pensava, ma verso un anfratto roccioso. Una piccola apertura nella roccia conduceva verso un’entrata sotterranea, Nanaki vi entrò senza pensarci due volte. Hikaru guardò Nanaki, poi il suo chocobo e fece un respiro profondo.

“Avanti, Hikaru. Devi seguirlo!”

Percorsero una lunga grotta, moderatamente in discesa ma non troppo; Hikaru si aspettava un anfratto, un allargamento nella roccia, qualsiasi cosa che potesse farle vedere che il suo cammino era giunto al termine. Invece Nanaki si fermò in un punto apparentemente casuale della caverna, senza niente intorno

_Eccoci arrivati_

_In.. intendi dire che qui non mi troveranno? Sono al sicuro?_

Nanaki si accucciò davanti a Hikaru, con le zampe anteriori distese davanti al muso.

_Purtroppo no. Il tuo destino è un futuro da fuggiasca. Non potrai fermarti da nessuna parte per più di un paio d’ore_

La ragazza fece un lungo sospiro. Ormai si stava abituando a questo genere di notizie.

_Bene. Hai altre belle notizie da darmi o posso considerarmi praticamente già morta?_

_Credo che.._

_No, perché se non hai niente da dirmi_ lo interruppe Hikaru _Sono io che devo farti una domanda_

Nanaki alzò la testa, incuriosito.

_Cioè.. veramente ne avrei tante, ma siccome credo che non risponderai alla maggior parte, ti faccio quella più importante. Perché diamine mi dite tutti che sono nei guai? Pensavo mi fosse successa una cosa bella ieri sera, ma a quanto pare la Benedizione degli spiriti guida.. non è così tanto bella!_

_E’ una cosa straordinaria invece. Hai avuto il privilegio di essere infusa con uno dei Poteri fondanti questo pianeta. Sei la persona più importante vivente ora._

Mentre Nanaki parlava, uno strano venticello iniziò a soffiare dal basso sotto i piedi di Hikaru; quando il Guardiano finì di parlare, la ragazza venne avvolta da scintille rosse intense, comparse dal nulla e che salivano portate dal vento. La prima reazione di Hikaru fu un comprensibile terrore.

_Cosa.. cosa sta succedendo?_

_E’ il tuo Potere_ dichiarò Nanaki, con voce calma. Le scintille iniziarono a farsi via via sempre più intense,fino a diventare vere e proprie fiamme che avvolsero la ragazza. _Non avere paura. Ti è stato donato il Potere del Fuoco. Puoi controllare quelle fiamme, se lo vuoi_

Hikaru aprì gli occhi, cercando di vincere l’iniziale spavento. Quindi si concentrò e allungò la mano destra; le fiamme seguirono la direzione tracciata dal braccio e si schiantarono come un flusso continuo sulla parete davanti alla ragazza.

_Molto bene. Ora che hai imparato a controllarle, dovrai affinare sempre di più la tua abilità. Con l’esperienza potrai evocare il fuoco, modellarlo e utilizzarlo come arma di offesa e difesa._

Le fiamme ardevano ancora intorno a Hikaru, ma la ragazza ora era completamente attenta alle parole di Nanaki. Non aveva più paura, né disperazione. Il suo cuore era cambiato, come se quello stesso fuoco si fosse acceso in lei; e non si sarebbe spento tanto facilmente.

_Il tuo Potere non si limita solo a questo. Il fuoco è solo la manifestazione materiale della realtà che ti guida._

In quel momento Hikaru si ricordò della voce che aveva sentito la sera precedente, che l’aveva aiutata nei momenti di disperazione e capì. Con una luce diversa nei suoi occhi la ragazza esclamò

_Nanaki. La realtà che mi guida è l’Onore, non è vero?_

Il Guardiano sorrise. Quella ragazza aveva già capito tutto ciò che lui avrebbe dovuto spiegarle dopo solo poche parole. Non male per un essere umano, dopotutto.

_Bene, non hai più bisogno che ti spieghi nulla dunque. Segui il tuo cuore, e vedrai che la tua via sarà presto rivelata_

Hikaru fece un cenno convinto con la testa di approvazione; richiamò tutte le fiamme intorno a lei nel palmo della sua mano destra, la chiuse e tutto svanì. Prima di uscire con lei dalla caverna, Nanaki le disse

_Hai solo cominciato a prendere confidenza con i tuoi Poteri. Ricordati che essi saranno tanto più grandi tanto più il tuo cuore sarà aperto alla luce. Se li vorrai usare per scopi malvagi, svaniranno o, peggio ancora, ti divoreranno. Stai attenta_

Hikaru annuì

_Ho capito Nanaki. E immagino che il mio compito sia… vincere la guerra, e riportare la pace_

_Questa è una guerra che nessuno può vincere. Se prosegue a lungo, il Pianeta ne riporterà pesanti conseguenze_ sussurrò Nanaki _Farà la fine del Pianeta degli Antichi._

_il Pianeta degli Antichi?_ Hikaru era stupita. Non ne aveva mai sentito parlare prima d’ora.

_Sì. Un Pianeta molto lontano da questo. Venne devastato per l’insaziabile volontà di potere degli umani che lo abitavano. Solo una stella fece finire tutto, così calò il sipario su una storia di millenni di violenza e sofferenza_

Hikaru fece una pausa di silenzio. Dopodichè si avvicinò a Nanaki, ormai sulla soglia della caverna, e gli chiese

_Nanaki.. tu eri là, non è vero ?_

Il Guardiano non rispose; l’unica cosa che fece fu voltare le spalle alla ragazza e saltare sui gradini. Si voltò un’ultima volta, per un cenno di saluto col volto, dopodichè raggiunse il centro del Luogo Sacro e iniziò a ululare verso il cielo.

Fine III episodio
 

GatlingGun

Cogl*one. #5
Tu.
Devi.
Smetterla.
Di.
Scrivere.
Fic.
Chilometriche.
Che.
Mi.
Tocca.
Leggere.


[Sì, complimento alla GatlingGun]
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Tu.
Devi.
Smetterla.
Di.
Scrivere.
Fic.
Chilometriche.
Che.
Mi.
Tocca.
Leggere.


[Sì, complimento alla GatlingGun]

Non me lo rimangio, anzi, rinnovo i complimenti estendendoli anche al secondo episodio.
P.S. Aggiungiamo il padre di Hikaru alla lista di gente da fancullizzare?

Grazie, grazie, troppo buoni :D Comunque, SI' Oddie, il padre di Hikaru è DECISAMENTE nella lista! E ora.. il quarto episodio! Mi scuso con Gatling ma temo mi sia venuto abbastanza chilometrico anche questo :D :D

Attenta, Hikaru!

