Varie Dragondavis000 presenta: Le sue fanfic

Vexen91

Anomander Rake
Scusa se non le ho commentate in precedenza ma negli ultimi tempi non mi sono potuto connettere molto.Che dire,migliori di capitolo in capitolo,sta roba è inquietante,non nel senso che fa paura,ma che sembra impossibile che tu abbia una simile padronanza della lingua italiana.Confessalo,sei per caso Giorgio Faletti o un qualche giornalista di fama mondiale?????:D:D
A parte gli scherzi,nulla,non posso che vergognarmi della mia opera di fronte alla maestosità di un tale capolavoro.E non sto esagerando.

P.S. Ho postato il mio sesto capitolo.Se hai bisogno di un ottimo purgante,vai pure a dargli un'occhiata:D
 

Dragondavis000

DAAAAAAAAAH!
Vexen91 ha detto:
Scusa se non le ho commentate in precedenza ma negli ultimi tempi non mi sono potuto connettere molto.Che dire,migliori di capitolo in capitolo,sta roba è inquietante,non nel senso che fa paura,ma che sembra impossibile che tu abbia una simile padronanza della lingua italiana.Confessalo,sei per caso Giorgio Faletti o un qualche giornalista di fama mondiale?????:D:D
A parte gli scherzi,nulla,non posso che vergognarmi della mia opera di fronte alla maestosità di un tale capolavoro.E non sto esagerando.

P.S. Ho postato il mio sesto capitolo.Se hai bisogno di un ottimo purgante,vai pure a dargli un'occhiata:D

Innanzitutto la tua storia non è un purgante, ma è ottima.
Secondo: ti ringrazio per questo commento e non c'è bisogno di scusarsi, anzi, sonoio che ho insistito troppo per leggere il prosieguo della tua storia.
Terzo: ora vado a leggere immediatamente, non vedo l'ora! :D :D
Quarto: vi dovranno bastare i punti 1,2 e 3! :cool: :cool:
 

Cid89

Professional Burper
Dragondavis000, pur ribadendo che apprezzo moltissimo i tuoi racconti, ti vorrei dare dall'alto della mia ignoranza un piccolo consiglio: cerca di essere un po' meno paratattico... Non so se sia una scelta voluta (in effetti la paratassi tende a creare più suspense), ma secondo me un periodo un po' più lungo e strutturato sarebbe meglio... Naturalmente sono gusti, magari sono solo io ad avere questa opinione, sia chiaro! :D...

Ribadisco comunque che i tuoi racconti mi piacciono davvero tanto, era solo un piccolo consiglio (credo che facciano sempre piacere, no?).
Ciao..
 

Dragondavis000

DAAAAAAAAAH!
Cid89 ha detto:
Dragondavis000, pur ribadendo che apprezzo moltissimo i tuoi racconti, ti vorrei dare dall'alto della mia ignoranza un piccolo consiglio: cerca di essere un po' meno paratattico... Non so se sia una scelta voluta (in effetti la paratassi tende a creare più suspense), ma secondo me un periodo un po' più lungo e strutturato sarebbe meglio... Naturalmente sono gusti, magari sono solo io ad avere questa opinione, sia chiaro! :D...

Ribadisco comunque che i tuoi racconti mi piacciono davvero tanto, era solo un piccolo consiglio (credo che facciano sempre piacere, no?).
Ciao..

Molto piacere, certo.

Mmm... non ci avevo mai pensato, a dire il vero non avevo mai notato la mia tendenza alla paratassi... Grazie mille del tuo commento, mi sarà molto utile in futuro...
 

Cid89

Professional Burper
Dragondavis000 ha detto:
Molto piacere, certo.

