Ayrin
Stormborn
Qualche anno fa avevo iniziato e portato avanti per un bel pò una fic (vedi firma) poi per cause di forza maggiore (metin2) ho praticamente smesso di venire sul forum e ora sono troppo lontana da quel racconto per poterlo proseguir bene...quindi...Si riparte
Nuovo racconto nuovo genere nuova protagonista!
E fatemi sapere!!! Aspetto consigli *_*
Mi chiamo Luce e sono una normale adolescente di 17 anni.
Normale certo tralasciando forse il nome. Quello infatti non è un errore di trascrizione...Lucia? Luciana? No. Luce.
Tanto per dare ottimi spunti ai compagni di classe : "Dov'è il pulsante per spegnerti?".
Ma d'altra parte questo è il minimo quando si ha una madre mezza pazza appassionata di libri fantasy.
Il mio nome infatti è un compromesso secondo lei accettabile tra l'ordinario e il fantasioso.
Mi tengo quindi il mio nome insolito, anche perchè devo dire che la metà pazza di mia madre è quella che preferisco.
La metà sana invece non fa che riprendermi per farmi applicare di più a scuola, mettere in ordine la stanza e altre richieste/pretese classiche ed ordinarie che contribuiscono a rendere ogni donna una mamma a tutti gli effetti.
Dal mio canto io cerco di applicarmi per sembrare quanto più possibile una figlia ordinaria. Quindi cosa potrà mai esserci di più normale per una liceale di qualche insufficienza?
Mi piacerebbe poter dire che in realtà colleziono votacci per potermi sentire simile ai miei compagni, ma temo che potrebbe facilmente venire a galla che la mia scarsa voglia di studiare sia pari forse solamente a quella di Lucignolo. In oltre, a differenza delle statistiche Italiane che vedono il livello dell’istruzione pubblica sprofondare in un abisso di mediocrità, la mia classe è composta per lo più da ragazze e ragazzi diligenti e responsabili, o più comunemente conosciuti come secchioni.
Ciò nonostante mi piace andare a scuola. La scuola in fondo al giorno d'oggi (questa frase dall'altro dei miei 17 anni forse è un po’ ridicola) non è più solo un luogo dedicato unicamente allo studio.
A scuola si ride si gioca e si prendono in giro i prof.
Un professore è una creatura che per sua natura necessita
di molteplici e grottesche imitazioni nomignoli e prese in giro.
Cosa che a me ed Azzurra, la mia migliore amica, riesce decisamente bene.
Abbiamo collezionato numerosi quaderni con ritratti caricature e brevi sceneggiature comiche con i nostri docenti come protagonisti.
Per chi non ci conoscesse potremmo sembrare due brave ragazze che durante una noiosa lezione sono sempre intente e concentrate nel prendere appunti.
E questo è quello che forse inizialmente pensava anche la prof. di storia.
Ma tutto quell'impegno nel prendere gli appunti come mai non riusciva mai a tradursi in una buona preparazione per l’interrogazione?
Forse è stato proprio questo interrogativo a farla parlare quel giorno:
"Azzurra, portami il tuo quaderno..."
Azzurra in quel momento era forse più un aggettivo per il suo colorito che il suo nome.
Non c'era scampo, nessuna campanella in procinto di suonare, nessuno che bussasse alla porta per qualche comunicazione super importantissima, nessuno che all'improvviso si sentisse male e rotolasse giù dal banco in preda alle convulsioni, e nessun meteorite la cui traiettoria intercettasse fatalmente la mia scuola si schiantò sull’edificio in quel preciso istante mandando tutti nel panico (i sopravissuti quanto meno).
No, niente di tutto questo. Quindi la mia amica con il terrore
nello sguardo si avviò mesta verso la cattedra.
"Ah! Abbiamo un'artista tra noi…" il tono della professoressa era tutto fuorché compiaciuto.
Ma che colpa ne avevamo noi se lei aveva il mento a punta, gli occhi piccoli e infossati, e i capelli che sembravano uno spazzolino da denti vecchio e grigiastro?
Finimmo fuori dalla classe.
Plurale, si. Ci finii anche io.
