Un nemico dopo l'altro
Hikaru aveva appena realizzato di avere tra le mani, anzi nella mano la spada fiammeggiante che assomigliava così tanto alla Buster Sword, quando sentì una voce femminile alle sue spalle.
_Ma guarda.. una ragazza con la sua nuova spada.. quanto sei patetica!_
Si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Pensò fosse stata la sua immaginazione, ma subito dopo risentì quella voce.
_Dove stai guardando?! Bah, inutile.. tanto non mi puoi vedere_
Hikaru si voltò nuovamente, guardando a trecentosessanta gradi intorno a lei. Ma non vide nulla.
_Chi.. diamine sei?!_ gridò all’aria, brandendo la spada fiammeggiante _Fatti vedere!_
Nuovamente alle sue spalle, la voce rispose
_Perchè, cosa vorresti fare?! Combattermi forse?_
Hikaru strinse i denti, dopodiché si fece forza ed esclamò
_Se necessario.. sì! Rivelati, una volta per tutte!_
_Sono qui Hikaru. Guarda in alto e mi vedrai._
Hikaru alzò lo sguardo e vide l’immagine evanescente della donna che le stava parlando. Sembrava mobile ed eterea, come un riflesso sull’acqua; i contorni di quella figura erano fumosi, a testimonianza del fatto che chiunque essa fosse stava comunicando con Hikaru da una lunga distanza. Nonostante fosse evanescente, la ragazza potè notare alcuni dettagli di quella figura: aveva dei capelli lunghi, rossi, simili ai suoi, che le scendevano dolcemente sulle spalline dell’armatura; il resto del corpo era protetto da un’armatura leggera azzurra, mentre dallo sguardo si poteva intuire che era un guerriero esperto. Sembrava almeno una decina di anni più vecchia di Hikaru, eppure quando parlava la sua voce sembrava cristallina e bianca, quantomeno da minorenne.
La ragazza però si era già stancata di quella presenza che le incuteva sufficiente timore, per cui passò ad una strategia più aggressiva
_Come sai il mio nome?_ le chiese, puntandole contro la spada di fuoco _Sei un’amica o una nemica?_
La figura eterea sorrise con un ghigno beffardo
_Io sono Nova, Paladina dei Regni Uniti di Wutai. La mia spada è al servizio del Monarca Supremo, che ha appena ricevuto la dichiarazione di Guerra da parte del Governatore Planetario. Per questo non credo che potremo mai essere amiche_
_Cosa?! Quindi mi stai dichiarando guerra?_
_Siete VOI che ci avete dichiarato guerra_
Hikaru abbassò la lama, per permetterle di litigare meglio.
_Ma che razza di discorso.. e poi cosa vuoi da me?_
Nova sorrise, al di là dello specchio magico che le permetteva di comunicare a distanza.
_Niente. Assolutamente niente_
_NIENTE?! Ma allora che c…_
_NIENTE DI NIENTE!_ tuonò la guerriera. Il moto di energia che provocò fu sufficiente per scatenare una piccola tempesta di vento che scompigliò i capelli di Hikaru
_Ma insomma!_ esclamò la ragazza, tirandosi via i capelli che le coprivano gli occhi e mossa dal desiderio di avere l’ultima parola tipica delle giovani adolescenti _Cosa mi hai contattata a fare se non vuoi niente da me?!_
_Contattata? Ah no ti sbagli. Io non ti sto ‘contattando’. Io ti sto ‘controllando’, semmai_ rispose Nova
_Controllando?!_
_Sì, l’ordine del Monarca Supremo è quello di controllare le azioni della figlia del Governatore Planetario.. chissà perché poi.. sei solo una mocciosa che non sa fare altro che ripetere le parole dette dagli altri_
_Ripetere le.._ Hikaru si fermò. Si rese conto di stare ripetendo in effetti tutto ciò che Nova le stava dicendo; ebbe anche un moto di rabbia, e rialzò la spada. L’istinto le fece anche dire una frase che non si sarebbe mai aspettata di poter pronunciare
_Attenta Nova. Non sottovalutarmi o te ne pentirai!_
_Cosa fai adesso? Minacci?! Ah ah.. ah ah ah!!_
Ridendo a squarciagola l’immagine trasmessa della Paladina di Wutai scomparve, lasciando Hikaru sola con la sua spada. Solo il crepitare delle fiamme ora rompeva il silenzio.
