Sono lieto di presentarvi, dopo moltiiiissimo altro tempo
, l'ennesimo capitolo della serie di racconti che sto scrivendo.
Anche in questo la componente azione non è molto rilevante, ma mi pare di essermi sbizzarrito abbastanza
ai posteri l'ardua sentenza, buona lettura! ^^
L'ADDESTRAMENTO
Rigirandosi nel letto, quasi distrutto dopo una notte agitata da incubi sul mostro, Black si svegliò, incatenato nelle lenzuola di seta, mentre il sole fuori lo colpiva direttamente in faccia. Socchiudendo gli occhi completamente bianchi, il sottoangelo si alzò, stiracchiandosi e sbadigliando, spalancando la bocca fornita di quattro aguzzi canini. Le lunghe ali da pipistrello color rosso, come i suoi capelli, erano angora chiuse. Perchè si era svegliato oltre che per il sole?
Bussare... Aveva sentito qualcuno bussare. Il ranger si infilò i pantaloni ed una camicia aperta, bianca, le cose del giorno prima, ma evitò guanti e stivali. A bussare alla porta era Zephyr. «Alla buon'ora...» disse, quando lo statuario sottoangelo aprì la porta. Con un gesto repentino, il ranger prese il guerriero per il bavero, scaraventandolo all'interno della camera, richiudendosi la porta alle spalle. «Sciocco umano...» diceva, avvicinandosi, mentre Zephyr si rialzava con un colpo di reni. «Non devi disturbarmi...» diceva ancora, avvicinandosi. Il pugno partì senza essere visto. Zephyr tirò un potente *****tto montante all'addome del pauroso sottoangelo, il quale si piegò in due. Occasione perfetta per il guerriero che, scivolando sui piedi in una corsa laterale, si portò alle spalle del demone, cingendogli il collo con le braccia e piantandogli un ginocchio nella schiena. «Ti arrendi?» chiedeva l'uomo. Ancora ansimante, Black toccò tre volte l'avambraccio di Zephyr con la mano destra, a quel punto la presa si sciolse. «Non metterti contro di me, non ti conviene...» disse sorridendo, conscio di avere vinto questo piccolo scontro. Black si mise a ridere. Prima sommessamente, poi a squarciagola, imitato ben presto dal guerriero che, porgendo la mano, lo aiutò a rialzarsi. Con la sinistra, intanto, Black si tirava indietro i capelli. «Cosa volete?» chiese il ranger, prima di andare a sedersi sul letto. «Venite nel piazzale principale del castello, Roel ci aspetta con Laress...».
Black scattò in piedi e si portò vicino alla finestra, aperta sulla città, già fremente di attività alle prime luci dell'alba. Prese per il polso Zephyr e si lanciò giù dalla finestra, seguito dall'eco dell'urlo spaventato dell'umano. «Pazzo!» gli diceva, mentre la caduta in picchiata diventava sempre più vertiginosa. Con un ghigno, all'ultimo secondo, le rosse ali strappate e bucate del sottoangelo si aprirono, attutendo l'atterraggio, permettendo a Zephyr di trattenere un conato di vomito per la paura.
Roel e Laress, con affianco il suo famiglio lupo Xenen, erano lì, a guardare la scena. Zephyr si rialzò, quasi imbarazzato. Sorridevano tutti. «E' meglio ceh voi veniate con me ora, carissimi...» disse Roel, sorridendo. Si avviò sotto un'arco di ingresso ad una delle zone del giardino del castello, sulla destra. Sotto il porticato c'erano due porte aperte, dalle quali usciva un calore immenso. I quattro passarono, ma solo Laress vi guardò dentro, senza tuttavia notare nulla, nonostante gli acuti sensi da elfo fossero dalla sua. Roel procedeva con il suo passo cadenzato e regolare, da militare, fino ad uscire da sotto il porticato, in una zona circondata da spalti e con il terreno in terra battuta. «Benvenuti all'arena del castello...» aveva detto loro, ma l'elfa e il sottoangelo sembravano non ascoltare, troppo impegnati a vedere l'enorme edificio dall'interno, mentre Zephyr, avendo notato un cenno del generale, si stava avviando verso una delle due porte di prima. L'arena circolare era divisa in tre settori: Un settore era piatto e non c'era niente, ottimo per allenarsi. Nel secondo settore c'erano panche di legno e tavoli, con diverse rastrelliere dove erano presenti armi in legno. La terza zona, la più piccola, era presidiata da cinque soldati d'élite, disposti lì come guarnigione. Mentre i tre si spostavano verso la rastrelliera, Zephyr uscì dalla prima porta con un sacco sulle spalle e si mise a correre verso di loro. Giunto che fu al cospetto dei tre pose il sacco per terra e richiamò Laress e Black di fronte a lui.