I professori che ci conoscevano da anni ormai avevano imparato che dietro ogni bravata di una c'era una mente collettiva, e questa formuletta faceva scontare ad ognuna di noi qualsiasi cosa combinasse l'altra, sempre.
Così in fondo era anche più divertente.
In due...fuori dalla classe...fissando il pavimento per evitare di incrociare i nostri sguardi, nonostante lo sforzo per cercare di restare serie, avevamo le lacrime agli occhi per trattenerci dal ridere.
Solo che quella volta non finì tutto con grasse risate.
La nostra scuola, decisamente piccola, oggi sembrava insolitamente popolata.
Il primo a notare la nostra inopportuna presenza nel corridoio durante
l'orario delle lezioni fu Edoardo, un ragazzo di quinta figlio di carissimi
amici di mia madre.
Il sorriso sarcastico che ci rivolse la diceva lunga:
"Prendete una boccata d'aria?"
Sento Azzurra che se la sghignazza al mio fianco.
" A dire il vero stavamo andando al bagno" rispondo con falsa tranquillità.
"Tutte e due?" non si arrende il maledetto.
Vedo Azzurra che alza gli occhi al cielo.
"Si Azzurra non si sente bene...la accompagno!" La ragazza che accanto a me irradia salute da ogni poro mi guarda con palese disapprovazione.
Edoardo ha un sorriso sempre più sfrontato:
"Capisco."
Forse si è arreso alla fine
"Stavo giusto andando in infermeria, posso accompagnarvi! Non mi perdonerei mai se dovesse capitarvi qualcosa lungo il tragitto!"
Il mio sguardo dovrebbe incenerirlo all'istante. Invece fa solo in modo che lui se la rida sotto i baffi.
"E va bene … se proprio vuoi saperlo siamo fuori perchè ... perchè i nostri appunti non sono piaciuti alla prof, va bene?"
Perchè i figli perfettini degli amici perfettini di mia madre non proprio
perfettina devono manifestarsi sempre nel momento meno opportuno?
"No?! E io che mi stavo seriamente preoccupando!"
Mi impegno ancora in uno sguardo inceneritore, nella speranza di ottenere almeno qualche piccola ustione.
Inutile. Però almeno lui decide di proseguire per la sua strada, finalmente soddisfatto.
Azzurra sospira:
"Quel tuo amico è insopportabile!"
"Non è mio amico!"
Ma il peggio non era ancora arrivato.
Il preside, un piccolo uomo rotondo e barcollante, scelse proprio quel momento per una delle sue rare visite di perlustrazione tra i corridoi e, ahimè, ci nota immediatamente.
Con passo deciso e cipiglio minaccioso punta il dito nella nostra direzione agitandolo a mo' di ammonimento:
"Bene bene bene ...cosa ci fanno due alunne fuori dall'aula durante il regolare orario di lezione???"
Nonostante i 130 centimetri di diametro che lo caratterizzano, sembra torreggiare su di noi.
"Esigo soddisfacente spiegazione!"
Vedo Azzurra mangiare un pezzo del funghetto magico di Alice Nel Paese delle Meraviglie e diventare piccola piccola piccola fin quasi a sparire.
Vorrei averne un po' anche io.
Il preside non attende risposta e facendosi largo tra noi irrompe nell'aula.
I risultati non sono affatto buoni.
Lettera di richiamo a casa e nota sul registro.
E...cosa ancor peggiore...spostano sia me che Azzurra al primo banco!!!
Mi consolo pensando che almeno non hanno pensato a separarci, scelta
decisamente poco saggia.
Mentre pianifico mentalmente una strategia per impedire a mia madre di venire a conoscenza degli sfortunati eventi di quella che doveva essere una normalissima giornata di scuola, suona finalmente la ricreazione.
Vedo con la coda dell'occhio Vanessa Arzanti venire verso di noi, con il suo inimitabile passo ondeggiante, lo sguardo all'apparenza dolce e un sorriso maligno sulle sue labbra sottili.
La ciliegina sulla torta.
Le sue adepte la seguono da presso.
"Lucetta!" Squittisce.