La ragazza sospirò, conscia di aver appena conosciuto una nuova nemica, e aprì il palmo della mano destra. La spada di fuoco scomparve, esattamente come era comparsa.
Hikaru non si preoccupò di come fare a riaverla, sentiva nel suo cuore di poterla richiamare quando ne avesse avuto bisogno anche se non sapeva bene come. La totalità dei suoi pensieri ora era focalizzata su quella Paladina, che sembrava avere dei poteri innaturali particolarmente potenti e le aveva appena dichiarato guerra aperta.
Si incamminò verso il cottage di Rufus, perché si rese conto che il sole stava anche tramontando.
Accettò di buon grado di cenare con i Turks, Rufus e Reeve, ma non raccontò a nessuno di ciò che le era successo; per contro loro non le fecero tante domande, anche perché avevano passato la giornata a cercare di capire invano se le settecentoquindici unità di energia Mako che lo strumento aveva registrato in Hikaru fossero state reali o meno.
Finito di mangiare la ragazza si congedò subito e si ritirò nella sua stanza; Rufus e Reeve la lasciarono andare, pensando che volesse riposarsi in vista della giornata futura.
In effetti c’era anche quello, la giornata “di riposo” si era trasformata in una serie di colpi di scena tutt’altro che noiosa. Ma Hikaru sentiva nel profondo del suo cuore un altro bisogno, molto più importante. Scappò di corsa sulle scale, si chiuse dentro in camera, spense la luce e si buttò sul letto, senza curarsi di dove faceva cadere il peso del corpo. Naturalmente l’aveva sbilanciato tutto sul polso sinistro, ma lo scudo di Mithril attutì il colpo sul materasso e la ragazza non ebbe danni; potè quindi lasciarsi andare nell’occupazione che il suo cuore le richiedeva con così tanta insistenza.
Strinse a sé il cuscino più forte che potè e lasciò finalmente scorrere le lacrime.
Pianse con tutta l’energia di cui era capace, sfogando tutta la tensione repressa fino a quel momento.
Pianse tanto, pianse a lungo, fino a che il buio l’avvolse.
…
La mattina seguente Hikaru fu svegliata da qualcuno che bussava alla sua porta. La ragazza aprì gli occhi e si accorse di essersi addormentata: era nella stessa posizione della sera precedente, quando si era gettata sul letto a peso morto per lasciarsi andare al pianto più disperato. Ora le sembrava di stare nettamente meglio, come se si fosse tolta un peso dall’anima.
Qualcuno alla porta tuttavia continuava a bussare insistentemente, quindi Hikaru cercò di sistemarsi alla meglio i capelli che ormai le fluivano senza controllo lungo le spalle e si alzò. Si avvicinò alla porta, afferrò e la maniglia e fece per aprire.. proprio quando dall’altra parte Cait Sith aveva deciso di spingere a oltranza.
Il risultato fu catastrofico: Hikaru si tirò indietro istintivamente, il gatto perse l’equilibrio, cadde dal moguri meccanico che aveva ripreso a cavalcare e rotolò in mezzo alla stanza, andando a sbattere prima contro il letto e poi sfondando la finestra. Per poco non cadeva anche dal balcone.
La ragazza si mise la mano mobile sulla faccia, osando quasi chiedere
_…c..come va? Tutto bene?_
Cait Sith si rialzò, come se niente fosse successo e si tolse la polvere dalle spalle.
_Oh, diamine! Beh. Si, certo! Sono un automa in fondo, non mi è successo niente di male!_
_Eh.. vorrei dire lo stesso della finestra.._ commentò Hikaru _Adesso come lo spieghiamo a Rufus?_
Cait Sith si raccolse la coroncina e ritornò faticosamente in sella al suo moguri, che era rimasto sulla soglia della porta
_Massì, non ti preoccupare. Il Presidente è gentile e comprensivo, basta dirgli che non sono sta…_
_Cos’è successo?! CAIT SITH, hai fatto qualche altro casino?!_ tuonò la voce di Rufus da sotto
_Oh-oh.. mi sa che è troppo tardi.._ sussurrò Hikaru, prima che Cait Sith la prendesse sotto braccio e la trascinasse giù dalle scale, uscendo fuori dalla porta
_Capo, allora noi andiamo! E non si preoccupi per il casino là sopra, non è successo niente di grave.. lo sistemo quando torno!_ gridò l’automa.
