Varie The Union

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Salve a tutti, e benvenuti nel mondo di "The Union".
Io sono Odstarva, e sono uno dei due scrittori che collaborano a questa Fic.

Io ed un altro utente noto con il nick di "Doomrider" abbiamo deciso di unire le nostre menti e creare una grande Fic.
Il che potrebbe essere un bene, ma anche un male, nessuno sa cosa potrebbe uscire, neppure noi.
E' un esperimento, quindi siate indulgenti nei vostri giudizi, ok? OK??? Ok.

Ah, dal momento che dovremo improvvisare tutti e due, e tentare di legarci mano a mano con l'ultimo episodio postato dall'altro, potremmo metterci un po' a scrivere nuovi episodi... Siate pazienti, ok? OK??? Ok.

Quindi, dopo avervi annoiato con la mia prolissità, vi posto la prima parte, e con essa l'introduzione al primo pg (Doom ha lasciato a me questo onore immenso, grazie Doom:D)

Are you ready for the next revolution?[cit.] :cool:

Prologo

Un ragazzo stava disteso a guardare le stelle, vicino al recinto dei Chocobo.
Era un ragazzo alto, sull'uno e ottanta... Abbondante. Di corporatura robusta, ma senza un filo di grasso. Questo perchè aveva passato gli ultimi anni della sua vita ad allenarsi duramente nelle arti marziali, com'era tradizione nella sua famiglia. Suo nonno e suo padre erano entrambi maestri, e gli avevano insegnato tutto quello che sapevano. Dicevano che era quasi pronto a diventare un maestro, ormai.
Non che gli importasse un granchè, ma le tradizioni erano sacre. E poi... Era l'unico modo che aveva per farsi notare e distinguersi dagli altri. Per il resto, lui era invisibile.
Almeno così la pensava lui. In effetti... Non che facesse di tutto per farsi notare. Timidezza? Mah, forse. Non lo sapeva nemmeno lui, in verità. Non si piaceva, voleva cambiare. Voleva essere apprezzato per qualcosa, e le arti marziali erano... Qualcosa.
Il ragazzo si chiamava Manuel.
Era lì disteso, con i suoi soliti pantaloni verde militare, e la sua solita maglia nera con le maniche corte. Aveva i capelli castano chiaro, ed i suoi occhi verdi scintillavano nel buio della sera. Dalle mani ai gomiti, lasciando libere le dita, era coperto da una fasciatura di bende bianche. Copriva gli innumerevoli lividi e cicatrici che si era procurato negli allenamenti.
Doveva badare ai Chocobo, come ogni venerdì. Era un lavoro noioso e non retribuito, ma lo faceva lo stesso. Perchè ribattere? Meglio fare quello che gli veniva detto di fare, senza protestare. Tanto a cosa avrebbe portato? Urla, litigi e compagnia bella, e lui non era un attaccabrighe. In fondo si trattava solo di una sera alla settimana, no?
Diede un'occhiata al lucchetto del recinto: non era chiuso bene. Poco male, tanto non si sarebbero mossi con lui a pochi metri da loro, sveglio e pronto a catturarli. Quindi continuò a guardare le stelle.
Passarono le ore. All'improvviso vide una stella insolitamente grande e luminosa. Che bella, era... Gli veniva la tentazione di toccarla... Tese il braccio verso l'alto, e con sua sorpresa si ritrovò sollevato da terra di almeno mezzo metro. Si mise in posizione eretta, e notò che i suoi piedi non toccavano terra. Sbalordito, iniziò a muoversi come se nuotasse nell'acqua, e funzionò!
Sorrise e spiccò il volo verso la stella che aveva visto prima. Volava sempre più in alto, sempre più in alto... Poi ad un certo punto si fermò. Iniziò a precipitare come un meteorite verso la terraferma. Cadeva, cadeva, sempre più giù, sempre più giù...
Manuel: Nooo!
Scattò a sedere: era madido di sudore, ma contento che fosse stato solo un brutto sogno.
Poi fu colto da un atroce dubbio. Si girò a guardare i Chocobo e...
Manuel: Oh, no... Non ci voleva...
I Chocobo erano riusciti ad aprire il recinto ed erano scappati. Il giovane si guardò intorno, e vide i Chocobo che passeggiavano poco lontano. Rincuorato li fece rientrare nel recinto e li contò.
Manuel:... Sette... Otto... Accidenti. Ne manca uno.
Si guardò intorno e lo vide. Chiuse il recinto con il lucchetto e si diresse verso il Chocobo che gli era sfuggito.
Manuel: Vieni qui... Vieni qui...
Tentava di attirarlo. Il Chocobo non gli diede retta, e scappò lontano. Manuel lo seguì, demoralizzato.
Manuel: Vieniii! Ehiii!
Il Chocobo si era fermato a mangiare delle bacche, Manuel lo raggiunse e lo acchiappò. Guardò le bacche mangiate: erano commestibili, per fortuna. Tirò un sospiro di sollievo.
All'improvviso notò una grotta che non aveva mai visto. Si avvicinò, curioso, ed una luce blu lampeggiò per un secondo nell'oscurità. Manuel si spaventò, e si avviò verso il recinto, con il Chocobo. Lanciò un ultimo sguardo alla grotta, e decise che sarebbe tornato un'altra volta.
Magari di giorno.

Lettori, a voi il giudizio (anche se è un po' presto... Scrivete cosa ne pensate dell'idea che abbiamo avuto, tanto per darci un segno che ci siete... Ne abbiamo -ne ho- bisogno!) :D

Doom, a te la palla. :D
 

teo9

Alpha and Omega
Vedo che hai molta fantasia coi nomi:D

Ma io voglio la minific su Cid, Cloud e Wind perchè in quella originale dici poco su di loro
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Vedo che hai molta fantasia coi nomi:D

Ma io voglio la minific su Cid, Cloud e Wind perchè in quella originale dici poco su di loro

Don't Worry, l'avrai. Non subito, però. :D
Fra parentesi, ho fatto apposta a dare poche informazioni (ma abbastanza da incuriosire il lettore) su di loro, avevo già in mente da un po' di crearla...:D

P.S.
Manuel è un nome ricorrente perchè io mi chiamo Emanuele... E anche se non mi assomiglia per niente, il personaggio principale delle mie Fic tende ad avere quel nome...:D (scusate la banalità, :))
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Eccomi qua!
Essendo il coautore mi sembra giusto postare come secondo subito dopo Odstarva :D

[EDIT: NOOOOO Teo mi hai bruciatooooooo!!]

Nel frattempo vi anticipo che ne vedrete sicuramente delle belle, visto che nessuno sa dove ci porterà questa storia! :D :D
La domanda che pongo a voi tutti è: cosa succede quando due supernova si incontrano? La risposta.. alla fine della storia! :D


Prologo II
Notte scura. Notte buia. Cielo stellato, con un piccolissimo spicchio di luna che rischiarava appena l'erba in una vasta pianura.
Un leggero vento freddo piegava leggermente i fili d'erba, diffodendo un suono nell'aria simile a un sussurro; con un colpo secco un oggetto tagliente molto grande venne conficcato nella terra quasi gelata. Visto dal basso la lama di questo oggetto aveva un'apparenza ancora più sproporzionata, mentre il solco nel terreno non lasciava dubbi su quanto dovesse pesare realmente quell'oggetto.
Zack Fair fece un lungo respiro e si mise ad osservare il cielo stellato. Erano ormai passati due anni da quando aveva lasciato il suo villaggio, un piccolo centro rurale di quelle sconfinate pianure, per esplorare il mondo; i suoi antenati erano da sempre pastori e contadini, ma nonostante la tradizione pacifica della sua gente, i tempi si erano fatti decisamente più difficili negli ultimi anni e il bisogno di difesa era diventato molto più che una necessità. Così i capi del villaggio avevano deciso di contattare un maestro di spada, il migliore della regione, per addestrare alcuni giovani, i più promettenti, all'arte della guerra..
Zack Fair, capelli nerissimi non tanto lunghi e occhi azzurri scintillanti, era stato uno di questi giovani, così da quando aveva quattordici anni era stato addestrato all'uso della spada e cresciuto come un guerriero.
Fra tutti i suoi compagni, lui era quello che si era sempre contraddistinto per impegno, abilità e potenziale: tutto in lui, dai suoi movimenti al suo fisico, sembrava essere stato creato apposta per maneggiare una spada. All'età di sedici anni era riuscito addirittura a disarmare il suo maestro, il quale rimase molto colpito da questa manifestazione di suprema abilità da parte del suo allievo e fece forgiare appositamente per lui una spada, che da allora diventò una presenza perenne al fianco, anzi, sulla schiena di Zack.
Raggiunta la maggiore età e visto che le minacce al villaggio sembravano essersi ridotte al nulla, il ragazzo aveva deciso, su consiglio diretto del suo maestro, di iniziare a viaggiare per il mondo

"Non è giusto che la tua grande abilità innata venga sprecata" gli aveva detto "Il mondo è pieno di ingiustizie e innocenti incapaci di difendersi. Tu hai il potere di cambiare le sorti di almeno alcune di queste anime indifese. Vai, e aiuta a far trionfare la giustizia in questo mondo!"

Di certo le parole del suo maestro non erano sbagliate.. ma almeno un pochino anacronistiche sì: in due anni di girovagare, sebbene animato da ottime intenzioni, Zack non aveva trovato mai una minaccia così seria da rendergli utile la sua spada. Molto più spesso la situazione era stata risolta dalla sua grande abilità diplomatica, che unita alla spiccata ironia, era un altro dei suoi punti di forza.

"Mah.. forse mi conviene tornare a casa.."

