Varie The Union

Doomrider

Guerriero della Luce
Postato questo episodio devo aggiungere una cosa.
Mi dispiace per i lettori, e per il mio amico scrittore :)D), ma per un po’ (credo circa due settimane) non potrò più postare.
Chiedo scusa a tutti, ciao!! :D :D

Azz.. come non potrai più postareee.. beh, allora scriverò il prossimo episodio e poi lasciamo la storia in standby fino a che non torni :D
 

Doomrider

Guerriero della Luce
(Ma nessuno segue questa fic?)

Yo, I'm back :cool: !!

(Non ora, forse perchè era entrata in standby....spero)
Bentornato :D

Episodio X

Erano passati ormai più di dieci minuti, ma Zack era rimasto ancora senza parole. La cosa che l'aveva colpito di più, oltre al fatto che Manuel si fosse deciso spontaneamente di raccontargli una storia che lo riguardava così da vicino, era l'inizio: non capiva perchè, ma sentiva che c'era qualcosa di molto sbagliato in Lucy, anche se non l'aveva mai conosciuta in vita sua.
Chissà, forse si trattava di semplice suggestione.. in effetti il villaggio di Manuel era appena andato a fuoco, e secondo la storia del ragazzo Lucy venne ritrovata in un edificio in fiamme..
"Quante stupidaggini" pensò Zack, cercando di cacciare indietro queste supposizioni folli "Probabilmente Lucy sarà rimasta coinvolta nell'incendio, povera ragazza.."
Lo spadaccino incrociò per caso gli occhi di Manuel, che gli aveva puntato addosso lo sguardo da quando aveva smesso di parlare, dieci minuti prima, prima che calasse il silenzio. Evidentemente si aspettava un commento da parte sua, una qualsiasi cosa; in effetti la reazione che Manuel si attendeva era quella -a suo modo di vedere- più ovvia: Zack non avrebbe mai creduto a una storia del genere, anche se vera. Era sempre stato così, nessuno gli aveva mai dato molto credito.. e il silenzio di Zack poteva benissimo essere la reazione migliore di uno che non crede a una sola parola di quello che ha ascoltato.
Invece Zack non parlava proprio perchè credeva a tutto, e ci credeva eccome, per lo stesso motivo per cui si era messo a fare quelle strane congetture. I due ragazzi si osservarono per un paio di minuti, seri. Dopo un po' Manuel distolse lo sguardo e puntò gli occhi per terra.

Manuel: Non credi a una sola parola, non è vero?
Zack: N..no, non è come dici.. ci credo!
Manuel: ..non è necessario fingere, sai? E poi.. non mi importa se non ci credi, perchè è la verità.

Mentiva. In realtà per Manuel era diventata quasi una questione di vita o di morte sapere se Zack l'avesse creduto. Nonostante il suo pessimismo generale, in fondo sperava, voleva che Zack gli credesse, gli desse ragione.. così avrebbe avuto un'altra persona oltre a Lucy che l'avrebbe fatto sentire non utile, ma almeno un po' meno inutile.. giusto un pochino.
Zack si accorse che a Manuel stava iniziando ad importare, e parecchio anche, la sua opinione; se ne accorse quando il ragazzo si alzò in piedi e senza guardarlo in faccia sussurrò, a bassa voce, come se stesse parlando da solo per convincersi

Manuel: ..la verità.. è la verità. E' tutto vero..
Zack non perse ulteriore tempo in pensieri e congetture idiote, ma si lanciò in una risposta convincente e dal tono anche un po' arrabbiato

Zack: Senti, ho detto che ci credo, e basta!

Diretto, senza dubbio. Forse un po' troppo, ma almeno sperava fosse servito per dissipare qualsiasi dubbio residuo. E per convincere ulteriormente il ragazzo di fronte a sè Zack si lanciò forse oltre quello che avrebbe dovuto

Zack: Manuel.. secondo me Lucy.. è ancora viva!

Seguì un lungo silenzio, rotto solo dal rumore del vento di montagna.

Manuel: Non dire sciocchezze. Sarà bruciata anche lei..
Si fermò un attimo, per recuperare la voce che si stava perdendo a causa del magone; quindi finì la frase.
Manuel: ..come tutti gli altri
Anche tra se e sè Zack si stava dicendo la stessa cosa e si stava chiedendo come aveva potuto dire una frase così senza senso.. però, non sapeva perchè, ma una forza istintiva gli suggeriva che Lucy fosse sopravvissuta. La stessa forza irrazionale che lo induceva a pensare che Lucy avesse qualcosa di molto sbagliato che la riguardava.
Ogni ulteriore discorso tuttavia fu spezzato all'improvviso da un rumore molto poco rassicurante; Zack si voltò di scatto, per ritrovarsi davanti a un grosso uccello che li aveva raggiunti di soppiatto e li avrebbe colti alla sprovvista se non avesse rotto una decina di ramoscelli di un vicino albero con il battito delle sue ali. Compreso di aver fallito l'effetto sorpresa il grosso rapace rimase un istante in osservazione, immobile, per verificare la reazione delle sue prede.

Zack: ...Manuel... quello è un Garuda?

Manuel si voltò e strinse i pugni, mettendosi in posizione di combattimento.

Manuel: ..direi proprio di sì.. ed è grosso anche!!

Fine episodio X
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio XI

Zack sguainò la spada, ma avrebbe volentieri evitato di combattere con quel Garuda. Si rivolse a Manuel.
Zack: Forse... E' meglio se ce ne andiamo. Se scappiamo adesso...
Manuel: Non credere che sia diverso dai lupi o dagli Iaguari. E' un predatore, e come ogni predatore, se gli diamo le spalle diventiamo automaticamente prede.
Zack: Ce la faremo?
Manuel: Non lo so. Questo sembra uno di quelli grossi, non ne ho mai visti così. Probabilmente sono quelli che ammazzavano mio nonno e mio padre...
Zack, per nulla rincuorato della notizia, tese ancora di più la spada. Tuttavia non resistette alla tentazione di fare un passo indietro. Era più forte di lui, preferiva evitare battaglie inutili. Peccato che per il Garuda, quel passo fosse sufficiente.
Il Garuda era un uccello con le piume dorate, a parte quelle della coda, di un rosso acceso. Le zampe erano possenti, ed assomigliavano più a quelle di un drago, che di un uccello. La testa era lunga e piatta, con degli scintillanti occhi gialli e, dove in un uccello normale ci sarebbe stato il becco, c'era una fila di denti aguzzi, pronti a fare a pezzi le loro vittime. Complessivamente assomigliava di più ad un drago, che ad un pennuto. Emise un suono a metà fra un ruggito, un urlo ed un sibilo. Poi si lanciò su Zack.
Il primo, stupido, pensiero di Manuel fu che anche il Garuda preferiva lui. Per un attimo gli venne la tentazione di mettersi ad urlare "Ehi, sono qui! Prendi me!", ma poi si disse che era assurdo. Aveva attaccato Zack solo perchè era indietreggiato leggermente. "Strano" pensò "di solito attaccano quando gli si danno le spalle... Forse è davvero più pericoloso degli altri..."
Zack portò indietro la spada, e quanto il mostro gli fu sufficientemente vicino, lo colpì alla testa. Gli fece male, ora sanguinava. Eppure, contrariamente a quanto pensasse, non era morto. Di cosa era fatto?!? La sua spada era in grado di tagliare con un colpo solo il tronco di un albero, senza difficoltà...
L'uccellaccio tentennò leggermente, poi si riprese e puntò a Manuel. Questo però gli si era già avvicinato, ed aveva portato indietro il pugno destro, poi lo aveva scagliato in avanti, al massimo della sua potenza. Colpì il Garuda alla mandibola, spaccandogliela e mandandolo lontano.
Zack guardò l'effetto prodotto dal colpo, poi si tastò la mandibola. Dopotutto con lui ci era andato parecchio piano.
Ma il Garuda non lasciò ulteriore tempo per pensare ai due guerrieri. Con la bocca aperta, ormai senza poter più chiuderla, poteva ancora essere letale. Sputò una palla di fuoco, che Zack fece in tempo a schivare per un pelo. Poi sbattè le ali velocemente, e produsse una raffica di vento che sradicò i cespugli più deboli.
Zack piantò la spada a terra, e si aggrappò ad essa. Manuel provò a mantenersi in piedi, ma il vento lo spazzava via. Poco prima che fosse lanciato giù dalla montagna, Zack lo afferrò per il polso. I due si guardarono negli occhi per un secondo: Zack sorrise, Manuel lo guardò incredulo. Gli aveva appena salvato la vita? Allora, dopotutto, forse di lui importava qualcosa a Zack... Ma non capiva perchè. Non capiva che si può aiutare le persone, anche solo per il semplice motivo che è la cosa giusta da fare. Mai nessuno aveva fatto niente del genere, per lui. Per lui "amore" era solo una parola, come "cane", "spada"... "Famiglia"... "Amicizia"... Parole, nient'altro.
La raffica cessò, ed il terribile volatile si lanciò su Manuel e Zack. Manuel si liberò dalla presa di Zack, e si lanciò sul pennuto. Zack parti poco dopo, ma si fermò: aveva notato che la sua spada era ora attraversata da lampi bluastri. Era diventata insolitamente pesante, ma emanava un'energia spaventosa. La prese con entrambe le mani, e si lanciò sul mostro, dietro a Manuel. Il giovane ragazzo aveva tentato di colpire il nemico, ma questo era decollato ed aveva lasciato Manuel lì, a terra, con le mani in mano. Zack si precipitò vicino a lui. Il volatile era ormai molto alto, e pareva che stesse preparando una sfera di fuoco. Non sarebbe riuscito a saltare fino a lassù, era solo un uomo, dopotutto. Gli venne un'idea folle. Guardò Manuel.
Zack: Aiutami a saltare.
Manuel: Cosa?
Zack: Dammi lo slancio, colpiscimi da sotto.
Manuel lo guardò, con gli occhi sabrrati.
Manuel: Sei pazzo.
Zack indicò la spada bluastra, con un cenno del collo.
Zack: Non so quanto durerà, ancora.
Manuel la guardò, poi guardò Zack.
Manuel: E' comunque troppo alto, saranno cento metri... E si sta preparando ad attaccare.
Zack: Hai qualche idea migliore?
Manuel ci riflettè un po' su. Poi si abbassò e strinse i pugni. Appoggiò le nocche del destro per terra, poi guardò Zack.
Manuel: Sali, dai.
Zack salì, tentando di essere leggero, ma con scarsi risultati. Manuel usò tutta la sua energia, per alzare il braccio, aiutandosì con l'altro, e riuscì anche a farlo abbastanza velocemente, alla fine. Quando il braccio era quasi alzato del tutto, Zack si piegò sulle ginocchia e spiccò un balzo. Oltre a fare molto male a Manuel, lo spadaccino si accorse immediatamente che la spinta non sarebbe bastata, ma incredibilmente si ritrovò a percorrere molti metri in altezza, dieci... Venti... Trenta? Quaranta?!? Si ritrovo avvolto in delle leggere fiamme bluastre, e il suo slancio non accennava a diminuire. Settanta... Ottanta... "Oh, mio Dio... Ci sono quasi! Ma che diavolo..."
Eccolo, era di fronte a lui. Zack portò la spada dietro alla schiena, sempre impugnandola con tutte e due le mani, poi inarcò tutto il corpo, e colpì l'animale con una spadata che sprigionò una luce blu intensissima.
Il Garuda precipitò pesantemente, sanguinando da quello che rimaneva della testa. Aveva il cranio praticamente spaccato a metà, e si vedeva... Beh, tutto quello che c'era dentro. Manuel ebbe un conato di vomito, che riuscì a trattenere. Distolse lo sguardo dalla carcassa.
Zack si rese conto di stare precipitando, ma si rese anche conto di poter controllare esattamente dove e come cadere. Atterrò elegantemente in piedi, come se fosse appena sceso da un marciapiede, poi guardò prima sè stesso, poi Manuel, come se non credesse neppure lui a quello che aveva effettivamente fatto.
Manuel: Ma... Come diavolo...?
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Episodio XII

Zack stava ancora cercando di capire come caspita aveva fatto a saltare così in alto quando la seconda ala del Garuda si schiantò al suolo, sancendo la definitiva morte della bestia.
Manuel guardava il ragazzo con uno sguardo che già diceva tutto; ogni tanto rivolgeva gli occhi verso il cadavere del mostro, ma per la maggior parte del tempo i suoi occhi erano puntati su Zack. Aveva anche un discreto dolore alle spalle e alle braccia, un forte dolore a dire la verità.. ma non così importante da impedirgli di fissare lo spadaccino davanti a lui e chiedersi chi diamine fosse in realtà. Solo un paio di minuti dopo, quando delle forti fitte lo costrinsero a inchinarsi a terra, Manuel si accorse che lo slancio di Zack gli era costato caro: certo, le sue braccia erano molto forti, ma lanciare verso l'alto un ragazzo di più di settanta chili con tanto di spada, anfibi, vestiti e quant'altro sarebbe stato proibitivo per chiunque.
Manuel strinse i pugni, chiudendo gli occhi; cercava di respirare profondamente, per superare il dolore acuto e lancinante delle sue braccia sottoposte a uno sforzo più grande di quello che avrebbero potuto reggere. Zack si avvicinò subito, ai primi segni di sofferenza, e cercò di aiutare per quanto gli fosse possibile l'amico; cercava di non pensarci, ma in fondo era colpa sua se Manuel si trovava in quelle condizioni: il minimo che poteva fare era avvicinarsi e sincerarsi delle sue condizioni.