_E..ehi, aspetta un attimo.. io non sono pronta per partire…_ si lamentò Hikaru. Per sua fortuna Rufus fece ciò che doveva in un tempo record: salì le scale, constatò l’entità dei danni e si presentò alle spalle di Cait Sith nel giro di quaranta secondi netti.
_DOVE STAI ANDANDO, razza di gatto spaccatutto?!?_ tuonò, facendo quasi cadere Cait Sith nuovamente dal moguri per la sorpresa _Per Jenova, giuro che se Reeve non ti sistema un giorno o l’altro ti scaravento nel termociclatore!! FILA DI SOPRA E SISTEMA TUTTO!!_
poi fece una pausa, prese un lungo respiro e si rivolse a Hikaru con tutto un altro tono
_Buongiorno. Spero che questa disgrazia meccanica non ti abbia spaventato troppo.. ne combina una all’ora di queste cose.._
Hikaru si schermò, come per dire che non era solo colpa del gatto
_Oh no.. non mi ha spaventata, è che.._
_Capisco._ la fermò Rufus _Ma che fai qui di fuori? Vuoi già andare al Cratere Nord? Dobbiamo fare colazione prima!_
_No.. è che.._ Hikaru cercò di spiegarsi,ma si arrese molto presto. Rientrò in casa al seguito di Rufus, mentre Cait Sith fu obbligato a tornare al piano di sopra per raccogliere i vetri e riparare al danno commesso. La ragazza venne fatta entrare nella piccola cucina del cottage, dove Reno e Rude avevano imbastito una colazione che sembrava più un pranzo di nozze.
_Ma.. tutta questa roba.. è per me?_ chiese Hikaru imbarazzata
_Certamente. Molte di queste cose ti serviranno più avanti, le sistemiamo in un pratico zainetto e ce le portiamo dietro!_ affermò Reno, soddisfatto del proprio lavoro, mentre Rude, con un elegante cappello bianco alla chef, serviva la colazione alla ragazza.
_G…grazie.._ rispose Hikaru, sempre più imbarazzata _ma.. non dovevate disturbarvi così tanto per.._
_E’ il nostro lavoro_ affermò Rude
Mangiarono tutti insieme, Hikaru, i due Turks e Rufus. I preparativi non durarono tanto, a parte quando Reno dovette aiutare Hikaru a rifarsi la treccia, dacchè con una mano sola era un compito particolarmente difficile.
_Per fortuna che ho i capelli lunghi!_ esclamò il Turk alla fine, esausto _..posso suggerire di accorciarli un po’?_
Hikaru sorrise e gli rispose
_Quando sarà finita questa storia, probabilmente li accorcerò… di un paio di centimetri, massimo_
Quando tutto fu pronto la ragazza salutò Rufus, il quale ricambiò con un sorriso, uscì dalla porta e trovò Rude e Cait Sith pronti alla partenza.
_Viene.. anche lui?_ chiese Hikaru, indicando il gatto meccanico
_Sì_ rispose Rufus _Servirà per metterci in comunicazione. Andate ora, o rischiate la tempesta di ghiaccio!_
Il gruppo non perse altro tempo e si mise in marcia. Camminarono di buona lena tra i ghiacci, nella pianura sconfinata; dopo una mezzora di cammino iniziava a intravedersi un profilo nero all’orizzonte.
_Che cos’è quello?_ chiese Hikaru un po’ spaventata _E’ una tempesta di ghiaccio?_
_No. Non proprio_ sorrise Reno _Quello è il Cratere Nord_
_Cosa?!_
_L’alone nero che vedi sono le tempeste perenni dei vortici che ne costituiscono il perimetro esterno_ spiegò Cait Sith _Il Cratere Nord si è formato tanto tempo fa, quando un alieno di nome Jenova precipitò sul Pianeta.._
_Je..nova?_ ripetè Hikaru, senza rendersi conto che stava prendendo il vizio di ripetere ciò che le veniva detto. Ora che ci faceva caso, anche suo nonno e Rufus usavano spesso quel nome.. praticamente sempre come imprecazione. E in ogni caso non le suonava per niente simpatico un nome del genere: anzi la inquietava, e parecchio anche.