Mmm... non ci avevo mai pensato, a dire il vero non avevo mai notato la mia tendenza alla paratassi... Grazie mille del tuo commento, mi sarà molto utile in futuro...
succede spesso pure a me che sia moooolto paratattico.. ma ora ci sto attento, tanto che spesso eccedo nell'altro senso :D
ancora complimenti, e attendo altri lavori :cool:
 

Dragondavis000

DAAAAAAAAAH!
Dopo tanto tempo ho pensato di tornare, postandovi il nuovo capitolo di questa serie targata Dragondavis000.
Vi presento, con questo racconto, un personaggio che ci accompagnerà per un po' di tempo. La presentazione doveva essere della migliori, quindi ho cercato di renderla al meglio. Buona lettura! :D:D

NEMESI


L'urlo lacerante della creatura squarciò la notte, svegliando il custode. "Ehi tu, bestiaccia, stai zitto!". Il grasso secondino umano non era contento di essere stato rinchiuso in quella prigione con la creatura, gli dava i brividi.
Era l'ennesima riprova della pazzia del dottor Noblua. Come poteva pensare di fondere le quattro razze più potenti del pianeta? "Sai amico... il tuo bel padrone è proprio pazzo...". La porta di metallo con l'iscrizione "FASE 2" su di essa chiudeva una stanza quadrata di circa tre metri di lato. Con una catena al collo fissata al pavimento e le "braccia" ammanettate dietro la schiena, al centro della stanza, la creatura si dimenava, contorcendosi dal dolore. Filamenti di un fluido viscoso coprivano il suo corpo, alto popo più di un essere umano, con la pelle nera e coriacea. Gli occhi della creatura erano stretti nell'espressione più dolorosa che l'uomo avesse mai visto. Delle sporgenze rigide di circa un metro fuoriuscivano dalle sue scapole, cozzando sul pavimento quando si girava, impedendogli di stare prono. Era mattino ormai, sulla rupe dove poggiava l'immenso laboratorio solitario, nelle terre oltre il confine imperiale, in quella che sarebbe stata ribattezzata la "Piana delle Pene". Nessuno aveva mai visto nè sentito parlare di quel luogo. Il turno di quattro ore del flaccido guardiano era appena finito. "Appena arriva il dottore io me ne vado, bestiaccia" disse ridendo, come se la creatura dall'altra parte del muro non lo sentisse. Ignorava l'udito sviluppato di quel mostro. Un altro gemito acutissimo fendette l'aria, mentre il dottor Noblua giungeva al laboratorio. La guardia si alzò e se ne andoò, salutando rispettosamente. Altri due individui, molto più prestanti e massicci si disposero alla porta della prigione, pronti ad aprirla. "Bene..." la sua voce era lontana, quasi come se ogni parola venisse smorzata da secoli di viaggio nel vento prima di giungere. "Liberatelo..." Il vecchio dottore (64 anni la sua età), si girò di spalle e si portò verso il tavolone centrale, dove altre catene erano poste, come a voler bloccare chiunque vi si fosse seduto. Dal suo unico occhio, il dottore vide la porta aprirsi e sentì le urla laceranti della creatura, mentre i due energumeni la trasportavano verso il tavolo, facendola stendere supina. Lì, una volta assicurata con le catene ai "polsi", alle zampe e al collo, la creatura rimasse immobile, ancora con gli occhi chiusi in una smorfia di dolore, con il respiro irregolare.