Zack osservò a lungo il cielo stellato della notte, con la spadona a due mani conficcata nel terreno; la sua arma era un po' come la sua anima, una realtà dalle dimensioni troppo grandi per poter essere controllata o facilmente assoggettata a una vita comune. In fondo era anche retaggio del suo addestramento da guerriero, il ragazzo non aveva dubbi: lui era nato per fare l'eroe, anche se il mondo non gli aveva ancora dato la possibilità di dimostrarlo.
Il centro abitato più vicino distava almeno un paio di chilometri ed era ormai notte inoltrata, ma la cosa non sembrava essere un problema: Zack era abituato a dormire all'addiaccio, esattamente sotto il cielo stellato, senza tende nè coperte. La sua spada, il suo corpo e il suo spirito: questo era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Attualmente però il sonno non sembrava essere tanto pesante, al contrario; era stata una giornata abbastanza riposante dopotutto, riposante e noiosa... solo cammino, senza particolari eventi. Proprio per questo motivo Zack osservava il cielo stellato, non avendo molto di meglio da fare; fino a che una stella luminosa non gli parve cadere verso il basso.

"Ehi, ma quella cos'è?"

La scia di quella cometa tracciò la traiettoria del movimento della stella, dopodichè causa ed effetto scomparirono, come se non fossero mai esistiti.
Abbassando lo sguardo verso l'orizzonte, gli sembrò di vedere un bagliore blu intenso; la luce rimase attiva per diverso tempo, quel tanto che bastò per far incuriosire Zack e per fargli intuire che la distanza da percorrere sarebbe stata troppa, soprattutto a quell'ora. Dopo una decina di minuti ogni luce strana e apparentemente innaturale scomparve, lasciando solo la brezza notturna a sfiorare i vestiti imbottiti di Zack: una tuta blu scuro da militare in due pezzi, con due bretelle di pelle che reggevano la cintura che rendeva aderente al petto la giacca. I pantaloni, dello stesso colore della giacca, scendevano lungo le sue gambe fino a entrare nei due grossi anfibi che costituivano le sue calzature. Nonostante l'apparenza semplice e leggera dei suoi abiti in realtà Zack non sentiva minimamente il freddo e poteva contare su una protezione non indifferente a colpi contundenti di armi rudimentali, come bastoni, pezzi di legno e così via.

"Bene, meglio dormire ora"

disse fra sè, sdraiandosi appoggiato alla lama del suo spadone, sufficientemente grande da coprirlo interamente come fosse un muretto. Prima di chiudere gli occhi, Zack però si ripromise una cosa: sarebbe andato a vedere cos'era quella luce blu.

..till next time..
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio I

Manuel era in palestra. Non aveva raccontato a nessuno l'episodio della sera prima.
Stava facendo delle flessioni, in modo da tenere impegnato il cervello. Non sapeva bene neppure lui perchè gli piacesse così poco pensare. Forse perchè si rendeva conto di essere da solo.
Quel giorno suo padre e suo nonno erano andati ad eliminare un Garuda particolarmente ostile sulle montagne che si distinguevano a pochi chilometri dal loro villaggio, e non lo avevano portato con loro. Gli avevano detto che se se ne fosse andato anche lui, il villaggio sarebbe rimasto senza protezione. Non gl'importava particolarmente di andare con loro, ma il fatto della "protezione del villaggio" gli suonava come una bugia, e anche piuttosto insensata. Nessuno aveva mai attaccato il villaggio, non c'era assolutamente nulla da rubare.
"Non mi hanno portato -pensò- perchè sono ancora un bambino, per loro."
Iniziò a fare flessioni in rapida successione solo con il braccio destro. Doveva pensare di meno. Non poteva evitarlo, però. Quei pensieri tornavano come un boomerang.
"Per loro sono un peso, un debole."
Cambiò braccio, ed iniziò ad andare su è giù, sempre più veloce. Il sangue gli salì alla testa, ed iniziò a pulsare nelle tempie. Ma Manuel non accennava a fermarsi.
"Io non sono un debole."
????: Ciao.
Manuel si fermò, e quasi cadde dallo spavento. Poi si voltò verso la voce femminile che aveva sentito.
Manuel: Oh, ciao Lucy...
Lucy era una ragazza con i capelli biondo pallido e gli occhi del colore del ghiaccio. Indossava una minigonna rosa, sopra ad un paio di fuseaux neri, ed una maglia nera attillata a mezza manica.
Lucy: Ti alleni ancora?
Manuel scrollò le spalle e non rispose. Il tono di voce di Lucy era calmo e piatto, sembrava senza emozioni. Aveva diciassette anni, come Manuel.
Lucy: Ti hanno lasciato indietro ancora, eh?
Lucy aveva un talento particolare per le verità scomode. Era una delle poche persone con cui Manuel parlasse. La annoverava fra quelli che considerava come "amici". La pensavano allo stesso modo su molte cose, ed avevano un carattere piuttosto simile.
Manuel:... Sì.
Lucy: E ti da' fastidio?
Manuel: No.
Lucy: Bugiardo.
Manuel:... Un po'.
Lucy: Perchè non gli hai chiesto di venire?
Manuel non ne fu sorpreso. Lucy capiva sempre tutto, e subito. Effettivamente non aveva neppure tentato di persuadere il padre.
Manuel: Perchè mi hanno detto di rimanere.
Lucy: E tu sei rimasto.
Non era una domanda, perciò Manuel non rispose. Lucy si sedette vicino a lui.
Lucy: Com'è andata ieri sera?
Manuel scrollò le spalle. Lucy non rispose, sembrava che sapesse che qualcosa era successo. Manuel vuotò il sacco.
Manuel: Ho visto... Una luce.
Lucy: Una luce?
Manuel: Sì. Una luce blu. Dentro ad una grotta fuori dalla città.
Gli sembrava inutile parlarle della fuga dei Chocobo. Lucy alzò lo sguardo, concentrandolo su un ragno che tesseva la sua ragnatela sul tetto della palestra. Anche Manuel lo guardò, e rabbrividì.
Manuel: Odio i ragni.
Lucy: Andrai a vedere cos'è? La luce blu?
Manuel:... Pensavo... Di andarci stasera.
Lucy: Ma non devi... "Proteggere il villaggio"?
Manuel: Nessuno attaccherà. Io stasera vado alla grotta.
Lucy:... E non mi chiedi di accompagnarti?
Manuel: Se vuoi venire puoi farlo.
Lucy: Non hai nessuna voglia che venga anch'io.
Neppure questa era una domanda. Ed aveva ancora ragione. Senza sapere il perchè... Manuel voleva andarci da solo.
Manuel: Non te la prendere...
Lucy: Non me la prendo. Solo... Avresti potuto dirmelo tu, no?
Manuel la guardò alzarsi ed andarsene. Si distese a terra. A cosa sarebbe servito? Era molto più facile aspettare che lo dicessero gli altri. Forse era davvero un debole. Dalla posizione in cui era, iniziò a fare una serie di addominali.
Quel giorno, verso le cinque, uscì dalla città, e percorse il breve tragitto che lo separava dalla grotta.
Una volta sulla soglia, esitò. Non aveva avvisato nessuno. Sua madre, sua sorella... Nessuno.
Un attimo dopo entrò. La grotta era umida e buia, ma la flebile luce del tardo pomeriggio illuminava leggermente i primi metri. Non c'era traccia della luce blu. Gli unici rumori erano i suoi passi e le gocce di umidità che cadevano dalle stalatiti.
Avanzò nell'oscurità, per molti metri. Ad un certo punto vide uno scintillìo, come di un oggetto di vetro. Un oggetto molto grande. Manuel si avvicinò, con un nuovo obbiettivo. Era talmente buio che non riusciva a vedere ad un palmo dal suo naso. Si fermò, vicinissimo all'oggetto di vetro. Non lo vedeva, ma ne avvertiva la presenza, e di tanto in tanto distingueva un lampo di luce, provocato dalle goccie che cadevano sull'oggetto.
Tese il braccio in avanti, alla cieca, e toccò la sua superficie fredda e liscia.
Immediatamente l'oggetto brillò di un blu accecante, e sbalzò via Manuel. Il ragazzo battè la testa su una dura parete di roccia, e svenne.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Episodio II

Le prime luci dell'alba rischiarono la sterminata pianura dove Zack stava dormendo, appoggiato alla enorme lama della sua spada, come sua abitudine. I raggi del sole appena sorto solleticarono i suoi capelli neri, vagamente a punta; sua madre gli aveva sempre detto di curare di più la sua acconciatura, ma non era mai stato un interesse primario di Zack obbligare i suoi capelli a seguire uno schema preciso con gel, spazzolate o quant'altro. E in fondo il risultato non era affatto male: una chioma di media lunghezza che per sua volontà intrinseca, senza bisogno di interventi particolari, assumeva dei contorni spigolosi, a punta appunto. Anche questa era una sua caratteristica peculiare, a cui teneva tantissimo, una caratteristica per cui si sentiva diverso dagli altri, speciale; l'altra erano i suoi brillantissimi occhi azzurri, così luminosi da sembrare risplendere di luce propria.
La luce del sole appena sorto investì la pianura, tingendola dei colori del mattino; un cielo terso e limpido conferiva a tutto l'ambiente la serenità e la quiete tipica della stagione invernale. Zack aveva piantato come sempre a caso la sua spada a terra, e come mille altre volte la luce del sole lo avvolse, dandogli un potente stimolo per svegliarsi; tante altre volte invece la lama della spada era stata piantata verso est, in modo che la luce dell'alba non colpisse direttamente gli occhi del ragazzo addormentato, ed erano le volte in cui in effetti dormiva di più.
Sotto l'invito della luce del primissimo mattino dunque Zack si svegliò, poi si mosse e stiracchiò le sue braccia verso l'alto, sbadigliando.

Zack: Ahh.. mai che mi ricordi dell'est! Beh, pazienza, ormai sono sveglio...