Roel si affiancò a Zephyr, appoggiandogli una mano sulla spalla e annuendo, per poi andare ad appoggiarsi al muro osservando la scena da lontano. «Madamigella Laress, venite quì, vi prego...» aveva chiesto Zephyr e, una volta che la bellissima elfa era vicina a lui, iniziò a frugare nel suo sacco.
Con un piccolo sfregare di tessuti, un'armatura di cuoio borchiato emerse da lì dentro. Con un gesto teatrale, Zephyr la porse alla giovane che, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, osservava stupita l'armatura.
Di colore marrone scuro, con boschie di metalloe inserti laterali di un colore vitreo, l'armatura si presentava come aderente e adattabile perfettamente al corpo giovanile della donna. «Pelle di Sottodrago, Borchie di metallo e rinforzi in diamante per voi, madamigella...» disse Zephyr, tornando a frugare nella borsa e dicendo: «Rimanete un secondo...».
L'elfa stava parlando intanto con il suo lupo, ad alta voce: «Hai visto che bella? Mi proteggerà, così starò sempre con te, Xenen...». I suoi ochi esprimevano gioia e desiderio di indossarla, per renders effettivamente pronta a partire contro la creatura chiamata Nemesi.
Esclamando: «Ecco!» il giovane guerriero Zephyr estrasse una faretra finemente elaborata, con inserti in ora, piena di circa sessanta frecce, che avevano l'asta color radica, fatta di un legno flessibile ed elegante, la punta in diamante (che nons carseggiava, anzi, nelle miniere sotto il lago dove si affaccia la città ci sono pareti e pareti di diamante, spiegò poi Zephyr) e le piume in fondo di un particolare colore blu. «So benissimo che un altro arco non lo accettereste, perciò non mi sono neanche posto il problema di prendervene uno...». Disse Zephyr, consegnando la faretra alla donna.
Richiamò quindi a sè il ranger, guardandolo divertito. «Ecco a te...» disse, mentre estraeva un'armatura molto strana. Essa era infatti composta da una piastra di metallo che copriva il cuore, collegata con una fascia di metallo alla parte posteriore, che era completamente chiusa, fatta eccezione per due scanalature appositamente pensate per le ali del ranger. Era anche composta da una cintura metallica, paramani metallici che terminavano sulle nocche con borchie anch'esse di diamante e degli schinieri che terminavano al ginocchio con una lunga punta di metallo, rinforzata ai lati da dell'oro. Sugli avambracci erano presenti due piccoli scudi di metallo, con rinforzi in oro e il centro in diamante.
Ma anche per Black non era finita quì. Dopo che Zephyr ebbe aiutato sia Laress che lui ad indossare la propria armatura, estrasse un involucro lungo con due else che spuntavano dalla cima. Lo pose a terra e lo srotolò, rivelando due scimitarre affilate e lucenti. La prima era di colore bianco. «Fatta con dente di Drago... si chiama Slayer» disse, quando la prese in mano. La seconda aveva la lama di colore rosso trasparente. «Questa invece è Blood...» disse, porgendogliela. Il demone appariva veramente temibile, con gli occhi vuoti bianchi, i lunghi capelli rossi intrecciati e le due scimitarre. Zephyr si portò davanti al sottoangelo con qualcosa dalla forma strana, che gettò dietro le spalle dello stesso, fissandoli sul davanti con una fibbia. Erano i foderi delle due scimitarre. Black guardò Zephyr negli occhi, così come fece con Roel, prima di dire una cosa che non aveva mai detto prima: «Grazie...» Intanto Laress si era avvicinata a Zephyr e gli tirava piano piano la manica corta della camicia blu. «Scusatemi, cavalier Zephyr...» chiedeva, con voce profonda e suadente, mentre lo guardava con i grandi occhi azzurri talmente chiari da lasciar vedere quasi solo la pupilla nera. Girandosi, il guerriero la vide e si chinò per ascoltare cosa la ragazza avesse da dirgli all'orecchio. Aggrottando la fronte, Zephyr si rialzò, annuì e si diresse verso la seconda delle due porte, mentre Roel si staccava dal muro.
«Spero siate contenti di questo... Ora dobbiamo provare le vostre abilità...» disse, sorridendo ed osservandoli.
Black emise un verso di disapprovazione, mentre Laress ascoltava, accarezzando la fronte del grosso lupo.