Hikaru rimase in piedi, immobile, a guardare dal basso Nanaki ululare al cielo per una decina di minuti. I suoi ululati erano lunghi, quasi senza pausa fra uno e l’altro. Qualcosa nel suo cuore le stava dicendo di non intervenire, di rimanere in disparte e non farsi coinvolgere troppo; nonostante questo Hikaru stava soffrendo, al solo pensiero di quello che Nanaki avrebbe potuto essere stato testimone. Il Pianeta degli Antichi era stato distrutto, le aveva detto, e dopo una lenta agonia, interminabili secoli di sofferenza e dolore. Ora la ragazza si stava chiedendo se anche il suo pianeta stava rischiando di fare la stessa fine.
Le lacrime si riaffacciarono ai suoi occhi, mentre pregava che questa eventualità non si verificasse mai. Un brivido caldo, un fremito improvviso, la scosse tutto d’un tratto: un debole velo di fiamma eterea, evanescente si materializzò intorno a lei. No, il suo pianeta non avrebbe fatto una fine orribile: lei l’avrebbe difeso, ad ogni costo.
Aprì gli occhi, decisa, e voltò le spalle al Luogo Sacro. Nanaki stava continuando a ululare, ma non era più il tempo di piangere o spaventarsi: doveva invece spostarsi e cominciare a capire cosa doveva fare. La prima cosa logica che le venne in mente fu quella di lasciare il Luogo Sacro, una direzione valeva l’altra. Si era già trattenuta fin troppo in quel posto e Nanaki l’aveva messa in guardia sui pericoli dello stare sempre nello stesso luogo.
Per cominciare, Hikaru afferrò le redini del suo chocobo e si diresse verso il bosco ad est del Luogo Sacro. I primi alberi cominciavano a comparire già una ventina di metri dalla scalinata, e si infoltivano sempre di più fino a diventare una vera e propria foresta.
Hikaru vi si addentrò senza pensarci due volte, in fondo una strada valeva l’altra; fece diversi metri fra le piante che diventavano sempre più fitte, fino quasi a bloccare il passaggio. Fortunatamente Ikari era più avvezzo alla padrona nell’esplorare zone naturali, quindi il chocobo trovò un sentiero per entrambi. Quando iniziò a strattonare le redini, imponendo una direzione, senza volerlo accelerò anche il passo, per cui Hikaru dovette cominciare a correre.
Corsero entrambi fino a perdere di vista l’entrata del bosco, e già che c’erano a perdere completamente ogni riferimento; il sole era nascosto dalla chioma degli alberi, solo poca luce diffusa riusciva a rischiarare il fittissimo sottobosco. Mentre correvano, Hikaru ebbe un giramento di testa improvviso e rallentò di colpo; Ikari sentì la padrona dare un colpo netto alle redini, prima di farsele scivolare tra le mani, permettendo al chocobo di proseguire per diversi metri nel folto del bosco. La ragazza si era fermata perché tutto ad un tratto le forze erano scomparse, come svanite in un lampo.
Respirava affannosamente, non riusciva a tenere gli occhi aperti perché la testa le girava così tanto da costringerla ad inginocchiarsi a terra. Una fitta allo stomaco le fece capire il motivo di questo suo improvviso malore: era ormai pomeriggio inoltrato e lei non aveva mangiato.. praticamente dalla sera precedente.
Hikaru maledì il suo essere stata troppo precipitosa, nel fuggire da suo padre come dal non essere andata da suo nonno come prima cosa. Sicuramente lui l’avrebbe capita e le avrebbe anche ricordato di mangiare, prima di partire per l’ignoto. Ma ormai ciò che era fatto era fatto, lei aveva lasciato le redini di Ikari, perdendolo nel bosco, e stava vivendo un brutto quarto d’ora. Anche dopo essersi fermata e aver ripreso fiato, il giramento di testa e la debolezza non avevano la minima intenzione di lasciarla.. al tutto si unì anche il pensiero –arrivato da solo come un fulmine a ciel sereno- che se fosse arrivato in quel momento un sicario dei suoi nemici.. lei sarebbe stata una preda fin troppo facile.
Non avrebbe dovuto prendersi così alla leggera, in fondo non era nata come guerriera, non aveva la resistenza di un guerriero ma al contrario tutta la debolezza e la fragilità di una ragazza cresciuta sotto una semi-campana di vetro, gentilmente offerta da suo padre e dalla servitù intera.
Hikaru strinse i denti, cercando di fermare il mondo che girava e di alzarsi in piedi. Strinse anche i pugni, ma non riuscì a fermare il calo di pressione; ciò che le riuscì fu raggiungere la posizione eretta, anche se barcollante. Cercò di aprire gli occhi, ma aveva la vista offuscata, e anche i rumori che sentiva erano ovattati. Non sapeva cosa fare, Ikari era scappato nel folto della foresta, lei non riusciva a muovere un arto e la testa le girava parecchio.
Tornò in ginocchio, concentrandosi sul respiro e sperando che il calo di pressione le desse un attimo di tregua; aveva i sensi completamente annebbiati... forse per sua fortuna, dato che non capì di essere stata raggiunta e circondata.
Quattro uomini armati fino ai denti, con espressione truce sul volto e intenzioni ancora più terribili, avevano trovato la loro preda.

_Ah, così questa è Ikari?_

_Hikaru, ignorante! Ikari è il suo chocobo_

_Bah. E’ solo una mocciosa_

_Ancora non riesco a credere che il Governatore abbia disturbato noi, dei professionisti per recuperarla.._

_Oh sentite. Non rompete troppo il c***o. L’abbiamo trovata ed è qui, ai nostri piedi_
_Ehi, ma credete che ci abbia sentito? Non sembra…_

_Non sta tanto bene, a quanto pare.. ehi, come va?_

Il più grosso dei quattro, dopo aver detto questa frase, allungò la manona destra e sollevò verso di sé la testa di Hikaru, che solo in quel momento si accorse di avere della gente intorno. E il suo brutto quarto d’ora peggiorò drammaticamente.

_Lascia perdere Ryevniz. Che stia bene o male non ci importa_

_Purchè non ci lasci la pelle però! E' un bel bocconcino, dopotutto...ma deve resistere! Se tira le cuoia prima che la portiamo dal Governatore…_
commentò Ryevniz, sollevando con una mano sola l’intero peso di Hikaru come un sacco di patate. La ragazza non aveva le forze per reagire e si accorse solo parzialmente di essere stata sollevata per i capelli ed essere stata fatta galleggiare a mezz’aria. Si sorprese anche lei di quanto fosse debole, dopo neanche un giorno di digiuno; sentì la voce dell’uomo che la stava sollevando per i capelli –e che le stava naturalmente facendole male- come se qualcuno avesse abbassato il volume

_Allora, ragazza? Stai bene o no?_

_NO che non sta bene. In mezzo alla vostra marmaglia nessuno può stare bene!_
irruppe una voce da un albero lontano. I quattro cacciatori di taglie si voltarono tutti verso quella direzione, ma non videro nessuno. Una freccia scagliata con notevole precisione dalla direzione opposta trapassò la mano di Ryevniz, facendo cadere a terra Hikaru quasi a peso morto.

_ARRGHH!!! LOCKE, SEI TU?!_

Il giovane cacciatore di taglie si rivelò, balzando dall’alto esattamente fra Ryevniz e Hikaru, prendendo le difese della ragazza che, inerme, stava facendo da spettatrice nella disputa per la sua contesa. Locke aveva il cappuccio che nascondeva il suo volto ancora al suo posto, mise a posto l’arco sulle sue spalle e mise entrambe le mani nel mantello.

_Sì. Sono proprio io, cari. Cosa vi aspettavate, di essere stati i soli a pensare di trovarla qui?_

_GRRR. Locke, tu vuoi la guerra allora! Bada bene che il Governatore ci ha detto di non uccidere la ragazza, su di te non ha detto nulla. E siamo sempre in quattro contro uno._

_Oh si, siete in quattro contro uno? Che paura.. vedete, c’è solo una cosa al mondo che mi muove più del salvare una ragazza indifesa da quattro canaglie come voi.. e sono i soldi per la sua cattura!_

I tre compagni di Ryevniz si strinsero a difesa del loro capo, digrignarono i denti ed estrassero le armi

_Sei bravo a parlare, adesso fatti sotto!_

Il primo di loro caricò con la spada estratta, ma Locke con un riflesso felino lo fece impigliare nel mantello e con un calcetto gli fece perdere l’equilibrio. Il secondo cercò di colpirlo al volto con il suo mazzafrusto, ma Locke fu più rapido a estrarre il pugnale nascosto nella mano sinistra e gli trapassò la mano, facendogli perdere l’arma. Il terzo attese che Ryevniz fosse pronto e lo attaccarono insieme, su entrambi i lati. Locke non fece altro che saltare aggrappandosi a un ramo alto, così da farli andare uno contro l’altro; a quel punto, dall’alto, il ragazzo balzò su Ryevniz e lo fece finire con la faccia nel fango. Estrasse l’altro pugnale, quello che aveva a portata della mano destra e lo appoggiò quasi delicatamente sulla sua gola.

