Odstarva
Ashaad Nehraa Talan
Salve a tutti, e benvenuti nel mondo di "The Union".
Io sono Odstarva, e sono uno dei due scrittori che collaborano a questa Fic.
Io ed un altro utente noto con il nick di "Doomrider" abbiamo deciso di unire le nostre menti e creare una grande Fic.
Il che potrebbe essere un bene, ma anche un male, nessuno sa cosa potrebbe uscire, neppure noi.
E' un esperimento, quindi siate indulgenti nei vostri giudizi, ok? OK??? Ok.
Ah, dal momento che dovremo improvvisare tutti e due, e tentare di legarci mano a mano con l'ultimo episodio postato dall'altro, potremmo metterci un po' a scrivere nuovi episodi... Siate pazienti, ok? OK??? Ok.
Quindi, dopo avervi annoiato con la mia prolissità, vi posto la prima parte, e con essa l'introduzione al primo pg (Doom ha lasciato a me questo onore immenso, grazie Doom
)
Are you ready for the next revolution?[cit.]
Un ragazzo stava disteso a guardare le stelle, vicino al recinto dei Chocobo.
Era un ragazzo alto, sull'uno e ottanta... Abbondante. Di corporatura robusta, ma senza un filo di grasso. Questo perchè aveva passato gli ultimi anni della sua vita ad allenarsi duramente nelle arti marziali, com'era tradizione nella sua famiglia. Suo nonno e suo padre erano entrambi maestri, e gli avevano insegnato tutto quello che sapevano. Dicevano che era quasi pronto a diventare un maestro, ormai.
Non che gli importasse un granchè, ma le tradizioni erano sacre. E poi... Era l'unico modo che aveva per farsi notare e distinguersi dagli altri. Per il resto, lui era invisibile.
Almeno così la pensava lui. In effetti... Non che facesse di tutto per farsi notare. Timidezza? Mah, forse. Non lo sapeva nemmeno lui, in verità. Non si piaceva, voleva cambiare. Voleva essere apprezzato per qualcosa, e le arti marziali erano... Qualcosa.
Il ragazzo si chiamava Manuel.
Era lì disteso, con i suoi soliti pantaloni verde militare, e la sua solita maglia nera con le maniche corte. Aveva i capelli castano chiaro, ed i suoi occhi verdi scintillavano nel buio della sera. Dalle mani ai gomiti, lasciando libere le dita, era coperto da una fasciatura di bende bianche. Copriva gli innumerevoli lividi e cicatrici che si era procurato negli allenamenti.
Doveva badare ai Chocobo, come ogni venerdì. Era un lavoro noioso e non retribuito, ma lo faceva lo stesso. Perchè ribattere? Meglio fare quello che gli veniva detto di fare, senza protestare. Tanto a cosa avrebbe portato? Urla, litigi e compagnia bella, e lui non era un attaccabrighe. In fondo si trattava solo di una sera alla settimana, no?
Diede un'occhiata al lucchetto del recinto: non era chiuso bene. Poco male, tanto non si sarebbero mossi con lui a pochi metri da loro, sveglio e pronto a catturarli. Quindi continuò a guardare le stelle.
Passarono le ore. All'improvviso vide una stella insolitamente grande e luminosa. Che bella, era... Gli veniva la tentazione di toccarla... Tese il braccio verso l'alto, e con sua sorpresa si ritrovò sollevato da terra di almeno mezzo metro. Si mise in posizione eretta, e notò che i suoi piedi non toccavano terra. Sbalordito, iniziò a muoversi come se nuotasse nell'acqua, e funzionò!
Sorrise e spiccò il volo verso la stella che aveva visto prima. Volava sempre più in alto, sempre più in alto... Poi ad un certo punto si fermò. Iniziò a precipitare come un meteorite verso la terraferma. Cadeva, cadeva, sempre più giù, sempre più giù...
Manuel: Nooo!
Scattò a sedere: era madido di sudore, ma contento che fosse stato solo un brutto sogno.
Poi fu colto da un atroce dubbio. Si girò a guardare i Chocobo e...
Manuel: Oh, no... Non ci voleva...
I Chocobo erano riusciti ad aprire il recinto ed erano scappati. Il giovane si guardò intorno, e vide i Chocobo che passeggiavano poco lontano. Rincuorato li fece rientrare nel recinto e li contò.
Manuel:... Sette... Otto... Accidenti. Ne manca uno.
Si guardò intorno e lo vide. Chiuse il recinto con il lucchetto e si diresse verso il Chocobo che gli era sfuggito.
Manuel: Vieni qui... Vieni qui...
Tentava di attirarlo. Il Chocobo non gli diede retta, e scappò lontano. Manuel lo seguì, demoralizzato.
Manuel: Vieniii! Ehiii!
Il Chocobo si era fermato a mangiare delle bacche, Manuel lo raggiunse e lo acchiappò. Guardò le bacche mangiate: erano commestibili, per fortuna. Tirò un sospiro di sollievo.
All'improvviso notò una grotta che non aveva mai visto. Si avvicinò, curioso, ed una luce blu lampeggiò per un secondo nell'oscurità. Manuel si spaventò, e si avviò verso il recinto, con il Chocobo. Lanciò un ultimo sguardo alla grotta, e decise che sarebbe tornato un'altra volta.
Magari di giorno.
Lettori, a voi il giudizio (anche se è un po' presto... Scrivete cosa ne pensate dell'idea che abbiamo avuto, tanto per darci un segno che ci siete... Ne abbiamo -ne ho- bisogno!)
