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RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Da una scena svoltasi in pieno giorno, in cui si narra un episodio che vede come protagonista un anziano; si passa a una scena che ha luogo di notte.
Questa volta il protagonista e chi descrive gli eventi coincidono con la stessa persona. Di questo individuo non si sa nulla.
Esce di casa per fare una passeggiata e si imbatte in un gruppo di giovani. Ma, soprattutto, intravede una ragazza che lo strega con la bellezza della sua chioma; non riesce però a scoprirne il volto.
Passa quindi una notte intera senza mai dormire, pensando tutto il tempo a lei.
II
L'indizio
Come fare?
A cosa potrei pensare per incontrarci noi due, da soli?
Come scoprire l'identità di una ragazza di cui ho visto soltanto i capelli?
Non posso certo chiedere informazioni alle persone che ho visto ieri sera, figuriamoci; non potrei pensare a nulla di peggiore. Fino a poco fa, di lei non sapevo nulla: e se quei suoi amici mi dicessero che si tratta di una turista di passaggio, di quelle che si fermano nelle città finchè il loro portafoglio non gli consiglia di ripartire?
Sarebbe un colpo troppo duro da sopportare, per me. Preferirei venire a capo di certe notizie in maniera meno brutale, più dilatata nel tempo; per conto mio.
E della mia immagine, poi, vogliamo parlarne?
Diventerei bersaglio di un chiacchiericcio viscido e silenzioso.
Quelli, al mio passaggio, inizierebbero a scambiarsi occhiatine maliziose, deridendomi in chissà quali astuti modi per la mia mancanza di intraprendenza.
Schiocchi, schiocchi e odiosi pettegolezzi!
Trascorso qualche attimo a riflettere, la mia ingenuità si affaccia con spietata lucidità: non c’è più nulla da aggiungere, più nulla da sperare o da architettare.
Quel volto rimarrà, per sempre, un volto dietro ad una chioma. Un volto che potrò sempre e soltanto immaginare.
Vengo colpito da questa disillusione come una tormenta di neve potrebbe seppellire un campo in primavera, preservandone soltanto il triste fantasma del ricordo. Non ho idea di cosa potrei fare adesso.
Queste mie giornate, svuotate dalla possibilità di conoscere il suo viso, mi appaiono ora come qualcosa da riempire passivamente.
Senza alcun scopo in mente, accendo dunque il computer per andare in Internet. Agisco dopotutto come certi animali quando, non trovando più i loro amati padroni, si accasciano su di un oggetto a loro legato: se non mi è concesso conoscere le fattezze di quel volto, esplorerò i profili delle persone che le erano accanto, quella sera.
Mi ritrovo così a scorrere i dati più tediosi e insignificanti di Luca Garmignani, Sergio Nembi e Michela Setti.
Poi, al turno di Beatrice Trivolato; inaspettata, una frase attira la mia attenzione:
“Voglio ballare, è ancora troppo presto per dormire! Questa volta ti è andata bene, Maria...Se prima di Sabato non riuscirò a portarti sulla retta via, ti ci trascinerò a forza, in discoteca! Capito???”
Un secondo.
Fino a qualche attimo fa sapevo i nomi dell'intera compagnia; eccetto il suo...
Maria. Non può che essere Maria. Non c'era nessun altro con loro ieri sera, e Beatrice ha scritto quella frase dopo che son tornato a casa.
Con questo nome davanti agli occhi già avverto il mio obiettivo farsi concreto, realizzabile.
Ora, poi, non solo conosco il suo nome: so anche che le discoteche non sono di suo gradimento, a differenza di Beatrice.
E, infine, posso dedurre che questo Sabato s'incontreranno di nuovo.
A riguardare quel profilo mi sento investire da un'onda di esaltazione, dal sentore che quella frase si rivelerà essere la pietra di basamento di un piano perfetto come una formula matematica.
Ora parto da qui, tutto il resto verrà da se', a suo tempo, come una catena col suo primo anello.
Ci vorrebbe soltanto una qualche intuizione; un segno che mi indichi quale strada percorrere.
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