Varie Sogni e aspirazioni di un pazzo

Thot

Nuovo utente
Interessante questa Fic...ancora non l'avevo letta...
Devo dire che hai un buon linguaggio, come ti dicono in molti...
Alcuni capitoli sono migliori di altri, ma nel complesso comunque mi piace, riesci a creare una bella atmosfera...un mix di ansia e curiosità ...
Bravo, sono molto curioso di leggere come proseguirà!
 

MrPsykarl88

Paranoid android
Interessante questa Fic...ancora non l'avevo letta...
Devo dire che hai un buon linguaggio, come ti dicono in molti...
Alcuni capitoli sono migliori di altri, ma nel complesso comunque mi piace, riesci a creare una bella atmosfera...un mix di ansia e curiosità ...
Bravo, sono molto curioso di leggere come proseguirà!

Grazie Thot! :)
Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo prima di riprendere col tran tran dell'Università, ma credo di essere a buon punto, il più sicuramente è fatto!
Qualche altro giorno e avrete il seguito, di cui davvero - per come sta venendo su ora - non ho la minima idea di come verrà accolto!
 

MrPsykarl88

Paranoid android
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RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI​

E' arrivata finalmente la sera del grande giorno. Vincenzo arriva a un passo dalla realizzazione dei suoi piani - vedere Maria in volto - quando si accorge che lei è in compagnia di un ragazzo.
Senza più speranze, li supera in lacrime andandogli addosso apposta per prendersi una piccola vendetta.
Cammina fino a raggiungere una bacherella di libri e si siede sul muretto vicino, quando, inaspettatamente, la vede arrivare: prende un libro a caso e se lo mette davanti al volto, per estirpare sul nascere ogni tentazione di vederla in volto, ora che sa che lei è impegnata con un altro.
Ma, fatalità, il libro preso per puro caso desta l'attenzione di lei; così lui è ora praticamente obbligato a parlarle.



VI
Un volto


Occhi grandi, occhi lucenti contornati da piccole ciglia, una bocca e un naso.
E da orecchie e da sopracciglia.
...Allora è proprio vero; la bellezza della voce non mente affatto sulla bellezza del suo proprietario.
Specie poi se visto da dietro, come nel mio caso.

Continua a guardarmi interessata e un po' stranita, benchè io, noncurante delle sue parole me ne stia fermo e zitto, a pensare a quanto sia strana rispetto a come me l'immaginavo.
Se non che...Un nitido schiarirsi di voce mi riporta alle regole della cortesia e delle buone maniere.

- Oh.

Inizio con un'esclamazione.

- Dici questo libro?

Aggiungo dopo essermelo girato e rigirato tra le mani in tutta lentezza.

- Sì! E' uno dei miei preferiti, lo sai?
- Perchè?
- Beh...Per la storia, per come viene raccontata; no? - Mi sorride con timida gentilezza.
- La storia, non è così? Bella; ma forse per stasera è meglio se mi fermo qui – Le dico appoggiando rudemente quel libro sul muretto, con la speranza di farle capire che i nostri gusti non si somigliano per nulla.

- Ah...E come mai? - Mi chiede interessata; ora, addirittura, con un tono tra il curioso e l'affascinato.

- Il fatto è che...Mi sono un po' commosso a leggerlo- Le mento, non sapendo cos'altro dire.
Fermo lo sguardo sul suo, quanto basta a indicarle i miei occhi rossi di pianto; per poi tornare a fissare i contorni e le lontananze.

- Oh mamma, ma allora ti piace sul serio! E quale punto è stato a farti commuovere così? Dimmi! - Continua lei imperterrita, forse facendo finta di non capire, forse persino prendendoci gusto, a spazientirmi con le sue sciocchezze.

- Beh...Insomma...Un po’ tutto mi ha commosso.

-...Anche se – Riprendo a parlare, costretto da quel suo ostinato atteggiamento di attesa incuriosita. Ma per cosa poi, quale frase si starà aspettando che le dica, tra le mille che potrebbe sentirsi dire da chiunque?

- C'è stato forse un punto che mi ha commosso più di altri.
Direi...Quel colpo di scena che arriva inaspettato; il protagonista proprio non se l'aspetta, e quindi...
- Il punto in cui lei viene tradita?!
- Quello – Concludo io, tirando un sospiro di stanchezza.

Ma i suoi occhi tornano a illuminarsi, e i miei a preferire quelli di un passante qualsiasi.
Fortuna che non mi danno più noia, ora che li ignoro e faccio finta che se ne siano andati con lei tutta, ma eccoli riattaccarsi a seguire il futile corso di certe parole, col loro macinante rumore di disturbo.
Ha una bella voce, davvero, anche troppo per le cose che ne escono.

- …poteva sì, in effetti, all'inizio. Ma come può, voglio dire...Poco dopo dicono che si tratta di un equivoco, un'illusione della protagonista del racconto – Seguita lei, totalmente incapace di cogliere la differenza sostanziale che passa tra un muro e un interlocutore.

- Un' illusione...