_E ora, se non ti dispiace.. questa preda è mia._

Ryevniz cercò di divincolarsi da sotto, ma nonostante la sua mole l’abilità nella presa di Locke era stata sufficiente per immobilizzarlo e renderlo inoffensivo. Dopo aver ripetuto tre o quattro volte il suo “gentile” invito, Locke ottenne che l’omone pelato desse ordine ai suoi uomini di ritirarsi; quando potè rialzarsi in piedi, quest'ultimo sputò la terra che Locke gli aveva fatto mangiare e ringhiò

_Questa volta hai vinto tu, dannatissimo pezzo di *****!! Ma stai attento, un giorno o l’altro riuscirò a far sparire dalla tua faccia quel sorriso da finocchio!!_

Detto questo si dileguò quanto prima, raggiungendo i suoi uomini nel folto del bosco.
Locke potè a questo punto girarsi e vedere la persona per cui aveva combattuto fino a quel momento: Hikaru era riversa su se stessa, in una sottospecie di posizione fetale. Locke cercò di chiamarla ma non ebbe risposta: la ragazza aveva combattuto con l’ipoglicemia fino a quando non aveva potuto, quando Ryevniz l’aveva fatta cadere a terra l’impatto era stato sufficiente per farle quasi perdere i sensi. Locke si accucciò vicino a lei e le sollevò la testa

_E così tu saresti la figlia di quel maiale del governatore?_ commentò il giovane cacciatore di taglie _Peccato. Sei troppo carina per finire in clausura tutta la vita.._

Locke estrasse la sua borraccia dalla cintura, la avvicinò gentilmente alla bocca di Hikaru e le fece bere diversi sorsi di acqua. Con il fresco flusso di liquido che le attraversava la gola, la ragazza iniziò a riprendersi; si mosse lentamente, come svegliandosi da un lungo torpore.
Aveva ancora gli occhi chiusi, ma l’esperienza di Locke era sufficiente per sapere che la crisi era passata. Qualche minuto dopo, sempre con la ragazza fra le sue braccia, Locke potè vedere che le forze stavano lentamente tornando, fino a riuscire a farle dire una frase, seppure impercettibile.

_C..cosa è successo..?_

_Ehilà! Ben trovata cara. Una ragazza così carina non dovrebbe andare in giro da sola per le foreste.. se non ti sei resa conto, avevi quattro omacci intorno che stavano per.. beh, forse è meglio non dirlo_

Hikaru cacciò un urlo:

_C..c..che cosa? E.. da.. dove arrivano?_

_Credo che li abbia chiamati.. il governatore!_ si difese Locke, che tutto si aspettava fuorchè una presa di posizione così netta. Si morse anche la lingua quando si accorse di aver detto la verità, ma era palesemente troppo tardi. E comunque niente era perduto: in fondo, non le aveva ancora rivelato la sua di posizione. Tuttavia, alla parola “governatore”, un’improvvisa fiammata circondò il corpo di Hikaru, lasciando solo lo spazio ai riflessi di Locke per allontanarsi con un salto immediato prima di essere ustionato.

_EHI!! Dico, ho detto che erano i quattro omacci che volevano.. non io!!_

Hikaru raggiunse la posizione seduta; si sentiva ancora troppo debole per osare la posizione eretta. Nel compenso intorno a lei si era sviluppata una simpatica quanto pericolosa sfera di fiamme, che la rendevano completamente inattaccabile su tutti i lati. Locke rimase senza parole.

_Oddio.._ commentò Hikaru ad alta voce, ignorando il fuoco che le ruotava vorticosamente intorno _quindi mi hanno trovata.. Ikari.. dov’è Ikari?!_

Si rivolse al ragazzo di fronte a lei con occhi imploranti

_Ikari? Ehr.. mi dispiace, ma sono arrivato tardi.. non se che fine abbia fatto il tuo chocobo.. OPS!_

Locke si morse di nuovo la lingua. Possibile che doveva parlare sempre troppo?! Non l’aveva mai visto prima, come poteva sapere che lei aveva un chocobo? Per essere un professionista, stava dando troppi dettagli alla sua preda.. non sapeva dire perché però, le parole gli uscivano naturali.
E aveva ancora modo di recuperare, anche perché Hikaru in quel momento non era esattamente al top della condizione. Siccome non poteva fare nessuna azione con la sfera infuocata attiva Locke decise di prendere tempo.

_Ehm.. comunque io ti ho salvato da quella gente! Mi chiamo Locke, tu sei..?_

La ragazza respirava lentamente, ancora molto debole ma un pochino rinvigorita dall'acqua nella borraccia che era rimasta nelle sue mani.

_..io sono.. Hikaru_

Fu il turno della ragazza di mordersi la lingua. Con tutti i problemi che aveva, con tutta la gente che la stava ricercando, forse avrebbe dovuto usare un altro nome.. non aveva ancora avuto modo di pensarci sul serio, ma in effetti la sua scelta istintiva l’aveva già fatta. E comunque era anche per lei troppo tardi, ormai Locke la conosceva come Hikaru. Cercò di mettere una pezza a ciò che ormai aveva rivelato

_Cioè.. però.. non sono l’Hikaru figlia del Governatore Planetario.. io non sono scappata di casa.. io..io…_

Si tirò da sola uno schiaffo sulla bocca, e si costrinse a sigillare la lingua fra i denti. Non solo non era riuscita a mettere una pezza, aveva fatto solo peggio: aveva di fatto fornito una confessione spontanea a tutti gli effetti. Locke però non diede impressione di curarsene; in fondo lo sapeva molto bene con chi aveva a che fare. Ne approfittò piuttosto per tirare giù il cappuccio che gli nascondeva la testa.

_Senti ma… _

Hikaru alzò lo sguardo, per vedere un ragazzo biondo, occhi castani, abbastanza carino tra l’altro, sconcertato che aveva quasi timore di rivolgerle la parola.

_..non è che.. potresti togliere quella barriera di fiamme? ..no, perché.. sai com’è.. sono un po’ inquietanti.._

_Queste fiamme mi proteggono, non fanno nulla a chi è ben intenzionato… perché dovrei toglierle?_ chiese Hikaru innocentemente

Locke rimase ancora colpito. Nonostante tutto, quella ragazza non era poi così tanto sprovveduta. Chissà, forse se non fosse stata male avrebbe saputo darne di santa ragione anche a Ryevniz e alla sua banda… Cacciò immediatamente quel pensiero fuori dalla sua mente. Ma che cosa stava pensando?! Una ragazza così, capace di generare una barriera di fuoco sì, ma comunque esile, non avrebbe avuto alcuna speranza contro guerrieri esperti del calibro di Ryevniz e compagnia. Quei trogloditi dal cervello poco sviluppati – tali li considerava Locke- avrebbero impiegato ventuno secondi, ventiquattro al massimo, per oltrepassare quella barriera e conquistare la preda. E conoscendoli non si sarebbero limitati a portarla da suo padre; in fondo, il Governatore l’aveva richiesta solo viva, non importava in quale condizione. Locke conosceva bene sia Ryevniz che i suoi uomini e, vedendo la giovane Hikaru, avrebbe potuto scommettere qualsiasi cosa che se fosse finita in mano loro la ragazza avrebbe sperimentato di più che la semplice prigionia. Ryevniz era un animale più che un uomo, era noto a tutti; anche al padre di Hikaru.
Lui invece non era di quella scuola. La violenza carnale era bandita dal suo vocabolario, la considerava un’azione da psicopatici degenerati. E non solo: nel suo ambiente era considerato un nobile; non perché fosse veramente di sangue blu, però aveva l’abitudine di comportarsi con le sue prede in modo decisamente cortese. In effetti anche il suo abbigliamento non avrebbe mai fatto intendere la sua professione: un elegante mantello, una tunica da viaggio con sacchetti di erbe mediche alla cintura e l’apparente assenza di armi gli conferivano più un aspetto da nobile viandante che da cacciatore di taglie. La sua strategia era semplice: sfruttare il suo appealing per diventare amico delle sue vittime e poi condurle docilmente dove lui voleva che andassero. Agli occhi di tutti, Hikaru era una preda fin troppo facile, sia con fuoco che senza fuoco intorno… però per le strategie di Locke quella barriera era un vero problema. Doveva fare in modo di eliminarla.

_Beh, ma.. io ti ho salvato. Non posso avere cattive intenzioni, no?_

Le disse, cercando di mettere più innocenza possibile nelle sue parole. Hikaru gli sorrise

_In effetti.. un bel ragazzo che mi salva da un gruppo di violentatori e mi offre dell’acqua non può essere cattivo.._

Con un rapido gesto delle sue mani, la barriera intorno alla ragazza scomparve. Sul viso di Locke comparve un sorriso trionfante: forse aveva ancora una carta da giocare. E l’avrebbe giocata come il miglior playmaker del mondo.