_Da quel momento tutta l’area intorno al cratere è stata avvolta da vortici di vento. Quando poi il Pianeta si è riformato dopo la Supernova e la sconfitta definitiva di Jenova, questi vortici sono stati potenziati dagli Spiriti Guida. Nessuno può più accedere al Cratere Nord, a meno che non abbia il consenso degli Spiriti_ continuò a spiegare Reno
_Fatemi capire.. e chi dovrebbe superare quei vortici.. quella persona sarei io?_ chiese Hikaru, quasi avendo paura della risposta
_Esattamente_ intervenne Rude. Lo conosceva da pochi giorni eppure già la ragazza aveva capito che il pelato era di poche parole. Quella era la prima che gli sentì dire dopo un’ora di silenzio costante.
Avanzarono ancora per svariati chilometri, rigorosamente in silenzio. L’alone nero diventò sempre più nitido, fino a mostrarsi come una vera e propria cupola tempestosa alta svariate centinaia di metri. Hikaru non poteva smettere di tenere gli occhi puntati contro quelle minacciose nuvole tempestose, che non permettevano nemmeno di vedere attraverso di esse.
_Non credo che potremo passare anche noi attraverso quei vortici_ commentò Reno, quando furono quasi arrivati
_C..come? Non vorrete mica lasciarmi entrare da sola, spero!_ esclamò Hikaru, ora seriamente preoccupata
_Io e Rude non possiamo entrare_ ribadì Reno _ma forse Cait Sith sì. E’ pesante, dovrebbe stare al suolo senza essere trascinato via nel vento_
_E.. cosa vi fa pensare che io.._ voleva continuare la frase, ma una voce possente nella sua mente la interruppe. Sembrava diversa da quella che sentiva di solito; era sempre una voce maschile, ma questa volta non era sola.
Hikaru. Estrai la tua spada e preparati
La ragazza ubbidì, si concentrò e in pochi istanti lo spadone fiammeggiante di Zack Fair fu nella sua mano destra. Reno e Rude osservarono in silenzio, comprendendo che stava succedendo qualcosa di importante.
Hikaru si avvicinò al limite estremo del vortice, fino a un passo dall’area proibita. Un fulmine lasciò i vortici e si abbattè molto vicino a lei, ma non si fece spaventare. Brandì la Buster Sword infuocata e la pose davanti a sé. Sembrava che il fuoco magico riuscisse a penetrare nella spessa coltre nebbiosa dei vortici, tagliandoli come un coltello taglia un budino. Fu allora che la voce di Cloud si fece sentire nuovamente
Avanza con la tua spada, entra nei vortici e affronta l’inaffrontabile!
...Dovrai avere molto coraggio per sopravvivere..
affermò una seconda voce, femminile, che si sovrappose a quella di Cloud.
Hikaru deglutì. Cercò di non avere paura, anche se le sembrava praticamente impossibile, e fece un primo passo in mezzo ai vortici. Al primo ne seguì un secondo, poi un terzo. La spada fiammeggiante le faceva strada, deviando i forti venti e gli scrosci d’acqua e ghiaccio che infuriavano dappertutto. Fece una decina di passi, quindi scomparve del tutto dalla vista di Reno, Rude e Cait Sith. Il Turk coi capelli rossi si voltò verso il gatto meccanico, che era rimasto fermo in tutto questo e sbraitò
_CAIT SITH!! Cosa fai lì, SEGUILA!! Prima che sia troppo tardi..!!_
L’automa si ridestò, come se si fosse appena risvegliato. Corse goffamente nella direzione presa da Hikaru, cercando di infiltrarsi nello squarcio generato dalla ragazza. Arrivò fino al limite estremo e si addentrò di un paio di passi.
_HIKARU! EHI, ASPETTAMI!!_
Al terzo passo un fulmine più potente degli altri si abbattè sull’automa, disintegrandolo completamente e scaraventando ciò che rimase del moguri meccanico sottostante fuori dai vortici. Quindi i venti ricoprirono lo squarcio generato dal passaggio della Buster Sword, lasciando i Turks senza parole a parte un "PORC.." che rimase strozzato in gola a Reno.
Ora Hikaru era da sola. Ancora una volta.
Fine XVIII episodio