Ripeto a voce bassa, tra me e me.
Una piccola parola, che sola è bastata a far tornare a galla tutti i ricordi dei giorni appena trascorsi.
Dopotutto si stava bene, in quello stato di ansiosa ignoranza e incapaci di scorgere aldilà di un velo: una chioma ben più curata di tante altre.
E dai ricordi che quella parola ha chiamato a gran voce, quell'illusione si è già trasformata in un'altra lacrima.

- Certo, un'illusione della protagonista del racconto. – Sente lei l'assoluto bisogno di ribadire – Ma...! Oh...no! Non mi dire che...Ti ho interrotto proprio prima che arrivassi a quel punto? Ti avrò rovinato la sorpresa, che stupida sono stata! Mi dispiace, mi dispiace così tanto, cosa potr-

Mi sono impantanato in una trappola senza vie d'uscita.
Non potrei muovermi da qui a meno di comprare o riporre quel maledetto libro nella bancherella.
E mi resta poco da scegliere, dal momento che in entrambi i casi le farei capire che quel libro non era mio e di averle spudoratamente mentito ad oltranza.
Chissà, allora, quali strani pensieri si farebbe sulle intenzioni che nutro verso di lei!

- Lascia che ti offra qualcosa nel bar qui vicino, per farmi perdonare...Come stai? - Mi chiede dopo essermisi seduta a fianco.

- Bene, sto bene. Fa lo stesso per la cosa del bar, preferisco stare seduto qui.
- Va bene, come vuoi – Risponde con una sottile venatura di orgoglio nella sua voce.

- Senti – Prendo dunque l'iniziativa dopo un fastidiosissimo attimo di silenzio - Dimmi una cosa: come mai nella collana che porti c'è un nome che non è il tuo?

Se non mi è possibile muovermi da qui, meglio almeno provare a distoglierla da quel fastidioso monologo libresco.


Silenzio.​


Parla, Cristo santo!
Perchè te ne stai zitta tutt'a un tratto?
Fa' nuovamente strillare aria e parole vuote a quella tua bella voce!
Chissà, magari a forza di vederle aprirsi e richiudersi, quelle labbra finiranno col farmi dimenticare il volto tanto più bello che ti attribuivo; ma così, serrate e impietrite come cera, cosa pensi che potrai mai ottenere da me; cosa speri di concludere?

- E tu, invece, dimmi…Come fai a conoscere il mio nome? Non ricordo di avertelo detto, ora che mi ci fai pensare - Riprende lei finalmente a parlare, dopo aver gettato un breve sguardo alla sua scollatura.
Ci mancava solo che credesse che quella domanda mi sia nata da certe occhiatine di sottecchi.

- Ti ho sentita chiamare dal tuo ragazzo poco fa, Maria. A proposito, come sta? Ero io quello che prima l'aveva urtato – Preciso per destarle antipatia.

- Ah, eri tu? Si è preso una bella botta! Ma mentre lo salutavo già lo vedevo meglio. E poi, ehi, mica è il mio ragazzo sai...Per fortuna! E' di un appiccicoso che non ti dico, di quelli che quando iniziano a parlare sembrano non volersi fermare mai. Lo so, è un po' brutto da dire alle sue spalle ma...Grazie, non ne potevo davvero più! - Aggiunge in tutta scioltezza, prendendosi la licenza di una pacca sulla spalla – Tu, piuttosto, non mi vuoi dire come ti chiami?

Direi di no, se non temessi di rendermi ancora più simpatico di quanto già non lo sia per qualche meccanismo che ignoro.

-Mi chiamo Vincenzo. Piacere. – Dico senza porgerle mani di sorta e con lo sguardo rivolto altrove - Ma allora, qual'è la storia dietro il nome della tua collana?
- Allora sei proprio sicuro di non voler andare al bar... - Mi fa lei con espressione immagino sconsolata.
-Sicurissimo. Ma parla, parla pure quanto vuoi, che io ascolto.
- Se proprio vuoi – Inizia lei a raccontarsi, lusingata anche se un po' perplessa – Allora, per prima cosa, il nome che vedi qui è di mia -

Finalmente.
Posso tornare a pensare senza restrizioni, di nuovo a casa, tra i confini di me stesso.
Niente più risposte improbabili da far uscire a forza, come false complici dello starnazzare di certe domande.
E finalmente avrà pensato pure lei, accorgendosi di avere completa libertà di far arieggiare la sua adorabile vocetta.
Glielo si può leggere in viso.
Parrebbe, osservandola, la cosa più bella al mondo quella di far roteare la lingua nella propria cavità orale; ancor prima di esprimere concetti, per il puro gusto di aggiungere aria all'aria e rumore al rumore.
Poco importa poi se chi si ha davanti non ascolta, purchè sappia pazientare fino al suo turno e ti permetta, nel frattempo, di gustarti la tua stessa logorrea.

- ...La guerra e lui, prima di andarsene di casa, volle farle questa collana come regalo. Tornò comunque sano e salvo, e da allora questa collana è diventata una specie di portafortuna che ci passiamo di madre in figlia...
- Da farci un film della Walt Dinsey.