Non che facesse molta differenza in effetti l'ora della sveglia.. ogni volta, indipendentemente da quando partiva la giornata, ce n'era una nuova; di certo non poteva lamentarsi della monotonia.. la vita di vagabondo era sempre ricca di sorprese, se poi si considera il fatto che era abituato a dormire all'addiaccio puro, le sorprese al risveglio erano ormai all'ordine del giorno. Come quella volta che si era svegliato circondato da quattro briganti che volevano rapinarlo.. poveretti! Il primo che aveva osato attaccare si era ritrovato con un braccio quasi tranciato di netto, e quando ripensava alla faccia dei compagni al vedere il loro capo semi-mutilato in un secondo, Zack non riusciva a trattenere un sorriso, che la maggior parte delle volte gli rendeva buona la giornata. Non era un ragazzo arrogante, anzi. Molto spesso era occupato a cercare di abbassare le voci della gente che ricevevano un aiuto da lui e che ne diffondevano le gesta in pubblico in modo quasi eroico.
Nessuno avrebbe mai potuto considerarlo arrogante, perchè tutto in lui, dal comportamento al modo di fare, era come i suoi occhi: umilmente brillante.
Aveva grandi aspirazioni, questo sì. Non si gloriava delle sue imprese, ma non si sarebbe mai accontentato di aver compiuto un'opera: doveva fare di più. Doveva essere.. un vero eroe!
Proprio per questa sua perenne aspirazione a mettersi alla prova, appena svegliato il primo pensiero che ebbe fu quella luce blu discontinua della sera precedente; e del resto, non avendo una meta precisa, una direzione valeva l'altra.. per cui Zack decise di camminare nella direzione di quella luce, sperando che volesse veramente dire qualcosa e non fosse stata un'allucinazione. E se proprio si fosse rivelato tutto un flop, si sarebbe comunque mosso in una direzione.
Il ragazzo estrasse la sua spada dal terreno con una facilità impressionante e la riallacciò alla fodera a tracolla che portava sulla schiena; mettendola in obliquo, l'altezza di Zack era appena sufficiente a non far toccare terra alla lama, decisamente eccessiva e impossibile da impugnare da chiunque altro oltre a lui. La luce blu della sera prima era apparsa molto distante dal punto in cui si trovava lui, ma Zack aveva buone gambe, tali da percorrere una distanza considerevole in un tempo significativamente minore dei suoi coetanei. Superò un paio di fossati, un fiume, diversi appezzamenti di terreno grandi svariati ettari e alcune piccole aree di brughiera; verso le sei di sera raggiunse una zona un po' diversa da quelle attraversate fino a quel momento. A prima vista sembrava una collinetta come tante altre, ma aggirandola Zack vide che in realtà sulla parte nascosta dell'altura era presente un'apertura, una vera e propria grotta. Istintivamente il ragazzo si avvicinò alla soglia e cercò di scrutare all'interno: nonostante la sua buona vista però la luce del crepuscolo non forniva molta assistenza, e l'interno della grotta era completamente buio. Improvvisamente, proprio mentre Zack stava pensando di lasciare perdere e andarsene, un flash blu improvviso illuminò per un istante tutta la caverna, abbagliandolo per qualche secondo. Da quel briciolo di luce il ragazzo aveva intravisto una discesa ricca di stalattiti e stalagmiti, come ci si sarebbe potuto aspettare da una normale grotta naturale; eppure la natura di quel flash blu non sembrava naturale, e ancora peggio, quel bagliore ricordava esattamente quella stessa luce che Zack aveva intravisto la sera prima. La cosa che spinse definitivamente il ragazzo ad agire fu un grido subito dopo la fine del bagliore blu, un grido proveniente dalla grotta e seguito da un rumore pesante, come di corpo che colpisce qualcosa di duro.

Zack: Eh no, qui devo vederci chiaro..

Detto questo, il giovane spadaccino tornò indietro, verso l'ultima area di brughiera attraversata; dalle sterpaglie raccolse quattro rami secchi, dei più lunghi e robusti che poteva trovare, e li legò insieme. Tornò quindi davanti alla grotta e prima di entrare utilizzò una pietra focaia, una delle pochissime cose che costituivano il suo equipaggiamento oltre alla spada e ai vestiti, per accendere i rami; con la torcia artigianale Zack entrò nella grotta per qualche metro. Mentre entrava, la luce blu proveniente dal fondo apparve nuovamente, tanto che sembrava invitarlo a proseguire. Arrivato a una curva di circa novanta gradi, la marcia di Zack si arrestò, per ovvie ragioni: non era più la luce blu a interessarlo, ma il corpo di un ragazzo, probabilmente più giovane, che giaceva privo di sensi su una parete di roccia, come se fosse stato spinto lontano da una forza molto più grande di lui.
Zack non pensò una parola, nè un commento alla situazione; semplicemente si avvicinò al ragazzo svenuto, si accertò che fosse ancora vivo e con le ossa apparentemente tutte intere. Accertatosi del fatto che respirasse ancora e che non fosse in pericolo di vita immediato Zack tirò un sospiro di sollievo; lanciò la torcia indietro, a terra, in modo che potesse fare luce senza occupargli spazio. Prese il ragazzo svenuto in braccio e lo condusse fuori.
Purtroppo la sera era ormai sopraggiunta, il sole era già tramontato e Zack non conosceva sufficientemente bene la zona per sapere se ci fosse un insediamento vicino; in caso contrario avrebbe portato il ragazzo in un centro abitato, un ospedale o qualsiasi altra cosa che più si fosse avvicinato a una clinica. Tuttavia l'ora era tale per cui non poteva fare altro che occuparsene lui,almeno fino alla mattina successiva.

Zack: ...interessante ...e ora dove ti metto?

Certo, essere un vagabondo abituato a dormire senza i più basilari comfort aveva degli svantaggi: dove mettere il suo nuovo incontro? Non aveva neanche una coperta a disposizione, solo le risorse offerte dalla natura, la sua spada e il suo ingegno. Alloggiare nella grotta era un'idea quantomeno folle: non sapeva se era un rifugio sicuro, quali animali vi abitassero o quali pericoli potessero celarsi al suo interno. Molto più sicuro dormire all'esterno, in una zona forse meno riparata ma con più possibilità di fuga.
Zack sapeva bene di poter essere pienamente in grado di difendersi da solo dormendo sotto le stelle, ma sapeva anche che non avrebbe potuto garantire la stessa sicurezza a qualcun altro, specie se svenuto. Dall'aspetto sembrava che il ragazzo che aveva trovato nella grotta non fosse uno sprovveduto.. i suoi muscoli ben sviluppati facevano intuire che in condizioni normali sarebbe stato un avversario per nulla da sottovalutare. Tuttavia Zack non aveva le conoscenze di un medico e non sapeva dire esattamente in che condizioni si trovava, per cui decise di operare la scelta più saggia: l'avrebbe considerato come una persona inerme. Se poi, come il suo istinto gli suggeriva, si fosse dimostrato all'altezza di potersi difendere da solo, sarebbe stato solo meglio; però allo stato attuale delle cose Zack non poteva permettersi di considerarlo autosufficiente: una sua leggerezza avrebbe potuto costargli la vita.
Per cui il ragazzo con lo spadone decise di tornare alle piante più vicine, da cui aveva preso i bastoni, e formare un giaciglio il più possibile comodo con le foglie secche e ramoscelli più teneri disponibili. Trasportò il ragazzo svenuto come aveva fatto prima e lo distese su quel letto improvvisato, che poi coprì con un altro cumulo di foglie per tenerlo il più al caldo possibile. Prima o poi si sarebbe fatto giorno e se il ragazzo non si fosse ancora ripreso, Zack avrebbe cercato un centro abitato e l'avrebbe portato in un ospedale. Sistemato il suo protetto lo spadaccino estrasse nuovamente la sua spada, la conficcò nel terreno come la sera precedente e si sdraiò appoggiandosi alla lama. Questa volta aveva fatto attenzione a non puntarla verso est, così si sarebbe svegliato il prima possibile, cioè all'alba.
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Così presto, Doom? o_O
That's ok.