Zack: Ehi.. cos'hai? Tutto bene?

Manuel non rispose, solo socchiuse l'occhio destro e vide le gambe di Zack che era in piedi davanti a lui. Avrebbe voluto fare i soliti pensieri, compiacersi di essere seguito da Zack e contemporaneamente odiarlo per la sua misericordia non richiesta, ma in quel momento il dolore era semplicemente troppo forte per pensare ad altro. Zack capì la condizione di Manuel e decise di fare la cosa più istintiva che sentiva: la stessa forza irrazionale che ormai accompagnava ogni sua azione lo spinse ad afferrare i pugni serrati di Manuel e delicatamente tirarli verso di sè. In questo modo il baricentro del ragazzo si spostò all'indietro, e Manuel si trovò seduto a terra in pochi secondi, mentre Zack continuava a tirare le sue braccia verso di sè, fino a distenderle completamente. Il processo non fu per niente indolore, tanto da obbligare Manuel a stringere sempre più gli occhi e i pugni, fino a strappargli un grido di dolore. Una volta raggiunta la posizione distesa, tuttavia, Manuel sentì le fibre muscolari iniziare a rilassarsi e piano piano il dolore passò.
Quando la sofferenza raggiunse un livello più che accettabile il ragazzo riaprì gli occhi e si trovò ancora seduto, con Zack davanti a lui che senza dire una parola, con la spada dietro le spalle, manteneva le sue braccia ben distese.

Manuel: ..Cos..?
Zack: Non ti preoccupare, sono solo crampi.. passeranno

Zack sorrise; alla fine il problema non era così grave come aveva temuto. In effetti un po' di dolore, specialmente alla schiena, rimase, ma Manuel era perfettamente in grado di sopportarlo. Una domanda prese forma nella mente di Manuel appena fu possibile, cioè perchè Zack l'avesse aiutato anche in quel caso.. Era già la seconda volta in pochi minuti che lo spadaccino l'aveva aiutato mentre si trovava in condizioni molto poco simpatiche, ma Manuel non capiva perchè. Nel profondo del suo cuore era grato e contento di aver ricevuto quegli aiuti, ma ancora non vi trovava nessun senso.
Zack rimase a stendergli le braccia ancora per diversi minuti dopo la fine del dolore, perchè voleva essere sicuro che almeno il grosso fosse passato. Quando vide negli occhi di Manuel qualcosa di diverso dalla sofferenza, lo spadaccino si decise a lasciare le sue mani e potè quindi iniziare un nuovo discorso.

Zack: Si sta facendo tardi.. dove possiamo dormire?

Non che gli importasse molto di dove dormire, in fondo era abituato a passare la notte all'addiaccio; era anche vero però che non si trovava in pianura. In montagna era fuori dal suo ambiente, per cui preferiva avere un parere di qualcuno più esperto e Manuel era sicuramente al corrente di molte più cose sui monti rispetto che lui. Per non contare il fatto che con quella domanda avrebbe avuto l'occasione per rompere il ghiaccio di nuovo e scambiare qualche parola in più, che non avrebbe fatto sicuramente male.
Prima di rispondere alla domanda Manuel pronunciò qualcosa a bassa voce, senza che Zack potesse comprenderlo. Qualcosa che suonava vagamente come "...azie", ma che fu subito superato dalla risposta alla domanda.

Manuel: Non saprei con esattezza. Queste montagne hanno molti cunicoli e grotte, ma la maggior parte sono abitate.. e non vorresti sapere da chi, credimi

Zack: Quindi? Dormiamo all'aperto?

Lo spadaccino volse la testa verso l'alto, indicando e facendo notare a Manuel che ormai il sole era tramontato, e le ultime luci del crepuscolo stavano lasciando lo spazio al buio della sera. Manuel sorrise, poi tornò subito serio.

Manuel: Non direi proprio. Ho sentito dire che su queste montagne ci sono perfino dei Tonberry!

Zack: Cosa sono i Tonberry?

Manuel: Sono tra i peggiori mostri che esistono in questo mondo. Sono delle specie di lucertoline grandi non più di un metro e mezzo che vanno in giro incappucciate, con una lanterna e un coltello stregato. Gira voce che siano stati creati in laboratorio e poi rinchiusi per la loro pericolosità in un recinto nascosto e segreto. Ma poi, il recinto è stato distrutto e i Tonberry si sono diffusi su tutto il pianeta. Dicono sia stata la Piaga Nera.

Zack: La Piaga Nera? Intendi il movimento ecologico che è sorto per denunciare i crimini del governo mondiale contro il Pianeta?

Manuel: Ecologista? Non lo so. I miei maestri lo definivano più un'associazione criminale a stampo terroristico.. ma non mi è mai interessato molto.

Per una volta Manuel aveva detto la verità. Non si era mai interessato di politica, nè di ambiente; il suo interesse primario era sempre stato allenarsi, per compiacere i suoi "maestri". Tuttavia era anche lui nel mondo, e come tutti era al corrente degli avvenimenti mondiali: ultimamente si erano diffuse notizie più o meno catastrofiche che riguardavano l'ecologia; si diceva che le risorse erano prossime alla fine, l'inquinamento era diventato insostenbile e la natura era sofferente. Alcuni dicevano addirittura che ci sarebbe stata da lì a breve la fine del mondo. A Manuel tutte queste cose non interessavano; era già fin troppo che le sapesse, a suo modo di vedere. Del resto per suo padre, e a suo nonno, non erano così rilevanti; quindi, anche se lui avesse voluto informarsi, le sue intenzioni sarebbero state stroncate sul nascere.
Zack qualcosina in più in merito la sapeva; grazie ai suoi continui viaggi di villaggio in villaggio aveva conosciuto la "Piaga Nera", una società di ecologisti convinti che stava allargando la sua influenza in tutti il luoghi del pianeta. Era più una confessione religiosa che una associazione, tanto che da molti veniva ritenuta una setta; e in effetti il suo capo e fondatore era considerato al pari di un pontefice dai membri del movimento, che lo consideravano il profeta del pianeta. Il loro capo, da loro chiamato semplicemente "Il Profeta", era in grado -secondo i membri- di conferire direttamente col Pianeta stesso ed era la natura stessa che gli dava l'autorità di agire come meglio credeva. Lui era la mano della Natura, per cui in un momento come quello, dove l'ecologia del pianeta era in grave sofferenza, il Profeta aveva il dovere - e il diritto- di portare agli uomini la vendetta del Pianeta. Anche il nome della setta, "Piaga Nera", faceva riferimento a questo: si consideravano la mano del Pianeta, che in quel periodo gridava vendetta contro l'umanità, e quindi si macchiavano di crimini anche aberranti in nome di questa convinzione. Zack ne aveva avuto a che fare solo una volta, per caso; era riuscito a sventare un incendio doloso ad un villaggio di contadini provocato da uno dei membri della Piaga Nera, ma poi il responsabile venne ucciso da altri. Ciò che Zack non sapeva è che il malcapitato fu ucciso dai suoi confratelli, che avevano considerato il suo fallimento come una "mozione di sfiducia" da parte del Pianeta.
Ad ogni modo, nè Zack nè Manuel avevano l'interesse per fare un discorso sulla Piaga Nera, soprattutto dopo aver saputo che dei Tonberry potevano infestare quelle zone.

Zack: Dunque, dove dormiamo? Grotta potenzialmente abitata o Tonberry?

Manuel: Cerchiamo una grotta. E' meglio.

