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RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
E' arrivata finalmente la sera del grande giorno. Vincenzo arriva a un passo dalla realizzazione dei suoi piani - vedere Maria in volto - quando si accorge che lei è in compagnia di un ragazzo.
Senza più speranze, li supera in lacrime andandogli addosso apposta per prendersi una piccola vendetta.
Cammina fino a raggiungere una bacherella di libri e si siede sul muretto vicino, quando, inaspettatamente, la vede arrivare: prende un libro a caso e se lo mette davanti al volto, per estirpare sul nascere ogni tentazione di vederla in volto, ora che sa che lei è impegnata con un altro.
Ma, fatalità, il libro preso per puro caso desta l'attenzione di lei; così lui è ora praticamente obbligato a parlarle.
VI
Un volto
Occhi grandi, occhi lucenti contornati da piccole ciglia, una bocca e un naso.
E da orecchie e da sopracciglia.
...Allora è proprio vero; la bellezza della voce non mente affatto sulla bellezza del suo proprietario.
Specie poi se visto da dietro, come nel mio caso.
Continua a guardarmi interessata e un po' stranita, benchè io, noncurante delle sue parole me ne stia fermo e zitto, a pensare a quanto sia strana rispetto a come me l'immaginavo.
Se non che...Un nitido schiarirsi di voce mi riporta alle regole della cortesia e delle buone maniere.
- Oh.
Inizio con un'esclamazione.
- Dici questo libro?
Aggiungo dopo essermelo girato e rigirato tra le mani in tutta lentezza.
- Sì! E' uno dei miei preferiti, lo sai?
- Perchè?
- Beh...Per la storia, per come viene raccontata; no? - Mi sorride con timida gentilezza.
- La storia, non è così? Bella; ma forse per stasera è meglio se mi fermo qui – Le dico appoggiando rudemente quel libro sul muretto, con la speranza di farle capire che i nostri gusti non si somigliano per nulla.
- Ah...E come mai? - Mi chiede interessata; ora, addirittura, con un tono tra il curioso e l'affascinato.
- Il fatto è che...Mi sono un po' commosso a leggerlo- Le mento, non sapendo cos'altro dire.
Fermo lo sguardo sul suo, quanto basta a indicarle i miei occhi rossi di pianto; per poi tornare a fissare i contorni e le lontananze.
- Oh mamma, ma allora ti piace sul serio! E quale punto è stato a farti commuovere così? Dimmi! - Continua lei imperterrita, forse facendo finta di non capire, forse persino prendendoci gusto, a spazientirmi con le sue sciocchezze.
- Beh...Insomma...Un po’ tutto mi ha commosso.
-...Anche se – Riprendo a parlare, costretto da quel suo ostinato atteggiamento di attesa incuriosita. Ma per cosa poi, quale frase si starà aspettando che le dica, tra le mille che potrebbe sentirsi dire da chiunque?
- C'è stato forse un punto che mi ha commosso più di altri.
Direi...Quel colpo di scena che arriva inaspettato; il protagonista proprio non se l'aspetta, e quindi...
- Il punto in cui lei viene tradita?!
- Quello – Concludo io, tirando un sospiro di stanchezza.
Ma i suoi occhi tornano a illuminarsi, e i miei a preferire quelli di un passante qualsiasi.
Fortuna che non mi danno più noia, ora che li ignoro e faccio finta che se ne siano andati con lei tutta, ma eccoli riattaccarsi a seguire il futile corso di certe parole, col loro macinante rumore di disturbo.
Ha una bella voce, davvero, anche troppo per le cose che ne escono.
- …poteva sì, in effetti, all'inizio. Ma come può, voglio dire...Poco dopo dicono che si tratta di un equivoco, un'illusione della protagonista del racconto – Seguita lei, totalmente incapace di cogliere la differenza sostanziale che passa tra un muro e un interlocutore.
- Un' illusione...
Ripeto a voce bassa, tra me e me.
Una piccola parola, che sola è bastata a far tornare a galla tutti i ricordi dei giorni appena trascorsi.
Dopotutto si stava bene, in quello stato di ansiosa ignoranza e incapaci di scorgere aldilà di un velo: una chioma ben più curata di tante altre.
E dai ricordi che quella parola ha chiamato a gran voce, quell'illusione si è già trasformata in un'altra lacrima.
- Certo, un'illusione della protagonista del racconto. – Sente lei l'assoluto bisogno di ribadire – Ma...! Oh...no! Non mi dire che...Ti ho interrotto proprio prima che arrivassi a quel punto? Ti avrò rovinato la sorpresa, che stupida sono stata! Mi dispiace, mi dispiace così tanto, cosa potr-
Mi sono impantanato in una trappola senza vie d'uscita.
