è da qualche tempo che, in corrispondenza di titoli originariamente impegnativi (Ninja Gaiden non era così facile, ma di esempi ce ne sarebbero migliaia), ed ormai sempre più casual-oriented capitolo dopo capitolo, mi capita di pormi alcune domande. Innanzitutto: per quale motivo la difficoltà dei giochi, man mano che il tempo passa, diminuisce sempre più? Secondo me sarebbe limitante considerare il tutto come semplice prodotto della massificazione del nostro passatempo, in quanto la difficoltà non è un elemento di contorno di un titolo, come potrebbe essere il supporto stereo per l'audio, ma una componente fondamentale della giocabilità. Ovvio che sia necessario, per rendere un gioco accessibile a tutti, abbassare drasticamente un livello di difficoltà che, se dovesse soddisfare solo gli hardcore gamer, seguirebbe un andamento decisamente opposto a quello attuale; ma non credo si tratti solo di questo. Difficoltà come giocabilità (Demon's Souls ne è un esempio), è la dimostrazione di come la creatività, la completezza dei titoli attuali vada sempre più assottigliandosi, e del fatto che i team di sviluppo si nascondano dietro una giustificazione di accessibilità (di per se stessa criticabile, quando assistiamo a svendite di stile come quella di Nintendo, ormai votata al casul più sfrenato), per celare la mancanza di idee e di volontà. Volete fare un gioco godibile anche per un poppante? Benissimo, inserite più livelli di difficoltà: bimbo, normale, hardcore. No, troppo difficile; meglio rendere Zelda una serie giocabile anche da un cane, nella quale il protagonista ha 20 cuori di vitalità, ed il boss finale con il suo migliore attacco (peraltro schivabile anche da un cieco) è in grado di togliervi un quarto di cuore. Spesso si tende a giustificare simili soluzioni adducendo pretese di irrilevanza della difficoltà; perchè si, in fin dei conti in Zelda (ma di esempi ce ne sarebbero molti altri, dalla complessità di un Baldur's Gate tramontata con Neverwinter e Dragon Age, agli sparatutto in prima e terza persona che ormai accolgono la possibilità di ricarica, dopo un certo tempo, dell'energia) non conta quanto si fatica ad uccidere un boss, ma le emozioni che il gioco comunica, il divertimento, la giocabilità. Cazzate; la difficoltà crea atmosfera, è una componente fondamentale della giocabilità, e chi ignora la sua importanza non solo prende per il **** chi ha questa passione da tanto tempo, ma anche il novizio che, falsamente, pretende di tutelare. Voi che ne pensate? Non credete che sia ridicolo dover essere resuscitati automaticamente in titoli come Prince of Persia o Too Human? Non pensate che questo comprometta in qualche modo il significato di ogni gioco, ovvero il rapporto tra impegno-retribuzione, che è alla base di ogni soddisfazione? O che semplicemente, se devo sfidare un nemico potentissimo, che dovrebbe rappresentare una sfida insormontabile, sia ridicolo farlo fuori ad occhi chiusi? E faccio notare che, rendendo un più impegnativi alcuni titoli, non li si snaturerebbe, perchè un Mario qualsiasi di 10 anni fa era un gioco tosto, ma non per questo meno bello. Ma anche concepire una difficoltà ben calibrata non è facile, per cui sempre meno team di sviluppo ci riescono. Viva il mercato, viva la giocabilità!