Odstarva
Ashaad Nehraa Talan
Episodio XLIII
Manuel si ritrovò a percorrere strade che nemmeno conosceva, nell'oscurità della notte inoltrata. Non aveva idea di dove stava andando, neppure di come sarebbe poi tornato indietro, ma ora non gli importava: voleva solo andarsene. Senza accorgersene nemmeno accelerò il passo, fino a correre disperatamente con le lacrime agli occhi verso una meta pressochè inesistente.
Nel cielo rimbombavano i forti tuoni di una tempesta magnetica scoppiata da pochi minuti.
Sentiva un'energia enorme che ribolliva nel suo stomaco, provocandogli un leggero malessere, ma alimentandolo come una piccola centrale elettrica. Non aveva idea di quanto tempo avesse corso, nè quanti chilometri avesse fatto, fatto sta che si rese conto di avvicinarsi alla periferia, le case si facevano più rade, il verde iniziava a prendere il sopravvento sul grigio, ma Manuel non smise di correre. Vide un bosco dritto davanti a sè, accelerò e ci si infilò dentro deciso. Corse ancora un minuto abbondante, poi iniziò a rallentare ed infine si fermò vicino ad uno stagno. Si sedette sotto una grossa quercia e si raggomitolò nascondendo la testa nelle ginocchia.
I tuoni erano cessati, ora iniziava a diluviare. Le grosse e fitte goccie bagnarono in poco tempo Manuel dalla testa ai piedi.
Una figura femminile apparve dall'oscurità. Manuel la percepì ed alzò lo sguardo.
Manuel:... Lucy?
Vera: Ehm... No, mi dispiace... Sono solo io.
Manuel: Oh... Ciao...
Vera non aggiunse altro, ma si sedette vicino al ragazzo. L'aveva seguito sin dall'inizio, anche se aveva spesso faticato a tenere il passo di un super-allenato Manuel. Quest'ultimo non le chiese nemmeno perchè fosse lì, si limitò ad avvicinarsi a lei di qualche millimetro, movimento che non sfuggì a Vera. Si appoggiò alla spalla del ragazzo, sospirando, senza dire nulla.
Manuel le fu silenziosamente grato.
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Izzy: Avanti, Zack... Avanti...Il possente spadaccino si ritrovava piegato sopra alla tavoletta di un water in un piccolo bagno fatto interamente di legno. Isabelle gli teneva una mano sulla schiena, facendogli dei piccoli massaggi, accompagnati da una leggera aura verde.
Zack: Burp... Blub...
Il ragazzo ebbe un conato di vomito, che lo costrinse a chinarsi ancora di più un avanti. L'Excalibur era posata sul muro, ed ormai aveva perso completamente tutta la sua aura azzurra. Zack ebbe un altro conato, questa volta molto debole, poi si accasciò contro la parete ed iniziò a russare. Isabelle tirò lo sciaquone, poi afferrò un pezzo di carta igienica e pulì la bocca a Zack, leggermente disgustata. Poi provò a caricarselo sulle spalle, senza però riuscirci. Ci provò un altro paio di volte, ottenendo solo che Zack si distendesse sul pavimento (pulito, per carità, ma sempre pavimento di bagno pubblico). Lo guardò, senza sapere esattamente cosa fare.
Izzy: Uh... Barret!! Barret, mi daresti una mano?
Barret spalancò la porta del bagno, evidentemente era lì dietro che li aspettava, diffidente.
Barret: Che succede?
Izzy: Mi aiuteresti a portarlo nella sua stanza, per favore?
Barret lanciò una rapida occhiata al corpo inerme di Zack, senza nascondere la sua disapprovazione verso colui che avrebbe dovuto salvarli tutti dal Chaos.
Barret: Va bene. Lo porto io.
Senza aggiungere altro afferrò Zack con una mano sola, se lo caricò bruscamente in spalla ed uscì dalla stanza. Isabelle si avvicinò all'enorme arma dello spadaccino, chiuse entrambe le mani intorno all'impugnatura e tirò con tutte le sue forze. Riuscì a sollevarla di qualche centimetro da terra, poi però le cadde provocando una profonda crepa sul pavimento. Decise di lasciarla lì, e seguì Barret fuori dal bagno. Lo raggiunse, e dopo pochi secondi arrivò anche Bartz.
