Varie Ff7 Project

Cid89

Professional Burper
Autori:
Cid89, con l'aiuto di Ibanez, Viper91, Eldon

EDIT: il progetto purtroppo si è arenato, dato che era veramente qualcosa di troppo grosso rispetto alle nostre reali capacità di organizzazione...

In ogni caso, sono piuttosto soddisfatto di ciò che siamo riusciti a fare :)

Non è detto che io non continui di tanto in tanto aggiungendo pezzi nuovi... Il Cid potrà sorprendervi!


Ah, il progetto iniziale era quello di... mettere per iscritto la storia di FF7, secondo una chiave di lettura personale....
Un lavoraccio immane

Se una giornata durasse 48 ore, allora probabilmente ci starei ancora lavorando come all'inizio...
 

Cid89

Professional Burper
Introduzione - Stelle
Aeris svoltò l'angolo e si reimmise nella strada principale. Era notte, ma nonostante ciò ella camminava per la città con una naturalezza che, per una ragazza come lei, sembrava tanto ingenuità. Camminava lentamente, i lunghi capelli castani ondeggiavano al ritmo dei suoi passi leggeri.
Alzò lo sguardo al cielo, e fu inondata dalla luce delle stelle, imponente nonostante l'inquinamento luminoso tipico delle grandi città. Le stelle illuminavano i suoi occhi, e li fecero brillare di una luce piena di vita e ottimismo, che aveva ben poco a che vedere con la luce di Midgar, la Città. Era smorta, debole, spettrale: i lampioni e le insegne luminose in realtà erano fonte di tristezza per gli abitanti. Aeris ogni volta era felice di rivedere il cielo, lei che viveva nei nei poveri Slums. Lì la luce del sole non esisteva mai, era il Sole a non esistere: sopra le strade e le case dei bassifondi, un enorme tetto sorreggeva il Mondo di Sopra, la città ricca di Midgar. Aeris in cuor suo malediceva la sorte dei sobborghi, costretti a non poter godere del Sole, uccisi da un'opprimente penombra, ma nel frattempo continuava a camminare, stringendo tra le mani il suo inseparabile cesto di coloratissimi fiori.