Fine IV episodio
 

Doomrider

Guerriero della Luce

Beh dai.. così ti dò qualcosa da fare anche in questo agosto infinito :D :D
EDIT: quinto episodio, questa volta più breve. E poi non dire che non penso a te U.U

L'inganno di Locke

_Allora, cosa vuoi fare? Stare seduta lì per tutta la giornata?_

La domanda di Locke tradiva impazienza, la stessa impazienza di una persona che sapeva di essere braccata. Hikaru invece non si stava minimamente curando del tempo che scorreva, in parte perché le sue forze erano ancora esigue – e tali sarebbero rimaste fino a quando non avesse mangiato-, in parte perché si sentiva contenta nell’aver trovato una persona onesta, da cui almeno non avrebbe dovuto scappare e considerarla come nemica a priori. Se solo avesse potuto leggere nel pensiero, la ragazza dai capelli rossi si sarebbe accorta del tragico errore di valutazione che stava commettendo.

_Avanti Hikaru! Alzati, gli uomini di Ryevniz potrebbero tornare da un momento all’altro!_

La ragazza non si scompose; era finalmente riuscita a trovare un modo per frenare la sua paura: la fiducia in qualcun altro. Locke strinse i denti; erano in una situazione di stallo, una delle condizioni più pericolose per due fuggiaschi. L’apparente calma incurante di Hikaru riuscì a renderlo più nervoso di quanto avesse mai pensato, tanto che si decise ad agire in prima persona. Si avvicinò alla ragazza e fece per tirarla su; Hikaru resistette per sette secondi esatti in piedi prima che le gambe cedessero, facendola cadere. Non sbattè per terra perché Locke fu abbastanza lesto da fermare la caduta accogliendola fra le sue braccia

_Ah, ho capito perché non ti vuoi muovere.. non è che non vuoi, non puoi!!_

Hikaru lo guardò con gli occhi semichiusi; anche volendo, non sarebbe riuscita ad aprirli di più.
Locke si sorprese di quanto la ragazza si lasciasse sostenere a peso morto, e comprese che forse aveva saltato un passaggio importante. Mise delicatamente la ragazza a terra, facendola appoggiare con la schiena contro il tronco di un grande albero; quindi mise le mani dietro la schiena, nel suo lungo mantello, e ne tirò fuori un paio di frutti. Ne porse uno a Hikaru e disse

_Tieni, mangia._

La ragazza allungò la mano destra, tremante; afferrò la mela e la portò alla bocca, non senza rischiare di farla cadere per il suo peso. Diede un paio di morsi delicati, poi la fame prese il sopravvento e la mela durò non più di dieci secondi. Locke, apparentemente incurante, le porse anche l’altra, che non fece in tempo neanche ad entrare nella mano di Hikaru che era già finita.
Il cacciatore di taglie osservò sempre più stupito quella ragazza.. per essere una allo stremo delle forze, ne aveva di appetito! Fece passare ancora dieci minuti in silenzio, in modo da farle assorbire almeno un po’ di zuccheri, dopodiché le rifece la domanda iniziale

_Allora, come va adesso? Puoi alzarti?_

Senza farselo ripetere due volte Hikaru si levò in piedi, decisa. La sua voce squillò forte e potente, come se avesse ripreso tutte le forze in un colpo solo.

_Sì!Andiamo, Locke! Sono pronta!_

Una fiammata veloce quanto letale comparve davanti alla ragazza, rischiando di coinvolgere anche Locke. Il ragazzo non poteva ancora una volta crederci: non… non aveva senso tutto questo. Non poteva averne. Erano bastati due frutti e una ragazza quasi in fin di vita si era trasformata in una quasi guerriera, pronta a fare a pezzi chiunque si fosse presentato sulla sua strada.
In realtà Hikaru si sentiva ancora un po’ debole, ma i sensi le erano tornati perfettamente funzionanti, e tanto era bastato affinchè il suo morale, la sua forza di volontà e i suoi poteri tornassero alle stelle.

_Bene.. se è tutto a posto puoi andare dunque_

_Puoi? Intendi dire che.. non verrai con me?_

Locke si coprì con il mantello, tirò su il cappuccio e disse

_Non posso farlo, mi dispiace. Dovrai proseguire da sola._

Il volto di Hikaru tornò improvvisamente serio; il sorriso che prima le brillava negli occhi si era eclissato, anche se non si era spento.

_C..osa? No dai, non puoi dirmi così! Mi hai salvato la vita, mi hai dato da mangiare.. sei stato così gentile.. non posso farti andare via così!_

Locke voltò le spalle alla ragazza, cercando di mantenersi serio.

_No.. è meglio di no.._

Hikaru insistette

_Dai Locke! Vieni con me! Così ci facciamo compagnia a vicenda! ..E poi… non saprei come fare a procurarmi da mangiare da sola.._

_Sai usare il fuoco, no? Arrostisci qualche animaletto del bosco, vedrai che ti piacerà_

_Ma.. io non sono.. non sono ancora capace di controllarle bene.. compaiono solo quando vogliono loro per il momento.. come faccio da sola?_

Locke fece un sorriso molto grande, per fortuna nascosto dal cappuccio. L’ingenuità di Hikaru sarebbe stata la sua rovina, ma se ne sarebbe accorta troppo tardi. Finse di reggere il gioco, comunque, e proseguì, sempre voltandole le spalle

_Per cominciare esci da questa foresta, e non camminare mai al buio. Ryevniz ama tendere agguati quando le sue prede non vedono_

Qualche lacrima cominciava a bagnare le palpebre di Hikaru, nel vedere che il suo nuovo compagno già la stava lasciando; quando il ragazzo fece i primi passi nella direzione opposta, con uno scatto quasi passionale la ragazza gli si gettò sul braccio sinistro lo trattenne

_NO! Non te ne andare, ti prego! Ho un sacco di nemici, sono inerme, indifesa e non sono capace nemmeno di procurarmi da mangiare! Io non so nulla di come si fa a vivere all’avventura, ho bisogno di qualcuno.. qualcuno come te!_

Locke rimase colpito dalla passione con cui la ragazza disse quelle parole, anche se era lui che aveva fatto in modo che le pronunciasse. Era tutto calcolato: se si fosse aggiunto prima a lei, non avrebbe fatto crescere il suo bisogno di avere un compagno. Ora invece Hikaru aveva bisogno di lui, cosa che gli avrebbe garantito la fiducia quasi totale della ragazza.
Si compiacque parecchio che la sua fine strategia aveva avuto ancora una volta un risultato positivo, soprattutto confrontandola con i metodi barbari di Ryevniz e della maggior parte dei cacciatori di taglie: senza sporcarsi le mani Locke era riuscito a mettere il guinzaglio alla sua preda, ora sarebbe stato un gioco da ragazzi portarla dove voleva. Cacciò indietro questo pensiero, per non essere tradito, e si tolse il cappuccio; quindi si voltò verso la ragazza ancora aggrappata al suo braccio ed esclamò

_E va bene.. verrò con te. Ma fino alla prossima città, chiaro? Non un metro di più_

Hikaru lo guardò con gli occhi lucidi, brillanti per la gioia. Non sapeva neanche lei perché, ma era come se le avesse detto che avrebbe passato con lei il resto della sua vita. Quindi abbracciò il ragazzo, con un sincero gesto riconoscente.

_Grazie, Locke!_ esclamò

Il cacciatore di taglie fu imbarazzato da quell’abbraccio, anche se un pochino doveva ammettere che se l’era meritato. Aveva solo un anno in più di Hikaru, ma non aveva mai incontrato una persona che sapesse vivere così a fondo le emozioni che provava. Dopo qualche istante Locke si staccò dall’abbraccio e si ricompose, tirando nuovamente su il cappuccio.

_Muoviamoci adesso. Ryevniz non aspetterà a lungo per farsi vedere._

_Sì. Dove possiamo andare?_

Locke fece finta di guardarsi intorno, come per orientarsi.

_A ovest. Là c’è un sentiero che ci porterà alla prossima città_

Hikaru annuì e avanzò verso quella direzione, senza obiettare alcunché. Locke strinse i denti in un ghigno malvagio: sarebbe stato tutto fin troppo facile.