Fine Episodio XII
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio XIII

Zack guardava Manuel: sembrava insolitamente tranquillo e sereno. Certo, da quando l'aveva conosciuto era sempre stato arrabbiato, o triste, o confuso. Si può dire che non aveva mai conosciuto il Manuel "di tutti i giorni".
Zack: Ops!
Manuel: Che succede?
Anche il suo tono era cambiato. Era tranquillo, pacato. Questo non cambiava il suo carattere, certo, ma si può dire che adottasse questa "maschera" così serena e pacifica per nascondere la sua solitudine, il suo odio per la famiglia, la sua ignavità, la sua impulsività, tutte le cose che lo facevano soffrire. Non che soffrisse di meno, ma almeno non rischiava di essere compatito, in quel modo.
Zack tutte queste cose non le sapeva, anzi credeva di essere riuscito a rompere il ghiaccio, finalmente. Era talmente compiaciuto, che si dimenticò di rispondere a Manuel.
Manuel:... Allora?
Zack: Eh? No, niente... Mi è venuto in mente solo ora che avrei potuto salirti sulle spalle...
Manuel: In effetti sarebbe stato più logico. Ma è difficile ragionare, in momenti come quello. Come ti era venuta quell'idea del braccio, comunque?
Zack: Oh, ho visto il colpo che hai sferrato al Garuda, quanto lontano era finito... E ho pensato... Che avresti potuto fare la stessa cosa con me...
Manuel: Ah, capisco.
Zack: Certo, non avevo calcolato che il Garuda era in movimento in senso opposto al tuo, quindi l'impatto con il tuo pugno era stato molto più forte. Con me sei partito da fermo, la potenza non poteva essere la stessa... Che sciocco.
Manuel non rispose. Un po' perchè non sapeva che Zack fosse così esperto di combattimenti. Secondo perchè non capiva l'utilità di quel discorso: ormai il Garuda era sconfitto, no? Aveva il cranio spaccato a metà, bene o male ce l'avevano fatta. Che senso aveva continuare a perdere tempo pensandoci?
Continuarono a camminare, fino ad una grotta.
Manuel: Ormai si è fatto buio. Non abbiamo scelta, questa è la grotta dove passeremo la notte.
Zack scrollò le spalle.
Zack: Sempre meglio dei Tonberry, no?
Manuel ed il suo compagno entrarono nella caverna. Poco dopo iniziò a farsi buio.
Manuel: Puoi fare di nuovo quella cosa con la spada? Quella luce blu?
Zack estrasse la spada, e la tese in avanti, senza risultato. La guardò, come se avesse qualce interruttore sulla lama. Poi l'agitò e le diede dei leggeri colpetti, come si fa con le torce elettriche che non funzionano.
Zack: Mi dispiace, non ci riesco.
Manuel: Non importa.
Zack: Aspetta, che sciocco!
Tirò fuori la sua immancabile pietrafocaia. Raccolse un altro sasso da terra, e si girò intorno, per cercare qualcosa da bruciare. Fece per uscire dalla grotta, ma Manuel lo afferrò per un braccio, e lo tirò a terra con forza.
Zack: Ahia, ma che...
Manuel: Sssh! Scusa...
Guardava l'uscita della grotta. Zack lo imitò, senza però vedere nulla. Stava per chiedere spiegazioni a Manuel, quando improvvisamente vide una luce, la luce di una lanterna.
Zack: Tonb...
Manuel gli tappò la bocca, e si portò il dito sulle labbra.
Quella sillaba e mezza pronunciata da Zack portò il Tonberry ad indugiare davanti alla grotta. La sua mantellina marrone oscillava in balia del vento, ma la testa era coperta dal cappuccio. Su una mano stringeva la lanterna, sull'altra un oggetto affilato e scintillante, un pugnale. Si voltò verso la grotta, così i due poterono distinguere la sua faccia verde e due scintillanti occhi gialli. Era comunque troppo buio per fornire una descrizione dettagliata.
I due compagni rimasero immobili, incrociando le dita. Dopo qualche attimo di indecisione, il Tonberry proseguì per la sua strada, lasciando stare la grotta. Non appena l'ultimo lembo del suo abito non fu scomparso, Manuel e Zack emisero un sospiro di sollievo. Prima di parlare, aspettarono cinque minuti abbondanti.
Manuel: Hanno un udito finissimo.
Zack: Me ne sono reso conto...
Fece di nuovo per uscire, Manuel lo trattenne di nuovo.
Manuel: Non è prudente, potrebbero essercene altri.
Zack: Ma allora cosa bruciamo?
Manuel si guardò intorno, e raccolse una stalattite.
Manuel: Usa la punta della tua spada per fare un piccolo buco qui sopra. Puoi farlo?
Indicava la parte della stalattite che originariamente era attaccata al soffitto. Zack la guardò.
Zack: Certo, ma...
"Non prende fuoco" avrebbe voluto dire, ma poi si rese conto che era un'affermazione talmente stupida che decise di tenerla per sè. Probabilmente Manuel aveva qualcosa in mente. Iniziò, non senza qualche difficoltà per via della lunghezza della lama, a scavare un piccolo buco.
Manuel si avvicinò ad una delle pareti, quella che lui sapeva essere quella nord. Tornò poco dopo.
Zack: Va bene così?
Gli porse la stalattite, scavata un po' alla buona. Manuel non l'afferrò, perchè aveva già qualcosa in mano.
Manuel: Sì, è a posto. Tienila dritta, con il buco verso l'alto.
Zack eseguì, e Manuel iniziò a coprire il buco con quello che sembrava muschio.
Zack: Ma il muschio è umido. Non può prendere fuoco.
Manuel gli porse un po' di quella pianta che aveva raccolto. Zack posò la sua spada, che teneva nella mano libera, e prese il muschio. Questo si sgretolò sul guanto di Zack. Era incredibilmente secco, per essere muschio.
Manuel: Questo muschio cresce solo qui, in queste montagne. Non mi ricordo il nome, ma mi ricordo che è secco e prende fuoco facilmente. E anche che è il cibo preferito degli abitanti di queste grotte, i Mimik.
Zack: Mimik? Qui dentro?
Manuel: I Mimik che vivono qui non hanno niente a che vedere con quello che vivono in pianura.
Zack: In positivo o in negativo?
Manuel lo guardò, come se scherzasse.
Manuel: Sono molto più grossi, e il loro esoscheletro è molto più resistente.
Zack abbassò il capo, demoralizzato. Ma in fondo cosa si aspettava? In montagna era tutto più... Selvaggio.
Manuel: Ecco.
Aveva schiacciato molto più muschio di quanto ce ne sarebbe stato in quel buchino.
Manuel: In questo modo si consumerà più lentamente.
Zack prese il poco muschio che aveva in mano e lo posò sopra a quello che c'era già, senza schiacciarlo.
Zack: Così prenderà fuoco più facilmente, no? Poi, consumato questo, inizierà a consumarsi quello che hai messo tu...
Manuel: Giusto, ottima idea.
Prese la stalattite, e Zack diede fuoco al muschio con la sua pietrafocaia.
Fuoco, calore, luce.
Manuel: I Mimik sono appesi al soffitto, ma credo che tu lo sappia già... Stiamo attenti, sarà difficile combatterli al buio.
Zack annuì, e seguì Manuel (che reggeva la stalattite) all'interno della grotta, al sicuro dai Tonberry.
Ma non dai Mimik.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Episodio XIV

Manuel si incamminò abbastanza velocemente all'interno della grotta, deciso ad allontanarsi il più velocemente possibile dalla portata dei Tonberry; non aveva la certezza che fossero nemici pericolosi, non ne aveva mai affrontato uno di persona, ma le storie sulla crudeltà e letalità di quei lucertoloidi raccontate da suo padre erano sufficienti per fargli pensare che più spazio avesse messo fra se stesso e loro, meglio sarebbe stato. Zack lo seguiva pochi passi dietro, leggermente titubante, mentre ripensava a ciò che gli era stato detto da Manuel: conosceva i Mimik e sapeva che non erano così tanto pericolosi. Cioè, lo sarebbero stati per una persona normale, ma per Zack non erano mai stati una minaccia: al primo segno di ostilità, l'enorme lama della sua spada era stata più che sufficiente per fare a fettine qualunque Mimik si fosse dimostrato troppo desideroso di utilizzarlo come spuntino. Qualunque Mimik di pianura.
Zack non era mai stato in montagna, per cui non conosceva la variante montana del Mimik che aveva finora incontrato; Manuel gli aveva detto che erano più forti, ma dopotutto non c'era motivo di temere un ragnetto un po' cresciuto, anche se corazzato. Ciò che preoccupava veramente Zack non era il Mimik in sè, ma il fatto che quella grotta potesse essere la tana di quei mostriciattoli dalle otto zampe corazzate; per sua esperienza personale, qualsiasi creatura del pianeta, anche la più debole, diventava una furia se si fosse trovata a difendere la sua casa. Il suo maestro di spada gli aveva dimostrato che anche l'essere umano era in grado di centuplicare la propria forza quando erano messe a rischio le sue cose più care; e i Mimik, proprio come gli esseri umani, erano capaci di mettere da parte le rivalità e combattere uniti contro un nemico comune più grande.
Entrare nella tana di quei ragni corazzati voleva dire morte certa, e anche guerrieri esperti come il maestro di Zack avrebbero ritenuto l'impresa una vera e propria follia: i Mimik vivevano in grandi gruppi, di almeno una ventina di individui adulti e decine di piccoli, che crescevano estremamente protetti fino a che erano in grado di unirsi alla difesa.
Manuel proseguì, ignaro di tutti i pensieri che affollavano la mente di Zack, addentrandosi sempre più profondamente nell'oscurità: l'unica luce visibile era quella della torcia improvvisata nella sua mano destra, mentre il terreno iniziava ad essere sempre più simile all'interno di una miniera. I due ragazzi percorsero un discreto tratto in discesa, facendosi strada tra numerose stalattiti; la tenue luce della torcia si rifletteva nelle formazioni cristalline dei minerali che costituivano le pareti della caverna, sprigionando riflessi colorati di vario tipo. Man mano che procedevano, Zack aveva sempre più l'impressione che quella fosse una miniera abbandonata, anche perchè dal basso non spuntavano stalagmiti: era come se qualcosa, o qualcuno, avesse scavato quel tunnel e levigato la parte più bassa. Dopo circa venti minuti di cammino, Manuel e Zack arrivarono a un punto in cui la caverna si divideva in due passaggi più piccoli

Zack: Benissimo.. e ora da che parte andiamo?

Manuel puntò la luce della torcia prima a destra, poi a sinistra; la discreta illuminazione fu sufficiente per far intuire che la via di destra proseguiva verso l'alto, la sinistra verso il basso. Altre informazioni non erano però ricavabili, perchè da ciò che si poteva vedere nella penombra i due cunicoli sembravano esattamente identici a quello da cui provenivano.

Manuel: Non lo so.
Zack: Testa o croce?
Manuel: Scegli te, è uguale. Basta che proseguiamo.
Zack: ..ma abbiamo già camminato tanto oggi.. è tardi, dobbiamo riposarci!

Manuel osservò un po' contrariato il suo compagno. Ma come, aveva ricevuto un potere immane da.. non si sa chi ed era già stanco? Lui non sentiva ancora il bisogno di dormire, e l'erede era ridotto allo stremo? Un moto di rabbia lo scosse, ma poi Manuel considerò la cosa nel modo più saggio possibile

Manuel: Secondo te è sensato fermarci davanti a due aperture? Può uscire di tutto da lì!

Zack non perse tempo, nè ebbe bisogno di pensare a come rispondere. Era più forte di lui, da quando aveva visto quella luce blu e assorbito il potere del Cristallo della Spada aveva dei pensieri lucidi, diretti e sicuri. Le sue convinzioni erano diventate semplicemente troppo grandi perchè i fatti riuscissero a scuoterle.

Zack: ..e secondo te è saggio andare avanti a oltranza dopo più di un giorno di cammino e una battaglia in un cunicolo che può portare chissà quali guai?
Manuel: ...
Zack: Vedi, dobbiamo riposarci, e lo sai anche te!

Manuel ci pensò un po' sopra; la sua mente non l'aveva ancora percepito, ma in effetti ogni muscolo del suo corpo chiedeva un po' di riposo, specialmente dopo il tragico evento. Il ragazzo decise di assecondare Zack -e il suo organismo-, anche se si rese subito conto che non sarebbe stato un buon sonno... davanti alla distruzione del suo villaggio Manuel aveva reagito con continue azioni e reazioni, pensieri, ragionamenti e quant'altro: troppi fantasmi erano in attesa che il vortice di pensieri e azioni si fermasse un attimo per poterlo assalire. Nonostante questo la sua maschera di apparente serenità esteriore continuava a reggere inesorabile, per cui quando Manuel si rivolse a Zack lo spadaccino non riuscì a cogliere nessuno di questi problemi.

Manuel: Va bene. Ma non qui. Torniamo indietro.
Zack: Cosa? Ma siamo arrivati fino..
Manuel: Lo so. Ma è la cosa migliore da fare. Pensaci: fermarsi qui è da folli, siamo alla portata di qualunque cosa sbuchi da quei due cunicoli. Invece se torniamo indietro, saremo sicuri che nelle vicinanze di quella zona non ci sono nè Mimik nè altri pericoli.
Zack: ..ma allora abbiamo camminato per niente...
Manuel: No. Non per niente. Abbiamo appurato che non ci sono Mimik fino a questo punto, dopo tutto.

Sorrise. Se si fosse visto da fuori, Manuel si sarebbe dato del pazzo schizofrenico nel vedersi sorridere in quelle condizioni; ma dal punto di vista di Zack quel sorriso confermava già una sensazione: forse era riuscito a rompere il ghiaccio sul serio. Lo spadaccino annuì, e così i due ragazzi tornarono indietro per almeno una decina di minuti di cammino, in salita. Si fermarono in un'area abbastanza anonima, in un punto dove la grotta diventava un pochino più larga rispetto agli altri punti e faceva una doppia curva a serpente: una a destra, verso l'uscita, e una a sinistra, verso i cunicoli gemelli.

Zack: Questo punto mi sembra indicato, non trovi?
Manuel: cosa te lo fa pensare?
Zack: Ci sono due curve, così possiamo essere sicuri che nessuno ci possa vedere da lontano. E' meglio essere parzialmente nascosti che dormire su un rettilineo, dove ti possono vedere per forza.

Manuel rimase sorpreso ancora una volta nel sentire la preparazione tattica militare di Zack, e non obiettò nulla. In realtà sapeva bene, come anche lo spadaccino, che l'occultamento indotto dalle curve a novanta gradi era un'arma a doppio taglio: loro non sarebbero stati visti, ma non avrebbero neanche potuto vedere eventuali avvicinamenti. Tuttavia Manuel pregò di non essere ulteriormente sfortunato: va bene essere inutile, ma inutile E sfortunato sarebbe stato troppo. Zack confidò nella sua buona stella, ma non solo: la forza interiore che non aveva ancora imparato a conoscere suggeriva al suo istinto che quello era veramente un buon posto dove riposare.
Così i due ragazzi si fermarono, Zack appoggiò la spada di fianco a lui e si sdraiò contro una delle pareti. Manuel si appoggiò ad una grossa stalattite che toccava quasi terra davanti a Zack. La temperatura in quella grotta non era esattamente l'ideale per dormire senza coperte, ma era in qualche modo più alta di quella esterna. Prima di chiudere gli occhi, Manuel piantò la torcia improvvisata tra lui e il suo compagno.