E ride, la cretina!
Io dissacro una delle pagine più drammatiche della sua famiglia, e lei ne ride sopra di gusto!
Ma allora ci dev'essere sotto qualcosa.
Si sarà messa in testa di voltarmi le spalle alla prima occasione, simulando la parte di quella che sta al mio gioco nell'attesa di raggiungere un obiettivo che tiene nascosto.
Cosa la trattiene, cosa la sta guidando?
Io un'idea ce l'avrei...
Devo solo far uscire un po' d' aria dalla bocca; non sarebbe certo la prima volta che accadrebbe, questa sera.
Basterà tenere a mente che una manciata di paroline dette a modo la potrebbe cacciare via come un insetto.

- Maria. Ti conosco da poco, ma devo dire che, beh, volevo chiedere se -
- Vuoi il mio numero?
- Ah...Va bene.

Ed ecco che succede qualcosa che proprio non m'aspettavo.
Un fascino improvviso e indefinibile cala come un'ombra sul suo viso.
Ci sta avendo luogo, per la prima volta, una lotta tra forze che non riesco a definire; increspature, spazi di liscia epidermide lottano e ribollono a intermittenza di contrasti, voci interiori, asimmetrie.
Apre la bocca, poi, la sottile esitazione di un labbro che le trema di nervosismo le consiglia di richiuderla.
E poi la riapre, facendo uscire il suo numero con voce indecisa.
Uno degli scopi che come una pressa imprimeva forma e direzione ai miei pensieri, si è ora digitalizzato in un chip di silicio.
Non suona molto romantico, ma non è per niente contraddittorio che lo scioglimento di momenti simili mi sia stato offerto da un'intelligenza artificiale.
Il vero assurdo è che tutto è stato possibile grazie a un concitato rincorrersi di fallimenti e imprevisti, segno che deve ancora arrivare il tempo in cui gesti e frasi cammineranno su dei nastri trasportatori.
Mi ritrovo, tuttavia, a ripensare allo strano modo con cui mi ha dato quel suo numero; come si potrebbe gettare dell'elemosina a un barbone che ti invischia con le sue nenie, spinti più dal desiderio di apparirgli qualcuno che non si è, che non dalla propria compassione.
Dietro a quell'espressione avanzavano dei dubbi.
Quali?


- Ehilà!


Un gruppo di persone si infila senza preavviso, facendo disperdere la conversazione in parti ancora più piccole e insignificanti.

- Ehilà! - Si esclama di nuovo- Ci hai aspettati qui fuori, che cara!
- Sergio, era ora! - Risponde lei voltandomi le spalle, senza alcuno scrupolo - Stavo giusto per tornarmene a casa: vista l'ora che si è fatta, credo proprio sia meglio che vada. Buon proseguimento di serata a tutti allora, ci vediamo!

Terminata la vecchia tiritera dei saluti e dei toccamenti vari, mi accorgo di essere ora qui, da solo, in una città estranea.
Una sensazione che credevo ormai sopita in ricordi che più non mi appartengono.

- Accidenti, che fretta, che le sia successo qualcosa? Ci ha fuggiti così, neanche il tempo di salutarci a dovere! - Si lagna lui.

- Niente di strano – intervengo io - giusto un attimo fa l'aveva fatto notare pure a me, che s'era fatto tardi e che doveva andare.

- Vincenzo! - Esclama Sergio, sorpreso dalla mia presenza – Anche tu qui! Non ti si vedeva neanche, seduto lì in angolo…Ma fammi un attimo capire, mi stai dicendo che tu e Maria vi siete parlati? - Aggiunge dubbioso, quasi a mettere tra parentesi quella sua stessa ipotesi.

- Ci siamo parlati, sì. E dimmi, per quale motivo dai per scontato che ci siamo parlati solo stasera? - Chiedo io, con l'intenzione di venire a scoprire qualcosa in più su di lei, per vie traverse.

- Ah, ma così...Una semplice domanda. - Risponde colto un po' alla sprovvista - Sai cosa? E' in questa città da appena un paio di settimane, per non parlare del suo...carattere, poi. Da quello che so, i suoi unici amici siamo noi quattro: anzi, eravamo; stando a quello che ci dici! - Aggiunge con un tono che non mi piace per nulla.

- Ne sei proprio sicuro? Poco fa l’ho vista insieme a un certo Maurizio – Ribatto io.
- Maurizio, dici? Ah...Forse ho capito chi è! - Inarca la schiena portandosi una mano in fronte - Forse è quel suo amico di cui ci parla sempre! Nati nello stesso paese, il cui nome ora mi sfugge...Bah! Poco importa, a ogni modo – Riprende dopo una breve pausa - So che lui abita qui da molto più tempo di lei.
...Ah...Ah ah! - Si mette poi a ridere - Qui tutti lo prendiamo in giro per la sua somiglianza col Marin, sai no? Il prof. di Storia! Più che altro quindi, se vuoi parlare di lui ti consiglio di chiamarlo col suo soprann-

- Interessante - Commento per interrompere quella profusione di parole che, non richieste, non m'interessano affatto.
Anche se poi, resomi conto dello sbaglio in cui sono incappato, rigurgito pronto una splendida risata di accondiscendenza, che mi fa sembrare quasi divertito mentre loro, di rimando, danno mostra di risate ancora più accondiscendenti delle mie.