Non potrei muovermi da qui a meno di comprare o riporre quel maledetto libro nella bancherella.
E mi resta poco da scegliere, dal momento che in entrambi i casi le farei capire che quel libro non era mio e di averle spudoratamente mentito ad oltranza.
Chissà, allora, quali strani pensieri si farebbe sulle intenzioni che nutro verso di lei!
- Lascia che ti offra qualcosa nel bar qui vicino, per farmi perdonare...Come stai? - Mi chiede dopo essermisi seduta a fianco.
- Bene, sto bene. Fa lo stesso per la cosa del bar, preferisco stare seduto qui.
- Va bene, come vuoi – Risponde con una sottile venatura di orgoglio nella sua voce.
- Senti – Prendo dunque l'iniziativa dopo un fastidiosissimo attimo di silenzio - Dimmi una cosa: come mai nella collana che porti c'è un nome che non è il tuo?
Se non mi è possibile muovermi da qui, meglio almeno provare a distoglierla da quel fastidioso monologo libresco.
Silenzio.
Parla, Cristo santo!
Perchè te ne stai zitta tutt'a un tratto?
Fa' nuovamente strillare aria e parole vuote a quella tua bella voce!
Chissà, magari a forza di vederle aprirsi e richiudersi, quelle labbra finiranno col farmi dimenticare il volto tanto più bello che ti attribuivo; ma così, serrate e impietrite come cera, cosa pensi che potrai mai ottenere da me; cosa speri di concludere?
- E tu, invece, dimmi…Come fai a conoscere il mio nome? Non ricordo di avertelo detto, ora che mi ci fai pensare - Riprende lei finalmente a parlare, dopo aver gettato un breve sguardo alla sua scollatura.
Ci mancava solo che credesse che quella domanda mi sia nata da certe occhiatine di sottecchi.
- Ti ho sentita chiamare dal tuo ragazzo poco fa, Maria. A proposito, come sta? Ero io quello che prima l'aveva urtato – Preciso per destarle antipatia.
- Ah, eri tu? Si è preso una bella botta! Ma mentre lo salutavo già lo vedevo meglio. E poi, ehi, mica è il mio ragazzo sai...Per fortuna! E' di un appiccicoso che non ti dico, di quelli che quando iniziano a parlare sembrano non volersi fermare mai. Lo so, è un po' brutto da dire alle sue spalle ma...Grazie, non ne potevo davvero più! - Aggiunge in tutta scioltezza, prendendosi la licenza di una pacca sulla spalla – Tu, piuttosto, non mi vuoi dire come ti chiami?
Direi di no, se non temessi di rendermi ancora più simpatico di quanto già non lo sia per qualche meccanismo che ignoro.
-Mi chiamo Vincenzo. Piacere. – Dico senza porgerle mani di sorta e con lo sguardo rivolto altrove - Ma allora, qual'è la storia dietro il nome della tua collana?
- Allora sei proprio sicuro di non voler andare al bar... - Mi fa lei con espressione immagino sconsolata.
-Sicurissimo. Ma parla, parla pure quanto vuoi, che io ascolto.
- Se proprio vuoi – Inizia lei a raccontarsi, lusingata anche se un po' perplessa – Allora, per prima cosa, il nome che vedi qui è di mia -
Finalmente.
Posso tornare a pensare senza restrizioni, di nuovo a casa, tra i confini di me stesso.
Niente più risposte improbabili da far uscire a forza, come false complici dello starnazzare di certe domande.
E finalmente avrà pensato pure lei, accorgendosi di avere completa libertà di far arieggiare la sua adorabile vocetta.
Glielo si può leggere in viso.
Parrebbe, osservandola, la cosa più bella al mondo quella di far roteare la lingua nella propria cavità orale; ancor prima di esprimere concetti, per il puro gusto di aggiungere aria all'aria e rumore al rumore.
Poco importa poi se chi si ha davanti non ascolta, purchè sappia pazientare fino al suo turno e ti permetta, nel frattempo, di gustarti la tua stessa logorrea.
- ...La guerra e lui, prima di andarsene di casa, volle farle questa collana come regalo. Tornò comunque sano e salvo, e da allora questa collana è diventata una specie di portafortuna che ci passiamo di madre in figlia...
- Da farci un film della Walt Dinsey.
E ride, la cretina!
Io dissacro una delle pagine più drammatiche della sua famiglia, e lei ne ride sopra di gusto!