Fine V episodio
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Locke mi ricorda molto Altair... Almeno, me lo ricordava prima che la sua lingua lunga lo tradisse. Ad ogni modo... Mi hai chiesto di non farti i complimenti e non te li farò, quindi passo al punto successivo:

Doomrider ha detto:
Il terzo attese che Ryevniz fu pronto e...

Temo che ci entri meglio un "fosse".
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Locke mi ricorda molto Altair... Almeno, me lo ricordava prima che la sua lingua lunga lo tradisse. Ad ogni modo... Mi hai chiesto di non farti i complimenti e non te li farò, quindi passo al punto successivo:
Temo che ci entri meglio un "fosse".

Fixed. U.U
Ti avevo anche chiesto un'altra cosa se ben ricordi.. sto aspettando :D :D
 

Doomrider

Guerriero della Luce
...e giustizia per tutti
Hikaru e Locke proseguirono a lungo nel folto della foresta, sempre diretti a ovest; la luce cominciava a scarseggiare, segno che stava arrivando il tramonto. Le folte chiome degli alberi rendevano impossibile vedere la stella luminosa e quindi orientarsi, soprattutto visto che Hikaru non si sarebbe saputa orientare nemmeno in una pianura senza ostacoli e col cielo senza nuvole. Locke invece sembrava decisamente sicuro della strada da percorrere e anche quando la luce praticamente non filtrava più dagli alberi proseguiva con la stessa sicurezza. Hikaru lo seguiva fidandosi ciecamente, anche se c’era una piccola, inconsapevole parte di lei che le imponeva di stare comunque vigile: non sapeva dove l’avrebbe portata in fondo. Arrivati a un punto apparentemente anonimo, esattamente uguale al metro precedente, Locke fece cenno di cambiare: invitò Hikaru a fermarsi e intraprese alcuni passi verso destra, esattamente a novanta gradi rispetto alla direzione precedente.
La ragazza non sapeva perchè, ma non obiettò nulla. Da quando si era addentrata nella foresta le erano successe così tante cose che ormai poteva affermare senza vergogna di essersi persa, quindi una direzione per lei valeva l’altra. L’unico suo problema però a quel punto era ancora una volta la fame. Lei e Locke avevano camminato per diverse ore da quando lui aveva deciso di accompagnarla, e la ragazza aveva mangiato solo un paio di mele –tra l’altro indispensabili per farla stare in piedi. Ora Hikaru sentiva piano piano la debolezza diventare sempre più importante, fino a che ebbe l’impressione di essere quasi sull’orlo di un’altra crisi ipoglicemica. Cercò per cui di attrarre l’attenzione del ragazzo che camminava davanti a lei, facendo largo nel sottobosco con la sua spada.

_Ehi.. Locke.. che ne dici di fermarci per un po’? E’ da ore che stiamo camminando senza sosta.._

Il cacciatore di taglie si voltò verso la ragazza, con uno sguardo che sembrava non voler sentir ragioni

_Perché? Sei stanca? Non possiamo stare nella foresta per troppo tempo. In più il sole è al tramonto, e di notte la foresta diventa una trappola letale. Dobbiamo almeno uscire da qui, poi potremo riposarci._

_Scusa ma da cosa lo capisci che il sole è al tramonto?_

_Non vedi? Non filtra più luce dagli alberi. Questo significa che il sole è sceso verso l’orizzonte, e i suoi raggi non riescono più a oltrepassare la barriera di foglie._

Hikaru rimase sorpresa, affascinata di scoprire sempre cose nuove dal suo compagno di viaggio. Il suo orgoglio però le punzecchiò la coscienza: non era un ragionamento troppo difficile, dopotutto; avrebbe potuto arrivarci anche da sola.

_Beh, ma manca molto? Io ho fame!_

Locke sorrise

_No. Siamo quasi arrivati. Poi potrò… potremo mangiare_

_Oh davvero?! Caspita.. non vedo l’ora!!_

Locke si voltò nuovamente verso la direzione di marcia con un sorriso beffardo, mentre pensava “Ne sei proprio sicura, ragazzina?”
La coppia proseguì ancora per una ventina di minuti in mezzo al sottobosco, dopodiché gli alberi cominciarono a farsi più radi; Hikaru potè quindi realizzare che Locke aveva ragione: il tramonto c’era già stato, e ormai anche le luci del crepuscolo stavano lasciando spazio alla notte vera e propria.

_Ancora cento metri e siamo arrivati_ dichiarò il ragazzo

Hikaru non stava più nella pelle. Si sentiva debole, certo, e le forze si affievolivano man mano che i minuti passavano, ma c’era un pensiero forte che la sosteneva: a breve avrebbe potuto mangiare. Non sapeva che cosa, ma avrebbe mangiato. In effetti dopo un po’ l’interesse divenne curiosità, e la curiosità necessità di sapere. Quindi si rivolse a Locke, in quello che sarebbe stato il suo ultimo intervento.

_Senti Locke, ma.. cosa mangeremo quando arriveremo? E soprattutto, DOVE stiamo arrivando?_

Il ragazzo di fronte a lei non si scompose. Si limitò solo ad alzare il braccio destro e dire

_Non ti preoccupare. E’ una sorpresa_

Superati gli ultimi alberi, i due arrivarono in una pianura erbosa. Locke si fermò improvvisamente e aspettò che la ragazza lo superasse di un passo. Quindi disse

_Ecco. Siamo arrivati._

Hikaru si guardò intorno, stralunata. Non le sembrava di vedere niente di particolare, a parte il muro di un grande edificio a pochi metri davanti a lei. Era come la mura di un castello medievale, con i contorni merlati e due grandi torri rotonde alle estremità, da cui sventolavano due bandiere abbastanza vistose. L’oscurità le impediva di vedere i colori di quelle bandiere,ma era un dettaglio irrilevante. Guardando meglio Hikaru aveva l’impressione che quell’edificio avesse qualcosa a lei familiare… fin troppo familiare.
Riconobbe i merli del palazzo di suo padre un secondo troppo tardi. Locke aveva già estratto il suo pugnale avvelenato e impiegò circa un femtosecondo per colpire Hikaru, nell’esatto istante in cui si voltava con sguardo terrorizzato verso di lui per chiedere spiegazioni.
La ragazza lanciò un grido e si accasciò a terra, consapevole di essere stata letteralmente pugnalata alle spalle. Mise una mano sulla ferita, all’altezza circa dello stomaco, e cercò con i suoi occhi quelli di Locke. Il ragazzo potè vedere in quello sguardo non odio, né vendetta, ma solo un profondo rammarico; con un filo di voce, prima che il veleno facesse effetto e la privasse dei sensi, riuscì a dire ciò che i suoi occhi già comunicavano perfettamente

_Locke… perché.. io mi fidavo di te…_

Non riuscì a dire più nient’altro, perché il veleno aveva già fatto effetto. Era un veleno particolare quello usato da Locke; come prima cosa si comportava essenzialmente da anestetico generale, rendendo inerme la vittima. Con il passare del tempo tuttavia l’anestesia sarebbe passata, lasciando il posto al secondo effetto: la vittima si sarebbe svegliata di soprassalto e avrebbe avuto un attacco di aggressività incontrollabile. Per fortuna questa seconda parte sarebbe stata di breve durata, per lasciare quindi spazio alla terza, quella desiderata: il veleno avrebbe annullato la volontà della vittima e l’avrebbe consegnata alla mercè della prima persona che avrebbe visto. Naturalmente tutto questo aveva un prezzo, Locke lo conosceva molto bene: dopo dodici ore il veleno sarebbe diventato indelebile, la vittima sarebbe stata nelle mani della persona che aveva riconosciuto come “padrone” per il resto della vita.. che non sarebbe comunque durata troppo: quarantotto ore dopo la somministrazione, se non fosse stato somministrato l’antidoto il veleno si sarebbe rivelato letale, uccidendo il/la malcapitato/a.
A causa di questa drammatica conseguenza pochi al mondo utilizzavano quel veleno, dato che la somministrazione dell’antidoto in qualunque momento avrebbe revertito gli effetti e dato luogo a… effetti collaterali. Locke era uno di quei pochi al mondo ad usarlo, perché in effetti gli interessava poco della sorte delle sue vittime una volta che aveva intascato la cifra pattuita. Per sua onestà morale, tuttavia, una volta consegnata la vittima nelle mani dei suoi carnefici, consegnava loro anche l’antidoto, così da lasciare a loro l’ultima decisione. Se poi i suoi “datori di lavoro” chiedevano da subito la morte del soggetto, lui non doveva far altro che lasciarsi servire per due giorni da quel disgraziato per poi avere l’unica incombenza di seppellire il cadavere e riscuotere la somma pattuita.
Locke era comunque soddisfatto di avere compiuto l’ennesimo lavoro senza sporcarsi più di tanto le mani; dopo che Hikaru cadde a terra lui estrasse il suo pugnale, lo ripulì accuratamente dal sangue e lo ripose al suo posto. Quindi prese la sua preda in braccio e se la mise sulle spalle come un sacco di patate; infine si avviò tranquillamente fischiettando verso il portone principale del palazzo. Circa cinque minuti dopo le porte della Sala della Ragione si aprirono, consentendogli di entrare al cospetto del Governatore.
Locke avanzava lentamente, con un incedere da trionfatore, sorpassando gli sguardi feroci e infuriati dei suoi colleghi cacciatori di taglie fallimentari, trasportando la sua preda sulle spalle. Arrivò ai piedi dell’uomo seduto sul trono e appoggiò delicatamente Hikaru a terra, quindi comunicò ad alta voce