Un nomignolo decisamente odioso.
Sorrido per trattenermi dal morderla.
"Bella giornata vero?" seguita lei.
Vanessa Arzanti è la classica ragazzina di buona famiglia, arrogante e
prepotente ma soprattutto in cerca di gloria. Sembra il classico personaggio cattivo di una telenovela Americana.
Sento una delle sue adepte rivolgersi a lei con tono lamentoso "Vaan andiamo a farci una siga".
Van è il modo in cui a lei piace farsi chiamare. Io e Azzurra preferiamo
Nessy, proprio come il mostro di Lockness...senza offesa per il mostro.
Nessy zittisce con sufficienza l'adepta e si gira verso di me, finalmente
pronta a sputare veleno.
"Lucilla..." altro soprannome che odio. Mi fa subito pensare ad una
zingara che scoprendo una carta annuncia con tono macabro "La Luna Nera".
"...sei ingrassata ultimamente?" sento le risatine delle seguaci e sorrido a
mia volta.
"Si. E' per carnevale. Voglio fare il transatlantico"
"Sempre così simpatica..."
"Vorrei poter dire lo stesso..." rispondo di rimando.
Il suo finto sorriso è ora deformato in un ghigno e forse non
avendo altre cattiverie da aggiungere, decide finalmente di andarsene.
Si volta, in modo plateale, così da schiaffeggiare l'aria con i suoi
preziosissimi capelli biondissimi liscissimi sottilissimi e piastratissimi e
esce finalmente dal mio campo visivo.
Tiro un sospiro di sollievo e mi giro verso Azzurra che per tutto il tempo
era stata particolarmente impegnata nel cercare improbabili oggetti nella sua cartella.
"Invece di ridere di nascosto, potresti anche darmi una mano..."
Lei continua a ridere:
"Direi che oggi non è proprio una giornata fortunata…"
A giudicare da come ce la ridiamo si direbbe il contrario.
Ma in fondo che problemi sono mai questi?
Già raccontandoli dopo mezzora ci fanno ridere di cuore!
Chiamiamoli disavventure.
Non so se mia madre troverà la stessa ilarità nel ricevere la lettera di
richiamo.
Ma a quello ci penserò a tempo debito.
Nuovo racconto nuovo genere nuova protagonista!
E fatemi sapere!!! Aspetto consigli *_*
***1***
Mi chiamo Luce e sono una normale adolescente di 17 anni.
Normale certo tralasciando forse il nome. Quello infatti non è un errore di trascrizione...Lucia? Luciana? No. Luce.
Tanto per dare ottimi spunti ai compagni di classe : "Dov'è il pulsante per spegnerti?".
Ma d'altra parte questo è il minimo quando si ha una madre mezza pazza appassionata di libri fantasy.
Il mio nome infatti è un compromesso secondo lei accettabile tra l'ordinario e il fantasioso.
Mi tengo quindi il mio nome insolito, anche perchè devo dire che la metà pazza di mia madre è quella che preferisco.
La metà sana invece non fa che riprendermi per farmi applicare di più a scuola, mettere in ordine la stanza e altre richieste/pretese classiche ed ordinarie che contribuiscono a rendere ogni donna una mamma a tutti gli effetti.
Dal mio canto io cerco di applicarmi per sembrare quanto più possibile una figlia ordinaria. Quindi cosa potrà mai esserci di più normale per una liceale di qualche insufficienza?
Mi piacerebbe poter dire che in realtà colleziono votacci per potermi sentire simile ai miei compagni, ma temo che potrebbe facilmente venire a galla che la mia scarsa voglia di studiare sia pari forse solamente a quella di Lucignolo. In oltre, a differenza delle statistiche Italiane che vedono il livello dell’istruzione pubblica sprofondare in un abisso di mediocrità, la mia classe è composta per lo più da ragazze e ragazzi diligenti e responsabili, o più comunemente conosciuti come secchioni.
Ciò nonostante mi piace andare a scuola. La scuola in fondo al giorno d'oggi (questa frase dall'altro dei miei 17 anni forse è un po’ ridicola) non è più solo un luogo dedicato unicamente allo studio.