Ma allora ci dev'essere sotto qualcosa.
Si sarà messa in testa di voltarmi le spalle alla prima occasione, simulando la parte di quella che sta al mio gioco nell'attesa di raggiungere un obiettivo che tiene nascosto.
Cosa la trattiene, cosa la sta guidando?
Io un'idea ce l'avrei...
Devo solo far uscire un po' d' aria dalla bocca; non sarebbe certo la prima volta che accadrebbe, questa sera.
Basterà tenere a mente che una manciata di paroline dette a modo la potrebbe cacciare via come un insetto.
- Maria. Ti conosco da poco, ma devo dire che, beh, volevo chiedere se -
- Vuoi il mio numero?
- Ah...Va bene.
Ed ecco che succede qualcosa che proprio non m'aspettavo.
Un fascino improvviso e indefinibile cala come un'ombra sul suo viso.
Ci sta avendo luogo, per la prima volta, una lotta tra forze che non riesco a definire; increspature, spazi di liscia epidermide lottano e ribollono a intermittenza di contrasti, voci interiori, asimmetrie.
Apre la bocca, poi, la sottile esitazione di un labbro che le trema di nervosismo le consiglia di richiuderla.
E poi la riapre, facendo uscire il suo numero con voce indecisa.
Uno degli scopi che come una pressa imprimeva forma e direzione ai miei pensieri, si è ora digitalizzato in un chip di silicio.
Non suona molto romantico, ma non è per niente contraddittorio che lo scioglimento di momenti simili mi sia stato offerto da un'intelligenza artificiale.
Il vero assurdo è che tutto è stato possibile grazie a un concitato rincorrersi di fallimenti e imprevisti, segno che deve ancora arrivare il tempo in cui gesti e frasi cammineranno su dei nastri trasportatori.
Mi ritrovo, tuttavia, a ripensare allo strano modo con cui mi ha dato quel suo numero; come si potrebbe gettare dell'elemosina a un barbone che ti invischia con le sue nenie, spinti più dal desiderio di apparirgli qualcuno che non si è, che non dalla propria compassione.
Dietro a quell'espressione avanzavano dei dubbi.
Quali?
- Ehilà!
Un gruppo di persone si infila senza preavviso, facendo disperdere la conversazione in parti ancora più piccole e insignificanti.
- Ehilà! - Si esclama di nuovo- Ci hai aspettati qui fuori, che cara!
- Sergio, era ora! - Risponde lei voltandomi le spalle, senza alcuno scrupolo - Stavo giusto per tornarmene a casa: vista l'ora che si è fatta, credo proprio sia meglio che vada. Buon proseguimento di serata a tutti allora, ci vediamo!
Terminata la vecchia tiritera dei saluti e dei toccamenti vari, mi accorgo di essere ora qui, da solo, in una città estranea.
Una sensazione che credevo ormai sopita in ricordi che più non mi appartengono.
- Accidenti, che fretta, che le sia successo qualcosa? Ci ha fuggiti così, neanche il tempo di salutarci a dovere! - Si lagna lui.
- Niente di strano – intervengo io - giusto un attimo fa l'aveva fatto notare pure a me, che s'era fatto tardi e che doveva andare.
- Vincenzo! - Esclama Sergio, sorpreso dalla mia presenza – Anche tu qui! Non ti si vedeva neanche, seduto lì in angolo…Ma fammi un attimo capire, mi stai dicendo che tu e Maria vi siete parlati? - Aggiunge dubbioso, quasi a mettere tra parentesi quella sua stessa ipotesi.
- Ci siamo parlati, sì. E dimmi, per quale motivo dai per scontato che ci siamo parlati solo stasera? - Chiedo io, con l'intenzione di venire a scoprire qualcosa in più su di lei, per vie traverse.
- Ah, ma così...Una semplice domanda. - Risponde colto un po' alla sprovvista - Sai cosa? E' in questa città da appena un paio di settimane, per non parlare del suo...carattere, poi. Da quello che so, i suoi unici amici siamo noi quattro: anzi, eravamo; stando a quello che ci dici! - Aggiunge con un tono che non mi piace per nulla.
- Ne sei proprio sicuro? Poco fa l’ho vista insieme a un certo Maurizio – Ribatto io.
- Maurizio, dici? Ah...Forse ho capito chi è! - Inarca la schiena portandosi una mano in fronte - Forse è quel suo amico di cui ci parla sempre! Nati nello stesso paese, il cui nome ora mi sfugge...Bah! Poco importa, a ogni modo – Riprende dopo una breve pausa - So che lui abita qui da molto più tempo di lei.