Bartz: Ehi, che succede? E' ubriaco? Ah! Ah! Ah! Lo spadaccino ha bevuto troppo, eh? AH! AH! AH!
Non c'era assolutamente nulla da ridere, Isabelle e Barret lo fulminarono con lo sguardo e lui si fece piccolo piccolo.
Barret: Fila immediatamente di là a lavorare, disgraziato!
Bartz non aggiunse altro e se ne andò, con la coda fra le gambe.
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Zack si svegliò la mattina tardi, verso le dieci, e capì immediatamente che era successo qualcosa, gli bastò vedere la faccia di Isabelle: preoccupata ed arrabbiata allo stesso tempo.Zack: 'Giorno... Che succe...
La porta si spalancò all'improvviso, scoprendo Vera sulla soglia. Aveva i vestiti umidicci, i capelli spettinati decorati con qualche foglia.
Vera: Che succede? CHE SUCCEDE?!?
Zack: Ma che cazz...
Vera: NON TE LO RICORDI, DAVVERO?!?
Zack: Non... Lo ricordo? Cosa... Cosa... Eh?
Vera stava per esplodere. Era rossa in volto, non sapeva nemmeno perchè si accanisse così tanto contro un ragazzo che a malapena conosceva, per un ragazzo che a malapena conosceva.
Vera: Quello che hai detto... Quello che hai detto a...
Zack: A chi... Chi?
Manuel: A me.
Manuel era apparso silenziosamente sulla soglia, quasi come un fantasma, come solo lui e Vincent Valentine sapevano fare. Era ancora più bagnato e sporco di Vera.
Zack: Co... Cosa ho...
Improvvisamente ebbe un flashback, dove c'era un ragazzo decisamente ubriaco che parlava a vanvera, mentre una ragazza tentava di trascinarlo via. Erano lui ed Isabelle. Lui si liberò della presa di Isabelle e, in un tentativo di allontanarla, si avvicinò quasi per sbaglio a due ragazzi più giovani. Vera e Manuel. Continuò a parlare a vanvera, anche dopo che Isabelle lo ebbe raggiunto. Quest'ultima stava ancora tentando di dissuaderlo dall'importunare chiunque gli capitasse a tiro, in questo caso Manuel e Vera. Nella mente di zack rimbombarono parole decisamente sgradevoli. "Inutile... Inutile..." si accorse con orrore che le stava rivolgendo a Manuel, ridendogli praticamente in faccia. Sperò che Manuel avesse reagito, gli avesse mollato un ceffone o qualcosa del genere. Purtroppo il ragazzo aveva agito nel peggiore dei modi, se ne era andato via correndo. Dopodichè vide un Zack Fair che non gli somigliava per niente cadere sul pavimento.
Così si rese conto di quello che era successo la sera prima, e potè guardare Manuel con lo sguardo più dispiaciuto che avesse mai fatto in tutta la sua vita. Questo però non fece che alimentare una rabbia repressa già di per sè incredibile, sepolta in Manuel.
Zack: Manuel... Manuel scusa, io... Mi dispiace...
Manuel: Ti dispiace? TI DISPIACE?!? BENE... ORA CHE LO SO, STO BENISSIMO!! GRAZIE ZACK!!
Izzy: Manuel... Ti prego...
Vera si avvicinò ad Isabelle silenziosamente, e le fece sussurrò di lasciarli soli. Le due ragazze uscirono dalla stanza, anche se Isabelle era leggermente riluttante.
Zack: Manuel... Quello che ho detto... Non è che...
Manuel: NON LO PENSAVI SUL SERIO, EH?? STAVI PER DIRE QUESTO?? MA COSA CREDI, CHE SIA STUPID0?!?
Zack: Ma... Ma è così! Devi credermi... Manuel... Amico...
Manuel: NON... COME PUOI CHIAMARMI ANCORA "AMICO"??
Zack: Come posso...? Perchè?