Episodio III

Manuel si svegliò di colpo, come se gli avessero lavato la faccia con dell'acqua ghiacciata. Tuttavia non si mosse, nè emise alcun suono.
Guardò il cielo. Sembrava che fosse almeno l'alba. Poi si accorse effettivamente di stare guardando il cielo. Gli parve strano, si ricordava di essere stato nella grotta, la sera prima. Poi si ricordava un'intensa luce blu, e poi più nulla.
Mosse leggermente la testa alla sua sinistra, e vide un grosso oggetto che assomigliava ad una spada. Anzi, era perfettamente identico ad una spada, con l'elsa rossa e l'enorme lama grigio scura. Notava anche due fori, poco più in alto dell'elsa. L'unica cosa che rendeva improbabile, quasi impossibile, che quella fosse una spada erano le dimensioni. Era lunga quasi come tutto Manuel, e larga almeno come il suo avambraccio.
Manuel la guardò con interesse e poi, dietro di essa, notò un uomo.
Era appoggiato all'oggetto con la schiena, e sembrava addormentato.
"Accidenti, forse mi hanno rapito..."
Poi vide che erano ancora vicini al suo villaggio, ed escluse quell'ipotesi. Di sicuro il rapitore lo avrebbe trascinato molto più lontano, per evitare di essere preso.
"Allora forse mi ha salvato..."
Il buonsenso gli diceva di scappare silenziosamente verso il suo villaggio, ma il suo istinto lo tratteneva.
Senza rendersene conto, gli si era avvicinato parecchio, ora lo guardava in faccia. Sulla guancia sinistra aveva una cicatrice a croce. Il volto magro, i capelli neri e degli occhi azzurri che... Lo fissavano.
Ragazzo: Ciao.
Manuel sobbalzò e scattò in piedi con i pugni alzati, pronto a difendersi.
Il ragazzo si alzò in piedi, con aria noncurante. Poi alzò le braccia, come per arrendersi.
Ragazzo: Tranquillo. Non sono un brigante.
Manuel non abbassò i pugni. Perchè mai avrebbe dovuto credergli? E soprattutto perchè non aveva dato retta al suo buonsenso e non se ne era andato via?
Il ragazzo abbassò le braccia.
Ragazzo: Ti ho trovato svenuto dentro la grotta.
Indicò la grotta alle sue spalle, quella dove Manuel ricordava di aver perso i sensi.
Ragazzo: Mi chiamo Zack, piacere di conoscerti.
Tese la mano. Manuel, lentamente, abbassò i pugni, e tese la sua. Tuttavia non strinse quella di Zack, aspettò che gliela stringesse lui.
Manuel: Manuel.
Zack: Bel nome!
Poi sorrise. Il sorriso svanì dalla sua faccia, quando vide che non era riuscito a rompere il ghiaccio.
Manuel non sapeva perchè fosse ancora lì, ma quel ragazzo... Aveva qualcosa di speciale, poteva sentirlo. Doveva restare.
Zack: Per caso sai... Cos'era quella luce blu?
Manuel: No. Ero lì anche io per controllare.
Zack: Capisco. Ci sono villaggi qui vicino?
Manuel: Sì. Il mio villaggio è a dieci minuti da qui.
Zack: Grande! Finalmente mangerò qualcosa di diverso da bacche e funghi! Era da un po' che non trovavo nessun villaggio, in effetti. Mi ci accompageneresti?
Manuel: Sì, d'accordo. Per di qua.
Zack: Grazie ancora, eh!
Manuel lo guardò estrarre quella che effettivamente si rivelò essere davvero una spada, e caricarsela sulla schiena. Era stupito, ma non fece commenti. Quindi lo condusse al villaggio, ormai certo che questo "Zack" non presentasse nessun pericolo. Erano quasi arrivati, quando vide del fumo bianco, all'orizzonte.
Il cuore gli balzò alla gola, ed iniziò a correre, seguito a ruota da Zack. Anche lui aveva notato il fumo, ed erano entrambi d'accordo nell'affermare che non poteva significare nulla di buono. Quando il villaggio fu a portata d'occhio, i due ragazzi si fermarono ad osservare la scena.
Un enorme distesa di terra bruciata, le case incenerite, la vegetazione sparita. E poi la cosa più orribile di tutte: c'erano molti corpi distesi quà e là nelle strade. Erano in carne viva e con i vestiti bruciati, e sui loro volti si distingueva ancora l'eco di un ultimo urlo di dolore.
Bruciare, forse il modo peggiore per andarsene. Sentire la pelle che si consuma, ed il fuoco che avvolge il corpo strappando via la vita un pezzetto alla volta, sapere di essere condannati alla morte, e di doverci arrivare dopo un'agonia che poteva durare minuti interminabili.
Manuel iniziò a correre fra le case, disperato. Cercò prima sua madre e sua sorella, a casa, e le trovò, nello stesso stato degli altri. Lo stesso stato in cui trovò anche suo padre e suo nonno nella palestra. Erano tornati la sera prima, evidentemente. E, benchè guerrieri intrepidi e valorosi, poco potevano contro le devastanti forze della natura come il fuoco. Poi cercò l'altra persona a cui teneva di più. La cercò a casa sua, e non la trovò. Iniziò a chiamarla a gran voce.
Manuel: Lucy! LUCYYY!
Nessuno rispose. Manuel si inginocchiò per terra, ma non pianse. Era in mezzo alla strada.
Poco dopo sentì una mano che si posava sulla sua spalla.
Zack: Mi dispiace.
Manuel si alzò in piedi. Non doveva mostrare di essere debole.
Zack: E' tutto a posto?
Manuel mentì.
Manuel: Sì.
Zack: Non è vero.
Manuel: Invece sì.
Zack: Andiamo... Come potreb...
Manuel: TI HO DETTO CHE VA TUTTO BENE!
Zack: Credevo solo...
Manuel: Lasciami in pace.
Non sapeva cosa lo avesse spinto a dirlo. Non voleva davvero restare da solo. Per un attimo avvertì l'impulso di lasciarsi cadere fra le braccia del ragazzo, e piangere. Un attimo dopo voleva picchiarlo. Perchè era ancora lì? Perchè lo fissava? Cosa diavolo voleva ancora da lui?
Manuel: Io vado alla grotta.
Perchè poi, proprio alla grotta? Mah, lo aveva detto senza pensare. Era come se lo avesse pronunciato un'altra persona, al posto suo. Però gli andava bene, e decise che avrebbe fatto così. Giusto per evitare di pensare.
Zack: Sì, certo. L'ultima volta hai battuto la testa sul muro e sei svenuto, ricordi?
Manuel: Non m'importa. Io ci vado. Voglio... Voglio sapere cos'era quella luce blu.
Non era vero, non gliene importava più nulla, ma pensò che era una bugia comoda.
Zack: Sei pazzo.
Manuel scosse la testa.
Manuel: Ci vado lo stesso.
Zack: Bene, allora io verrò con te.
Manuel: Fa un po' come ti pare.
Non sapeva bene perchè, ma la presenza di Zack non lo disturbava come lo avrebbe disturbato la presenza di Lucy, nella grotta. Si avviò subito verso la grotta, senza voltarsi indietro, ma poteva sentire i passi di Zack che lo seguivano.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Episodio IV

Zack seguiva silenziosamente il ragazzo appena conosciuto, che camminava sempre più veloce verso la grotta. Dal passo veloce, diretto, imperterrito e dallo sguardo fisso a terra di Manuel Zack intuiva che non era la fretta di raggiungere la meta a muovere il ragazzo, quanto piuttosto la volontà istintiva di lasciare il più in fretta possibile le macerie in fiamme del suo villaggio. Una reazione più che comprensibile, soprattutto per una persona sensibile come Zack; aveva già visto scene tragiche avvenire davanti ai suoi occhi, ma mai di queste proporzioni. Un intero villaggio dato alle fiamme era quanto di peggio avesse mai visto, ed assistere a quel tremendo spettacolo con uno dei superstiti - forse l'unico- era veramente di che rovinarsi la giornata, la settimana, il mese e probabilmente anche l'anno.
Impossibile non lasciarsi condizionare da quell'evento, nel suo cuore Zack piangeva la perdita di quel villaggio quasi come fosse stato il suo; tuttavia, a differenza di Manuel, il ragazzo con la spada esagerata era in grado di mantenere una certa lucidità mentale. Proprio questa lucidità nel pensiero aveva spinto Zack a farsi vicino a Manuel, offrendogli un modo per sfogare il suo dolore, ma poi aveva esagerato con le attenzioni, e se ne era reso conto subito. In fondo si conoscevano da qualche ora a dir tanto, come poteva pretendere che immediatamente dopo aver perso tutto una persona potesse sfogarsi con lui? Però in quel momento Zack non era riuscito a contenere le sue forti emozioni, cosa che probabilmente rappresentava il suo più grande difetto.
Ad ogni modo, tutto ciò che poteva fare ora era seguire Manuel, e impedire che potesse fare qualche sciocchezza che avrebbe potuto farlo passare a miglior vita come i suoi compaesani. Pensandoci bene, mentre la grotta si avvicinava sempre più, non era solo per Manuel che lo faceva. Un villaggio non prende fuoco da solo, non in modo così repentino e completo almeno; qualcuno - o qualcosa- aveva provocato quell'incendio, e la Giustizia chiedeva vendetta. La Giustizia, questo era il nome che gli suggeriva l'istinto; e la Giustizia chiedeva che quella vendetta fosse compiuta per mano di Manuel. Quel ragazzo non doveva, non poteva morire, perchè la Giustizia chiamava il suo nome; e Zack sentiva di essere capitato in quel posto e in quel momento proprio per permettere alla Giustizia di compiersi. Giustizia e Onore. Il suo maestro gliel'aveva insegnato.
Mentre era impegnato in questi pensieri, Zack non si accorse che lui e Manuel avevano ormai raggiunto la grotta, che si apriva come una bocca oscura dall'apparenza innocua ma dalla pericolosità ormai nota.

Zack: Beh, siamo arrivati. Cosa vorresti fare ora?

Manuel non rispose. Non subito almeno. Rimase davanti all'entrata per diversi interminabili minuti, in piedi con la testa sempre rivolta a terra, le braccia distese lungo il corpo, pugni serrati e occhi chiusi. Non apriva gli occhi per evitare che le lacrime potessero scivolare lungo le guance o cadere per terra: questo avrebbe fatto capire a Zack le sue emozioni, e quindi mostrato la sua debolezza.

“Non mostrarti debole. Non devi essere debole”

Manuel continuava a ripetersi queste frasi, ma il dolore che provava era troppo grande e non riusciva a non ricordare gli ultimi momenti con cui aveva parlato con sua madre.. sua sorella.. suo padre, suo nonno.. solo due giorni prima era a fare la guardia involontaria a dei Chocobo ed ora quei Chocobo probabilmente erano l'unica cosa che gli era rimasta. Sempre che il fuoco non si fosse propagato anche alla stalla e incenerito i pennuti, come aveva fatto con il resto del suo mondo. Nonostante i suoi sforzi, un paio di lacrime calde come appunto il fuoco sfuggirono dalle sue palpebre e scivolarono sulle sue guance, gocciolando poi per terra.
Zack incrociò le braccia, rimanendo sempre alle spalle di Manuel a una discreta distanza; se voleva rimanere solo era meglio, pensava, non opprimerlo con infinite domande né con una presenza troppo pressante. Per il momento la cosa più saggia era rimanere a distanza, osservando le sue mosse come un angelo custode, pronto a intervenire appena fosse stato necessario.
Ormai era una questione di principio e poi non avrebbe più potuto guardarsi allo specchio ad abbandonare Manuel in questo momento. Zack cercò di farsi sentire una seconda volta, ripetendo la frase di prima.

Zack: ...cosa vuoi fare ora?

Anche questa volta non ebbe risposta da Manuel, però accadde una cosa diversa. L'intera grotta davanti ai due ragazzi, come rispondendo alla domanda di Zack, iniziò a pulsare di luce blu potente, così forte da riuscire a superare la luce del sole del pieno giorno. Dopo alcune pulsazioni ritmate, la luce blu si stabilizzò, così da rischiarare la grotta, la collina e l'intera area circostante per decine di metri. L'improvvisa luce diede in qualche modo la scossa a Manuel, che smise di pensare al passato e fu colto da un improvviso istinto ad agire.

Manuel: ..qualcuno ha deciso per noi. Andiamo.