Manuel: Anche se dobbiamo dormire, è meglio che questa rimanga a farci un pochino di luce.
Zack: Non troppa però, o attrarremo tutta la fauna locale!
Manuel colse la punta di sarcasmo, ma non ci fece molto caso. Il suo corpo gli implorava di chiudere gli occhi, e dormire.

Zack: Buonanotte Manuel!
Manuel: Buona.. notte.

Fine episodio XIV
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio XV

Manuel si alzò di scatto. Sudava copiosamente e tremava. Si portò una mano alla fronte, e se la passò fra i capelli.
"Era solo un sogno", si disse. Già, ma cosa era solo un sogno? non riusciva a ricordarlo. Si sforzò, ma l'unica cosa che ricordava era un'ombra spaventosa, ma sfocata. Due occhi azzurri come il ghiaccio erano l'unica cosa che Manuel riusciva a ricordare perfettamente. Spaventosi, ma in qualche modo familiari.
Decise di non pensarci, e buttò l'occhio su Zack. Ancora dormiva. Sentì un rumore di zampe veloci e frenetiche, come quelle di un insetto. "Mimik -pensò lui- odio i ragni". Si chiese se fosse il caso di svegliare Zack, poi abbandonò l'idea. Avrebbe sicuramente pensato "Che seccatura, questo ragazzo"... O qualcosa del genere. La curiosità prese il sopravvento. Spense la torcia, avrebbe sicuramente attirato gli aracnidi.
Mise fuori la testa dal nascondiglio quel tanto che bastava per avere un piccolo scorcio del lungo "rettilineo", come lo aveva definito Zack, e li vide. Tre regni enormi, ricoperti da un'esoscheletro molto resistente argentato con alcune decorazioni blu. Le loro otto lunghe zampe erano in continuo movimento, come se avessero avvertito dei corpi estranei in "casa loro". Erano grossi, molto grossi. Alti almeno metà di Manuel, sui novanta centimetri, un metro. E Larghi almeno un metro e mezzo. Ciò fece rabbrividire Manuel, che senza rendersene conto stava ormai stringendo con tutte le sue forze una piccola sporgenza rocciosa. "Ragni, ragni..." Era l'unico suo pensiero. "Ragni...".
Non li odiava semplicemente, i ragni. Quegli insulsi animaletti lo spaventavano. La sporgenza sulla quale Manuel stava sfogando tutta la sua paura si spezzò, e Manuel la lasciò cadere, colto di sorpresa. Rimase con gli occhi sbarrati a guardare la piccola roccia cadere come a rallentatore. Non riuscì a fare nulla per fermarla.
Cadde a terra, producendo un suono che a Manuel sembrò molto maggiore rispetto a quello che sarebbe uscito in un momento diverso, un momento nella quale la loro vita non dipendesse da quello stupido sassolino.
I tre ragni si voltarono quasi contemporaneamente, con uno scatto. Manuel ritrasse velocemente la testa. Ora li vedeva, riflessi sulla lama della spada di Zack. Stavano guardando il loro nascondiglio. Rimase, trattenendo il fiato, appoggiato alla parete, senza muovere un muscolo. I tre aracnidi stavano per abbandonare la preda, si erano girati, ma purtroppo il destino volle che Zack scegliesse proprio il momento più sbagliato per mormorare qualcosa nel sonno. Manuel impallidì, e vide l'immagine riflessa di un Mimik che si girava di nuovo, con uno scatto, e lo vide dirigersi a passi lenti, come se volesse perlustrare ogni centimetro della grotta, verso di loro due. Evidentemente non aveva una vista molto sviluppata, perchè indugiava su ogni punto della parete.
Manuel pregò che si fermasse. Era ancora abbastanza lontano. Poi però notò una cosa che non contribuì certo a migliorare la situazione. Sul soffitto c'era una stalattite solitaria, anche piuttosto piccola a dire il vero. Però sulla punta c'era una gocciolina di umidità che traballava, pericolante. Guardò la traiettoria che avrebbe percorso, esattamente sotto di essa c'era la lama della spada di Zack, leggermente inclinata.
Ma perchè doveva succedere tutto proprio in quel momento? Riuscì a pensare solo questo, perchè subito dopo la goccia cadde, senza lasciare tempo a Manuel di reagire. Si infranse, ovviamente molto rumorosamente, sulla lama dell'arma dello spadaccino addormentato. La leggera inclinazione della lama fu sufficiente per permettere alla goccia di scivolare giù, emettendo ad ogni millimetro lampi di luce, che Manuel si disse sarebbero bastati per attirare ogni Mimik nel raggio di almeno venti chilometri. Il Mimik, ovviamente, aveva notato il riflesso della goccia, e si dirigeva verso quell'oggetto luccicante che tanto aveva attirato la sua attenzione. Manuel notò con orrore che ora tutti e tre si dirigevano da quella parte, e anche altri spuntati da chissà dove.
Il ragazzo riflettè qualche secondo, poi fece l'unica cosa che gli venne in mente. Volevano la spada di Zack? L'avrebbero avuta. La raccolse da terra, dove era infilzata, non senza qualche difficoltà. Poi la prese e la lanciò in direzione dell'uscita della grotta. Fece quasi una decina di metri, poi cadde a terra con un tonfo. Manuel svegliò Zack, che prima balbettò qualcosa, ancora sonnolento, poi vide due Mimik sorpassare il loro nascondiglio. Altri tre. Quattro. Otto. Un'orda di Mimik stava accorrendo a vedere quell'oggetto misterioso lanciato da Manuel. Quindi si svegliò completamente, e guardò Manuel.
Zack: Che diavolo succede?!?
Manuel: Secondo te?!? Scappiamo, avanti!!
Zack fece per andare verso l'uscita.
Manuel: No! Non da quella parte! Per di qua!
A Zack non sarebbe servito l'avvertimento di Manuel, aveva visto benissimo che tutti i ragni si dirigevano da quella parte, nei due secondi scarsi che rimase ad osservare la strada che avrebbe dovuto portarli all'uscita.
Seguì Manuel, che si inoltrava nella grotta. Si fecero largo attraverso i Mimik, che correvano in senso opposto. Stranamente i ragni non badavano a loro, si avventavano tutti sull'oggetto scintillante, calpestandosi a vicenda, spingendosi e mordendosi con le loro tenaglie. Una razza violenta, molto violenta.
I due ragazzi arrivarono al bivio della sera prima, ma questa volta non dovettero scegliere: dalla strada che andava verso il basso arrivavano centinaia di Mimik, veloci e disordinati, emettendo suoni confusi: squittìi da roditore, clangori di metallo, zampettìo frenetico e molti altri irriconoscibili.
Quindi Manuel e Zack presero la deviazione che portava verso l'altro, e corsero più veloce che potevano verso quella che poteva essere la loro salvezza... O la loro rovina. Ma in quel momento qualsiasi cosa sarebbe stata meglio dell'orda Mimik.
Dopo vari minuti che correvano iniziarono a rallentare, e si fermarono. Erano ancora nel pieno della grotta, non si vedeva nessuna uscita, nè da una parte, nè dall'altra. Zack si sedette a terra, con il fiatone. Una corsa del genere, appena svegliati, non era certo il massimo.
Zack: Pensi che... Anf, anf... Li abbiamo seminati?
Manuel non rispose. Era in piedi, e si reggeva la bocca e la pancia. Barcollò leggermente, poi si appoggiò al muro con un braccio e vomitò.
Manuel: Lo... Lo spero...
Ebbe un'altro conato di vomito, e inarcò la schiena, poggiando le ginocchia a terra.
Zack: E' tutto a posto?
Gli posò una mano sulla spalla. Manuel si liberò del contatto, e fece alcuni passi dando le spalle a Zack.
Manuel: La.. La tua spada... Io...
Zack: La mia spada? Che cos'ha?
Provò ad estrarla, ma si accorse che non c'era.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
EPIOSDIO XVI

Zack guardò Manuel,ancora col fiatone per la corsa; lo sguardo nei suoi occhi faceva intuire perfettamente una cosa: stava attendendo spiegazioni.

Zack: Che fine ha fatto la mia spada?

Manuel non stava benissimo, specialmente dopo l'incubo, la corsa e il freddo preso; gli girava la testa, aveva la nausea ed ora che si era reso conto di aver fatto una stupidaggine l'agitazione non migliorava il suo stato. Non si poteva spiegare come gli fosse venuto in mente di lanciare la spada di Zack lontano, ma era stato veramente un impulso istintivo, immotivato.
Ora Zack lo guardava, attendendo pazientemente -e giustamente anche- la sua risposta.

Manuel: ..io.. io l'ho lanciata.. ai Mimik..
Zack: Cosa hai fatto?!?
Manuel: ...non sapevo cosa fare.. stavano arrivando, per distrarli.. gli ho lanciato la tua spada!
Zack: ..ecco perchè non ci hanno seguito! Erano attirati dalla lama..

Zack incrociò le braccia, con fare severo. Manuel si aspettava una reazione violenta, se non di arrivare alle mani quantomeno di ricevere una sfilza di insulti e parole poco carine, come facevano suo padre e suo nonno quando lui gliene combinava qualcuna. Invece Zack non fece niente di tutto questo, semplicemente si limitò a tirare un lungo sospiro e a commentare con un filo d'ironia.

Zack: Va bene.. allora dovrò andare a riprendermela

Manuel rimase molto stupito. Mai più si sarebbe aspettato una reazione simile, soprattutto da uno spadaccino: i suoi maestri gli avevano insegnato che per un guerriero di spada, l'arma era una delle cose più importanti, se non LA cosa più importante. Eppure Zack non sembrava molto contrariato dall'aver perso la spada; certo, la sua convinzione più grande e che niente al mondo gli avrebbe potuto togliere era che adesso sarebbe andato a recuperarla, fosse stato anche all'inferno.
Una certa dose di rabbia riuscì comunque a riscaldargli l'animo, anche se la nausea e il giramento di testa lo obbligavano a stare sempre inginocchiato; non c'era dunque modo di fare arrabbiare Zack? Da quando lo conosceva non l'aveva mai visto perdere le staffe sul serio e questa sua indistruttibile calma iniziava a dargli fastidio.
Vedendo il comportamento di Manuel, che nonostante tutto stava sempre inginocchiato a terra, Zack intuì che il ragazzo continuava a non stare bene, quindi decise di stare fermo.

Zack: Sei veramente sicuro di stare bene?
Manuel: ... sì, sì..

Era palesemente falso, Manuel si sentiva la febbre, ma Zack non avrebbe mai dovuto scoprirlo. Ci mancava solo che scoprisse che fosse malato: così avrebbe potuto ancora una volta mostrare la sua pietà. Piuttosto che ricevere ancora attenzioni misericordiose Manuel si sarebbe fatto legare a un macigno e gettare giù da una scogliera; stava male, certo, ma non era affare di Zack questo. Era un suo problema, solo suo.
Un conato di vomito ritornò veloce, giusto per contraddirlo, e Manuel maledì il suo stomaco; la febbre avrebbe potuto nasconderla, ma il vomito no di certo.
Sputò qualcosa in un angolo, allontanandosi il più possibile da Zack; lo spadaccino rimase con le braccia incrociate ad aspettare. Quando Manuel ebbe finito, Zack prese la parola

Zack: Ok. Quando avrai finito di far finta di stare bene e deciderai di farti aiutare, potremo trovare una via d'uscita oltre ai Mimik. A meno che tu non voglia stare qui in eterno a vomitare in un angolo, si intende.

Manuel non rispose; si rese semplicemente conto che tutti i tentativi per far credere di stare bene erano vani: ormai Zack aveva capito le sue reali condizioni fisiche. Però almeno questa volta non sembrava mostrare pietà; lo stava trattando esattamente come Manuel avrebbe voluto, cioè con freddezza. Certo lo spadaccino avrebbe voluto essere anche più utile, ma aveva capito che con il suo compagno qualsiasi interesse maggiore sarebbe stato controproducente.