A scuola si ride si gioca e si prendono in giro i prof.
Un professore è una creatura che per sua natura necessita
di molteplici e grottesche imitazioni nomignoli e prese in giro.
Cosa che a me ed Azzurra, la mia migliore amica, riesce decisamente bene.
Abbiamo collezionato numerosi quaderni con ritratti caricature e brevi sceneggiature comiche con i nostri docenti come protagonisti.
Per chi non ci conoscesse potremmo sembrare due brave ragazze che durante una noiosa lezione sono sempre intente e concentrate nel prendere appunti.
E questo è quello che forse inizialmente pensava anche la prof. di storia.
Ma tutto quell'impegno nel prendere gli appunti come mai non riusciva mai a tradursi in una buona preparazione per l’interrogazione?
Forse è stato proprio questo interrogativo a farla parlare quel giorno:
"Azzurra, portami il tuo quaderno..."
Azzurra in quel momento era forse più un aggettivo per il suo colorito che il suo nome.
Non c'era scampo, nessuna campanella in procinto di suonare, nessuno che bussasse alla porta per qualche comunicazione super importantissima, nessuno che all'improvviso si sentisse male e rotolasse giù dal banco in preda alle convulsioni, e nessun meteorite la cui traiettoria intercettasse fatalmente la mia scuola si schiantò sull’edificio in quel preciso istante mandando tutti nel panico (i sopravissuti quanto meno).
No, niente di tutto questo. Quindi la mia amica con il terrore
nello sguardo si avviò mesta verso la cattedra.
"Ah! Abbiamo un'artista tra noi…" il tono della professoressa era tutto fuorché compiaciuto.
Ma che colpa ne avevamo noi se lei aveva il mento a punta, gli occhi piccoli e infossati, e i capelli che sembravano uno spazzolino da denti vecchio e grigiastro?
Finimmo fuori dalla classe.
Plurale, si. Ci finii anche io.
I professori che ci conoscevano da anni ormai avevano imparato che dietro ogni bravata di una c'era una mente collettiva, e questa formuletta faceva scontare ad ognuna di noi qualsiasi cosa combinasse l'altra, sempre.
Così in fondo era anche più divertente.
In due...fuori dalla classe...fissando il pavimento per evitare di incrociare i nostri sguardi, nonostante lo sforzo per cercare di restare serie, avevamo le lacrime agli occhi per trattenerci dal ridere.
Solo che quella volta non finì tutto con grasse risate.
La nostra scuola, decisamente piccola, oggi sembrava insolitamente popolata.
Il primo a notare la nostra inopportuna presenza nel corridoio durante
l'orario delle lezioni fu Edoardo, un ragazzo di quinta figlio di carissimi
amici di mia madre.
Il sorriso sarcastico che ci rivolse la diceva lunga:
"Prendete una boccata d'aria?"
Sento Azzurra che se la sghignazza al mio fianco.
" A dire il vero stavamo andando al bagno" rispondo con falsa tranquillità.
"Tutte e due?" non si arrende il maledetto.
Vedo Azzurra che alza gli occhi al cielo.
"Si Azzurra non si sente bene...la accompagno!" La ragazza che accanto a me irradia salute da ogni poro mi guarda con palese disapprovazione.
Edoardo ha un sorriso sempre più sfrontato:
"Capisco."
Forse si è arreso alla fine
"Stavo giusto andando in infermeria, posso accompagnarvi! Non mi perdonerei mai se dovesse capitarvi qualcosa lungo il tragitto!"
Il mio sguardo dovrebbe incenerirlo all'istante. Invece fa solo in modo che lui se la rida sotto i baffi.
"E va bene … se proprio vuoi saperlo siamo fuori perchè ... perchè i nostri appunti non sono piaciuti alla prof, va bene?"
Perchè i figli perfettini degli amici perfettini di mia madre non proprio
perfettina devono manifestarsi sempre nel momento meno opportuno?
"No?! E io che mi stavo seriamente preoccupando!"
Mi impegno ancora in uno sguardo inceneritore, nella speranza di ottenere almeno qualche piccola ustione.