_Governatore, è fatta. Vostra figlia è qui, ai vostri piedi._

_Molto bene. E’ viva, non è vero?_

_Sì. Ora sta dormendo. Diciamo che.. l’ho resa inoffensiva_

_perfetto_ Il Governatore battè le mani e subito tre servi maschi si presentarono al suo cospetto _Prendete Hikaru e portatela nella Torre Est. Rinchiudetela e lasciatela là, fino a che non le sarà passata l’idea di abbandonare suo padre in periodo di guerra._

I servi si avvicinarono alla ragazza, solerti nell’eseguire l’ordine del loro padrone. Mentre stavano per andare via, Locke alzò il braccio e cercò di attrarre l’attenzione; il Governatore battè nuovamente le mani e una serva si presentò nella sala

_Date a quest’uomo la sua ricompensa. Pesatelo e dategli tanto oro quanto pesa_

Locke cercò di farsi nuovamente sentire, al che il Governatore soggiunse

_Giusto. Me l’ha riportata entro sera. Quindi dategli il triplo della somma iniziale._

Subito arrivò una bilancia, su cui il cacciatore di taglie venne fatto salire e subito dopo ridiscendere; qualche minuto dopo iniziarono a entrare una serie di servi, che portavano diversi sacchi d’oro e iniziavano a depositarli vicino a Locke. Il ragazzo tuttavia non era soddisfatto; doveva ancora dire una cosa, molto importante, al governatore. Cercò di attrarre nuovamente l’attenzione, ma non vi riuscì. Decise quindi di agire nel modo più impulsivo che la sua coscienza lo spinse a fare: prese un sacco d’oro e lo lanciò contro il trono. Il sacchetto cadde pesantemente sul duro pavimento ai piedi del padre di Hikaru, il quale ne fu particolarmente indispettito e chiese

_Cosa vuoi, Locke? Non abusare della mia pazienza e della mia giustizia. Che cerchi di fare?_

_ho una cosa importante da dirvi, Governatore._ estrasse una piccola fiala di liquido argenteo e la puntò verso l’uomo seduto, in modo che la vedesse molto bene _Questo è l’antidoto del veleno che ho dato a vostra figlia. Occorre somministrarglielo o.._

Il Governatore rimase stupito, ma non così tanto come il cacciatore di taglie si aspettava.

_Un veleno, hai detto? Quali sono esattamente gli effetti di questo veleno?_

_Le annullerà la volontà. Sarà docile come un agnellino, ma non sarà più la stessa persona di prima_

Il Governatore scoppiò a ridere

_Ora ho capito come hai fatto a riuscire dove i tuoi colleghi hanno fallito! Beh, forse sarà la volta buona che Hikaru impari la lezione. Non mi interessa l’antidoto, stia male finchè deve._

Locke non riuscì a stare zitto

_Ma.. Governatore, se non prende l’antidoto MORIRA’!!_

_Morirà? Quanto tempo rimane?_ chiese il governatore, senza mostrare di essere stato colpito da una tale affermazione

_Il veleno si sparge nell’organismo poco a poco…la dose letale viene raggiunta dopo settantadue ore dalla somministrazione, quindi.. restano settanta ore circa_ rispose Locke, sempre con la preziosa fialetta in mano

_Settanta ore? Quasi tre giorni dunque. Molto bene. Nel frattempo Hikaru imparerà cosa vuol dire disubbidire a suo padre! Ryevniz!!_

Il grosso omone lasciò le fila dei cacciatori di taglie e si fece largo fra il gruppo di canaglie; superò Locke, non senza averlo fulminato con lo sguardo ringhiando, quindi si pose di fronte al governatore.

_Prendi quella fiala. Sarà compito tuo darla a Hikaru, quando lo riterrai necessario. Hai già le chiavi della sua stanza; monitora mia figlia e, se non dà segni di morte imminente, non darle l’antidoto fino a che non siano passate le quarantotto ore. Ricordati però di non superare il terzo giorno._

_E il resto del tempo?_ chiese il cacciatore pelato

Il Governatore sorrise con un ghigno satanico.

_Fai quello che ti pare. Hai carta bianca. So che nelle tue mani Hikaru avrà una punizione esemplare, di quelle che ricorderà per tutta la vita!!_

Ryevniz fece un sorriso, molto simile a quello del padre di Hikaru. Un brivido corse lungo la schiena di Locke, perché il ragazzo sapeva molto bene cosa stava a significare quel sorriso.

_Ma.. Govern.._

Cercò di opporre un briciolo di resistenza, ma Ryevniz gli strappò la fiala dalle mani e sogghignando malignamente uscì dalla stanza. L’eco delle sue risate folli, come di un animale pazzo rilasciato dalla gabbia, riecheggiarono in tutto il palazzo. Locke cercò di inseguire il suo rivale, ma le porte gli furono serrate in faccia.

_Tu vattene. Hai fatto il lavoro per cui sei stato pagato, e hai ricevuto il prezzo di ciò che hai fatto. Sparisci!_ intimò il Governatore

Locke abbassò lo sguardo, prese in spalla i suoi sacchi d’oro e li trascinò fuori dalla Sala della Ragione nel silenzio generale. Quando i portoni del palazzo si richiusero pesantemente dietro di lui,il ragazzo sentì una fitta allo stomaco. Cercò di non pensarci, ma dopo un paio di secondi ne subì un’altra, e poi un’altra ancora. Si fermò sul ponte levatoio, si sistemò meglio il carico abbondante che aveva sulle spalle e riprese a camminare. Raggiunse il bosco e lì depose i sacchi, per riposarsi sotto un albero. Non riusciva a capire perchè, ma il suo pensiero era rivolto verso la Torre Est; e ogni volta che rialzava lo sguardo verso quella dannatissima torre aveva una fitta ancora più forte allo stomaco.

_Ma che diamine mi prende?!_ esclamò a se stesso, spaventando gli animali del bosco che si erano avvicinati incuriositi a lui nelle ombre della notte _Non mi importerà certo di.. una ragazzina viziata!_

I segnali forniti dal suo subconscio però sembravano dire il contrario. Non capiva perchè, ma in fondo Hikaru aveva lasciato il segno. Nessuna delle sue prede si era comportata in modo così limpido e trasparente con lui, nessuno aveva mai saputo implorarlo dopo solo cinque minuti di conoscenza, nessuno era riuscito fino a quel momento a superare la solidissima barriera del cacciatore di taglie per raggiungere l'oceano tumultuoso della sua coscienza. Nessuno, tranne Hikaru. Locke ripensò all'ultimo sguardo che la ragazza gli aveva lanciato, prima di cadere vittima del veleno: quello sguardo privo di odio e rancore. Uno sguardo profondamente addolorato, e niente di più.
Ripensò anche alla scena di Ryevniz con in mano la fiala che gli sbatteva la porta in faccia e si avviava alla Torre di Hikaru, con l'appena ricevuta licenza di fare ciò che voleva. Un venticello molto freddo smosse le cime degli alberi e investì Locke all'improvviso, mentre i suoi occhi videro la scena terribile che a breve si sarebbe sicuramente consumata alla Torre Est; il ragazzo scattò in piedi, come punto da una legione di calabroni, e lanciò un grido.
Mandò al diavolo il suo oro, il suo mestiere e il suo dannatissimo senso di colpa; dopodichè tastò le armi nascoste nel suo mantello e si diresse verso le mura del palazzo del Governatore al di sotto della Torre Est. Si trovò esattamente sotto di essa, con il pallido chiarore della luna piena che rischiarava tutto intorno a lui. Un altro colpo di vento gelido lo convinse ancora di più a fare ciò a cui stava pensando: doveva raggiungere Hikaru, a tutti i costi. Conosceva bene Ryevniz e sapeva che il suo rivale era tanto animale quanto stupido, per cui avrebbe impiegato ancora una decina di minuti a trovare le scalinate interne alla Torre. Lui invece sapeva esattamente la direzione che doveva prendere: in verticale, centoventiquattro metri più in su, e avrebbe salvato Hikaru. Forse.