Non sapeva perchè avesse parlato al plurale. Si era reso conto che Zack era sempre vicino a lui e non l'aveva abbandonato dal villaggio, e in fin dei conti non gli dava neanche troppo fastidio.. anzi, per certi versi era quasi contento ad essere seguito. D'altro canto in quei momenti aveva avuto più di un moto d'ira assoluta per la presenza permanente del ragazzo dietro le sue spalle.. in sua presenza non si sarebbe potuto permettere neanche il diritto di urlare tutto il suo dolore, non poteva andare via?!
Ed ora aveva parlato al plurale, senza un senso logico. Ad ogni modo, senso o no, Manuel decise di incamminarsi nella grotta e Zack lo seguì. La luce blu aveva destato un altro interesse in quest'ultimo: finalmente avrebbe scoperto che cosa lo aveva spinto fino a lì.
Avanzarono per diversi metri, lentamente; attraversarono aree rocciose con stalattiti e stalagmiti, alcune delle quali molto appuntite e pericolose, ma entrambi i ragazzi le superarono senza difficoltà. Impossibile determinare il reale colore delle pareti: l'unico colore visibile era il blu brillante, elettrico ed intenso che proveniva dal cuore di quella grotta. Finalmente Zack e Manuel raggiunsero la curva a novanta gradi dove era stato scaraventato il ragazzo più giovane; voltato l'angolo, i due rimasero a bocca aperta: un grande, scintillante, enorme cristallo blu luminoso troneggiava al centro di un'area circolare. Quel cristallo era la fonte della luce, era grande circa una settantina di centimetri ed era posto al centro di una mezza colonna di roccia, che sembrava tenerlo in posizione. Era come uno specchio, un gioiello incastonato e incastrato fra due superfici rocciose che sembravano tenerlo immobile, una dall'alto e una dal basso. Osservando da vicino quel cristallo e incrociando per caso gli occhi di Zack, Manuel si accorse che il bagliore proveniente dall'oggetto era molto simile a quello degli iridi azzurri del ragazzo, solo molto più intenso. Prima di rivolgere la sua attenzione nuovamente al cristallo, Manuel vide ancora la spada eccessiva di Zack ondeggiare dietro le spalle del ragazzo ai suoi movimenti; la domanda gli venne naturale: chi era veramente?
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio V

Zack: Qualcosa che non va?
Manuel scosse la testa, e guardò di nuovo il grande cristallo. Non sapeva che fare. L'ultima volta che lo aveva toccato era stato sbalzato via. Continuò a fissarlo, come se sperasse in un qualche segno. Nulla.
Era deluso. Non tanto per aver fatto un viaggio a vuoto, ma per aver coinvolto anche un'altra persona. Chissà cosa pensava Zack di lui, ora... Probabilmente che era un pazzo, uno squilibrato. Anzi no, peggio: stava di sicuro pensando "Povero, ha perso la casa e la famiglia... Ha bisogno di aiuto..."... Strinse ancora di più i pugni, tanto da sentire le unghie affondare nella carne. Per un attimo sentì l'impulso di voltarsi ed urlare a Zack che non aveva bisogno della sua pietà.
Poi decise che era meglio lasciar stare, e cercò di dire qualcosa che no tradisse il suo stato d'animo, qualcosa come...
Manuel: E ora?
Sia aspettava qualcosa come "Hai voluto tu venire qui dentro", chiunque avrebbe risposto così. Invece Zack non parlò, e Manuel si voltò a guardarlo. Osservava il cristallo, come rapito. I suoi occhi bli sembravano caricarsi di nuova luce. Si avvicinò lentamente al cristallo, e tese un braccio in avanti. Manuel tentò di metterlo in guardia.
Manuel: Attento!
Sembrò che neppure lo avesse sentito. Aprì la mano coperta dal guanto di pelle e toccò la superficie liscia del cristallo. Tuttavia non era fredda. Sembrava che emanasse energia.
Manuel: Zack...?
Zack aprì e chiuse la bocca, senza riuscire a parlare. All'improvviso una voce echeggiò per tutta la grotta.

"E voi chi siete?"

Zack estrasse lo spadone, e Manuel alzò i pugni. Si guardarono intorno: erano soli.
Zack: Chi è là?

"Sono io, il Cristallo Della Spada. E voi chi siete?"

Zack: Io mi chiamo Zack.
Manuel:... Manuel.

"E perchè siete qui?"

Manuel e Zack si guardarono, ma non riuscirono a rispondere.
Zack: Chi è il "Cristallo Della Spada"?

"Io sono la cristallizzazione dell'anima di uno dei quattro guerrieri che moltissimi anni fa sconfissero il Male, per la precisione sono colui che impugnava la spada. Non dovete stare qui. Questo è un luogo sacro."

Manuel: Abbiamo visto una luce.
Zack: Blu. Ne sai qualcosa?

"Una luce? Nessuno può vedere la nostra luce."

Zack: Beh, mi pare evidente che non è così, io e lui l'abbiamo vista.

"Questo è un luogo sacro. Dovete andarvene."

Zack: Ma noi...
Manuel: E' inutile discutere. Oh, no! Guarda!
Sotto il cristallo si stava formando un vortice bluastro.

"Vi avevo avvisato. Ora subirete le mie ire."

Il vortice svanì, così com'era apparso.
Zack: Cosa...?
Manuel: Guarda!
Dove prima non c'era nulla se non rocce, ora si ergeva una figura magra e non molto alta. Una figura umana.
Zack: Ma che diavolo...
Ora la figura si distingueva chiaramente. Era un ragazzo che dimostrava più o meno l'età di Zack, ma aveva un alone misterioso intorno a sè, che dava l'impressione che avesse almeno cent'anni. Aveva gli occhi di un azzurro leggermente più chiaro, rispetto a quelli di Zack, ed i capelli color paglia, pettinati in modo piuttosto bizzarro. Aveva una tenuta blu scuro, molto simile a quella di Zack, a parte per l'assenza di una delle due spalline. Impugnava anche una spada di forma e dimensione molto simili a quelle della spada di Zack, l'unica differenza era il colore: mentre la spada del compagno di Manuel era grigio-scura (come la maggior parte delle spade, del resto), quella del nuovo arrivato era attraversata dai colori dell'arcobaleno, e sprizzava minacciosa saette azzurre.
La puntò sui due ragazzi, poi risuonò la voce del cristallo.

"Io sono l'anima dello spadaccino Cloud, uno dei quattro Guerrieri Della Luce. Profanatori, ora assaggerete la mia enorme forza."

Lo spadaccino dalla spada multicolore si scagliò contro Manuel e Zack, che ormai non potevano fare altro se non combattere.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Episodio VI

Zack: Dico, non potremmo risolvere la questione in modo civile?!

Una domanda futile, certo, ma come ultimo tentativo di diplomazia, valeva sempre la pena di tentarla. In realtà Zack non aveva tempo da perdere con cose stupide come la diplomazia, perchè la figura con la spada arcobaleno era già saltata verso di lui, con la lama estratta e pronta a tagliarlo in due. Solo un salto istintivo e una buona dose di fortuna, nonchè la sua grande spada avevano impedito il peggio. Zack si lanciò verso destra, andando a colpire la parete rocciosa e spingendo indietro anche Manuel; Cloud era avanzato
di un paio di metri e aveva superato i due ragazzi nel tentativo di tagliare a metà il più vicino dei due. Si voltò e puntò nuovamente la lama verso di loro, questa volta mirando Manuel.
Il ragazzo non stette però ad aspettare e decise di rispondere con le maniere forti: prese una discreta rincorsa e sferrò un pugno in carica diretto al petto dell'avversario; ma al momento del contatto l'aura intorno allo Spirito del Cristallo si fece più brillante e Cloud acquisì forma eterea. Manuel attraversò Cloud e la sua spada come se fossero stati di vapore, e finì qualche metro dietro le sue spalle.

"Folli. Non potete attaccare un Guerriero della Luce. Solo io posso colpire voi. E lo farò, così che siate da esempio per tutti coloro che saranno così sciocchi da seguire le vostre orme"

Zack: ..devi solo provarci!!

Cloud non se lo fece ripetere due volte: appena Zack ebbe finito di parlare, la punta della lama della spada multicolore era già arrivata a mezzo centimetro dal suo petto, all'altezza del cuore. Una rapidità impressionante quella di Cloud, era in grado di muoversi alla velocità della luce e quasi teletrasportarsi da un punto all'altro prima che qualsiasi avversario normale avesse potuto reagire. Zack alzò il braccio libero aprendo la mano davanti a sè, mentre con la mano destra teneva la sua spadona quasi perpendicolare al suolo

Zack: ..beh.. d..dicevo per dire...

Anche Manuel però era dotato di ottima velocità, seppur non così elevata come lo spirito del Cristallo, e questo bastò al ragazzo per tentare un attacco alle spalle. Una raffica di pugni alle spalle, una serie di colpi che andarono tutti a segno sulla tenuta di Cloud, vicino alla spallina; Manuel fu felice di vedere che il suo avversario aveva riacquisito forma reale, e cercò di concentrare più forza possibile nei pugni successivi.
Un istante dopo, l'aura intorno alla spada e al corpo di Cloud tornò a pulsare, e gli attacchi di Manuel andarono a vuoto, facendo ritrovare il ragazzo nuovamente a colpire l'aria.

"Adesso credete alle mie parole? Non avete scampo"

Cloud impugnò la spada con entrambe le mani e la avvicinò al suo corpo, poi la alzò sopra la sua testa, pronto a sferrare il colpo di grazia. Prima di colpire, l'aura intorno a lui esplose in un bagliore blu; contemporaneamente la luce negli occhi di Zack aumentò d'intensità, come se fosse entrata in risonanza con l'energia di Cloud. Quando la spada multicolore discese sul ragazzo, lasciando dietro di sè un fascio luminoso che ricordava esattamente un arcobaleno, Zack rispose istintivamente alzando la propria spada per intercettare il colpo. Ne seguì un urto poderoso, un rumore come di esplosione e un bagliore che accecò momentaneamente Manuel, che si portò d'istinto il braccio destro davanti agli occhi.

Manuel: NO!!