Manuel: SI!! COME PUOI SERIAMENTE PENSARE CHE DOPO TUTTO QUELLO CHE E' SUCCESSO, TU SIA ANCORA MIO "AMICO"??
Zack: Tutto quello... Tutto quello che è successo? Non ti sembra di esagera...
Manuel: NO! PER NIENTE!! TU NON TE NE RENDI CONTO, VERO?? PER TE VA SEMPRE "TUTTO BENE", EH?? BEH, PER ME NO! NON VA BENE NIENTE, NON VA BENE!!
Zack: Manuel... Perchè non ti calmi e ne parl...
Manuel: CALMARMI?? CALMARMI?!?
Manuel alzò un pugno, e sferrò un colpo micidiale in apparenza diretto a Zack, ma che dopo una brusca curva colpì la parete, creando un buco della dimensione della mano del ragazzo. Da lì si affacciò un signore stempiato con i capelli grigi.
Manuel: E TU CHE HAI DA GUARDARE??
Il signore cadde all'indietro, spaventato, e non si fece più vedere.
Manuel: PER TUTTO QUESTO TEMPO... IO CREDEVO... SPERAVO... CHE FOSSIMO AMICI!!
Zack: Ma... Ma noi siam...
Manuel: NO, CHE NON LO SIAMO!! PER TE IO NON CONTO NIENTE!! COME PER TUTTI, DEL RESTO!! A NESSUNO IMPORTA DI ME!! NE' A TE, NE' ALLA MIA FAMIGLIA, NE' A NESSUN ALTRO AL MONDO!! SAI COSA TI DICO?? CHE DA OGGI IN POI ANCHE A ME NON IMPORTERA' NULLA DEL MONDO, DELLE PERSONE, DI NESSUNO!! CONTINUALA DA SOLO LA TUA AVVENTURA, GUERRIERO DELLA LUCE!! IO... IO MI CHIAMO FUORI!!
Dopodichè, senza aggiungere altro e senza lasciare allo spadaccino ancora frastornato dagli effetti dell'alcool il tempo per ribattere, spalancò la porta, uscì e la chiuse con talmente tanta violenza da mandarla fuori dai cardini. Zack rimase lì, con la bocca spalancata, senza riuscire a dire nulla. Si distese sul letto e si passò una mano fra i capelli.
Zack:... Sono un cogli0ne.
L'alcool iniziava a dissolversi e Zack iniziava finalmente a mettere in moto il cervello. Isabelle, nel frattempo, era entrata timidamente nella stanza, e stava aggiustando la porta con la magia. Si sedette sul letto, vicino a Zack, ed iniziò a far levitare i piccoli frammenti di muro che si trovavano per terra e a riparare il buco creato da Manuel.
Izzy: Ehi, Zack...
Zack: Izzy... Che cosa ho fatto?
La ragazza non rispose, si limitò a stendersi nel letto appoggiando la testa sopra il petto di Zack.
Izzy: Manuel... E' un ragazzo molto solo... Dico bene?
Zack non rispose, almeno non in una lingua comprensibile.
Izzy: Insomma... Tu lo conosci meglio di me, di sicuro...
Zack: Si, lui è molto solo.
Izzy: Ha pochi amici?
Zack: Direi... Che non ne ha proprio... A parte me e...
Izzy: E...?
Zack: Una ragazza di nome Lucy.
Izzy: E dove si trova, questa ragazza?
Zack: Io... Credo... Che sia morta nell'incendio che è scoppiato nel villaggio di Manuel... Ma lui... Dice che è ancora viva... E vuole ritrovarla...
Izzy: E quindi tu sei il suo unico amico... Ehm... "Concreto"...
Zack: Si, sempre che mi voglia vedere ancora...
Izzy: Oh, non dire così... Vedrai che tutto andrà...
Zack: Bene? Stavi per dire bene? Se c'è una cosa che ho imparato da Manuel, è che le cose non vanno sempre bene. E questa... E' una di quelle volte in cui non va bene per niente.
Izzy: Ma nulla vieta che possa migliorare!
Zack: Beh, anche perchè peggio di così è difficile...