Fine VI episodio
 

Doomrider

Guerriero della Luce
In realtà no, comunque.. episodio VII!

Cuore in fiamme​


Un cling improvviso, poi il silenzio. Locke attese diversi minuti prima di iniziare la scalata sulla liscia parete della torre, per evitare che il suo rampino alla finestra fosse notato. Dopo un lungo, interminabile minuto decise che non poteva più aspettare e iniziò ad arrampicarsi; non sapeva nemmeno lui spiegare come aveva fatto la sua mente da freddo calcolatore a farsi prendere così tanto dall’apprensione. Fino al giorno precedente, non avrebbe mai osato un’azione così azzardata come introdursi nel palazzo del Governatore Planetario, se non per un motivo di valore incalcolabile, e soprattutto non l’avrebbe mai fatto con così poco preavviso. Locke era abituato ad essere un freddo calcolatore, e a misurare ogni sua mossa con pazienza e il tempo necessario a prevedere ogni imprevisto. Eppure in quel momento l’unica cosa che riusciva a pensare –e a muovere le sue azioni- era l’ipotetica scena di Ryevniz e Hikaru, inerme, chiusi dentro nella stessa stanza. Mentre scalava, arrivò addirittura a maledire se stesso e chiunque gli avesse fornito la malsana idea di rispondere all’annuncio del Governatore.. se solo non avesse promesso la completa pulizia della fedina penale, non avrebbe neanche preso in considerazione la richiesta. Invece no, lui voleva essere immacolato, anche se per via del suo modo di fare in fondo non compariva come così tanto criminale davanti alla legge.. a confronto di Ryevniz e dei suoi pari, lui era praticamente un bravo ragazzo. E nonostante questo aveva accettato, si era messo sulle tracce di Hikaru, aveva bloccato il suo chocobo in una trappola e lasciato al suo destino, l’aveva trovata, circuita e ora.. probabilmente condannata non a morte, ma a molto peggio.
Pensandoci sul serio Locke diede un colpo di reni ulteriore, e si sforzò di accelerare la salita.
Nel frattempo Ryevniz, che era più intelligente di quanto il suo rivale potesse pensare, aveva già trovato la via per la Torre Est ed aveva praticamente raggiunto la porta; con un calcio potente la scardinò, per poi reincastrarla nel muro con un violento strattone mosso dal braccio destro.
Il rivale di Locke entrò nella stanza ancora ridendo e vide Hikaru, stesa apparentemente senza forze su un cumulo di paglia che le avrebbe dovuto servire da letto; Ryevniz lasciò cadere per terra armi e armatura, e si avvicinò alla ragazza sbavando. Il mondo intero, e Locke di conseguenza, non sbagliavano a definirlo una belva, mezzo animale e mezzo troglodita: bastò un rapido sguardo alla ragazza per scatenare il 100% dei suoi ormoni. Ryevniz iniziò a sbavare copiosamente, dopodiché si liberò dell’ultimo ostacolo che aveva in mano, la fiala così tanto importante per la vita di Hikaru, e la fece schiantare a terra, mandandola in mille pezzi.
Il tutto per riuscire ad arrivare il prima possibile all’oggetto del suo desiderio: Hikaru, immobile e riversa in una posizione tale da innescare il peggio di ciò che poteva fornire l’istinto animale dell’omone pelato. Le si avvicinò a passi da gigante, come uno scimmione a cui hanno fatto vedere una banana, e la prima cosa che fece –stranamente- fu quello di accarezzarle il volto.
Appena la sua mano sfiorò la pelle di Hikaru, Ryevniz fu costretto ad allontanarla: la ragazza scottava terribilmente, come una pentola lasciata sul fuoco per troppo tempo. Il cacciatore di taglie allora decise di passare direttamente al sodo, andando direttamente sul suo corpo. Ma si accorse presto dell’errore.
Quando le sue mani si avvicinarono a meno di un centimetro da Hikaru, dal corpo della ragazza si liberarono le fiamme che già avevano fatto spaventare Locke, qualche ora prima; Ryevniz ebbe però i riflessi più lenti del suo rivale, così la potente fiamma che iniziava a bruciare intorno alla ragazza lo ustionò moderatamente. Il criminale non capì esattamente cosa era successo, ma si fece quasi subito accecare dalla rabbia e ci riprovò nuovamente. Saltò addosso a Hikaru, deciso anche a farle male se necessario, per sfondare la parete di fuoco che ora la proteggeva.
L’unico risultato che ottenne fu pagare il prezzo della sua impulsività: il fuoco si fece così potente da respingere la grossa mole del cacciatore di taglie, ustionarlo fino al punto di fargli perdere la sensibilità tattile in molti punti e scaraventarlo via dalla ragazza. L’eccessivo peso di Ryevniz lanciato da quella accelerazione spaventosa fece sì che il cacciatore di taglie sfondasse sì qualcosa, ma fu la parete esterna della Torre Est. Il cacciatore di taglie precipitò nel vuoto da un’altezza di più di cento metri, sfiorando Locke, che si dovette reggere per non essere trascinato giù, e andando incontro al suo destino.
Il ragazzo si chiese cosa diamine fosse successo, ma si sforzò di concentrarsi a salire; ormai mancavano pochi metri ed era arrivato. Mise un piede sopra l’altro, fece leva con entrambe le braccia e finalmente ce l’aveva fatta. Solo che lo spettacolo che vide davanti a sé fu molto diverso dallo scenario che aveva previsto: della stanza della Torre non c’era quasi più traccia. Solo un fuoco particolarmente potente era presente all’ultimo piano, dove prima c’era Hikaru.
Locke si avvicinò cautamente, recuperando il fiato perduto nella scalata; sapeva, o almeno intuiva, che dietro a quelle fiamme c’era in effetti la ragazza. Solo che non aveva modo di raggiungerla, anche perché questo fuoco dava l’idea di essere molto più pericoloso di quelli precedenti. Questa volta però la minaccia era ben più grave e il ragazzo se ne accorse quando sentì la voce di Hikaru oltrepassare le fiamme. Era una voce grave, carica di rabbia e una furia incontrollabile.

_Chi.. ha osato.. FARMI QUESTO?!_

Locke intravide Hikaru all’interno delle fiamme alzare improvvisamente le braccia, liberando una folata di vento caldissimo spinse le fiamme a diffondersi in praticamente tutto l’ultimo piano della torre. Il ragazzo cercò di contrastare il forte vento incandescente schermandosi con il cappuccio e
cercò di farsi sentire.