Manuel: ..ora ci sono. Possiamo andare avanti.
Zack: Avanti dove? Indietro semmai. Devo riavere la mia spada.
Manuel: Indietro? Ma ci sono i Mimik!
Zack: Sì lo so. E sono anche tanti. Ma quella spada è troppo importante per me per lasciarla a dei ragni troppo cresciuti.
Manuel: ...ma sono troppi! Ci..ci.. mangeranno vivi!
Zack osservò il ragazzo in piedi davanti a lui; non barcollava più, ma non dava l'idea di essere molto stabile sui due piedi. Poi si ricordò del muschio che aveva utilizzato per accendere la torcia ed esaminò le pareti; su una in particolare, quella rivolta verso nord, ne trovò una quantità industriale. Zack si mise a strapparlo, facendo un mucchietto infiammabile sempre più grande. Manuel incuriosito si avvicinò a lui, muovendosi lentamente per mantenere stabile lo stomaco.

Manuel: cosa.. stai facendo?
Zack: Armi anti-mimik.

Manuel osservò silenziosamente tutto il lavoro di Zack, che raccolse tutto il muschio di una vasta area di parete e lo legò insieme in un fascio. Quindi si volse verso Manuel

Zack: Bene, ora andiamo.
Manuel: Dove?!
Zack: Torniamo al bivio. Ho un piano, ma..

Si fermò; perchè il suo piano avesse successo avrebbero dovuto essere in grado di correre, probabilmente alla stessa velocità con cui erano scappati.

Zack: ..dovrebbe essere l'alba. A quest'ora i Mimik vanno a dormire, quindi saranno tutti nella loro tana, o in direzione. L'idea è semplice: diamo fuoco a questo covone di muschio, lo buttiamo nella loro tana e approfittiamo del caos conseguente per raggiungere l'uscita -e la mia spada. Però dobbiamo muoverci velocemente, o potremmo rimanere bloccati in mezzo ai Mimik. Ce la fai a correre?

Manuel annuì, ma subito dopo un ennesimo conato di vomito lo obbligò a voltarsi verso la solita parete, ormai già "utilizzata" più volte.

Zack: Ok, ho capito. Meglio che vada da solo. Stai qui, io vado, faccio casino, riprendo la spada e torno indietro.

Prima di andare estrasse un discreto mucchio di muschio infiammabile e lo diede a Manuel, poi gli consegnò una delle sue due pietre focaie

Zack: in caso di emergenza, incendia questo. I Mimik sono terrorizzati dal fuoco, al calore delle prime fiamme scapperanno.

Manuel ebbe un altro moto d'ira: ma se Zack era così esperto su come fermare i Mimik, perchè non l'aveva fatto già la sera prima?! Ad ogni modo decise di non fare polemiche e si sedette, anche perchè sentiva la testa pesante e le ossa gli facevano male per la febbre.
Vide Zack sparire nella penombra, e chiuse gli occhi; sentì l'eco dei passi del ragazzo per tanto tempo. Quindi vide un bagliore improvviso arrivare dal basso, dove era andato Zack, e di seguito il rumore di migliaia di zampette corazzate che fuggivano terrorizzati dalla tana. Alcuni versi striduli echeggiarono nella caverna, erano i Mimik più grandi che venivano incendiati dalla torcia muschiata di Zack. Improvvisamente fu il silenzio. Dopo diversi minuti, in cui Manuel stava già iniziando a disperare, sentì un forte rumore metallico, seguito da una intensissima luce blu che illuminò la grotta a giorno e alcuni altri versi. Dopo una mezzoretta, Manuel vide una grande ombra avvicinarsi; era un grosso essere a molteplici zampe che si avvicinava velocemente. La nausea indotta dalla febbre si sommò a quella prodotta dal pensiero di un ragno gigante.. "che schifo" pensò Manuel, dopodichè accese la torcia datagli da Zack, pronto a respingerlo.
Il grosso ragno si avvicinò, ma prima che potesse arrivare a portata del fuoco, una enorme lama lo tagliò in due come se fosse stato fatto di burro.
Uno "GNIIIIII" acuto fu l'ultimo verso prodotto dall'animale, prima che la lama di Zack fece schizzare i suoi liquidi corporei in giro, fino a macchiare le scarpe di Manuel.

Zack: Eccomi!

Il ragazzo aveva ripreso la sua spada, da cui grondava ora un liquido verdastro e viscoso; buona parte della tenuta di Zack era sporca di schizzi dello stesso liquido, molto probabilmente "sangue" di Mimik. Alcuni ragnetti più piccoli, non più grandi di cinque centimetri, arrivarono dalle spalle di Zack; oltrepassarono Manuel e fuggirono via, verso l'alto.

Manuel: ..ma come hai fatto?
Zack sorrise e rispose: Segreto professionale

Lo spadaccino afferrò la sua spada con la mano destra, e tese la sinistra a Manuel.

Zack: Ora, possiamo continuare per di qua?

Il ragazzo seduto accettò l'aiuto di Zack e i due si incamminarono verso l'alto. Dopo una discreta marcia, arrivarono a un punto in cui da una fessura nella parete di destra entrava luce. La grotta proseguiva comunque, ma Manuel intuì che era meglio per loro uscire dal cunicolo il prima possibile.

Manuel: ..lì.. dà alla superficie!
Zack: Già, ma è troppo stretta per entrambi..
Manuel: ...
Zack: Ho capito, ci penso io!

Infilò gentilmente la lama del suo spadone nella fessura e fece leva. Al terzo tentativo, la roccia si spaccò e si aprì un'apertura sufficientemente grande per far passare sia Manuel che Zack.
I ragazzi uscirono all'aperto e si trovarono su un pendio erboso, leggermente in discesa, che dava su una sconfinata pianura; dalla posizione del sole Zack dedusse che era mattina inoltrata, quasi mezzogiorno. Cosa ancora più importante, a qualche chilometro da loro si ergevano delle enormi porte rinforzate, che costituivano l'unica via di accesso in una doppia fila di mura circolari. Zack e Manuel avevano attraversato la montagna, in qualche modo, e avevano raggiunto un grande centro fortificato. Molto diversa dai villaggi e centri agricoli a cui erano abituati: quella davanti a loro era una grande città, con tanto di fossato doppio, ponte levatoio, torri e torrioni a volontà e armi da assedio pesanti sulle torri più grandi. Manuel potè contare sette torri principali, ognuna con un mangano, e quattordici torri più piccole. Al centro, apparentemente distaccato dalle mura esterne, un castello bianco troneggiava sulle fortificazioni, fornendo un'immagine di potenza tale che Zack si lasciò scappare un commento di stupore

Zack: ...sti gran cazzi..

Fine Episodio XVI
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio XVII

Manuel: E ora che facciamo?
Zack: Credo che dovremmo andare in quella città a mangiare e riposarci. Non abbiamo avuto un attimo di pace dal momento in cui abbiamo trovato quel Garuda... Fra lui, i Tonberry ed i Mimik...
Manuel: D'accordo.
In realtà la domanda di Manuel era un'altra, ma decise che più tardi ne avrebbero parlato... Meglio sarebbe stato. Non gli andava di affrontare quell'argomento ora. Manuel pensava a dopo. Ora che Zack lo aveva accompagnato in una nuova città, probabilmente lo spadaccino sarebbe ripartito subito dopo. Evidentemente, anche se non ne parlava con Manuel (o meglio, Manuel non se ne era mai interessato), aveva uno scopo, un motivo per viaggiare. Ma lui... Che motivi aveva? Anzi, non solo non aveva motivi per proseguire: ne aveva per non farlo. Il più delle volte erano finiti nei guai per causa sua. Il Garuda non avrebbe attaccato, se non si fossero fermati, come lui aveva preteso. Zack non avrebbe dovuto salvarlo, se non fosse andato in quella grotta. E se non avesse preteso a tutti i costi di tornarci, lo spirito del guerriero Cloud non si sarebbe adirato, e non li avrebbe mai attaccati.
Il suo comportamento infantile, irresponsabile e impulsivo aveva messo in pericolo un'altra persona. Basta era ora di smetterla. Dopo essersi riposati in quella città, non voleva più essere un peso per Zack. Non voleva più essere un peso per nessuno. Chissà, magari si sarebbe suicidato. No, non ne avrebbe avuto la forza. Sarebbe sopravvissuto, semplicemente. Senza casa, senza famiglia, senza Lucy, senza Zack... Da solo.
Dal canto suo Zack non immaginava minimamente che il compagno potesse pensare una cosa del genere. Non si era neppure posto il problema, in effetti. Manuel era il suo compagno, ormai. Non lo avrebbe più lasciato, punto e basta. Dopo tanti viaggi da solo, finalmente aveva trovato qualcuno. Non quelle sei-sette ragazze che volevano solo divertirsi, che trovava in ogni città, e che ormai lo annoiavano. Erano vuote, senza scopo, senza ideali. Solo... Divertimento. Ora finalmente aveva trovato qualcuno che stava con lui non per i suoi muscoli, non per il suo carisma, ma per qualcosa che andava al di là di questo. In effetti sia lui che Manuel si erano chiesti cosa li legasse così tanto, perchè sentissero il bisogno di stare insieme, ma non erano riusciti a rispondersi.
Manuel fece per avviarsi verso le alte porte. Zack pensò a quello che era successo nella grotta. Forse se l'era presa troppo. Certo, quella spada era importante, per lui, ma in fondo se Manuel non l'avesse usata per distrarre i Mimik, probabilmente ora non sarebbe neppure vivo. Nè lui, nè Manuel. In effetti era stato un po' ingiusto.
Zack: Manuel... Come va lo stomaco?
Manuel rimase dapprima un po' stupito dalla domanda. Cosa importava a Zack del suo stomaco?
E' vero, non stava bene: si sentiva ancora la febbre, e le immagini dei Mimik che zampettavano ovunque ancora affollavano la sua mente. Erano stati loro, i ragni a farlo vomitare. Era resisito per un po', abbastanza da lanciare la spada, svegliare Zack e scappare, ma poi non è più riuscito a trattenere i conati. Odiava i ragni, lo spaventavano e lo innervosivano, annebbiando la sua capacità di giudizio. Probabilmente se fossero stati, chessò, Molboro, sarebbe riuscito ad elaborare una strategia migliore. Mentì, ed era evidente: era pallido, e barcollava leggermente.
Manuel: Be-bene...
Zack: S... Sì, certo. Ehm...
Manuel si girò, stava per ripartire alla volta della porta, ma Zack lo bloccò di nuovo.
Zack: Scusa, se me la sono presa. L'importante è che siamo vivi, la spada... -non avrebbe voluto dirlo, era solo per rincuorare Manuel- Si può sempre aggiustare, no? Quindi... Grazie.
Manuel rimase un po' a bocca aperta. Grazie? Scusa? A lui? Si chiese cosa spingesse Zack a comportarsi così, e non per la prima volta. Quel ragazzo continuava a stupirlo. Per un attimo provò la tentazione di scoppiargli a ridere in faccia, ma resistette a quell'impulso strano ed assolutamente fuori luogo. Però sorrise. Ancora. Era già il secondo falso sorriso, nel giro di poche ore. Ma per Manuel non era certo una novità. Un sorriso sincero non l'aveva mai fatto, neppure da piccolo. Non aveva mai neppure pronunciato la frase, che tutti i bambini dicono ai loro genitori prima di andare a letto, "ti voglio bene". Solo... "Ok", "sì", "d'accordo", oppure "mi dispiace", "chiedo scusa"... E i suoi falsi sorrisi. Ogni volta con gli amici dei genitori, sorrideva. Perchè? Perchè gli era stato insegnato così. "Sorridi, non farci fare brutta figura..." e con il passare del tempo, i sorrisi erano diventati il suo mezzo più efficace per nascondere i suoi pensieri e le sue reali emozioni. Tranne a Lucy, a lei non riusciva a tenere nascosto nulla.
Zack sorrise di rimando, veramente felice di essere riuscito a fare breccia fra le mura che il compagno si era innalzato intorno.
Manuel: Andiamo, ora?
Zack annuì, senza smettere di sorridere, ed affiancò Manuel nel breve percorso che separava loro due dalle porte di quella che sembrava una vera e propria città-fortezza. Manuel ne aveva sentito parlare, erano delle città imperiali, dotate delle ultime innovazioni tecnologiche in campo bellico, sempre pronte a respingere un qualsiasi attacco nemico, in particolar modo da parte della Piaga Nera. Il gruppo ribelle aveva iniziato, non solo a distruggere città e seminare panico, ma ad organizzare delle vere e proprie rivolte contro l'esercito imperiale. Ultimamente avevano anche attentato alla vita dell'imperatore. Come si chiamava? Manuel non se lo ricordava proprio. Figuriamoci, con tutta la corruzione che c'era uno valeva l'altro, in fondo. In effetti Manuel si chiedeva se fosse meglio la Piaga Nera che distrugge tutto e tutti sul suo cammino, senza pietà, o l'Impero, che si finge amico del popolo per poi colpirlo a tradimento, facendo salire al potere corrotti che pensano solo al proprio tornaconto.
Decise che quello non era decisamente il momente per pensare ad una cosa del genere, e continuò a camminare a fianco di Zack. Per un attimo, un assurdo attimo, stava per chiedere allo spadaccino cosa ne pensasse lui. Poi scosse la testa, e continuò a camminare.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Episodio XVIII

Manuel e Zack arrivarono alle porte della città in più tempo di quanto prevedessero: la strada, apparentemente breve, si rivelò essere una lunga camminata su e giù per i pendii delle colline. All'ennesima salita, Manuel arrivò al punto di chiedersi se quella città non fosse solo un'allucinazione, ma nonostante tutto proseguì senza dire una parola.
Nel tardo pomeriggio i due ragazzi raggiunsero finalmente le porte della città; due grosse paratie di metallo molto pesante, difficilmente sfondabile, chiudevano la strada e impedivano l'accesso anche al più potente degli eserciti.