Quando il ragazzo riuscì a recuperare l'uso della vista non potè fare a meno di rimanere a bocca spalancata.
In una sfera vagamente luminescente la lama della spada di Zack aveva incrociato quella multicolore dello Spirito del Cristallo ed era riuscita a fermarla, come in un normale duello fra spadaccini; l'aura blu di Cloud ora formava un tutt'uno con il bagliore negli occhi di Zack, ed entrambi i ragazzi erano circondati da un alone blu pulsante. Manuel osservò i loro volti: Cloud aveva un'espressione seria, imperturbabile; Zack invece aveva un'aria molto più incerta, come se non si fosse reso conto di cosa stava riuscendo a fare.

"Interessante"

Cloud tirò indietro la spada, sottraendosi al duello; cercò di colpire una nuova volta Zack con un fendente da destra, poi da sinistra. Il ragazzo di fronte a lui reagì alzando la sua spada e parando ogni colpo; ogni volta che le due lame si scontravano si sprigionavano diverse scintille blu che schizzavano intorno. Manuel strinse i pugni, imponendosi di rimanere fermo. Da quel che aveva visto, sembrava che allo spirito del Cristallo interessasse solo Zack.. e del resto lui non riusciva a fare nulla se non colpire l'aria. Si sentiva abbastanza inutile e la cosa gli stava facendo venire il nervoso. TANTO nervoso. Il fatto che sia lui che Zack stessero di fatto rischiando la vita, e probabilmente per colpa sua per giunta, non lo interessava minimamente. Non ne poteva più di sentirsi inutile, impotente e... e... beh insomma, era ora di finirla.
Nel frattempo lo scontro fra Zack e Cloud aveva assunto toni abbastanza diversi dallo scontro all'ultimo sangue: man mano che parava i colpi violenti e letali del ragazzo biondo davanti a lui, Zack si rese conto che il suo avversario non era più intenzionato ad ucciderlo. Sembrava più che lo volesse in qualche modo mettere alla prova, anche se in modo durissimo: un minimo errore gli sarebbe comunque costato la vita. In effetti l'abilità del ragazzo coi capelli neri non era minimamente sufficiente per anche solo pensare di tentare un attacco efficace, poteva solo difendersi. Improvvisamente Cloud saltò verso la parete che faceva da soffitto e cercò di colpire Zack infilzandolo dall'alto; Zack rispose caricando il fendente dal basso, sfiorando il terreno con la lama. Un nuovo bagliore rischiarò l'area, ma questa volta accadde l'imprevisto: il corpo di Cloud e la sua spada iniziarono a risplendere delle luci dell'arcobaleno, fino a diventare un'unica macchia bianca intensa. Quella luce bianca entrò nella lama della spada di Zack e raggiunse il corpo del ragazzo, come un fiume in piena. Un flusso di potere incredibile attraversò Zack, facendolo gridare come se fosse stato colpito da una scarica di corrente paragonabile a un fulmine, mentre il Cristallo blu si dissolveva lentamente. Tutto il potere del Cristallo fluì all'interno del corpo di Zack, alla fine del processo un'onda luminosa esplose da lui e si propagò in tutta la grotta, mentre la voce di Cloud si fece sentire per l'ultima volta.

"Sei un degno erede, Zack Fair"

Un degno erede? UN DEGNO EREDE?! Manuel era furente; il dolore, lo shock di avere perso tutto e la volontà di non essere considerato bisognoso si erano trasformati in pura ira, furia incontrollabile. Adesso Zack lo guardava senza dire una parola, probabilmente perchè non si era ancora reso conto di aver assorbito i poteri di un Cristallo della Luce. Ma Manuel vedeva in quello sguardo, reso più luminoso di prima dai poteri del Cristallo, solo un'ulteriore esternazione di pietà. Si avvicinò lentamente a Zack, guardandolo con occhi di fuoco, senza dire una parola. Appena si rese conto nuovamente del mondo reale, dopo il contatto ravvicinato con un potere superiore, il ragazzo coi capelli neri e gli occhi blu chiese a Manuel

Zack: ...cosa c'è che non va?

Queste parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.

Manuel: COSA C'E' CHE NON VA?!? TUTTO NON VA!!!

Con gli occhi pieni di lacrime di fuoco Manuel sfogò tutto il suo rancore con un micidiale pugno, che colpì in pieno il volto di Zack. Il colpo fu così potente da far perdere l'equilibrio al ragazzo, che venne spinto contro una parete di roccia e gli fece anche abbastanza male. La sua spada cadde dalle sue mani, facendo un gran frastuono; Manuel, ancora tremante e in preda alla rabbia, osservò la lama: ora brillava dei colori dell'arcobaleno.
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio VII

Manuel ora si teneva il braccio, che gli faceva un male impensabile: aveva sferrato il pugno, e contemporaneamente aveva tentato di fermarsi. Il che, all'allungamento del braccio, aveva dato un colpo tremendo ai muscoli del ragazzo.
Perchè diavolo l'aveva colpito? Si sentiva in colpa, ma era anche arrabbiato.
Zack: Ma che cazz...
Si rialzò, massaggiandosi la mandibola. Sembrava ancora integra. Dolorante, ma integra.
Manuel: Io...
Ora non sapeva che dire. Era indeciso fra il rimanere lì a balbettare, oppure colpire Zack veramente, lasciarlo tramortito (sperava) e scappare. Fortunatamente scelse la prima opzione.
Zack: Che diavolo ti ho fatto io?
Zack sapeva che il ragazzo aveva appena sofferto molto, ma non capiva il motivo di quell'improvviso scatto di rabbia. Forse era stato un po' duro, ma non era riuscito a trattenersi. Se ne ebbe terribilmente a male quando vide il volto di Manuel che impallidiva, e lo guardava con gli occhi spalancati, come se non potesse neppure lui credere a quello che aveva appena fatto. Ciò non toglieva che gli aveva appena dato un pugno, non fortissimo per carità, ma sempre un pugno. Ed ora Zack era curioso di sentire le sue motivazioni.
Zack: C'è qualche problema?
Manuel non riusciva a parlare. Era ancora arrabbiato, ma non voleva rischiare di fare davvero male a Zack. Qualche problema? Qualche problema? Lui era piombato così, nella sua grotta, ed aveva combattuto contro un nemico al posto suo, perchè lui non era stato in grado di fargli nulla. E questo nemico... Sembrava che vedesse solo Zack, lui era invisibile. No, non invisibile: lui non era importante come Zack. Era Zack, era Zack... L'erede, dopotutto. Non sapeva neppure di cosa era l'erede, eppure questa cosa lo infastidiva parecchio. Perchè non era lui l'erede? Si era forse allenato troppo poco? Doveva comprarsi una spada? Cosa doveva fare per essere desiderato? Cosa c'era di sbagliato in lui?
Manuel: Io... Non...
Indietreggiò un poco, poi scappò fuori dalla grotta.
Zack: Aspetta!
Raccolse la sua spada, che aveva smesso di brillare con i colori dell'arcobaleno, ed era tornata apparentemente normale. Poi guardò il cristallo e... Vide che era sparito. Decise che ci avrebbe pensato più avanti, ora l'importante era trovare Manuel ed impedire che il suo carattere impulsivo combinato al suo stato d'animo, potessero in qualche modo metterlo nei guai.
Zack: Manuel! Aspetta!
Manuel era rannicchiato sotto una quercia, con la faccia nascosta fra le ginocchia. Non stava piangendo, voleva solo... Chiudere gli occhi e non vedere più nulla. Poco dopo sentì un corpo che si posizionava vicino a lui.
Zack: Perchè non parli dei tuoi problemi?
Manuel: Problemi?
Zack: Non puoi tenerti tutto dentro. Finirai per -si tastò la mandibola- esplodere.
Manuel non rispose.
Zack: Beh, visto che non mi parli di te, io ti parlerò di me, ok?
Manuel: Fa' un po' come ti pare...
Zack sbuffò. Come poteva parlare di sè ad una persona che non stava neppure ad ascoltarlo? Decise di cambiare strategia. Ricordò un nome che aveva fatto Manuel.
Zack: Chi è Lucy?
Manuel non rispose.
Zack: Una tua amica?
Manuel ancora una volta non aprì bocca.
Zack: La tua ragazza?
Manuel: No. E' una ragazza che è cresciuta insieme a me.
Zack: Ah, quindi un'amica.
Manuel:... Credo di sì.
Zack: Capisco...
Seguì una pausa di silenzio imbarazzante.
Manuel: E' l'unica persona che stava con me.
Zack: L'unica? Ma... La tua famiglia?
Manuel scosse la testa.
Manuel: Mia madre... Lei non si è mai occupata di me. Per tradizione i ragazzi maschi vengono allevati dal padre, e le ragazze dalla madre. Vedevo raramente mia madre e mia sorella, erano come degli estranei per me.
Zack: E tu gli volevi bene?
Manuel:... Non lo so. Eravamo innegabilmente legati dal sangue, ma aldilà di questo... Non saprei.
Zack: E tuo padre?
L'espressione di Manuel si incupì.
Manuel: Mio padre... Per lui sono solo un oggetto. Una nullità, utile solo per continuare la nostra famiglia. E mio nonno... Non era diverso.
Zack: Ma... Era di uso comune, nel tuo villaggio?
Manuel: No. Solo nella mia famiglia. E' per questo che li odio. Mi hanno negato... Tutto quello che viene dato agli altri. E Lucy... E' un'orfana. Neppure lei ha ricevuto mai affetto dai genitori. Per questo so che lei mi capis... Capiva.
Zack era abbastanza perplesso. Dal suo punto di vista... Non avere i genitori, e non venire amati di conseguenza, era del tutto diverso da averceli, e sapere per certo che non ti amano. Almeno, non avendoli mai conosciuti, si poteva crearsi degli idoli, e avere un'immagine felice da portare nel cuore. Manuel non aveva neppure quella.
Zack quindi gli fece una domanda, che sorgeva quasi spontanea.
Zack: Tu... Odi gli esseri umani?
Manuel lo guardò, e parve pensarci. Poi riabbassò lo sguardo.
Manuel: No. Solo la mia famiglia. Il resto... Credo che mi siano indifferenti.
Zack: Capisco.
Pensò che dire "mi dispiace" non avrebbe fatto che peggiorare lo stato d'animo del ragazzo.
Manuel si alzò di scatto, lasciando Zack, per un attimo sovrappensiero, seduto per terra.
Manuel: Credo che sia meglio chi ci dividiamo. Ti ho provocato solo guai, fino ad ora.
Zack restò seduto. Quell'affermazione lo aveva colto talmente alla sprovvista che rimase per un secondo lì a balbettare.
Poi si alzò anche lui, deciso.
Non poteva lasciarlo andare da solo. C'era qualcosa in quel ragazzo... Qualcosa di speciale.
Qualcosa che poteva essere scoperto solo restando insieme.
 