- Comunque – Riprende le fila del discorso con naturalezza e rapidità davvero ammirevoli - Tornando al discorso di prima: stavate parlando, tu e Maria, sì o no?
- Ci siamo anche scambiati i numeri di telefono se è per quello.

Com'era prevedibile, sguardi increduli e frasi spezzate si mettono a scattare come molle.
Sulla conversazione prende a stagnare un borbottio così fittamente denso e aggrovigliato, da farmi dubitare che per loro io sia ancora qui, in attesa di una risposta che mi è dovuta.
Perché si comportano in questo modo? E' davvero un evento sovrannaturale che una ragazza dia il numero a un ragazzo?

- Vincenzo - spunta all'improvviso una voce dalla matassa- Ma dici sul serio?
- Vorrei fare io una domanda, se permettete: che motivo avrei di mentire?
- Ma la questione è un'altra! Capisci? E' Maria che ci stupisce, non lo scambio dei vostri numeri! Oppure insomma il fatto che vi siate conosciuti! Sono tutte cose che, anzi, scusaci, proprio queste cose ci stupiscono, sì! Ma perchè -
-Sentite – dico, stringendo i pugni nelle tasche – Non è molto difficile! Si tratta di articolare le parole e di pensarci un po' su!

E intanto che loro obiettano che pensare non è poi così facile, il mio sguardo torna a lei.
Come si è fatta distante.
Ancora un po' e non potrò più vederla, con quella sua chioma, ne' più udire la sua voce.
Si aggiungerà a ogni suo passo un angolo più buio, una strada poco conosciuta, fino a che, come in origine, non si troverà sotto il tetto del mondo che le appartiene, e che a me non sarà più concesso toccare.
Quanto sta diventando bella, mentre si allontana da me con quei suoi piccoli passi inconsapevoli!
All'inizio quasi un innocente capriccio di seta bruna, con voce di donna mi urlava dentro:

Afferrami! Voltami! Scoprimi!​

E ora che questo capriccio si è dissolto, ne è venuto fuori un disturbante labirinto di illusioni e disillusioni.
Non si sa quale strada percorrere, ognuna porta a un sentiero che distrugge le certezze e le indicazioni prima tanto familiari.
Ogni cosa muta d'aspetto, sorge il dubbio che si tratti di un'illusione fin dal principio.
Eppure resta un punto fermo, come un palo piantato in mezzo a un mondo in movimento: qualcosa si è appena chiuso con fragore nelle profondità del giardino, e si ha la vaga sensazione di non poter più tornare indietro.


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Piccolo appunto, probabilmente mi si contesterà la scelta di "epidermide" all'interno della frase: ci sta avendo luogo, per la prima volta, una lotta tra forze che non riesco a definire; increspature, spazi di liscia epidermide lottano e ribollono a intermittenza di contrasti, voci interiori, asimmetrie.

Ma in realtà è stata un scelta più che consapevole: pelle non si sarebbe accordato altrettanto bene con vocaboli come "ribollono", "intermittenza" e "asimmetrie"...E più che raffigurare una scena che rimandasse a un senso di bellezza normalmente inteso, volevo descrivere il tutto come qualcosa di grottesco, quasi di demoniaco.
Questo per fare intendere che nel protagonista, il sentimento di attrazione verso Maria è ambiguo e controverso...Come si avrà modo di scoprire meglio nei prossimi capitoli e come avrete anche avuto modo di constatare in questo!
Scommetto che non ci avete capito molto di quello che lui prova per lei, vero?
Bene perchè, se è così, ho raggiunto il mio scopo! :D
E già che ci sono vi dico: non so quando uscirà la prossima parte, sicuramente non prima di Febbraio, che sarà un mese che dovrò dedicare quasi esclusivamente all'Università...Quindi...Fate un po' voi!
Alla prossima, e non fatevi comunque troppe aspettative :)
 

Ayrin

Stormborn
Molto bello. Penso che questo sia il capitolo migliore fino adesso. Scorre molto bene, e cattura fin dall'inizio, è riflessivo al punto giusto, senza mai annoiare con troppi pensieri contorti. Insomma ottimo :D
La storia inizia a prendere corpo e ad interessare sempre di più.
E' affascinante anche il conflitto interiore di Vincenzo sulle impressioni che vive parlandole, e non preoccuparti si evince perfettamente che iprova sentimenti contraddittori. Attrazione, e a volte delusione, gli piace e lo affascina ma gli sembra anche così frivola e superficiale...
Sono molto curiosa di leggere il seguito... quindi vedi di sbrigarti :p
 

MrPsykarl88

Paranoid android
Molto bello. Penso che questo sia il capitolo migliore fino adesso. Scorre molto bene, e cattura fin dall'inizio, è riflessivo al punto giusto, senza mai annoiare con troppi pensieri contorti. Insomma ottimo :D
La storia inizia a prendere corpo e ad interessare sempre di più.