"Bene... carissimo... ESPERIMENTO..." diceva, rantolando il dottore. "E'... ora... dell'ultima... iniezione... Oggi... implementeremo... il sangue... di un... DEMONE...". Con una gutturale risata, il dottore si preparò, prendendo uno strano strumento dalla forma a imbuto, ma con la parte superiore chiusa come fosse una bolla. La parte inferiore terminava invece con un enrme spillone. La creatura iniziò a divincolarsi. "Inutile...". Fu il primo pensiero di quello che una volta era un uomo, tratto in salvo dalle persone sbagliate. Con un rumore di carne lacerata, lo spillone si inserì nel collo duro del mostro, pompando del liquido viola all'interno del corpo. Mentre ciò accadeva, la creatura lanciò un urlo terrificante, che fece crollare le due guardie. Una volta terminato di urlare, si accasciò dormiente. "Prendetelo... e... portatelo... nella terza... stanza..." Diceva il dottore, estraendo lo spilone dal collo, una volta che il liquido era entrato in circolo. "Incatenategli... tutto... anche le due... "ali"..." disse, con un ghigno sadico sul volto, dopodichè si allontanò dal laboratorio, chiudendosi la porta alle spalle. I due mastodontici aiutanti, forse anch'essi frutto di un esperimento, sganciarono le catene della bestia e se la caricarono sulle spalle. "Ora...". Con una velocità impressionante, la creatura fece un giro su sè stessa, inondando di quel liquido appicicoso le due guardie, alle quali scappò di mano. Con eleganza, forse troppa per essere un mostro, si portò in piedi di fronte a loro, "sorridendo". Mentre le guardie guardavano allibite, l'animale si lanciò contro di loro, dilaniandole con i denti affilati e la pelle rigida delle braccia. Infierì sui loro corpi finchè non rimanne che un cumulo irriconoscibile di ossa e sangue. L'animale si guardò attorno. Iniziando a distruggere il laboratorio con colpi potenti, riversando tutta la sua rabbia sulle porte delle stanze, il malvagio essere iniziò a sentire nella mente i suoni di urla e pianti umani. Poi il dolore. Un fischio incredibile gli attraversò la testa, i muscoli del corpo si contrassero. "Bene..." Il dottore era tornato. Con gli occhi sgranati, massaggiandosi il mento con la mano destra. La barba ispida e bianca scorreva tra il pollice e l'indice mentre si avvicinava. "Ce l'ho... fatta... ho... creato... l'YSR..." diceva, rantolando, mentre il mostro si contorceva a terra, gridando. "Tu... sei... l'unione... delle razze... migliori..." riprese fiato, tossicchiando "Tu... sei... il mio... YSR... tu..." Il dottore non finì la frase. Ali viola da pipistrello, ancora avvolte in quel liquido appiccicoso si crearono dalle due protuberanze della schiena. Lunghi artigli bianchi vennero fuori dalle dita della mano della bestia. Le orecchie si appuntirono, mentre la pelle perdeva la sua durezza, diventando quasi lucente. Ancora coperto di sangue e liquido, la bestia afferrò il dottore dal colletto della maglia, sotto il quale c'era una cotta di maglia.
Una voce doppia parlò, rimbombando nella sala e nella testa del dottore. "Tu mi hai creato, sporco umano... IO sono superiore... ora dovrai morire per me..." Sgranando gli occhi, il dottore vide che con un artiglio del mostro la sua cotta di maglia veniva strappata in mille anelli. "Ora... Ora il momento è giunto... Proietterò il mio dolore sugli altri, il dolore che TU, schifoso lurido umano, mi hai fatto provare..." Tenendolo con la mano sinistra alzata, portò indietro la destra e, con un colpo veloce e preciso, tagliò in due, di netto, il suo artefice. Gridando a squarciagola, lanciando la carcassa del medico morto da parte, disse, con voce carica di tutto l'odio che lo aveva fatto diventare così: "Adesso hai compreso la mia IRA? Gli uomini sono malvagi! Non siete degni di sopravvivere! Ci sarò SOLO IO! SONO L'ESSERE SUPERIORE, L'UNICO DEGNO DI ABITARE QUESTI LUOGHI! Io non sono un semplice YSR... io sono... NEMESI!".
 