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Guerriero della Luce
Episodio VIII

Manuel si accorse subito che Zack non l'aveva seguito, e all'inizio un po' ci rimase male. In fondo sperava che ad almeno qualcuno importasse di lui, invece.. beh, non che potesse dare torto a Zack; lui aveva anche cercato di avvicinarlo e di tutta risposta si era ricevuto un pugno in faccia.. Manuel respinse ulteriori pensieri di quel tipo e strinse i pugni, pensando soltanto ad andare avanti. Già, ma dove stava andando? Non lo sapeva neanche lui, ma sicuramente in un luogo lontano, lontano da quelle pianure, lontano dalle ceneri fumanti del suo villaggio, lontano dai suoi morti, lontano da tutto. Manuel si incamminò puntando deciso verso ovest, senza prendere con sè nulla, anche perchè tutto ciò che possedeva era stato incenerito dal fuoco.
Il suo passo si fece svelto, quasi frenetico; doveva raggiungere le zone montuose dell'ovest il più in fretta possibile, doveva lasciare quelle dannatissime pianure subito. In continua accelerazione l'andatura di Manuel cominciò ad assomigliare più ad una corsa lenta, e poi a una corsa vera e propria; senza rendersene conto ora Manuel correva a perdifiato, con a malapena il tempo di vedere dove stesse per mettere i piedi e non andare a sbattere contro ostacoli come alberi, sterpaglie o edifici. Corse fino a che ebbe fiato in corpo e, dato il suo massiccio e continuo allenamento, ne aveva tanto, così tanto da raggiungere le prime collinette che segnavano l'inizio dei territori montuosi dell'ovest nel giro di un paio d'ore.
Alle prime tendenze del terreno a salire Manuel rallentò il passo, pur mantenendosi su una discreta velocità; respirava profondamente, ma non sembrava troppo affaticato. Si sentiva anche in qualche modo un pochino più tranquillo, probabilmente la corsa era la cosa che più gli serviva per sfogare il suo stato d'animo. Decise comunque di non fermarsi, e proseguire lungo uno dei tanti sentieri sterrati che salivano verso il complesso montuoso davanti a lui; non erano più colline, ma proprio montagne, con le cime innevate e alcuni dei picchi più alti completamente avvolti nelle nuvole.
Manuel sapeva dell'esistenza di quelle montagne, gliene aveva parlato suo nonno, una delle rarissime volte in cui gli aveva rivolto la parola durante una pausa negli allenamenti; gli aveva detto che erano luoghi pericolosi, in cui solo un vero uomo avrebbe potuto sopravvivere. Un vero uomo, cioè un vero guerriero, perchè per suo nonno i due termini erano sinonimi. Chissà, forse era per quel motivo che Manuel si era diretto là.. forse per dimostrare a sè stesso che in effetti valeva qualcosa; se fosse sopravvissuto a quelle montagne, avrebbe potuto considerarsi veramente un uomo. Se al contrario fosse morto.. beh, meglio così, non sarebbe stato degno di vivere comunque.
Il ragazzo tuttavia non si era accorto che durante tutto il suo viaggio era stato seguito; a distanza, certamente, ma neanche troppo. Un centinaio di metri più indietro un ragazzo con una spada enorme sulle spalle seguiva i suoi passi; quando Manuel si era messo a correre non fu facile per Zack stargli dietro, ma essere un guerriero errante aveva anche dei vantaggi, tra cui quello di avere dei polmoni abbastanza resistenti e buone gambe. Arrivato alla soglia dei monti, quando Manuel aveva rallentato, Zack, che avrebbe potuto facilmente raggiungerlo e fermarlo, decise invece di proseguire a distanza. Era sempre convinto che ci fosse qualcosa di speciale in lui, ma qualcosa nel suo istinto gli suggeriva che parlare avrebbe soltanto peggiorato le cose; non era pietà ciò che muoveva Zack, nè semplice buonsenso. Era un'altra cosa, una sensazione istintiva che sembrava avere la stessa natura di Cloud e del Cristallo di cui aveva appena assorbito l'essenza.
Dapprima Zack non riuscì a comprenderlo, ma era Cloud stesso che gli parlava, o meglio che parlava al suo subconscio; l'anima del Cristallo della Spada gli stava facendo capire che lui non era l'unico "erede", qualsiasi cosa questo volesse dire. Anche Manuel lo era, ma doveva ancora essere iniziato.
Iniziato a cosa, poi, era un'altra domanda a cui Zack avrebbe fatto molto piacere trovare una risposta. Non aveva capito nemmeno cosa significasse quello che gli era appena successo, come poteva aiutare Manuel a trovare la strada? Se anche si fosse avvicinato a lui e gli avesse parlato come minimo avrebbe fatto intendere che era mosso a pietà, e questo cominciava a dare fastidio anche a Zack. NON era pietà la sua e non voleva che i suoi gesti fossero male interpretati.
Però, quando vide Manuel fermarsi e sedersi su una roccia per riprendere fiato, dopo una decina di minuti di salita lungo il sentiero, Zack gettò i suoi propositi alle ortiche e si avvicinò al ragazzo, cogliendolo alla sprovvista.
Manuel era seduto con le gambe divaricate e aveva lo sguardo rivolto verso il basso, di certo non si aspettava di incontrare qualcuno; così quando alzò distrattamente lo sguardo e vide l'ombra di Zack, da cui risaltava la luce brillante dei suoi occhi blu, a pochi centimetri di distanza, non potè trattenere un grido e balzare all'indietro di scatto. Non che fosse spaventato, però il trovarsi faccia a faccia con la stessa persona che aveva creduto di aver abbandonato poche ore prima fu quantomeno fonte di stupore.

Zack: Ehi, calma.. Sono io!

Manuel: Ma.. ma.. tu.. ti avevo lasciato..

Zack: Sì, mi avevi lasciato indietro. Ma non avrai mica pensato che ti lasciassi andare in giro da solo, vero?

Zack sorrise. Aveva ancora la mandibola un po' dolorante, ma nonostante questo si rivolse e parlò a Manuel con il cuore, come aveva sempre fatto, a costo di rischiare un altro pugno improvviso.
Manuel rimase come stordito a quelle parole; in parte ebbe un moto di orgoglio e rabbia, in parte sentì una sensazione mai provata prima d'ora e molto piacevole. Era un po' come le emozioni che aveva provato per Lucy, l'unica persona che secondo lui l'aveva capito fin dalla sua infanzia. Forse stava provando per la prima volta cosa significasse essere considerato da qualcuno come una persona, non come un oggetto o uno strumento per proseguire tradizioni vuote e prive di significato. Che poi, erano veramente vuote quelle tradizioni? Poco contava in quel momento, adesso doveva rispondere a Zack. Qualcosa, qualsiasi cosa.

Manuel: ..ti avevo detto che era meglio se ci fossimo allontanati.
Zack: Sì, ma non mi hai detto il perchè

Zack sapeva di mentire, il motivo gliel'aveva detto eccome. Ma era un modo come un altro per farlo parlare

Manuel: Ti ho incontrato da neanche una giornata e ti ho già causato un sacco di guai. Per poco non ci lasciavi la pelle per colpa mia.
Zack: Tua?
Manuel: Sono io che ti ho portato in quella grotta. Sono io che ho voluto andare avanti. E poi ti ho anche dato un pugno..
Zack: Oh, questo lo ricordo bene..

Sì massaggiò la mascella, ma il suo tono era palesemente scherzoso; era veramente incredibile, riusciva a voler sdrammatizzare anche in quel momento.
Per evitare di essere frainteso Zack comunque continuò la frase, in modo da proseguire il discorso

Zack: ..beh, ma questo non mi spiega ancora perchè vuoi che ci separiamo.
Manuel: ... ... ..non voglio coinvolgerti
Zack: In cosa?
Manuel, con tono molto arrabbiato: .. senti, se non l'hai ancora capito io sono inutile. Sono nato per proseguire una dinastia, e basta. Non sono come tutti gli altri, non ho diritto ad avere ciò che hanno tutti.. perchè io non ho valore, sono solo un oggetto, così come mi hanno sempre trattato mio padre e mio nonno.
Zack: Non credo proprio
Manuel: Cosa?!
Zack: Non ti credo. Non ci credo proprio, non ci credo affatto.
Manuel: Non ci credi? E a cosa?!
Zack: Primo, non credo che tu sia inutile. Secondo, non credo che tu ti reputi inutile come cerchi di farmi credere. Terzo, non credo affatto che tuo nonno o tuo padre avessero ragione. E quarto..
Manuel: NON AGGIUNGERE ALTRO!!

Manuel si alzò, con i pugni serrati. La rabbia gli era nuovamente montata al cervello, ma questa volta era completamente padrone delle sue azioni. Non avrebbe alzato un dito, sarebbe rimasto immobile, a costo di tremare sul posto come un ultranovantenne. Decise di sfogare la sua rabbia gridando

Manuel: NON MI SERVE LA TUA PIETA'!!!
Zack: ..calma.. io..
Manuel: NO! "Calma" niente!! "Calma" mi dice!! "Calma"... Mi conosce da cinque ore e pensa di sapere tutto sul mio conto!!! "CALMA"?!

Manuel si fermò di colpo. Ancora una volta la sua rabbia aveva preso il sopravvento, ma almeno questa volta non aveva alzato le mani. E in fondo non aveva detto neanche cose troppo pesanti.. in qualche modo erano anche la verità dopotutto. Zack aspettò qualche minuto di silenzio prima di ricominciare a parlare, minuti nei quali si sedette dove prima si trovava Manuel. Lasciato passare il momento caldo, proseguì il discorso, con un tono molto più serio dei precedenti.