Doom, a te la palla.
Io sono Odstarva, e sono uno dei due scrittori che collaborano a questa Fic.
Io ed un altro utente noto con il nick di "Doomrider" abbiamo deciso di unire le nostre menti e creare una grande Fic.
Il che potrebbe essere un bene, ma anche un male, nessuno sa cosa potrebbe uscire, neppure noi.
E' un esperimento, quindi siate indulgenti nei vostri giudizi, ok? OK??? Ok.
Ah, dal momento che dovremo improvvisare tutti e due, e tentare di legarci mano a mano con l'ultimo episodio postato dall'altro, potremmo metterci un po' a scrivere nuovi episodi... Siate pazienti, ok? OK??? Ok.
Quindi, dopo avervi annoiato con la mia prolissità, vi posto la prima parte, e con essa l'introduzione al primo pg (Doom ha lasciato a me questo onore immenso, grazie Doom
Are you ready for the next revolution?[cit.]
Prologo
Un ragazzo stava disteso a guardare le stelle, vicino al recinto dei Chocobo.
Era un ragazzo alto, sull'uno e ottanta... Abbondante. Di corporatura robusta, ma senza un filo di grasso. Questo perchè aveva passato gli ultimi anni della sua vita ad allenarsi duramente nelle arti marziali, com'era tradizione nella sua famiglia. Suo nonno e suo padre erano entrambi maestri, e gli avevano insegnato tutto quello che sapevano. Dicevano che era quasi pronto a diventare un maestro, ormai.
Non che gli importasse un granchè, ma le tradizioni erano sacre. E poi... Era l'unico modo che aveva per farsi notare e distinguersi dagli altri. Per il resto, lui era invisibile.
Almeno così la pensava lui. In effetti... Non che facesse di tutto per farsi notare. Timidezza? Mah, forse. Non lo sapeva nemmeno lui, in verità. Non si piaceva, voleva cambiare. Voleva essere apprezzato per qualcosa, e le arti marziali erano... Qualcosa.
Il ragazzo si chiamava Manuel.
Era lì disteso, con i suoi soliti pantaloni verde militare, e la sua solita maglia nera con le maniche corte. Aveva i capelli castano chiaro, ed i suoi occhi verdi scintillavano nel buio della sera. Dalle mani ai gomiti, lasciando libere le dita, era coperto da una fasciatura di bende bianche. Copriva gli innumerevoli lividi e cicatrici che si era procurato negli allenamenti.
Doveva badare ai Chocobo, come ogni venerdì. Era un lavoro noioso e non retribuito, ma lo faceva lo stesso. Perchè ribattere? Meglio fare quello che gli veniva detto di fare, senza protestare. Tanto a cosa avrebbe portato? Urla, litigi e compagnia bella, e lui non era un attaccabrighe. In fondo si trattava solo di una sera alla settimana, no?
Diede un'occhiata al lucchetto del recinto: non era chiuso bene. Poco male, tanto non si sarebbero mossi con lui a pochi metri da loro, sveglio e pronto a catturarli. Quindi continuò a guardare le stelle.
Passarono le ore. All'improvviso vide una stella insolitamente grande e luminosa. Che bella, era... Gli veniva la tentazione di toccarla... Tese il braccio verso l'alto, e con sua sorpresa si ritrovò sollevato da terra di almeno mezzo metro. Si mise in posizione eretta, e notò che i suoi piedi non toccavano terra. Sbalordito, iniziò a muoversi come se nuotasse nell'acqua, e funzionò!
Sorrise e spiccò il volo verso la stella che aveva visto prima. Volava sempre più in alto, sempre più in alto... Poi ad un certo punto si fermò. Iniziò a precipitare come un meteorite verso la terraferma. Cadeva, cadeva, sempre più giù, sempre più giù...
Manuel: Nooo!
Scattò a sedere: era madido di sudore, ma contento che fosse stato solo un brutto sogno.
Poi fu colto da un atroce dubbio. Si girò a guardare i Chocobo e...
Manuel: Oh, no... Non ci voleva...
I Chocobo erano riusciti ad aprire il recinto ed erano scappati. Il giovane si guardò intorno, e vide i Chocobo che passeggiavano poco lontano. Rincuorato li fece rientrare nel recinto e li contò.
Manuel:... Sette... Otto... Accidenti. Ne manca uno.
Si guardò intorno e lo vide. Chiuse il recinto con il lucchetto e si diresse verso il Chocobo che gli era sfuggito.
Manuel: Vieni qui... Vieni qui...
Tentava di attirarlo. Il Chocobo non gli diede retta, e scappò lontano. Manuel lo seguì, demoralizzato.
Manuel: Vieniii! Ehiii!
Il Chocobo si era fermato a mangiare delle bacche, Manuel lo raggiunse e lo acchiappò. Guardò le bacche mangiate: erano commestibili, per fortuna. Tirò un sospiro di sollievo.
All'improvviso notò una grotta che non aveva mai visto. Si avvicinò, curioso, ed una luce blu lampeggiò per un secondo nell'oscurità. Manuel si spaventò, e si avviò verso il recinto, con il Chocobo. Lanciò un ultimo sguardo alla grotta, e decise che sarebbe tornato un'altra volta.
Magari di giorno.
Lettori, a voi il giudizio (anche se è un po' presto... Scrivete cosa ne pensate dell'idea che abbiamo avuto, tanto per darci un segno che ci siete... Ne abbiamo -ne ho- bisogno!)
Doom, a te la palla.