Cid89

Professional Burper
!!!ma è uno spettacolo!

(e sei anche meno paatattico di prima ;-) )
bello! (a tratti mi è venuta in mente la storia di Vincent...)

Bravo! Specialmente la fine è parecchio agghiacciante!
 

Dragondavis000

DAAAAAAAAAH!
Cid89 ha detto:
!!!ma è uno spettacolo!

(e sei anche meno paatattico di prima ;-) )
bello! (a tratti mi è venuta in mente la storia di Vincent...)

Bravo! Specialmente la fine è parecchio agghiacciante!

Agghiacciante era quello che mi aspettavo di trasmettere, per quanto riguarda la storia di Vincent... :confused: non avevo intenzione di farlo... forse è simile, non ci ho pensato...

Per la paratassi ho sfruttato il tuo consiglio e mi sembra sia venuto meglio... grazie :D
 

Dragondavis000

DAAAAAAAAAH!
Ecco un nuovo capitolo della mia storia. In questo noterete l'ingresso in scena di due nuovi protagonisti, che troveranno posto più avanti nel racconto. E' diverso dagli altri, ma fa parte della stessa storia, statene sicuri :D buona lettura!

LARESS E XENEN


L'elfica città di Notharìl era la perla della civiltà di quelle creature, la più bella, la più elegante, la più vivibile. Era la notte più buia che gli elfi avessero mai visto. Camminando tranquillamente, avvolto nel suo mantello grigio, che gli copriva le strane ali violacee sulla schiena, e con il volto coperto dal cappuccio abbassato, in modo da nascondere l'orrido spettacolo, il mostro avanzò verso il centro della città. Cadaveri di elfi erano già sparsi alle sue spalle, erano le guardie armate con spade lunghe e balestre, oramai senza vita e dilaniate da innumerevoli graffi e lacerazioni.
Raggiungendo il centro della piazza, segnalato da cerchi incisi nel terreno erboso, il mostro scoprì il capo con le sue mani artigliate. Il bruttissimo ghigno, formato da innumerevoli denti bianchi e aguzzi, si stirò sul suo viso, deformandolo ulteriormente. Aveva il corpo di un uomo, corna e artigli di Drago, pelle e potenza di un Elfo, ali e agilità di un Demone. Era un Ysr, unico della sua specie. Aveva una spada con il manico lunghissimo attaccata alla schiena. La aveva forgiata lui stesso, dopo aver ucciso un drago. Doom era il nome della spada, e la sua lama rossa era di quel colore a causa del sangue dei nemici versato sulla stessa. Sull'elsa della spada brillava un piccolo puntino bianco, formato da un frammento della pietra Shodel, rubata dal pezzo originale, racchiuso nel tempio del tempo, nella città del Nord, Impero. Estraendo Doom, il mostro piantò la sua lama per terra, toccando con entrambe le mani la pietra. Parole incomprensibili uscirono dalla sua bocca, mentre una piccola sfera rossa si stava creando davanti a lui. La sfera divenne d'un tratto piena di fuoco, esplodendo attorno a lui, incendiando tutta la città, rendendo la notte come giorno.
Gli alberi cominciarono a diventare rossi scarlatti, infiammandosi e cominciando a tagliari i fili delle vite che erano racchiuse nelle case dentro di essi. Elfi carbonizzati, madri con in mano i figli, giovani e vecchi, tutti fuggivano dalle case, ma trovavano la morte nella terribile Doom, la spada della bestia.
Una risata terribile, con una voce doppia che le rimbombava nella testa fu l'ultima cosa che ella vide, prima di svegliarsi.
Laress si destò nel suo letto. Il sole attraversava le tende, illuminando il suo volto dai lineamenti allungati, tipici degli elfi. I lughi capelli neri, raccolti in due ciuffi enormi sul davanti e lasciati cadere sulle spalle, crespi, erano madidi di sudore, così come la sua fronte. I suoi occhi, azzurri come il ghiaccio, quasi bianchi, come se in mezzo al bianco dell'occhio non ci fosse l'iride, ma solo la pupilla. Erano giorni ormai che nei momenti di dormiveglia e di sonno ripeteva lo stesso sogno. Che fosse una premonizione? Si alzò a sedere. Indossava una lunga veste da notte di colore bianco che, controluce, lasciava