Roel fischiò, diede degli ordini in una lingua che i due non compresero, ma subito una guardia si spostò vicino ad una delle tante rastrelliere e ne estrasse quattro cose, che portò loro.
Queste erano tre spade di legno e una faretra con sedici freccie.
Il generale ringraziò la guardia e gli fece poggiare sul tavolo di legno le armi del medesimo materiale.
Intanto Zephyr tornò con un altro sacco e si avvicinò a Laress, sussurrandole qualcosa all'orecchio.
«Vogliate scusarci...» chiesero i due con un piccolo inchino, allontanandosi verso la stessa porta di prima con il lupo Xenen alle spalle.
«Carissimo Black... Sembra siamo rimasti solo noi due a quanto pare...» disse Roel, lanciando due spade di legno al sottoangelo e predendone una egli stesso. «Niente armi metalliche, chi cade in terra per primo perde...» disse lo stesso Black, sorridendo e prendendo le due armi, spostandosi verso la zona di allenamento. Anche Roel lo fece, camminando tranquillo, roteando la spada tra tutte e due le mani. Il suo era uno spadone di legno, aveva l'elsa lunga e la lama pesante, ciononostante il generale non rinunciò al suo scudo, che era come quello che Black portava all'avambraccio.
Il duello iniziò, Black partì immediatamente all'attacco, i lunghi capelli rossi che gli svolazzavano alle spalle, mentre le ali spiegate gli conferivano velocità. Giunto in prossimità di Roel, incrociò le spade e, arrivato di fronte al suo avversario, aprì le braccia, per infliggere un taglio a croce. Il cavaliere Roel bloccò la lama di sinistra con la spada e quella di destra con il suo scudo. «Bella tecnica...» disse.
«Lo so.» rispose perentorio il sottoangelo, prima di prendersi un calcio sul mento. Infatti Roel, da fermo, aveva piegato le gambe e fatto un salto mortale all'indietro, tendendo la gamba destra per colpire il sottoangelo. Colpito al menot, il ranger battè le ali e finì un paio di passi indietro, mentre Roel riatterrava in ginoccchio, ansimando. «Odio dover fare questi giochetti...» disse, prima di impugnare saldamente lo spadone a due mani e gettarsi verso l'avversario con la punta rivolta al petto, in affondo. Black sorrise. «Prevedibile, Roel, prevedibile...» disse, per poi mettersi con le braccia affiancate davanti al gorpo, per proteggersi. Roel fece un piccolo balzo a destra, così Black spostò la guardia in quella posizione. Ma la manovra di Roel non era finità, poichè il suo passo lo riportò ancora a sinistra, permettendogli di piegare le braccia verso il basso e tirare un colpo diagonale che colpì il sottoangelo proprio al fianco, facendolo spostare. «Prevedibile eh?» chiese sorridendo. Ecco che Black chiuse le ali, impugnando le due spade di legno con la lama verso il basso. Chinò il busto e, con un urlo atto a demoralizzare il suo avversario, si lanciò all'attacco. Roel aspettò all'ultimo e si mise in difensiva, ma stavolta fu Black a sorprenderlo. All'ultimo istante, Black saltò, spalancando le ali e finendo alle spalle del generale, che si ritrovò colpito ad entrambi i fianchi dalle due spade di legno. «Bel colpo!» disse, rimanendo in posizione, girando rapidamente la spada e affondando all'indietro. Spostandosi lateralmente, il ranger evitò l'affondo, ma al momento di colpire, Roel aveva alzato l'avambraccio sinistro per parare il colpo a due lame. Non era finita, perchè la lama di Roel era ancora in posizione, quindi con un movimento semicircolare del braccio, la spada si mosse verso il fianco del demone. Con un salto la evitò, ma fu colpito alle caviglie durante il salto. Inciampando cadde a terra, determinando la fine dello scontro. Ansimanti i due si sedettero all'ombra del muro di pietra, mentre di Laress e Zephyr neanche l'ombra. «Dove... diamine... sono... finiti... quei due?...» chiese Black ansimando. Come se gli avessero letto nel pensiero, i due uscirono sorridenti dalla seconda porta, seguiti da Xenen. Ma qualcosa era cambiato. Xenen era diverso.
Era coperto anch'egli da un'armatura. Era leggera e protettica, di metallo fine ma resistente.
«Siamo al completo!» disse Laress, arrivando correndo.
Zephyr, da dietro di lei disse: Mancava l'armatura per Xenen, non potevamo dimenticarcene...» Sorrisero, e la mattinata si concluse, fra un duello e l'altro, fra un tiro di freccia e l'altro, più in fretta di quanto loro avessero voluto.