Manuel: Molto bene.. e adesso che si fa?
Zack: Bussiamo?

Manuel non fece tempo a rispondere alla battuta ironica di Zack, perchè pochi istanti dopo si sentì un forte rumore di ingranaggi; il rumore si intensificò fino a che le due paratie di metallo si separarono, lentamente, e le porte della città furono spalancate. Zack esplose in una fragorosa risata

Zack: Ah, guarda che fortuna! Ci devono avere visto..

Manuel non era di quell'ottimistico avviso. Anzi. Già faceva fatica a pensare al fatto che un altro essere umano gli rivolgesse la parola, che un'intera città fortificata aprisse le porte nel vederlo.... ridicolo, pura fantascienza.
In effetti questa volta il ragazzo aveva ragione: osservando alle sue spalle, si potevano vedere numerosi carri e persone a piedi che si avvicinavano lentamente alla città, come formiche che tornano al formicaio. Si trattava perlopiù di operai e braccianti che rientravano in città dopo la giornata di lavoro nei campi; le porte della città vennero spalancate apposta per permettere il loro rientro in massa.
Manuel: ..evidentemente non hanno aperto la porta per noi..
Senza che Manuel glielo dicesse Zack aveva già intuito questa cosa, sapeva anche lui che nessuna fortezza degna di questo nome avrebbe aperto le porte nel vedere due sconosciuti avvicinarsi.. lo spadaccino però non perse il suo buonumore, e rispose
Zack: Beh, non importa. La porta è aperta, questo è ciò che conta, no?
I due si avvicinarono ulteriormente, dando però il tempo a Zack di notare che ogni persona o carro che varcava la soglia veniva fermato e controllato accuratamente dalle guardie poste sulla porta.

Zack: ..oh-oh.. adesso viene il difficile..
Manuel: Cosa?
Zack: Credi che mi faranno passare vestito così?

Solo in quel momento Manuel si accorse che il suo compagno di viaggio era in condizioni pietose, non tanto di fisico quanto di vestiario: la sua tenuta blu-violacea era quasi interamente ricoperta di macchie verdastre, presentava alcuni strappi e la sua spada grondava ancora del liquido viscoso dei Mimik. Non che lui fosse messo meglio, con i vestiti mezzi strappati e impolverati, i capelli arruffati, il colorito pallido e un'espressione in volto che definirla da appestato sarebbe stato ancora gentile. Aveva la febbre, questo lo sapeva anche lui, ma le fatiche e le peripezie del continuo viaggiare avevano lasciato i loro segni su Manuel; cosa ancora peggiore -per lui- quei segni erano perfettamente visibili e ben evidenti, nonostante facesse di tutto per non mostrarli.

Manuel: ..effettivamente.. potremmo avere un problema
Zack: Che si fa? Dormiamo fuori?

Manuel rabbrividì all'idea di passare un'altra notte all'addiaccio.. anche perchè era inverno, e il freddo della notte avrebbe senza dubbio peggiorato le sue condizioni; non voleva certo ritrovarsi a delirare per la febbre alta, soprattutto in presenza di Zack. Almeno voleva aspettare di separarsi da lui.. poi anche se fosse stato malissimo, anche se fosse morto, beh, non era più un problema. Ma per il momento, Manuel non aveva la minima intenzione di dormire fuori da un letto caldo.

Manuel: No! Proviamo a mescolarci con la gente.. magari non ci vedono e ci fanno passare..
Zack: Bene, come vuoi. Guarda stanno passando adesso due carri grossi.. possiamo metterci in mezzo a loro e far finta di nulla...

A Zack non piaceva un granchè l'idea di entrare quasi di nascosto dalle guardie, ma date le condizioni di Manuel.. sì, sarebbe stato meglio, molto meglio dormire in un letto vero. Se poi lui era d'accordo, tanto meglio.
Per cui lo spadaccino non perse tempo e tirò Manuel per un braccio, per non perdere i due carri; i due ragazzi si misero esattamente tra uno e l'altro, cercando di essere il più naturali possibili.
Arrivati alle porte, Manuel si sentì pesantemente osservato dalle guardie, ma cercò di non farci caso; più ancora che lui, le guardie osservavano molto attentamente Zack, forse a causa del suo spadone enorme, ma non fecero nulla di particolare. I due ragazzi riuscirono a entrare nella strada principale della città senza particolari problemi; appena superate le mura esterne, Zack e Manuel vennero letteralmente sommersi da un bagno di folla: una miriade di persone, carri, cavalli e bestiame che si muoveva per la strada, ognuno intento a badare ai suoi affari, con un traffico degno di una metropoli. All'interno delle fortificazioni, la città era esattamente come un centro urbano a cui Zack era abituato, solo tremendamente più grande e affollato. I due ragazzi seguirono la strada principale e si addentrarono in città, alla ricerca di una locanda. Manuel si sentiva a disagio, con tutta quella gente che gli passava a destra e a sinistra, e sopra e sotto: sembrava che tutti lo guardassero in malo modo, da straniero.. anzi, da inutile straniero. Zack invece non si curava molto della gente, anche perchè era abituato a vedere che tutti si facevano i loro affari: loro non erano certo interessati a lui, quindi perchè lui avrebbe dovuto interessarsi di loro?
In realtà lo spadone di Zack grondante di liquido colpiva l'attenzione di molti, tanto che alcuni preferivano cambiare strada o passare alla larga dal ragazzo; i più temerari gli passavano di fianco velocemente, quasi correndo. Manuel si accorse di questo, ma -anche un po' stupidamente- pensava che lo facessero per non avere a che fare con lui. Zack continuava a non fare caso alla gente e , quando vide l'insegna di una locanda, senza troppi complimenti deviò dalla strada principale ed entrò.
Lo spadaccino fece solo in tempo ad aprire la porta, e già gli occhi di tutti gli avventori erano puntati su di lui e sul suo compagno, rimasto a pochi passi di fuori; il silenzio calò improvvisamente, come in un saloon del Far West in cui era appena entrato un pericoloso fuorilegge.
Manuel vide Zack che, come se niente fosse, si diresse subito verso il bancone, sempre con la spada alle sue spalle e chiamò il proprietario; forse il suo compagno era abituato, pensò, alla paura della gente: in fondo, la sua arma era veramente grande e sproporzionata, era comprensibile che imponesse un po' di soggezione.

Zack: Ehi, locandiere! C'è posto per due?

Il suo interlocutore rimase in silenzio, con espressione spaventata. Subito dopo la domanda di Zack si affrettò a rispondere:

Locandiere: ...s..sì, ma abbiamo solo camere singole!

Zack si voltò verso Manuel, che rimase in silenzio, e affermò

Zack: Beh, non è un problema. Allora ne prendiamo due.
Locandiere: ..molto bene... per quante notti?
Zack guardò ancora Manuel, ma visto che non rispondeva, decise lui per tutti e due
Zack: Una, per ora.
Locandiere: Molto bene.. sono.. 120 gil a testa..

Manuel rimase esterrefatto: CENTOVENTI GIL?! Era una somma forte, a camera singola e per una notte soltanto era ai limiti del furto. Eppure Zack non fece questioni, estrasse il denaro e pagò immediatamente;

Zack: Eccotene 250. Gli altri 10 sono per una birra..

Poi si rivolse a Manuel e chiese, sempre nel silenzio generale:

Zack: Ti va una birra?

Manuel rimase sempre in silenzio, ma fece di no con la testa. Aveva ancora la nausea per colpa di quei dannati ragni, e la febbre persisteva; non era molto alta, ma probabilmente non l'avrebbe lasciato fino a che non avesse riposato in un letto serio per almeno una notte intera.

Zack: Beh, allora una birra soltanto.. una pinta, è chiaro!

Ricevuto il boccale, lo spadaccino si riavvicinò a Manuel e gli fece segno di sedersi ad un tavolo, uno dei pochi ancora liberi. Solo dopo che si furono seduti il silenzio generale si ruppe, e piano piano le conversazioni precedenti degli avventori ripresero. Manuel ringraziò il cielo che quel silenzio si fosse finalmente interrotto, almeno non aveva più da fronteggiare l'immenso imbarazzo e lo sguardo di tutti puntato addosso.
Zack notò che il suo compagno era fin troppo taciturno, per cui decise di rompere il ghiaccio nuovamente ed esprimendo fino in fondo i suoi pensieri.
Zack: Ahhh, finalmente siamo in un posto confortevole! Che ne pensi Manuel? E' di tuo gradimento?
Manuel fece un po' fatica a rispondere, ma poi decise che era molto più semplice seguire il discorso di Zack che tentare di non rispondere alle sue domande.
Manuel: ...beh, ma 120 gil a notte è veramente un furto!
Zack rise di gusto, sorseggiando la birra
Zack: Eh già, hai proprio ragione.. ma non avevo voglia di discutere e.. beh, almeno questa birra è buona! Una delle migliori che abbia mai bevuto!
Manuel: ..è quasi il tramonto.
Zack: Sì, ce ne abbiamo messo di tempo per raggiungere questa città eh? Sembrava così vicina.. a proposito, sai come si chiama?
Manuel, sempre serio: ..credo Zanarkand. Era scritto su alcune insegne pubblicitarie.
Zack: Ah, ecco. Dai, su con la vita, questa notte dormiremo finalmente in un letto vero!

Manuel rimase in silenzio. In effetti non poteva dire di essere in disaccordo, anzi. Più passava il tempo e più non vedeva l'ora di ficcarsi sotto le coperte, abbassare tutte le resistenze ed abbandonarsi al sonno, il più profondo possibile... nessuno dei due ragazzi si accorse che in un paio di tavoli a fianco a loro, gli avventori stavano discutendo a bassa voce proprio di loro, come se stessero pianificando qualcosa..
Zack finì la birra in pochi minuti, dopodichè si alzò e guardò Manuel

Zack: ..mm sì ci voleva proprio questa birra! Adesso è tempo di andare a dormire, che ne pensi?

Manuel annuì, più per l'istinto del suo organismo che per la sua risposta razionale.

Zack: Andiamo.. è solo il tramonto, ma con tutto quello che l'abbiamo pagata ce la meritiamo questa stanza!