intravedere le sinuose forme del suo corpo, incredibilmente bello, aggraziato, degno di un'elfa così giovane com'era lei. Il cinguettio di pochi uccellini rischiarava la sua mattina, mentre si stiracchiava, ancora focalizzata sull'ultimo dettaglio di quel sogno: la terribile risata della creatura... Con un brivido si scoprì e si alzò dal letto, andando verso la bacinella di acqua che c'era nella usa camera. Si lavò bene il viso e le mani con l'acqua che era stranamente tiepida, nonstante la mattina non fosse delle più calde. Avvicinandosi all'armadio intarsiato che occupava interamente la parete sinistra della sua stanza, la giovane elfa iniziò a slacciarsi la veste. Giunta all'armadio lo aprì, tolse la veste, rimanendo completamente nuda, e gettò il soffice capo di abbigliamento sul suo letto. Con fare sbrigativo prese uno stretto corpetto di colore verde e dei pantaloni aderenti color legno. Indossò quindi il tutto e si avviò verso il piccolo specchio che aveva in camera. Con un piccolo pettinino cercò di domare i crespi capelli, senza riuscirci. Prese quindi un fermaglio con un piccolo fiore di colore blu su di esso e lo mise sulla parte destra della testa. Tornò quindi all'armadio, indossando i lunghi stivali e i guanti dello stesso color legno dei pantaloni, richuse l'armadio e si avviò verso l'esterno della sua camera, richiudendosi anche quella porta alle sue spalle. I suoi 112 anni che, rapportati, erano 18 anni umani, erano rispecchiati nella giovinezza del suo corpo, sinuoso e agile, alto circa un metro e sessantacinque centimetri. Con un bacio sulla guancia salutò il fratello Aramil, uscendo quindi dalla casa. La porta principale dava sulla piazza grande. Alberi mastodontici circondavano il legno scolpito che formava la pavimentazione della piazza. Prendendo l'arco, precedentemetne appoggiato fuori dalla porta, e caricando arco e faretra sulla schiena, la giovane si avviò verso sud, verso la foresta, per iniziare la ronda. Il suo ruolo di ranger guardiaboschi era stato ereditato dal padre, morto poco tempo prima alla venerabile età di 754 anni, il giorno prima del suo 755° compleanno. Saltando agilmente di ramo in ramo, la giovane si osservava attorno. Le attività degli animali erano aumentate in quei giorni, forse per l'arrivo di una nuova creatura, che era stata notata solo per i corpi di altri due guardiaboschi dilaniati da prfonde ferite, la maggior parte delle quali dovute a perforazioni avvelenate, quasi fossero denti.
La giornata passò tranquilla, in giro per il bosco solo il suo inseparabile lupo Xenen, con lei da moltissimi anni, come se il lupo avesse assorbito la longevità dell'elfa. Il legame empatico con la bestia era incredibile, solo concentrandosi la giovane poteva sentire le sue emozioni. Fame, gioia, paura... tutto con un piccolo grado di concentrazione. Era incredibile come il lupo fosse diventato il suo famiglio...
Era buio quando la giovane rientrò a casa. Il fratello stava preparandosi per uscire nel suo turno di guardia. "Attento Aramil... la notte è buia e la creatura non si è ancora fatta vedere..." Con un abbraccio, il fratello rassicurò la sorellina, dicendo: "Non lascerò che la città di Notharìl sia messa in apprensione da un pipistrello troppo cresciuto...". Sorrise dopo questa affermazione. Prese l'arco e lo tese, sentendo la flessibilità della corda tra le sue dita. Carico nella faretra le frecce e partì, salutando con un occhiolino la sorella, che si avviò verso la sua camera. Ripetendo il rituale mattutino al contrario, Laress si spogliò, si corcò dopo aver infilato la vestaglia e si addormentò.
Era la notte più buia che gli elfi avessero mai visto. Camminando tranquillamente, avvolto nel suo mantello grigio, che gli copriva le strane ali violacee sulla schiena, e con il volto coperto dal cappuccio abbassato, in modo da nascondere l'orrido spettacolo, il mostro avanzò verso il centro della città. Cadaveri di elfi erano già sparsi alle sue spalle, erano le guardie armate con spade lunghe e balestre, oramai senza vita e dilaniate da innumerevoli graffi e lacerazioni.