...Ah...Ah ah! - Si mette poi a ridere - Qui tutti lo prendiamo in giro per la sua somiglianza col Marin, sai no? Il prof. di Storia! Più che altro quindi, se vuoi parlare di lui ti consiglio di chiamarlo col suo soprann-
- Interessante - Commento per interrompere quella profusione di parole che, non richieste, non m'interessano affatto.
Anche se poi, resomi conto dello sbaglio in cui sono incappato, rigurgito pronto una splendida risata di accondiscendenza, che mi fa sembrare quasi divertito mentre loro, di rimando, danno mostra di risate ancora più accondiscendenti delle mie.
- Comunque – Riprende le fila del discorso con naturalezza e rapidità davvero ammirevoli - Tornando al discorso di prima: stavate parlando, tu e Maria, sì o no?
- Ci siamo anche scambiati i numeri di telefono se è per quello.
Com'era prevedibile, sguardi increduli e frasi spezzate si mettono a scattare come molle.
Sulla conversazione prende a stagnare un borbottio così fittamente denso e aggrovigliato, da farmi dubitare che per loro io sia ancora qui, in attesa di una risposta che mi è dovuta.
Perché si comportano in questo modo? E' davvero un evento sovrannaturale che una ragazza dia il numero a un ragazzo?
- Vincenzo - spunta all'improvviso una voce dalla matassa- Ma dici sul serio?
- Vorrei fare io una domanda, se permettete: che motivo avrei di mentire?
- Ma la questione è un'altra! Capisci? E' Maria che ci stupisce, non lo scambio dei vostri numeri! Oppure insomma il fatto che vi siate conosciuti! Sono tutte cose che, anzi, scusaci, proprio queste cose ci stupiscono, sì! Ma perchè -
-Sentite – dico, stringendo i pugni nelle tasche – Non è molto difficile! Si tratta di articolare le parole e di pensarci un po' su!
E intanto che loro obiettano che pensare non è poi così facile, il mio sguardo torna a lei.
Come si è fatta distante.
Ancora un po' e non potrò più vederla, con quella sua chioma, ne' più udire la sua voce.
Si aggiungerà a ogni suo passo un angolo più buio, una strada poco conosciuta, fino a che, come in origine, non si troverà sotto il tetto del mondo che le appartiene, e che a me non sarà più concesso toccare.
Quanto sta diventando bella, mentre si allontana da me con quei suoi piccoli passi inconsapevoli!
All'inizio quasi un innocente capriccio di seta bruna, con voce di donna mi urlava dentro:
Afferrami! Voltami! Scoprimi!
E ora che questo capriccio si è dissolto, ne è venuto fuori un disturbante labirinto di illusioni e disillusioni.
Non si sa quale strada percorrere, ognuna porta a un sentiero che distrugge le certezze e le indicazioni prima tanto familiari.
Ogni cosa muta d'aspetto, sorge il dubbio che si tratti di un'illusione fin dal principio.
Eppure resta un punto fermo, come un palo piantato in mezzo a un mondo in movimento: qualcosa si è appena chiuso con fragore nelle profondità del giardino, e si ha la vaga sensazione di non poter più tornare indietro.
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Piccolo appunto, probabilmente mi si contesterà la scelta di "epidermide" all'interno della frase:
ci sta avendo luogo, per la prima volta, una lotta tra forze che non riesco a definire; increspature, spazi di liscia epidermide lottano e ribollono a intermittenza di contrasti, voci interiori, asimmetrie.
Ma in realtà è stata un scelta più che consapevole: pelle non si sarebbe accordato altrettanto bene con vocaboli come "ribollono", "intermittenza" e "asimmetrie"...E più che raffigurare una scena che rimandasse a un senso di bellezza normalmente inteso, volevo descrivere il tutto come qualcosa di grottesco, quasi di demoniaco.
Questo per fare intendere che nel protagonista, il sentimento di attrazione verso Maria è ambiguo e controverso...Come si avrà modo di scoprire meglio nei prossimi capitoli e come avrete anche avuto modo di constatare in questo!
Scommetto che non ci avete capito molto di quello che lui prova per lei, vero?
Bene perchè, se è così, ho raggiunto il mio scopo!
E già che ci sono vi dico: non so quando uscirà la prossima parte, sicuramente non prima di Febbraio, che sarà un mese che dovrò dedicare quasi esclusivamente all'Università...Quindi...Fate un po' voi!
Alla prossima, e non fatevi comunque troppe aspettative