Zack: Senti, vuoi sapere una cosa?
Manuel: ...
Zack: Veramente. E' una cosa importante. Devi sapere che a me non importa assolutamente niente di cosa ti è successo. Se pensi che io provi pietà per te, ti sbagli; anzi, sei completamente fuori strada.

Parole pesanti, senza dubbio. Molto pesanti. E anche abbastanza false, se si vuole dirla tutta, ma almeno così Zack sperava di aver rimosso ogni dubbio in merito. Che poi fossero frasi non corrispondenti alla realtà e in evidente contraddizione con i fatti, questo sarebbe stato visibile solo a un attento analizzatore esterno alla vicenda. Infatti Manuel le recepì nel modo più estremo e crudo possibile; in un colpo solo tutte le sue illusioni sull'essere considerato, anche se come essere pietoso, furono infrante, e il ragazzo riprecipitò in una sorta di depressione realistica.

Manuel: ...e allora perchè mi segui?
Zack: Io non ti sto seguendo. Io sto viaggiando con te, che tu lo voglia oppure no. Ma di certo non lo sto facendo per pietà. Ho detto prima che non credo al fatto che tu sia inutile, nè soprattutto che tu ti consideri inutile. Mi dispiace per la gente del tuo villaggio, ma non ho mai provato pietà per te. Sei molto forte e non c'è bisogno che sia io a dirtelo. Non hai bisogno di uno che ti compatisca, non hai bisogno di genitori che ti diano forza, non hai bisogno di incoraggiamenti. Sei già troppo forte per farti fermare da queste cose, quindi non hai bisogno di aiuti in questo senso. Ecco perchè non provo pietà per te.

Manuel rimase in silenzio per un po', riflettendo sulle parole di Zack. Dopo un po' lo spadaccino dagli occhi brillanti riprese a parlare

Zack: Sai cosa diceva il mio maestro di spada?
Manuel: ?
Zack: Non è forte chi non cade mai, ma chi cadendo ha la forza per rialzarsi. E se la vita ti passa limoni.. beh, è ora di fare la limonata!!

Manuel rimase ancora senza parole. Limoni? Limonata?! Non era certo di aver afferrato benissimo il concetto di Zack, ma per il momento gli bastava sapere che non provava pietà per lui e che gli stava offrendo se non il suo aiuto, almeno la sua compagnia. E ciò di cui Manuel sentiva di avere più bisogno era proprio la compagnia. Si voltò verso Zack, seduto sulla roccia

Manuel: Io scalerò questa montagna. Vuoi seguirmi?

Zack lo osservò con uno sguardo sufficientemente eloquente, così che Manuel corresse la domanda

Manuel: Vuoi salire con me?

Il ragazzo tese la mano destra a Zack, il quale la strinse vigorosamente e alzandosi rispose

Zack: Certamente.. fratello!
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio IX

Manuel provava un misto di emozioni… Troppe. Semplicemente troppe.
Si sentiva in colpa per aver maltrattato ancora Zack, e, nonostante avesse scoperto che il guerriero non si muoveva per pietà, aveva intuito dalle sue parole che lo considerava un bambino capriccioso, che amava fare la vittima, tirandosi addosso tutte le pene dell’universo.
E poi… Quella frase… “Io non penso che tu sia inutile”… A Manuel suonava tanto come una bugia. Non perché il ragazzo avesse assunto un tono di voce particolare, ma semplicemente perché era stato abituato non tanto al fatto di essere considerato inutile, quanto a essere inutile. Aveva anche detto che era sicuro che lui non si considerasse inutile, ma si sbagliava.
“Io sono inutile” pensava Manuel “Un ammasso di ossa e muscoli. A cosa servo io, infine? A portare avanti il nome della mia famiglia, la nobile casata Viridis… Che altro?”
Zack nel frattempo si chiedeva che tipo di relazione avesse con Lucy… Aveva tentato di tutto per farsi amico il ragazzo, ma con scarsi risultati. Allora come aveva fatto quella ragazza a conquistarsi la sua amicizia? Si chiese se in fondo ci fosse qualcosa di più della semplice amicizia, fra i due...
Guardò la folta chioma castana del ragazzo ondeggiare ad ogni suo passo. Notò che terminava con una piccola coda, tenuta da un elastico.
Manuel: Eccoci.
Indicò un sentiero in salita, molto ripido, e Zack lo guardò scoraggiato. Si chiese se fosse il caso di chiedere a Manuel di fare un piccola sosta. Lui aveva subito tutto un altro tipo di addestramento, in fondo. Che non era completo come quello di Manuel, ma più specializzato nell’uso della spada, nei salti e negli scatti di velocità. Manuel invece era stato sottoposto ad un allenamento decisamente diverso, che toccava un po’ tutti i muscoli del corpo, ma che si basava più sulla resistenza del fisico. Ad ogni modo, Zack non era molto stanco, alla fine. Sperava solo di poter fermarsi a ragionare un attimo, a decidere il da farsi e organizzarsi, per quanto possibile.
Tuttavia il ragazzo, immerso nei suoi pensieri, continuò a camminare, e Zack lo seguì senza fiatare. Non era il caso di disturbarlo, forse.
Camminarono per tutto il giorno, e verso sera Manuel parlò per la prima volta.
Manuel: A quest’ora… I Garuda escono a cacciare.
Zack aveva sentito nominare i Garuda, ma erano mostri di montagna, e lui veniva dalla pianura, perciò non ne sapeva molto.
Zack: E cosa… Cacciano?
Manuel rispose, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Manuel: Umani.
Zack: Umani?!? E non sarà il caso di fermarci qui?
Manuel: Certo, così gli daremo modo di accerchiarci e attaccarci alle spalle.
Zack colse il sarcasmo, ma non sorrise. Sempre di mostri si parlava, in fondo. Se si trattava di lupi, iaguari o molboro non c’era problema, ma non conoscendo i Garuda non aveva idea del loro livello. Perciò li considerava come nemici pericolosi.
Manuel: Non preoccuparti. Sono al mio livello, anche meno. –pensò al combattimento che Zack aveva avuto con quel Cloud- E neppure tu avrai problemi.
Zack si disse che Manuel conosceva molto meglio di lui le montagne, e si fidò di lui.
Manuel: Di tanto in tanto spunta un Garuda più forte degli altri, e in quel caso chiamano mio padre e mio nonno per ammazzarlo.
Zack: Ah. Ed è anche quello alla nostra portata?
Manuel: Non saprei. Non me ne hanno mai lasciato affrontare nessuno. Sembrava che non mi ritenessero all’altezza.
Zack non rispose, ma incrociò le dita, sperando di non incontrare quell’uccellaccio.
Manuel,dal canto suo, non vedeva l’ora di incontrarlo, per dimostrare che era anche lui al livello dei suoi maestri. Sì, nella sua testa non li chiamava “nonno” e “padre” (tantomeno “papà”), ma li definiva “i suoi maestri”.
Camminarono per un po’. Zack si stava ancora sforzando di pensare al metodo che aveva utilizzato Lucy per diventare amici con Manuel, in modo da poterlo usare a sua volta. Ma con scarsi risultati, purtroppo. Verso il tardo pomeriggio non riusciva ancora a venirne a capo, e si disse che sarebbe impazzito a continuare a pensarci. Prima di riuscire a fermarsi lo chiese a Manuel.
Zack: Come vi siete conosciuti, tu e Lucy?
Poi restò immobile, trattenendo il fiato, attendendo la reazione del ragazzo.
Dapprima Manuel si chiese il motivo di tale domanda, e si fece un’idea assolutamente sbagliata, e cioè che Zack fosse solo stanco, e volesse fermarsi. Non era molto bravo ad intuire i pensieri e le emozioni altrui (neppure le sue, a dir la verità). Decise di assecondare la richiesta di Zack.
Si sedette a terra.
Zack: Ma non hai detto che ci accerchieranno?
Manuel: Fermiamoci un po’.
Zack non capì, ma decise di sedersi. Forse il ragazzo era stanco, dopotutto era da un bel po’ che camminavano.
Ah, che malinteso si stava creando fra quei due ragazzi…
Manuel pensò un attimo a quando e come aveva conosciuto Lucy. Poi rispose.
Manuel: E’ arrivata nel nostro villaggio una sera, da sola. Era coperta di macchie di sangue, ed aveva i vestiti a brandelli. Molti la scambiarono per un demone, ed iniziarono ad urlare e scappare dappertutto. Nessuno la accolse in casa, ma la mia famiglia, i capi del villaggio, le dissero che poteva stare nella palestra. La mattina dopo trovammo la palestra in fiamme, e la bambina che piangeva all’interno. La estrassero dalle fiamme, ma ormai gli abitanti erano convinti che fosse un demone, una strega oscura, o qualcosa del genere. Le costruirono una casa e la chiusero dentro.
Pochi giorni dopo scoprirono che non era stata lei ad appiccare l’incendio, ma un brigante che aveva anche rubato i numerosi trofei d’oro nella palestra. La fecero uscire e si scusarono, ma la maggior parte degli abitanti era ancora convinta che quella bambinetta di quattro anni fosse una creatura malvagia, e continuava a trattarla con diffidenza.
Zack: E tu? Come l’hai conosciuta?
Manuel: Un… Un giorno. L’ho sentita piangere in un vicolo. Mi sono avvicinato e le ho chiesto cosa succedeva. Lei mi disse che nessuno la voleva, e che era una bambina cattiva. Io le dissi… Che non era vero, e le chiesi se volesse diventare mia amica. La capivo perfettamente, perché provavo anche io le stesse cose, con la differenza che, se lei era cattiva, io ero inutile. Lei accettò la mia proposta, e da quel momento… Mi è sempre stata vicina. Sempre.
Zack era senza parole.
Non sono certo storie che si sentono tutti i giorni…

Fine Episodio IX

Postato questo episodio devo aggiungere una cosa.
Mi dispiace per i lettori, e per il mio amico scrittore :)D), ma per un po’ (credo circa due settimane) non potrò più postare.
Chiedo scusa a tutti, ciao!! :D :D
 
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