Raggiungendo il centro della piazza, segnalato da cerchi incisi nel terreno erboso, il mostro scoprì il capo con le sue mani artigliate. Il bruttissimo ghigno, formato da innumerevoli denti bianchi e aguzzi, si stirò sul suo viso, deformandolo ulteriormente. Trasportava nella sua mano destra un cadavere, facendolo strisciare per terra, tenendolo dalla testa. L'arco e le frecce ancora al loro posto, la collana d'oro che penzolava dal collo. Lasciandolo andare, il mostro estrasse la sua spada...
Laress si svegliò. Era il momento, doveva fuggire. Alzandosi di fretta e furia si denudò della veste da camera, riindossando i vestiti da ranger e avviandosi verso l'uscita di casa, ma non dopo aver messo nuovamente il suo fermaglio. Giunta alla porta senti un ringhio strano e delle parole incomprensibili. Aprendo la porta con cautela, la giovane elfa si appiattì contro la parete, uscendo lentamente. Ciò che vide le gelò il sangue nelle vene. Il cadavere accanto al mostro era quello di suo fratello Aramil. L'arco e le frecce ancora al loro posto e la catenina della madre al collo. Con un ghigno, un'enorme sfera di fuoco si disperse, partendo da davani alla creatura. "Ashìl no mothorém achtal!" disse in fretta Laress. Fece appena in tempo a creare una piccola barriera protettiva attorno a sè, quando l'esplosione rese la città irriconoscibile ed avvolta dalle fiamme. Elfi carbonizzati, madri con in mano i figli, giovani e vecchi, tutti fuggivano dalle case, ma trovavano la morte nella terribile Doom, la spada della bestia.
Con le lacrime agli occhi, la giovane elfa notò che la creatura stava riponendo la spada. Piantando bene gli artigli per terra, il mostro aprì le enormi ali di pipistrello, sollevandosi in volo e partendo in maniera molto veloce verso sud, verso la Piana delle Pene. Con le lacrime agli occhi e straziata dal dolore, Laress si avvicinò al cadavere del fratello. Non le importava nulla di ciò che accadeva attorno a lei. L'ultimo frammento della sua famiglia era scomparso. Piangendo disperatamente coltò il fratello. Il suo volto era sereno, e lei gli accarezzò la guancia ormai fredda, priva per sempre del sorriso che lo aveva contraddistinto. Si asciugò gli occhi e le guance con la manica del vestito, mentre tutto attorno gli alberi iniziavano a cadere. Laress prese la collanina d'oro del fratelloe la indossò, facendola scivolare sotto il vestito. Prese dunque la faretra, che legò alla schiena e l'arco, che mise a tracolla. Si avviò quindi correndo verso l'uscita del bosco. Ormai l'incendio si stava propagando rapidamente.
-Paura-
Xenen era terrorizzato, lo sentiva. Correndo a più non posso, forte dell'incantesimo scudo che però iniziava ad indebolirsi, Laress arrivò in una radura, il fuoco poco dietro di lei. Con un fischio armonioso, richiamò a sè l'enorme lupo grigio Xenen e, accarezzandogli la testa, gli fece capire che dovevano scappare. Il lupo la fissò negli occhi, per poi voltarsi ed iniziare a correre verso l'esterno della foresta. "Seguimi", sembrava dire.
Corsero per ore. E poi corsero ancora. E mentre Laress correva, capiva che non avrebbe mai più rivisto la sua terra natale, capiva che doveva trovare la creatura e distruggerla, capiva che la violenza insensata e gratuita del mostro andava fermata prima che qualcun'altro soffrisse.
E poi corsero ancora, mentre calde lacrime amare scorrevano lungo le sue guance, corsero verso la libertà. E varcarono i confini dell'impero senza accorgersene. E il lupo Xenen la guidava, forse inconsciamente, verso la libertà, verso la sicurezza, che la bella e giovane elfa Laress non avrebbe mai più potuto trovare.
 