Ma dai! E io che avevo il presentimento che questo capitolo non sarebbe piaciuto! Beh, non posso che esserne felice :)
Anche se, proprio da queste tue osservazioni viene da chiedermi come verrà accolta la prossima parte...Dato che rispetto a questa si prospetta essere decisamente...Mah chi lo sa, non dico altro! :D

EDIT:

Volevo chiedervi: qualcuno ha colto la sottile ironia e il doppio significato dell'ultima frase di questo quote?

- …poteva sì, in effetti, all'inizio. Ma come può, voglio dire...Poco dopo dicono che si tratta di un equivoco, un'illusione della protagonista del racconto – Seguita lei, totalmente incapace di cogliere la differenza sostanziale che passa tra un muro e un interlocutore.

- Un' illusione...

Ripeto a voce bassa, tra me e me.
Una piccola parola, che sola è bastata a far tornare a galla tutti i ricordi dei giorni appena trascorsi.
Dopotutto si stava bene, in quello stato di ansiosa ignoranza e incapaci di scorgere aldilà di un velo: una chioma ben più curata di tante altre.
E dai ricordi che quella parola ha chiamato a gran voce, quell'illusione si è già trasformata in un'altra lacrima.

- Certo, un'illusione della protagonista del racconto. – Sente lei l'assoluto bisogno di ribadire –
 

Leon90...

Active Member
EDIT:

Volevo chiedervi: qualcuno ha colto la sottile ironia e il doppio significato dell'ultima frase di questo quote?

Forse è un parallelo tra la storia del tuo racconto e quella del libro che ha preso a leggere casualmente e che piace alla ragazza.

Comunque...troppi dialoghi per i miei gusti.
 

MrPsykarl88

Paranoid android
Forse è un parallelo tra la storia del tuo racconto e quella del libro che ha preso a leggere casualmente e che piace alla ragazza.

Comunque...troppi dialoghi per i miei gusti.

Eh, Leon, non preoccuparti, che in quanto a dialoghi questo capitolo è stata una mezza eccezione.
Ce ne saranno anche in futuro di parti con molti dialoghi, questo sì, ma credo che questo sia in assoluto il capitolo più "chiacchieroso" della storia :D

Per il significato della frase:

MrPsykarl88 ha detto:
- Certo, un'illusione della protagonista del racconto - Sente lei l'assoluto bisogno di ribadire -

Mi sa che ci hai visto giusto, perchè per quanto riguarda lei, voleva intendere che l'illusione era quella della protagonista del suo amato libro, la quale credeva di essere stata tradita mentre in realtà non lo era stata...
La componente ironica invece rimanda all'illusione propria di Vincenzo, protagonista del racconto appunto (vabbè, femminile maschile questi sono dettagli, lol) che si aspettava chissà quale angelo sceso dal cielo per trovarsi invece una ragazza senza qualità particolari!
 

lhioehbqed

Member
grazie per i chiarimenti finali, come prima COSA.
come seconda, devo dire che è stato un bel capitolo.
Come terza, aggiungo che non ho altro da aggiungere.
 

MrPsykarl88

Paranoid android
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RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI​


Nel capitolo della scorsa volta ha avuto luogo il primo incontro tra Vincenzo e Maria. Non è andato sicuramente nel migliore dei modi, anzi, è stato un susseguirsi di paradossi: più lui cercava di allontanarsi da lei, più lei si avvicinava a lui interpretando le sue parole in maniera opposta alle intenzioni originarie. Maria gli ha dato quindi il suo numero di telefono praticamente per un equivoco, ma lui ha notato qualcosa di strano nella sua espressione al momento in cui lei glielo stava dettando. In più, al sopraggiungere degli amici di lei, nel momento in cui Vincenzo ha detto a tutti che lui e Maria si erano conosciuti e si erano persino scambiati i numeri; tutti avevano fatto tanto d'occhi, quasi non riuscissero a credere alle parole di Vincenzo.
Il capitolo quindi si conclude col dubbio: perchè loro hanno reagito in quel modo? Cosa c'è di tanto strano, dietro a quella cosa relativamente di poco conto?



VII
Numeri e rompicapi​



Adesso devo andare al mobil.



Da tutta la mattina ho quest'immagine di lei, col suono di queste parole che mi si è stampato in testa come il negativo di una fotografia.
In un primo momento linee suoni e frammenti, la giornata di ieri si affaccia alla coscienza come nuotando da abissi lontani; la distanza rendendola ancora più irreale di quanto non mi sia parsa ieri stesso.
E arriva spontanea una domanda da far gelare il sangue nelle vene.
Che non sia stato tutto un sogno?