Inutile. Però almeno lui decide di proseguire per la sua strada, finalmente soddisfatto.
Azzurra sospira:
"Quel tuo amico è insopportabile!"
"Non è mio amico!"
Ma il peggio non era ancora arrivato.
Il preside, un piccolo uomo rotondo e barcollante, scelse proprio quel momento per una delle sue rare visite di perlustrazione tra i corridoi e, ahimè, ci nota immediatamente.
Con passo deciso e cipiglio minaccioso punta il dito nella nostra direzione agitandolo a mo' di ammonimento:
"Bene bene bene ...cosa ci fanno due alunne fuori dall'aula durante il regolare orario di lezione???"
Nonostante i 130 centimetri di diametro che lo caratterizzano, sembra torreggiare su di noi.
"Esigo soddisfacente spiegazione!"
Vedo Azzurra mangiare un pezzo del funghetto magico di Alice Nel Paese delle Meraviglie e diventare piccola piccola piccola fin quasi a sparire.
Vorrei averne un po' anche io.
Il preside non attende risposta e facendosi largo tra noi irrompe nell'aula.
I risultati non sono affatto buoni.
Lettera di richiamo a casa e nota sul registro.
E...cosa ancor peggiore...spostano sia me che Azzurra al primo banco!!!
Mi consolo pensando che almeno non hanno pensato a separarci, scelta
decisamente poco saggia.
Mentre pianifico mentalmente una strategia per impedire a mia madre di venire a conoscenza degli sfortunati eventi di quella che doveva essere una normalissima giornata di scuola, suona finalmente la ricreazione.
Vedo con la coda dell'occhio Vanessa Arzanti venire verso di noi, con il suo inimitabile passo ondeggiante, lo sguardo all'apparenza dolce e un sorriso maligno sulle sue labbra sottili.
La ciliegina sulla torta.
Le sue adepte la seguono da presso.
"Lucetta!" Squittisce.
Un nomignolo decisamente odioso.
Sorrido per trattenermi dal morderla.
"Bella giornata vero?" seguita lei.
Vanessa Arzanti è la classica ragazzina di buona famiglia, arrogante e
prepotente ma soprattutto in cerca di gloria. Sembra il classico personaggio cattivo di una telenovela Americana.
Sento una delle sue adepte rivolgersi a lei con tono lamentoso "Vaan andiamo a farci una siga".
Van è il modo in cui a lei piace farsi chiamare. Io e Azzurra preferiamo
Nessy, proprio come il mostro di Lockness...senza offesa per il mostro.
Nessy zittisce con sufficienza l'adepta e si gira verso di me, finalmente
pronta a sputare veleno.
"Lucilla..." altro soprannome che odio. Mi fa subito pensare ad una
zingara che scoprendo una carta annuncia con tono macabro "La Luna Nera".
"...sei ingrassata ultimamente?" sento le risatine delle seguaci e sorrido a
mia volta.
"Si. E' per carnevale. Voglio fare il transatlantico"
"Sempre così simpatica..."
"Vorrei poter dire lo stesso..." rispondo di rimando.
Il suo finto sorriso è ora deformato in un ghigno e forse non
avendo altre cattiverie da aggiungere, decide finalmente di andarsene.
Si volta, in modo plateale, così da schiaffeggiare l'aria con i suoi
preziosissimi capelli biondissimi liscissimi sottilissimi e piastratissimi e
esce finalmente dal mio campo visivo.
Tiro un sospiro di sollievo e mi giro verso Azzurra che per tutto il tempo
era stata particolarmente impegnata nel cercare improbabili oggetti nella sua cartella.
"Invece di ridere di nascosto, potresti anche darmi una mano..."
Lei continua a ridere:
"Direi che oggi non è proprio una giornata fortunata…"
A giudicare da come ce la ridiamo si direbbe il contrario.
Ma in fondo che problemi sono mai questi?
Già raccontandoli dopo mezzora ci fanno ridere di cuore!
Chiamiamoli disavventure.
Non so se mia madre troverà la stessa ilarità nel ricevere la lettera di
richiamo.
Ma a quello ci penserò a tempo debito.