Vexen91

Anomander Rake
Uhm,fico il legame con il capitolo prima,come sempre aspetto il capitolo dopo,sperando che prima o poi il tutto si unisca in un'unica trama...sono troppo stupido per seguirne più di due contemporaneamente XDXD
A parte gli scherzi,bel lavoro capo^^
 

Dragondavis000

DAAAAAAAAAH!
Ed ecco l'ennesimo capitolo della mia storia, parte integrante del filo narrativo che sto cercando di seguire. La creatura è ancora presente, ma questa volta il personaggio principale è un altro. Buona lettura!

IL DESTINO DI BLACK

Città di Rultiq, a picco sul dirupo del deserto.
Il pomeriggio afoso era sopportabilissimo per Back, omaccione muscoloso che viveva nel buio della sua casa in stile arabo, mentre scriveva con caratteri fluidi ed eleganti sulla sua pergamena. Sorrideva maleficamente mentre si alzava e si avviava verso la porta per chiuderla a chiave, doppia mandata. Nel centro della stanza era il suo altare, eretto a suo uso e consumo da lui stesso, spia dei popoli del sottosuolo, martoiati e distrutti da una creatura non identificata. La trasfigurazione del suo corpo da essere umano era particolarmente grottesca. I muscoli enormi e la pelle scura, un'arcata sopracigliare enorme e un mento pronunciato, con denti irregolari. Gli occhi neri e i capelli corti, quasi a zero coronavano quel mosaico sgraziato che era il suo corpo umano. Piazzò sette candele in cerchio e si sedette sull'altare. Era ora di tornare normale.
Parole incomprensibili fuoriuscirono dalle sue labbra, mentre le candele si accesero con una fiamma viola. Fuoco iniziò a fuoriuscire dal suo corpo, avvolgendolo velocemente. Con un anello infuocato che si disperse per la stanza sparendo gradualmente, poi, finì tutto. Poggiò il piede destro per terra, poi il sinistro. Si erse in tutti i soi due metri e venti di altezza. Il suo corpo era ormai diventato flessibile e magro, come normale per i suoi 85 anni. Portava calzoni neri stracciati che si interrompevano appena sotto il ginocchio, mettendo in mostra i suoi piedi nudi, formati da tre dita lunghe e artigliate. Il busto era muscoloso, ma non eccessivamente, in modo da dargli una destrezza fuori dal comune. Con uno sforzo spiegò le grandi ali rosse, bucate e martoriate in più punti e le sventolò per sgranchirle. I suoi occhi, completamente bianchi, senza pupille, sembravano sempre fissi, mentre i suoi capelli erano diventati rossi ed erano racchiusi in tante trecce che scendevano dal suo capo fino al collo. Mosse le braccia, facendo schioccare in più punti le articolazioni. Ripetè l'operazione con le mani ed il collo prima di fare un passo avanti, verso un buco nero aperto nel nulla. Da quel buco nero emerse una voce, che portava un'unica parola: "Nemesi".
Black capì e rise sguaiatamente, per poi parlare con la sua voce bassa e rauca: "Lo troverò... Pagherà per aver ucciso la mia gente...". Aprì quindi le sue ali al massimo, piegandosi sui piedi, per poi spiccare un balzo con il quale sfondò il soffitto. Continuò il suo volo verticale velocissimo finchè non giunse sopra le nuvole, dove solo i draghi sanno arrivare. Posizionandosi quindi in orizzontale inizò a sbattere le ali e ad avviarsi verso la Piana delle Pene, volando a velocità vertiginosa. Passarono le ore, mentre sorvolava la città costiera di Marus e quindi l'Oceano, ecco i domini dei pirati, superati di slancio, fino a vedere le coste della Piana poco distante da lui. Quand'ecco che, atterrato sulla spiaggia, un dolore atroce, da lui identificato come una mano che gli stringeva il cuore, gli attraversò il petto, costringendolo in ginocchio. Rimase in ginocchio per alcuni istanti prima di sentire avvicinarsi dei passi pesanti e distesi. A quel punto una voce doppia e spaventosa parlò: "Aspettavo solo te... Black, o ultimo esponente dei decaduti angeli celesti, costretto a vivere nel sottosuolo tra i dannati...". Con una risata sonora ed agghiacciante, il mostro si palesò agli occhi di Black, avvicinandosi fino ad arrivare a pochi centimetri da lui, ancora piegato a metà da un dolore lancinante che non era suo e che non lo lasciava in pace. "S-sei tu... vero?" disse Black, con voce rotta dal dolore, tra un gemito e l'altro. "Sei stato tu a sterminare la mia razza? Perchè?" chiese, con sofferenza, alzando lo sguardo dai piedi che ormai erano davanti al suo volto e vedendo i pericolosi denti bianchi della creatura esposti in una specie di sorriso. La voce doppia parlò