Parrebbe di no, dato che ogni volta che controllo, il suo numero è lì che mi sorride dal vetrino della rubrica.
Eppure questi controlli ripetuti non bastano a sciogliere l'ansia: il bisogno di capire cosa diavolo potesse significare quella frase rimane, ed è atroce.
Dopotutto l'ha detta lei.
Cosa avrebbe voluto dirmi in realtà? Quale desiderio ho soddisfatto stanotte costruendomi quella scena, di così spaventoso da mascherarsi dietro a un non senso così folto?
Avrebbe forse completato la frase dotandola di senso, se solo non mi fossi svegliato così presto?

Comincio a camminare nervosamente per la stanza, estraggo da chissà dove soluzioni sempre più improbabili e simili l'una all'altra; fino a che, le scacchiere di una settimana enigmistica slabbrata per terra non mi danno un'idea nuova.
Un anagramma?
Magari anche con un anagramma si potrebbe schiudere l'ingresso che porta al cuore di una notte, e l'unico possibile compagno di mobil sarebbe un girone dell'inferno.



Adesso devo andare al limbo.



Tutto ciò suona indubbiamente tetro, ma non ho motivo di scoraggiarmi e continuo a inoltrarmi nella foresta, sempre più fitta e oscura via via che i passi crescono su se' stessi.
I minuti trascorrono lenti e privi di sviluppi come macigni senza crepe, e la foresta comincia a mutarsi in un arido chiacchiericcio di carte accademiche.
Mi agito in questo stato di sospensione fino a non essere più in grado di fare nulla, maturando quindi l’idea di lasciare in pace per un po' il mio cervello stanco, con il comodo pretesto che le intuizioni migliori vengono giusto quando si smette di pensare.

-E’ soltanto un mucchio di assurdità, Vincenzo.

Mi informa lo specchio vicino all'entrata di casa.
Ma non fanno in tempo a passare pochi attimi che mi trovo a pensare di nuovo a quella scena, al suono di quella voce mentre scandiva mobil con un sorriso fiabesco.
Le cose sono due, sì: o la vorrei vedere dannarsi sottoterra per l'eternità, oppure gli anagrammi non hanno niente a che vedere con tutta la storia.
Inutile negarlo, sono giunto al limitare di un binario morto.
Se l'uomo che è in me si chiede perchè mai la vorrebbe vedere sepolta sotto la linea del mondo, dato che ne è attratto; una voce di bambino si chiede perchè mai io ne sia attratto, dato che secondo lui lei non merita altro che odio. A chi devo prestare ascolto?
All'educazione dell'adulto o alla natura del bambino?
Penso che per stamattina possa bastare.

Entro in doccia, lasciando che la carezza dell'acqua disciolga questi gomitoli di ferro e che la pelle si ricopra di mille coroncine scintillanti.
Il piacere di queste carezze è così pieno da permettere un unico altro pensiero; quello di quanto sia bello stare qui, in uno stato di attesa senza motivo, solo per rimanere in ascolto del suono delle gocce.
Quant'è ironico che la felicità sia così a portata di mano, e che io continui ad affannarmi per inseguire...cosa? Fantasmi di corpi semivivi, ombre di desideri, delusioni che sembrano la copia l'una dell'altra!
Ma c'è come un motore che spinge con insistenza verso l'irraggiungibile, e comincia a spegnersi proprio al momento di farglisi vicino.
Quel motore non ha proprio l'aria di essere il cervello, ma senza dubbio un motore dev'essere; tanto che senza lui si starebbe fermi e spenti come morti.
E così, al posto di morire per una buona volta soltanto, moriranno a ripetizione tutte quelle parti che credevano che l'irraggiungibile fosse anche bello.
Perchè queste parti hanno la gran brutta abitudine di non parlarsi e di starsene per conto loro, così che morta una, la prossima ne eredita soltanto la spinta, mai le conoscenze.

Mi stendo sul divano per riprendere da dove mi ero bloccato, e mi fermo un attimo a osservarlo: il termine di quel binario è lì, sotto ai miei piedi, tronco e desolato come soltanto un binario morto sa essere. Non potrà mai portare da nessuna parte.
Via tutta la faccenda dei sentimenti, via le voci di adulto e quelle di bambino; rimane solo un punto oscuro, quella dannata parola che è sulla buona strada di far dannare anche me.

Limbo.
Perchè?
Per quale motivo, spedirla proprio in un posto per non battezzati?
Forse la Maria dei miei sogni non è cristiana.
Magari, se il fulcro di tutte le difficoltà che incontrerò sembra essere il suo credo; quella scena non ha fatto altro che rappresentare la situazione ideale, così diversa da quella della realtà.
Grazie a questo sogno ho potuto finalmente mettere a fuoco, per poi distruggere a tempo debito, quello che si è rivelato essere il mio peggiore nemico. La religione.
Questo muro millenario che subdolo impedisce alle passioni di soddisfarsi dev'essere abbattuto e calpestato senza riguardo; la mia missione risiede ora in questo.
E le pile di polverose scartoffie che esaltano devozione e castrazione in ugual misura; da passarci sopra. Da venirci sopra.