Salirono le scale, Manuel dietro a Zack; raggiunta la porta della sua stanza Zack augurò buonanotte al suo compagno ed entrò. Manuel fece lo stesso, ringraziando tutti gli dei a lui noti - e in cui nemmeno credeva- perchè finalmente poteva stare da solo. La stanza tutto sommato era accogliente, non molto spaziosa ma con due armadi; un grande letto occupava gran parte dello spazio. Una porta vicino a quella di ingresso dava sul bagno, piccolo ma fornito di tutto il necessario. Manuel notò anche al fatto che quella stanza non era una singola, il letto poteva benissimo ospitare due persone d erano presenti due comodini. Eppure il locandiere aveva detto.. ad ogni modo, non ci pensò troppo: appena arrivato a quel letto, Manuel ci si sdraiò immediatamente, senza neanche togliersi i vestiti, e si cacciò sotto le coperte. Il sonno e la fatica fecero il resto, e il ragazzo si addormentò.
La mattina dopo Manuel fu svegliato da un grande trambusto proveniente dal piano di sotto; fece fatica ad aprire gli occhi. Non gli importava un granchè dei rumori, avrebbe voluto dormire ancora un po'. Fino a che non sentì un rumore di cavalli corazzati e armi pesanti in movimento e giunse alle sue orecchie un nome:

***: ZACK FAIR!

A sentir pronunciare quel nome, Manuel saltò giù dal letto improvvisamente, spingendo via tutte le coperte in un colpo solo e aprì la tenda. Dalla finestra chiusa Manuel vide cosa stava accadendo: nella strada c'era Zack, proprio quel Zack, circondato da un grande numero di soldati. Erano circa una dozzina, tutti con la stessa uniforme, che solo poi riconobbe per la divisa dell'Esercito Imperiale, e avevano le armi puntate verso il suo compagno, apparentemente bloccandogli ogni via di fuga. Sentì ripetere nuovamente il suo nome:

***: Zack Fair!! In nome dell'Imperatore, ti dichiaro in arresto con l'accusa di essere un membro della Piaga Nera!
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio XIX


Manuel si ritrovò a correre a perdifiato giù per le scale, senza neppure sapere perchè. Si fermò, a pochi metri dalla porta, ancora dentro alla taverna. E se fosse stato vero? In fondo non sapeva niente di Zack. Poteva benissimo far parte di quella setta. C'era davvero da fidarsi di un uomo così? E se fosse tornato indietro, e avesse fatto finta di dormire?
"Ma che sto dicendo?" Scosse la testa con vigore. Inutile va bene, ma non era un vigliacco, questo no. C'era una persona in difficoltà, e per quanto li avesse odiati, i suoi maestri gli avevano insegnato a difendere sempre chi ne avesse bisogno.
Uscì a passo deciso dalla porta, e corse verso Zack. Questo, nel frattempo, teneva impegnati quattro soldati davanti di lui, ma uno lo stava attaccando alle spalle. Manuel riuscì a colpire il soldato appena in tempo. Lo spedì addosso ad un altro soldato, che non riuscì a frenare, e caddero entrambi. Si alzarono poco dopo.
Soldato: Guardate! Un complice! Acciuffiamolo!
Manuel raggiunse Zack.
Zack: Grazie, appena in tempo, eh?
Manuel annuì ed alzò i pugni, alzando le difese e preparandosi a contrattaccare.
I soldati si fecero avanti, ma Manuel e Zack li respingevano sempre. Fino a che, improvvisamente, si ritrovarono a combattere sotto un'ombra imponente.
Zack e Manuel alzarono gli occhi, e videro un elicottero nero ed enorme, molto più grande di qualsiasi elicottero avessero mai visto. Le pale giravano ferocemente, fendendo l'aria. Zack ne aveva già visti, e sapeva che erano usati per trasportare veicoli, e quindi voleva dire guai.
Zack: Oh, *****...
Manuel: Che succede?
Zack: E'...
Non fece in tempo a rispondere, che si aprì un portellone sulla pancia dell'enorme veicolo, e subito dopo iniziò ad essere calato giù un enorme oggetto. Si trattava di un esoscheletro meccanico umanoide, alto almeno tre metri, e largo due. Le dita metalliche erano possenti, ma lunghe. Al suo interno vi era un soldato, perfettamente visibile da un enorme vetro che probabilmente serviva per la visuale del pilota, che doveva risultare la più ampia possibile. Appena le sue enormi e possenti gambe toccarono terra, il suo corpo completamente grigio scintillò alla luce del sole. Poi il vetro trasparente si colorò di arancione, e questo mosse un passo verso Manuel e Zack. Poco dopo ne vennero calati altri due, alle sue spalle.
Manuel: Che diavolo sono quelli?
Zack: Scappiamo.
Manuel: Cosa?
Zack: Ho detto -ripetè- scappiamo.
Manuel strise i pugni. Poi riaprì le mani e sospirò.
Manuel: D'accordo.
Zack: Al mio via. Ci sei?
Manuel: Sì.
Zack: Ok, allora... Tre... Due... Uno... VIA!!
I due girarono sui tacchi ed iniziarono a correre a perdifiato... Da qualche parte. Non sapevano dove quella strada li avrebbe condotti, ma qualsiasi posto sarebbe stato meglio, in quel momento.
Purtroppo, però, gli spari non tardarono a farsi sentire.
Zack: Zigzag, zigzag!
Manuel iniziò a correre a destra, poi a sinistra, poi a destra, e così via. No, no funzionava. Evitava i colpi, certo, ma i pesanti passi dei tre corazzati si facevano sempre più vicini. Così iniziò a correre dritto, sperando che non lo colpissero. Zack aveva fatto altrettanto: anche lui si era reso conto, come Manuel, che stavano per essere raggiunti. Ogni tanto si girava, senza smettere di correre, e parava un paio di colpi facendo roteare abilmente la spada.
Manuel pensava solo a correre, ma decise che prima o poi lo avrebbero colpito, così iniziò a cercare qualcosa con cui fermare l'avanzata dei mezzi nemici. Trovato! In mezzo alla strada, più avanti, c'era un carretto con delle botti sopra. I Chocobo che lo trainavano, evidentemente, si erano imbizzarriti ed erano scappati. Manuel accelerò, con il cuore che batteva forte, superò il carretto, e si mise dietro ad esso. Vi posò le mani sopra, ed aspettò che Zack fosse passato. Poi iniziò a spingere con tutte le sue forze. Il carretto pesava, probabilmente le botti erano piene.
"Meglio" pensò lui "li bloccheranno più a lungo". Fece uno sforzo sovraumano, e riuscì a ribaltare il carretto. Le botti rotolarono in mezzo alla strada, ed investirono in pieno i soldati, alcune rompendosi ed inondandoli di liquido giallo (birra, probabilmente), altre rimanevano in mezzo bloccando il passaggio. Zack si era fermato a guardare.
Zack: Uhm. Bel colpo!
Sorrise ed alzò il pollice. Manuel sorrise meccanicamente, di rimando.
Manuel: Avanti, scappiamo finchè siamo in tempo!
Dopo che Zack ebbe annuito, i due iniziarono a correre di nuovo alla massima velocità consentita dai loro muscoli. I proiettili li accompagnarono per un po', poi cessarono. Tuttavia non smisero di correre. Avevano tacitamente accordato che non avrebbero smesso di correre fino a che non fossero usciti dalla città. L'attraversarono per intero, scoprendo di starsi dirigendo esattamente dalla parte opposta dalla quale erano arrivati.
Correndo attirarono l'attenzione di molti passanti, ma si dissero di non avere alternative: quelle botti non erano certo una barriera resistente e duratura... Quegli esoscheletri corazzati non ci avrebbero certo messo tanto a fare a pezzi delle botti di legno.
Arrivarono all'uscita, e si trovarono di fronte ad una cosa a cui non avevano assolutamente pensato, eppure era logico che fosse così.
Zack: Fantastico.
Le stesse identiche porte enormi e pesanti che avevano trovato all'ingresso, c'erano anche all'uscita. Manuel sbarrò gli occhi, poi si diresse vicino alle porte ed iniziò a spingere con tutte le energie che gli rimanevano in corpo.
Zack: Manuel...
Manuel non lo ascoltò, e continuò a spingere.
Zack: Manuel, piantala. E' inutile.
Continuò a spingere, i bicipiti ed i tricipiti iniziavano a fare male, le vene iniziavano a gonfiarsi.
Zack: Man...
La porta cigolò, e si spostò di alcuni centimetri. Zack sbarrò gli occhi, e anche Manuel. Non se lo aspettavano, nessuno dei due. Manuel agiva per la disperazione più che altro. Si guardarono decisamente stupiti per alcuni secondi. Manuel si riprese.
Manuel: Dai, vieni a darmi una mano!
Zack: S-sì, arrivo... Arrivo!
Zack si avvicinò a Manuel, e lo aiutò nella disperata impresa. Iniziarono a spingere, e spingere, e spingere...
Il varco che si era creato era quasi di venti centimetri.
Zack: Ancora... Un pochino... Ci siam...
Manuel: Non sprecare fiato.
Era la prima regola per sprecare meno energia. Ovviamente lo avevano isegnato anche a Zack, ma parlare gli piaceva talmente tanto che non ci aveva mai badato, perciò non sapeva che benefici potesse effettivamente portare. Manuel invece aveva sempre ubbidito, e doveva dire che in effetti si risparmiava molta energia.
Zack restò dapprima perplesso, poi decise di ascoltare il compagno. Trattenne il fiato e continuò a spingere.
Poco dopo un proiettile colpì il punto esatto a metà fra Manuel e Zack. I due si guardarono, e poi videro i soldati avvicinarsi. con le armi puntate. Un'altro sparo, non si capì bene dove era andato a colpire, ma la porta si macchiò di sangue.
La porta era aperta quasi di mezzo metro, ormai.
Manuel: Vai, passa prima tu.
Zack guardò negli occhi il compagno, poi annuì. Molto lentamente mollò la porta, poi scattò fuori. Manuel lo seguì, continuando a tenere la porta fino all'ultimo secondo. Passò per un pelo, e la porta si chiuse dietro di lui.
Zack: Ce l'abbiamo fa...
Un colpo, BUMP! Un'altro, BUMP! Un'altro ancora, BUMP! Una crepa solcò la porta.
Manuel e Zack si guardarono.
Zack: Pare che non sia ancora finita, dopotutto.
 

Doomrider

Guerriero della Luce
Episodio XX

Manuel: Dannazione! Vogliono sfondare la porta!!
Zack: ..ma.. c'è qualcosa che non mi torna...
Manuel: Ti pare il caso di pensarci adesso?! Stanno P A S S A N D O!!!

Zack osservò la porta tremare sotto i colpi dei soldati all'interno della città; un oggetto molto pesante, come un ariete, stava ritmicamente colpendo la porta, facendo tremare perfino la terra sotto i loro piedi.

Zack: Beh, se vogliono prenderci a tutti i costi, allora vorrà dire che li combatteremo!

Fece un ampio movimento col braccio destro, per prendere la sua spada e portarla davanti a sè; fu in quel momento che sentì un dolore lancinante alla spalla e si accorse che aveva tutta la parte destra dell'uniforme bagnata. Il ragazzo realizzò, come anche Manuel, cosa gli era veramente capitato solo quando vide l'elsa della spada completamente intrisa di sangue, che ora iniziava a gocciolare anche dai suoi vestiti.
Come prima reazione Zack portò l'altra mano, quella sinistra, nella zona che gli faceva male e dichiarò, con un tono quasi ironico

Zack: Manuel.. ho un problema.

Manuel non riusciva proprio a capirlo. Era stato appena ferito, e non lievemente, aveva un intero esercito alle spalle che stava per oltrepassare la porta e che a quel punto probabilmente l'avrebbe ucciso appena ne avesse avuto l'opportunità.. e nonostante tutto, aveva il coraggio di dire quella frase, e con un tono assolutamente goliardico tra l'altro!! Era veramente ai limiti della follia...

Manuel: Hai UN PROBLEMA?!? E lo chiami problema?! -gridò esterrefatto, mentre i colpi sulla porta stavano ormai cominciando a incrinare il pur enorme spessore di acciaio rinforzato. Zack si teneva la mano sinistra sulla zona della ferita, che aveva cominciato a farsi sentire con fitte lancinanti, mentre la mano destra reggeva la spada. Nonostante il proiettile l'avesse colpito all'altezza della spalla, il braccio destro non aveva perso forza, per cui riusciva tranquillamente a reggere il peso della lama esagerata. Lo spadaccino guardò Manuel negli occhi, così che il ragazzo potè vedere la luce cristallina blu dei suoi iridi: sembravano risplendere di luce propria.

Zack: ...perchè, tu come lo definiresti, scusa?
Manuel: ..ma.. non stare fermo lì, nascondiamoci, presto!!