ancora: "Sei entrato impunemente nel mio territorio. Come ti permetti? Sono io che facio le domande quì, caro Black, ma ti risponderò lo stesso..." Con un respiro profondo da parte della creatura, il dolore al petto sparì, sostituito dalla fredda e grande "mano" sinistra del mostro che ormai lo aveva afferrato al collo e sollevato da terra. "Io DEVO uccidere, è la mia natura..." disse, sorridendo, l'orribile abominio, per poi continuare: "E' un piacere adrenalinico, ti lascia estasiato, è magnifico...". "Pazzo!" Disse, soffocato Black, mentre la sua mano destra scivolava lentamente dietro la schiena, mentre il resto del corpo era abbandonato nella morsa letale degli artigli della creatura. Stava intanto pensando ad un modo per scappare, distraendo il mostro, tentando di farlo crogiolare nel suo successo. "Non capisci che troverai il mondo intero contro di te? Mi fai pena!", continuò Black. La mano destra iniziò a fare movimenti incredibilmente veloci ed elaborati. "Stolto, il mondo sarà mio, non ci sarà modo che si possa ribellare! Gli elfi sono caduti, ormai. Roquenfor non è all'altezza dopo che Neele della Fenice Esmerald ha trovato il riposo eterno, i Sottoangeli sono stati sterminati... Tra poco sarà il turno di Ametistia, la deserta... Poi l'Impero! Otterrò il completo controllo della Shodel, reintegrando il mio frammento nella pietra madre, con cui mi incoronerò dio di questo mondo!". La voce doppia era esaltata nel descrivere il suo pianto, facendo ampi gesti con la mano sinistra, mentre la destra stringeva al collo il Sottoangelo Black. "Ora ti ucciderò..." continuò l'orribile mostro. "Non dirai a nessuno del mio piano, non rimarrai vivo abbastanza e..." il mostro non riuscì a finire la frase. Un'esplosione di fuoco avvampò di fronte al volto già di per sè sfigurato del mostro, mandandolo indietro e facendogli mollare la presa su Black. Cadendo a terra ansimante, il Sottoangelo pensò rapidamente: -Devo scappare, ma dove? Roquenfor non potrà mai proteggermi a dovere, gli elfi sono spacciati, Ametistia sarà la prossima sotto attacco e i pirati lavorano per lui... Devo andare nell'impero!- Aprì le grandi ali rosse e si involò velocemente, sperando di lasciare Nemesi dietro di sé, senza rendersi conto però che anche il mostro si era alzato in volo dietro di lui. "Non scapperai!" disse la voce doppia, che fuoriusciva da quella bocca anche se non si apriva. Il Sottoangelo si girò terrorizzato, spalancando gli occhi, notando con crescente preoccupazione che il mostro si avvicinava in maniera paurosamente veloce. Raccolse quindi la sua forza, figurandosi in mente il lago dell'Occhio del Drago, sul quale era affacciata la capitale dell'Impero, dove era stato una volta in missione, dieci anni prima. Per l'incantesimo di teletrasporto bisognava già essere stati nel posto in cui ci si voleva trasportare, altrimenti si rischiava di finire in una dimensione parallela, vuota ed eterna. Erano in pochi a conoscere qwueel'incantesimo, e lui sperava animatamente che il mostro non sapesse leggere nel pensiero e non conoscesse l'incantesimo. "Taknimen!" esclamò Black, terrorizzato, lanciando l'incantesimo di trasporto, prima di sparire in un anello di luce.
Il mostro si fermò a mezz'aria, guardandosi intorno e lanciando un ruggito spaventoso, spostando le nuvole da intorno a sè, per poi calmarsi e guardare con aria truce l'orizzonte a Ovest, dove giacevano le terre di Ametistia. Con un sorriso sgradevole, la creatura iniziò a volare verso quelle terre desertiche, dove gil uomini ancora non conoscevano il significato della parola paura.
 

Vexen91

Anomander Rake
Figherrimo,come sempre,non c'è che dire.Ma...CHI E' IL PROTAGONISTA?????:D:D
Povero me,non ci capisco più niente,mi sa che devo ricominciare a leggerlo dal principio^^
Tu intanto vai avanti,spero che i personaggi nuovi siano finiti XDXD (Scherzo,fai come preferisci,è comunque uno spettacolo questo racconto!)
 

Cid89

Professional Burper
Vexen91 ha detto:
Figherrimo,come sempre,non c'è che dire.Ma...CHI E' IL PROTAGONISTA?????:D:D
Povero me,non ci capisco più niente,mi sa che devo ricominciare a leggerlo dal principio^^
Tu intanto vai avanti,spero che i personaggi nuovi siano finiti XDXD (Scherzo,fai come preferisci,è comunque uno spettacolo questo racconto!)
sono d'accordo, adesso lo rileggo anche io un po' tutto, perché ho perso il filo :D
 
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