Seduto comodamente sul divano a guardare la tv, mi gusto tutto il riposo che mi è dovuto, per essere infine riuscito a penetrare attraverso l'illusorio nonsenso di quella scena.
Guardo lo schermo in modo squisitamente passivo, rincorrendo con occhi distratti scene di film di cui non si sa né titolo né storia.
…Quand'ecco arriva una scena di un tragico incendio che mi strappa una risata di bocca, per l'orrido contrasto tra la qualità degli effetti speciali e le laceranti urla della protagonista.
Per non turbare troppo i già divertiti spettatori, si doveva per forza
escogitare di innalzare un passante qualsiasi al rango di supereroe della prevedibilità. Come sembra intimidito in un primo momento, da quelle fiamme che guizzano a intervalli regolari verso l'alto! Ma il colpo di scena non può tardare oltre, oh no, ed eccolo assumere innaturali proprietà ignifughe, indispensabili se tra te e qualsiasi altra cosa si ergono muri di fuoco. Frasi stereotipate e colpi di tosse si alternano con il giusto equilibrio; sguardi languidi, cena al ristorante, invito a salire per un caffè non bevuto e rimpiazzato da altre più invitanti e prevedibili attività.

Mi alzo dal divano come narcotizzato da quella fiera di luoghi comuni, e così, dopo essermi addossato a una finestra, lascio che i pensieri seguano liberamente il loro corso, come da mia abitudine.
Si è fatto ormai tardi, e al cielo non sono rimasti più colori da mostrare. Una coppia qui e un altro paio un po' più in là, si intravede qualche sparuta luce nella tenda dello spazio; immobile, a emanare gelidi bagliori da distanze incalcolabili.
Non mi trovo in un condominio, ma ai margini di qualcosa di sterminato e poco definito: questa è la mia vera casa. Quanti corpi, quanti oceani potrebbero trovarsi ora in rotta con il mio sguardo? E voi, e questi occhi che vi stanno cercando in quest'istante, siamo stati allevati da un Genitore comune?
Troppo tardi: le risposte ci corrono incontro già da bambini, differenziandosi a seconda dei tempi, dei luoghi e delle case.
Alla fine ognuno può dirsi libero di scegliere, sì; tra più risposte ugualmente non sue.
Libero nel migliore dei casi.

Da queste considerazioni i miei pensieri tornano a lei, per poi volare a una scena di quel film con la stessa naturalezza di un peso lasciato cadere sulla superficie di un materasso. E' una sensazione strana e indistinta, che tuttavia in maniera inequivocabile restituisce il sospetto di un nesso comune. Che razza di legame potrebbe esserci tra il frammento di una pellicola e una ragazza che, come lei, si nutre di sentimenti veri?
Mi allontano dalla finestra, guardare verso l'alto mi è ora qualcosa di completamente disturbante.

Se c'è qualcosa su cui quel film mi ha fatto riflettere; si tratta della possibilità di far delle persone ciò che si vuole, se queste si trovano in difficoltà.
In casi simili le menti diventano malleabili come pongo, ci si può giocare e modellarle delle forme che più aggradano, per giunta senza che gli interessati sospettino alcunchè.
Se si fosse immaginata a proprio agio nel sentirsi arrostire la carne al fuoco, quella donna non si sarebbe mai concessa a uno sconosciuto.
L'ansia, la paura, uno scompenso a ciel sereno...
Possono deformare gli interni delle persone fino a renderle inaccessibili a se' stesse, vulnerabili come non mai ai propositi di chiunque ne voglia assumere il controllo.
L'ariete che si dovrà puntare contro quel muro per ridurlo in pezzi sarà dunque la paura, e il muro da abbattere il tuo risibile modo di pensare, Maria, il tuo ubbidiente carico di idiozie sepolcrali.
Troverò il modo di liberarti da un dolore che dovrà tormentarti, cavalcandone la scia per fare qualcosa che altrimenti non avrei nemmeno il coraggio di tentare.
Sarò l'architetto della tua sofferenza, Maria, oltre che il tuo stesso guaritore; e rinchiusa come sarai nel tuo utile corto circuito temporaneo, ti apparirò soltanto come il tuo guaritore.
O un salvatore inviato da Dio se proprio insisti.


Un'intera giornata se n'è ormai andata, tra pensieri, scoperte e riflessioni. E' dopo aver visto il termine di giornate simili, che mi si presenta con prepotenza il desiderio di volare via da questo corpo.
Mi immagino di vederlo dall'esterno in tutta la sua piccolezza, a stento meritevole di un addio, se non altro per la possibilità che se ne avrebbe di volare finalmente liberi, nel cielo o in chissà quali altri posti. Magari anche da nessuna parte, il bello sarebbe giusto in questo.
Senza mondo, senz'anima e senza amici; la consapevolezza che prima o poi non si potrà più provare o sentire nulla, sarebbe inclusa nel pacchetto in un modo tutto particolare.