Quando i ragazzi decisero di muoversi, fu troppo tardi. All'ennesimo violento colpo la paratia sinistra della porta cedette, sbriciolandosi come se fosse stata di pastafrolla; una pioggia di -non tanto piccoli- pezzi di metallo frantumato travolse sia Zack che Manuel. Il primo riuscì a usare la grande lama della spada per schermare i detriti più pericolosi, ma Manuel riuscì solo a mettere le braccia davanti a sè per difendersi; in pochissimo tempo le sue braccia subirono molti graffi, tagli e ferite minori dai pezzi metallici più grossi. Mentre subiva quei danni, Manuel pensò che erano stati proprio stupidi a non spostarsi dalla porta quei dieci metri sufficienti ad evitare quelle ferite... ma si sa, del senno di poi sono piene le fosse, e per sua fortuna il colpo definitivo aveva sbriciolato la porta in pezzi sufficientemente piccoli da poterli considerare solo un fastidio. Uno di quelli però facilmente evitabili.
Subito dopo la pioggia di detriti Zack e Manuel poterono verificare che lo sfondamento della porta non era stato effettuato da normali soldati, ma da uno di quei grossi..cosi, quei robot meccanici che costituivano una delle unità standard dell'esercito Imperiale. "Standard" però si riferiva a una condizione di guerra, erano le unità di base in una qualsiasi operazione militare; di certo non la cattura di un criminale, nemmeno di un terrorista della Piaga Nera.

Zack: ..ma cosa.. ci...

Prima che potesse dire altro, due proiettili provenienti da quella bestia di metallo lo colpirono esattamente nel petto. Non uscì sangue da quelle ferite, nè si sarebbe potuto parlare effettivamente di ferite, visto che non rimase nessun segno sul corpo di Zack. L'unico effetto di quei proiettili -anche se non da poco- fu quello di annebbiargli sul colpo la vista, e pian piano tutti i sensi. Il ragazzo si accasciò quasi subito, cercando di appoggiarsi sulla spada, invano; Zack cadde privo di sensi in pochissimi secondi davanti agli occhi sbarrati di Manuel, a pochi metri da lui.
Il compagno di Zack non capì subito che si trattava di sonniferi, ma -forse anche per gli eventi da lui recentemente vissuti- vide quella caduta come una vera e propria morte. Le lacrime, neanche lui sa perchè, ma riempirono i suoi occhi; allo stesso modo una forza immane attraversò il suo corpo, manifestazione della giusta ira al vedere una persona a cui era legato cadere. Legato, già.. ma perchè? E da cosa? Questo Manuel non lo sapeva, ma non era il momento per farsi certe domande. In preda a una furia mai vista, il ragazzo si lanciò alla cieca contro il robot Imperiale, correndo in linea retta verso di lui. Era incurante dell'evidente pericolo: tutti i soldati a terra avrebbero potuto aprire il fuoco all'istante, riducendolo a un colabrodo prima che lui potesse raggiungere una distanza utile per l'attacco.
Però nel cuore e nella mente di Manuel non c'era più spazio per ragionamenti, idee, considerazioni razionali; solo una furia emotiva indescrivibile: rabbia, dolore, senso di giustizia e dell'onore sono i modi più adatti per descrivere quella furia, anche se nessuno di essi lo descrive fino in fondo.
Una sorta di berserk aveva preso il controllo di Manuel, e il ragazzo corse a velocità inimmaginabile verso il robot con successo. Arrivato a portata, saltò verso il vetro in cui stava il pilota e colpì portando in avanti il braccio destro, con tutta la forza che aveva in corpo. Visto da un esterno, il suo tentativo era da considerarsi alla stregua delle frasi di Zack: follia pura, anche perchè il robot era alto più di tre metri, e Manuel saltando in condizioni normali non sarebbe mai riuscito ad arrivarci.
Il grande grido del ragazzo però dimostrò che -almeno in quel luogo- tutto era possibile: senza accorgersene, Manuel saltò più in alto di quanto fosse mai riuscito, mentre per un istante tutto il suo corpo venne circondato da un'aura giallo intenso. Quando il pugno di Manuel colpì il vetro del robot, mandandolo in frantumi, una grossa sfera luminosissima comparve al posto del suo corpo, come se il Sole stesso fosse sceso sulla terra per colpire il bersaglio al posto di Manuel. La temperatura dei circuiti elettrici del robot raggiunse livelli paragonabili a quelli di una stella, e quando Manuel tornò coi piedi per terra la macchina di tre metri esplose fragorosamente, travolgendo molti dei soldati ai suoi piedi.
La forza innaturale scomparve immediatamente dopo la rottura del vetro, tanto che quando Manuel ritornò a terra inciampò sui suoi stessi piedi e cadde a terra, andando a sbattere contro un piccolo arbusto. La sua testa colpì violentemente contro la corteccia dell'alberello, facendolo rimanere riverso al suolo, privo di forze.
Prima di perdere del tutto i sensi, tuttavia, Manuel riuscì a sentire le voci di alcuni soldati, che evidentemente avevano appena raggiunto Zack.

Soldato: ...Comandante, cosa dobbiamo fare?
***: E' privo di sensi. Raccoglietelo e portatelo alla Corte di Giustizia. Lì sarà giudicato.
Soldato: Agli ordini.

...tutto il resto fu buio
 

Odstarva

Ashaad Nehraa Talan
Episodio XXI

Manuel si svegliò, era seduto in una sedia grigia, con le mani intrappolate dietro lo schienale della sedia da delle manette. Era in una stanza piccola e grigia, occupata in gran parte da un tavolo grigio e dalle tre sedie grigie, una delle quali occupata da Manuel. Sulla parete di fronte a Manuel c'era uno specchio. O meglio, quello che Manuel sapeva essere un vetro particolare, che se dalla sua parte mostrava uno specchio, dall'altra si vedeva perfettamente qualsiasi suo movimento. Perciò rimase fermo. Tentò di forzare le manette, senza provare a romperle: solo per "provare" la loro resistenza. Si rese conto che erano quattro paia di manette, non un solo paio, ed in quella posizione scomoda sarebbe stato difficile, se non impossibile liberarsene. A che scopo, poi? Non sapeva dov'era, anche se si fosse liberato, non aveva idea di dove avrebbe potuto scappare.
La porta si spalancò all'improvviso, ed entrarono due soldati, la loro armature grigio chiare scintillarono debolmente alla debole luce del lampadario. Manuel non si mosse.
Soldato 1: Manuel Viridis, 17 anni.
Non era una domanda, perciò non rispose.
Soldato 1: Conoscevi Zack Fair?
"Ovvio, che lo conoscevo" si disse Manuel.
Manuel: Sì.
Soldato 1: E' sospettato di far parte della Piaga Nera. Lo sapevi?
Manuel: No.
Soldato 1: Come si è conquistato la tua fiducia, quindi?
Manuel: Ci siamo conosciuti per caso.
Soldato 2: Stai dicendo che viaggiavi con un uomo di cui conosci a malapena il nome?
Manuel: Sì.
Meno sapevano del legame che aveva con Zack, meglio sarebbe stato.
Soldato 1: E perchè viaggiavi con lui?
Manuel: Mi ero perso nella rete di grotte della catena montuosa di fronte alla città dove ci avete trovato. Mi ha aiutato a raggiungere la città più vicina, poi ci saremmo separati.
Soldato 2: Se non c'era alcun legame, perchè sei sceso in strada ad aiutarlo così, senza riflettere?
Manuel: Io...
La porta si spalancò, ed entrò un braccio che stringeva una pistola a tre canne di metallo finemente decorate. Aveva un tamburo particolare, con tre slot che coincidevano con le canne della lunga pistola.
Soldato 2: Ma... Che...
Un colpo sordo risuonò nella stanza, diretto al primo soldato. Questo cadde, colpito proprio nella fessura fra l'elmo e il corpo dell'armatura. Un albero di sangue apparve sul muro alle spalle del soldato, e l'altro ne fu talmente sorpreso che non riuscì ad evitare che il secondo colpo andasse a colpirlo, nello stesso punto dove aveva fatto breccia la prima volta. Un altro macabro albero rosso era apparso accanto al primo, e riempiva l'aria dell'odore del sangue.
Manuel si aspettava che il terzo colpo fosse per lui, invece la pistola tornò docile sul fianco del misterioso individuo, nascosto dalla porta. Uno stivale dorato fatto a punta mosse il primo passo dentro la stanza, seguito poco dopo dal secondo. Manuel scattò in piedi.
????: Seguimi.
Manuel: Chi sei?
????: Seguimi. Dopo parleremo.
Lo straniero era ancora nascosto dalla porta, ma Manuel vide svolazzare una parte del suo mantello rosso come il sangue che aveva appena versato. Il ragazzo si alzò, ed iniziò a forzare le manette. Saltò prima una catenina, poi la seconda, poi la terza e la quarta insieme. Dopotutto non era così difficile, si era sottovalutato. Seguì l'uomo fuori dalla stanza. Il suo corpo era coperto completamente da un mantello rosso sangue, a parte la ribelle chioma di capelli neri lunghi fino alla schiena.
Da un'altro corridoio arrivarono tre soldati, in senso opposto al loro. L'uomo alzò la pistola e sparò tre colpi secchi, non uno di più. Tutti e tre andarono a colpire il loro bersaglio, ed in breve il muro fu ridipinto di un macabro e spento rosso, che gocciolava per terra. L'uomo scavalcò i corpi, senza accelerare. Effettivamente Manuel si rese conto che non correvano neppure, stavano camminando. Un po' veloci, certo, ma non eccessivamente.
Girarono l'angolo, ed iniziarono a percorrere il corridoio da dove erano arrivati i tre soldati. Ne arrivarono altri due, e sempre con la disarmante freddezza e precisione di un uomo che lo faceva di mestiere, l'individuo dalla chioma di capelli neri sparò anche a questi due. Manuel pensò che era spaventoso. Le pareti che percorrevano si macchiavano ad intervalli regolari di sangue, finchè non arrivarono ad una finestra, in un corridoio senza uscita. L'uomo sferrò un calcio alla finestra, che finì in frantumi, poi si voltò verso Manuel.
Manuel vide per la prima volta il suo volto, affilato e pallido come quello dei morti. Aveva una fascia rossa come il mantello sulla fronte. Il mantello si interrompeva come se fosse stato tagliato con una forbice poco affilata, poco sopra il diaframma. Sotto indossava dei pantaloni corti neri, con un fodero lungo la coscia, e quelle che sembravano calze nere che terminavano in quei bizzarri stivali dorati a punta. Sotto il mantello indossava una maglia a maniche lunghe nera attillata, che in entrambe le mani terminava in un guanto, ma due guanti completamente diversi: sulla mano che impugnava la pistola c'era un guanto nero, lungo fino al gomito, ma sull'altra mano aveva un guanto dorato, che terminava con un artiglio per ogni dito. Gli occhi rossi come quelli di un demone.
????: Non ti muovere.
Sparò due colpi dietro il ragazzo, e due soldati crollarono macchiando il muro, come ormai era consuetudine, si disse Manuel. L'uomo, che dal viso non dimostrava più dell'età di Zack, girò intorno a Manuel. Poi all'improvviso svanì in un'esplosione di quello che sembrava fumo rosso. Il fumo avvolse Manuel completamente, bloccandogli la visuale.
Poco dopo se sentì sollevare da terra, e tutto iniziò a vorticare furiosamente. Pochi secondi dopo, così come era iniziato, tutto finì. Il fumo svanì, e riapparve l'uomo. Solo che non erano nello stesso luogo. Si trovavano in un accampamento, con centinaia di piccole tende dappertutto.
????: Questo è il Quartier Generale della Piaga Nera. Io sono Vincent. Vincent Valentine.
Manuel si guardò intorno, e fra l'enorme quantità di gente che camminava in tutte le direzioni, una ragazza attirò la sua attenzione. Era alta, e dimostrava anch'essa l'età di Zack. Aveva i capelli biondo scuro, tendente al castano. Aveva raccolto una foglia secca da terra, e la osservava attentamente. Non sapeva perchè lo attirasse tanto, sapeva solo che era lo stesso tipo di attrazione inevitabile e inspiegabile che lo legava a Zack. Come una calamita.
 
ho letto l'episodio XXI molto carino per ora, complimenti, nn credo di avere il tempo per leggere i precedenti, credete che cominciando a seguirvi da qui posso cmq tenere il filo del discorso e capire qualcosa?
 
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