_Ehi! Hikaru! ..sono io, sono Locke!_

La risposta non si fece attendere, ma fu l’esatto opposto di ciò che Locke si sarebbe atteso

_LOCKE?! Allora sei stato tu! Non.. non ti perdonerò mai!!_

Un flusso di fiamme improvviso, e il cacciatore di taglie dovette ringraziare ancora una volta i suoi riflessi sovrumani per essere scampato dal nuovo attacco. Come diavolo faceva quella ragazza, che fino a cinque minuti prima aveva dato l’idea di essere completamente indifesa, a generare ora così tanta potenza? Locke si ritrovava ora accucciato vicino allo squarcio nel muro, pronto a schivare altri attacchi. In effetti Hikaru non si fermò a scagliare un singolo flusso di fiamme, la sua rabbia era tale che scatenò una vera e propria tempesta di fuoco che accese la Torre Est come un acciarino. Lanciò un grido che veramente poco aveva di umano, mentre il potere compresso nel suo cuore esplose con tutta la furia di cui era capace; Locke si trovò nell’epicentro di un uragano di fiamme, un inferno di fuoco, ira e vento incandescente. Non potendo fare una mossa verso di lei, decise di tentare la strada della diplomazia

_Hikaru! HIKARU!! Fermati, ti prego! Calmati!_
_Calmarmi?! CALMARMI?!? Come posso calmarmi dopo che.. mi avete fatto QUESTO!!_

La nuova ondata di rabbia provocò un’esplosione, che abbattè le restanti mura della Torre e fece sparire il soffitto; le macerie crollate avevano bloccato le scale, rendendo quella zona un palcoscenico a cui tutti potevano guardare ma nessuno poteva intervenire se non gli attori là presenti. Locke stava lottando con tutte le sue forze per non essere catapultato nel vuoto dall’energia prorompente che si stava liberando a pochi metri da lui.

_Hikaru.. senti.. mi dispiace! Io.. non volevo.. cioè.. volevo ma non.._

Le fiamme si placarono un istante, giusto per permettere alla ragazza di osservare negli occhi il cacciatore di taglie. Locke rimase senza parole nel vedere lo stato in cui si trovava ora Hikaru: i suoi vestiti erano stracciati, ma la ragazza non sembrava avere sul corpo ferite né segni di violenza. Era in piedi, con le braccia stese lungo i fianchi e la lunga coda di capelli intrecciati che le oscillava dietro le spalle in mezzo alle fiamme, conferendole un’aria ancora più apocalittica. Il suo viso era segnato da un’espressione truce, i suoi occhi brillavano di un rosso incandescente, lo stesso colore che caratterizzava l’aura ribollente di pura furia intorno al suo corpo. Ogni suo movimento era solenne, come guidato da decenni di preparazione e meditazione, ma allo stesso tempo inarrestabile. E ad ogni suo minimo sussulto fuoriuscivano dall’aura lapilli, fiammate e fasci infuocati che avevano ormai portato la temperatura a un livello insopportabile. L’intero palazzo del Governatore Planetario era illuminato a giorno a causa del potere di sua figlia, che ora però minacciava di distruggere tutto e porre fine ai complotti del padre in un’apocalisse infernale.
Locke era l’ultima pedina che poteva evitare questa evenienza. Approfittando del relativo momento di calma il ragazzo cercò fra i tizzoni ardenti in quello che rimaneva della stanza la fiala che Ryevniz gli aveva strappato dalle mani. Conosceva da poche ore Hikaru, ma già avrebbe messo la mano sul fuoco che il suo improvviso comportamento distruttivo dipendeva dalla seconda fase del veleno che lui stesso le aveva somministrato. Anzi, per essere corretti, Locke mise la mano NEL fuoco, per estrarne i detriti e i pezzi di vetro della fiala che quello scellerato di Ryevniz aveva fatto schiantare per terra.
Quando si accorse di ciò che il suo rivale aveva fatto, Locke si lasciò andare a una serie di commenti molto poco carini diretti contro il suo –ormai scomparso- nemico. Eppure non ebbe molto tempo per esternare i suoi pensieri, perché Hikaru riprese a urlare e a scagliare fuoco e fiamme per ogni dove.
Saltò una fiammata, schivò un altro paio di flussi infuocati e ottenne un altro piccolo momento di pausa; si fermò vicino a dove prima terminavano le scale. Al di sotto delle macerie, poteva sentire il trambusto provocato dalle guardie e dei servi del governatore che cercavano di fermare l’incendio prima che si estendesse il resto del palazzo. Apparentemente, nessuno stava cercando di raggiungere il piano di Hikaru, come se la sua sorte non facesse né caldo né freddo. “Meglio” pensò Locke “Tanti problemi in meno”. A quel punto decise di non avere proprio scelta: doveva affrontare Hikaru.
Prima di fare altro, mise la mano destra nel mantello e si accertò di avere ancora delle fiale di antidoto: vide che ne aveva ancora tre. Quindi formulò in tempo zero un piano per riuscire a superare la barriera infernale e costringere –perché di questo si trattava- Hikaru a bere il contenuto di almeno una di quelle fiale. Certo, sarebbe stato più facile attendere che la fase aggressiva finisse e subentrasse quella di annullamento della volontà, ma Locke decise di tentare il tutto per tutto per due buone ragioni: primo, più tempo avrebbe aspettato maggiori sarebbero stati gli effetti collaterali a lungo termine sulla ragazza; secondo, e forse molto più importante, se continuava di quel passo non sarebbe sopravvissuto al termine della fase due. Ciò che il cacciatore di taglie non sapeva era che la fase di aggressività indotto dal veleno era solo uno dei motivi che avevano provocato quell’improvvisa esplosione della furia di Hikaru; ve ne erano altri, che nulla avevano a che fare col veleno, ma nessun essere umano su quel Pianeta ne era al corrente. Così, proprio mentre Hikaru si lasciava andare all’ennesimo sfogo di rabbia, Locke prese il tempo alla sua avversaria e scattò verso di lei nello stesso istante in cui esplose l’ultima pioggia di fiamme.
Schivò la maggior parte delle piccole meteore che partivano dal corpo di Hikaru, anche se qualcuna riuscì comunque a ferirlo e procurargli diversi tagli su tutto il corpo; Locke corse a testa bassa, diretto verso il suo obiettivo come un treno lanciato a tutta velocità sui binari. Arrivò a un paio di metri dal suo bersaglio, protetto come sempre da un’aura apparentemente impenetrabile, e sentì la forza immane che si opponeva al suo movimento; non si diede per vinto e mise tutte le sue energie per oltrepassare quella barriera. Locke si sforzò di resistere alla temperatura insopportabile e al bruciore delle mille ustioni che ormai marcavano il suo corpo, fino a raggiungere finalmente il contatto con Hikaru. La pelle della ragazza era incandescente quasi più dell’aura che aveva intorno, ma Locke ormai non se ne preoccupava più. Usò tutto il suo corpo come una morsa, abbracciando Hikaru nonostante fosse più calda di una stella; estrasse al volo una delle tre fiale con la mano sinistra – che era una delle poche parti del suo corpo su cui ancora aveva sensibilità- e la sprofondò con forza nella bocca della ragazza, sperando di riuscire a farle bere l’antidoto. Il suo intento riuscì, ma ebbe una conseguenza inaspettata: quando Hikaru ne ebbe bevuto più di tre quarti, improvvisamente le forze l’abbandonarono, il fuoco intorno a lei si estinse e la Torre Est tornò ad essere buia come il resto del palazzo. Locke potè sentire la brezza del vento sfiorare la sua pelle ustionata e sorrise, nonostante il dolore; rimase tuttavia concentrato sul contenuto della fiala: era necessario che Hikaru ne bevesse l’intero contenuto per poter essere considerata salva. Purtroppo quando la fiala non era ancora del tutto svuotata, mancavano solo pochi millilitri, la ragazza perse completamente le forze, e con esse anche i sensi. Il cacciatore di taglie dietro di lei notò la cosa perché scorse del liquido gorgogliare dalla sua bocca; Locke tirò una maledizione e sfilò la fiala dalla bocca di Hikaru, prima che soffocasse nel fluido.

_Porco mondo schifoso! Potevi aspettare cinque secondi a svenire, no?! Era quasi finita.. diamine!!_

Passarono diversi minuti, con Locke abbracciato a Hikaru. Ora la ragazza mostrava di essere proprio esausta, completamente ridotta allo stremo delle energie, ma il suo volto sembrava essere tornato sereno. Il ragazzo, dal canto suo, non sapeva cosa fare: Hikaru non aveva bevuto tutto l’antidoto, ma evidentemente quella fiala doveva aver pur fatto qualcosa visto il repentino cambio. Per cui approfittò del momento per riprendere il fiato e, perché no, godersi un po’ l’abbraccio di una ragazza speciale.. speciale come Hikaru.

Fine VII episodio​
 
Top