Mi sfilo il cellulare dalla tasca.
Sono già sulla via di spegnerlo per andare a letto, quando mi fermo a contemplarlo per un istante.
...Esattamente: una banale combinazione di tasti e questi simpatici circuiti potrebbero darmi il piacere di riascoltare la sua voce.
E se le proponessi un incontro giusto ora, scacciando via con un gesto tutta l'orgia di macchinazioni che ha preso a pulsarmi nelle tempie? D'altra parte, sembrerà strano ma è proprio così; i numeri si danno perchè la gente li usi.

...No.
Non ci riesco.
Le mie dita iniziano a tremare al solo pensiero, e tanto più che tento di farle avvicinare a forza alla luce bluastra della prima cifra. Mi domando come facciano le persone, a condurre una vita così disgustosamente spontanea senza crepare dallo stress, precludendosi la tranquillità di fare una cosa solo dopo averla sezionata nei minimi dettagli.
Ma allo stesso tempo lo so.
Quel viso, quelle labbra sono lì che mi aspettano, aspettano solo me, che digiti in precisa sequenza una serie di cifre che compariranno sul mio schermo, e a una a una la desteranno infine dal suo sonno. Cosa starà sognando? In che posizione si sarà messa a dormire? Che pensieri si sarà fatta prima di salutare gli oggetti della sua stanza?
Ce la posso fare.
Basterà che giochi a un gioco comune, quello di riempire l'aria con parole, parole e ancora parole; non importa nemmeno quali fintanto che si imporrà al proprio cervello di starsene zitto in un angolo, a non fare interferenza con la lingua. La mia lingua sarà libera di fare sfoggio di una meravigliosa danza di piroette e di frivolezze, orribilmente libera!
E' così semplice ed elementare!
Perchè dovrebbe essere altrimenti?

- Ciao Maria...Sono io! Vincenzo! Ti ricordi-

- ...ssaggio gratuito; il numero selezionato è inesistente, se desidera informazioni sui numeri di telefono, chiami...


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Ayrin

Stormborn
C'è qualcosa che non mi torna O_O
Devo andare al mobil
Quando la pronuncia ... mi sono persa qualcosa?
E' un po contorto questo capitolo... forse lo è volutamente...visti tutti gli psicodrammi del protagonista :D
Mi ha fatto penare un capitolo intero per tentare di seguire le sue riflessioni... per poi arrivare alla fine e pensare "ok finalmente succede qualcosa" e....
Numero inesistente T_T
Ma noooo!
Nel prossimo capito troveremo Vincenzo a Mediaworld intento a scegliere il nuovo cellulare visto che quello vecchio gli si è accidentalmente ed inspiegabilmente sbriciolato tra le mani :D
 

MrPsykarl88

Paranoid android
C'è qualcosa che non mi torna O_O
Devo andare al mobil
Quando la pronuncia ... mi sono persa qualcosa?
E' un po contorto questo capitolo... forse lo è volutamente...visti tutti gli psicodrammi del protagonista :D
Mi ha fatto penare un capitolo intero per tentare di seguire le sue riflessioni... per poi arrivare alla fine e pensare "ok finalmente succede qualcosa" e....
Numero inesistente T_T
Ma noooo!
Nel prossimo capito troveremo Vincenzo a Mediaworld intento a scegliere il nuovo cellulare visto che quello vecchio gli si è accidentalmente ed inspiegabilmente sbriciolato tra le mani :D

Eh sì, questa parte è sicuramente più impegnativa delle altre...Però è quella che soggettivamente preferisco finora :D
La frase che apre il capitolo, adesso devo andare al mobil, Vincenzo se l'è letteralmente sognata di notte...Non è mai stata detta da Maria nella realtà. Ho messo delle frasi vaghe apposta e ho menzionato la parola "sogno" solo una volta, massimo due, per il resto utilizzando espressioni come "scena che mi sono costruito stanotte" o frasi simili. Insomma, se non ho detto chiaro e tondo fin dall'inizio che si trattava di un sogno, è perchè volevo simboleggiare la sottile linea che separa realtà e fantasia che caratterizza alcuni disturbi mentali. Ma poi, insomma dai, così è anche più figo :D
Adesso però vi pongo un dubbio: il fatto che Maria sia una personcina religiosa...Anche quello è una costruzione mentale del protagonista, o invece si riattacca a qualcosa che gli amici di lei gli hanno detto, nella parte della serata che non era compresa nel capitolo precedente?
Eh...Chi lo sa! :D

Ah, dopodomani io ricomincerò con l'Università...Saranno delle settimane così intense che dovrò ridurre al minimo tutte le fatiche non indispensabili. Quindi...Per la prossima parte dovrete aspettare parecchio.
E forse sarebbe il caso di aggiungere: da ora in poi (finora è stato un periodo di allegro cazzeggio per me, da dopodomani invece si inizia a fare sul serio :(...In questo primo semestre c'è stata una catena indicibile di sfighe che mi ha permesso di dare un solo esame, e vorrei recuperare tutto quanto nel prossimo :().
 
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