Izzy: Zack... Ascoltami... Devi reagire! Non puoi lasciare Manuel in quello stato, lui ha bisogno di perdonarti!
Zack: Bisogno... Di perdonarmi?
Izzy: Sei il suo unico amico! Ora che ti ha trovato... Non può più pensare di vivere senza di te! Però allo stesso tempo si sente inferiore, perchè tu sei un Guerriero della Luce e lui no. E quando ti dice "va tutto bene", in realtà lo fa per non preoccuparti, anche se cova dentro di sè un sentimento indescrivibile!
Zack: Ma... E perchè lo fa? Non può semplicemente dire tutto quello che pensa?
Izzy: Ma perchè è ancora un ragazzo, Zack. Ha diciassette anni, eri anche tu così alla sua età, sono pronta a scommetterlo.
Zack:... Io... Ecco... Non proprio così, ma... Avevo i miei problemi. E di certo non ne parlavo molto.
Izzy: E perchè non ne parlavi?
Zack: Perchè nessuno riusciva a capirm... Oh.
Isabelle si alzò dal letto.
Izzy: Oh, ci sei arrivato, eh?
Anche Zack si alzò, e si posizionò di fronte alla ragazza.
Zack: Sono stato uno stupid0.
Izzy: Si, lo sei stato. Ora però va' da lui.
Zack sorrise ad Isabelle, le stampò un veloce ma intenso bacio sulle labbra e se ne andò dalla stanza correndo come un matto. Lei arrossì lievemente, si toccò le labbra, poi si lasciò cadere sul letto, sorridendo.
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Vera: Manuel... Fermati... Non sai nemmeno dove...Manuel non rispose nulla, si limitò a spalancare la porta della Maison ed uscire nuovamente. Fu grato al cielo per la pioggia, che impediva a chiunque di vedere le lacrime rigargli le guance. Alcuni tuoni echeggiarono nel cielo, era in corso un temporale con i fiocchi.
Vera: Manuel... Ti prego... Fermati!
Manuel: Perché?
Vera: Perchè... Io... Voglio aiutarti!
Manuel: E perchè dovresti? Chi sono io per te? Solo un estraneo.
Vera: Io... Non... Non serve un motivo, per voler aiutare qualcuno! Perchè non ti lasci aiutare?
Manuel: Non ne ho bisogno.
Vera: Invece SI, che ne hai bisogno. Fermati immediatamente!
Manuel si fermò, esasperato, si voltò verso Vera e la guardò dritta negli occhi, aspettando che dicesse qualcosa per "aiutarlo". Vera prese fiato, come per dire qualcosa, ma si rese effettivamente conto di conoscere troppo poco sia Manuel che Zack, per poter dire qualsiasi cosa. Si morse il labbro inferiore.
Vera: Dove vuoi andare?
Manuel: Via da qui.
Vera: D'accordo. Facciamo una passeggiata fuori città?
Manuel:... Ok.
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Un enorme figura rossa che ricordava vagamente un pipistrello svolazzava nel cielo, passando attraverso le nuvole cariche di lampi e pioggia. Che tempo bizzarro, prima una tempesta magnetica durata pochi minuti, poi un diluvio durato tutta la notte e poi, la mattina, un temporale impressionante che continuava tutt'ora. Eccola, la catena montuosa di Zanarkand, la sua meta. Atterrò leggero come una piuma su una roccia sporgente, e trovò un essere totalmente avvolto da un mantello ocra, che stringeva un coltello ed una lanterna sempre accesa, era alto circa . Sotto il cappuccio brillavano due occhi gialli. Questi parlò in una lingua incomprensibile per qualunque essere umano, ma che Vincent Valentine conosceva molto bene in quanto i Vampiri, come i Tomberry, erano creature della notte."Salve, signor Valentine, -aveva detto la creatura- il nostro capo la sta aspettando. La prego di seguirmi." Vincent ringraziò nella medesima lingua, che sembrava un misto fra il sibilo di un serpente ed il rumore del vento fra le foglie, poi seguì il piccolo essere dentro ad una grande grotta. Prima di entrare si chiese se stava davvero facendo la cosa giusta, senza però riuscire a rispondersi.