CAPITOLO 1 – ECOTERRORISMO
Scena 1 – Il treno
In quel momento un treno arrivò al settore 1. Sembrava deserto, nessun macchinista, nessun passeggero.
Le due guardie osservarono stupiti l'inatteso mezzo che frenava e si fermava stridendo con la locomotiva a pochi metri dalla fine del binario. Dave guardò Kirk, e si accorse che aveva un'aria perplessa: in effetti tutto era troppo silenzioso. Solitamente dal treno scendeva una gran folla, indipendentemente dall'orario, ora invece il silenzio era preoccupante.
Il treno era fermo, nessuno era sceso, si udiva soltanto il respiro soffocato dei due soldati.
-Chi è là?- Nessuno rispose.
-Kirk, non mi piace questa cosa.-
-Nemmeno a me. Se tra poco non scende nessuno, diamo un'occhiata.-
Si avvicinarono un po' timorosi alla locomotiva, e Kirk intimò nuovamente di scendere, ma la sua voce risuonò nel vuoto di quel silenzio tombale.
-Kirk, io chiamo dei rinforzi, qui mi sa di pericoloso.-
-Mah, non ce ne è bisogno. Piuttosto è meglio che chiami per far riparare questo treno.-
-Sì, come no, stai a vedere che il treno è arrivato fin qui da solo!-
Kirk restò muto di fronte all'evidenza, e Dave continuò:
-Io chiamo una squadra, punto e basta.-
Prese la trasmittente: -Qui Dave Hammett dalla stazione del settore 1. Urgente bisogno di uomini, è appena arrivato un treno non atteso e senza passeggeri o personale...-. Dave continuò a parlare con la centrale ancora per qualche istante, quando soddisfatto ripose la trasmittente nel fianco destro della cintura. Si avviò verso il collega, che nel frattempo si era allontanato per ispezionare la locomotiva, quando un colpo secco alla nuca, lo fece cadere morto all'istante. Kirk ebbe appena il tempo di vedere il corpo dell'amico afflosciarsi a terra, che subito dopo gli si presentò davanti agli occhi l'uomo più enorme e spaventoso che avesse mai visto in tutta la sua vita. La pelle nera lo faceva sembrare ancora più imponente, gli occhi risaltavano su di essa come la luna piena nella notte. Kirk lo fissò sgomento: il gigante gli puntava contro il braccio destro, che stranamente luccicava alla fioca luce del lampione. Il soldato mise bene a fuoco nella penombra, e si accorse con terrore che era un braccio bionico, l'avambraccio era un mitragliatore gatling fissato al gomito. Ed era puntato minacciosamente verso di lui, mentre gli occhi del gigante fiammeggiavano di collera. Prima che potesse alzare le mani o dire niente, qualcuno lo colpì alla nuca, probabilmente con un manganello, e fu il buio per sempre. Jessie, rimasta sul tetto del treno, scosse la testa alla vista di tanza violenza, ma sapeva bene che in quella situazione non potevano certo perdere tempo facendo prigionieri.
Wedge abbassò il manganello.
-Barret, stavi per sparargli, meno male che l'ho fatto fuori io! Dobbiamo fare silenzio!-
-Senti Wedge, non darmi ordini, per Dio! Non gli avrei sparato, non credermi così stupido.-
Volse lo sguardo al corpo di Kirk, sputò e ringhiò: -******** Shinra! Mi spiace che non ti ho sparato, ma vedrai che altri tuoi amici riceveranno questo onore! Biggs, avevi ragione, stare sul tetto è stato un colpo di genio... Cloud, fai meno il pupazzo e seguimi.-
Cloud era appena saltato giù dal tetto: aveva assistito al combattimento senza intervenire. Biondo, con singolari capelli a punta, si guardava intorno, apparentemente senza preoccuparsi molto dell'azione. Barret odiava questo suo atteggiamento, e cominciava a chiedersi perché mai l'avesse portato con loro.
Si avviò rapido verso Biggs e Wedge, per aiutarli a nascondere i due cadaveri, mentre Jessie sorvegliava la zona fuori dalla stazione per garantire la sicurezza dell'operazione che avrebbe avuto luogo a momenti. Cloud rimase immobile per qualche secondo, provocando a Barret un'irritazione vivace, che però tenne fra sé limitandosi a fissarlo furente negli occhi. Proprio gli occhi del biondo erano ciò che destavano più perplessità al gigante nero: avevano uno strano riflesso verde che Barret non aveva mai visto in nessun altro essere umano. Anche la sua arma era allo stesso tempo affascinante e inquietante: un enorme spadone che, oltre ad essere lungo un metro e mezzo, aveva anche una larghezza molto maggiore rispetto a qualunque altra spada: in effetti Barret nutriva qualche dubbio sulla capacità di Cloud, di media statura e dalla corporatura non molto massiccia, di poter maneggiare agevolmente un'arma così grande e pesante. Ma in fondo -è stato un miliziano Shinra, e nella Milizia ci entrano solo i migliori- pensò Barret, e si rassicurò per un attimo.
Una volta occultati i cadaveri come meglio poterono, i terroristi attraversarono strade deserte, velocemente e nell'assoluto silenzio, badando di non incrociare nessuno durante il cammino. Dopo pochi minuti si presentò ai loro occhi in lontananza la vista dell'imponente torre del Reattore num.1 di Midgar. Dalla ciminiera che la fiancheggiava usciva copiosa una fumata verde, i residui dell'energia Mako prodotta nel reattore. “Ma ora li conciamo per le feste” ringhiò tra sé Barret, ma i pensieri del resto del gruppo non si scostavano di molto dal suo. Solo a Cloud non importava niente: l'importante per lui era sistemare tutto prima dell'arrivo delle Roboguardie della Shinra.
Avevano marciato ancora qualche minuto quando Biggs, che guidava la spedizione, si fermò, e silenziosamente indicò ai compagni un cancello blindato sorvegliato da due guardie. Probabilmente non avevano ricevuto l'allarme del soldato della stazione, perché entrambe erano sedute con la testa china sul petto, forse addormentate.
Biggs ripeté il piano d'attacco, già imparato a memoria da tutti i componenti del gruppo. -Per entrare nel reattore bisogna fornire il codice per due porte, le altre non sono un problema. Io e Jessie le apriremo e vi aspetteremo lì, Wedge resterà qua a controllare la situazione e preparare la via di fuga. Invece Barret e Cloud...-
Barret lo interruppe: -Così non va, quel tizio alla stazione è riuscito a dare l'allarme. Senza dubbio una squadra in questo momento sta venendo alla stazione, e poi farà una ricognizione per tutto il settore: non potete restare in giro, comincerebbero a sparare e accorrerebbe come minimo la Milizia. Adesso voi trovate quei fottutissimi codici, poi vi nascondete in modo di vedere chi entra nel reattore. Se entra anche un topo, voglio che ci avvertiate. Non tirate fuori le pistole manco se entrasse l'intero esercito, avvertiteci con le trasmittenti e basta. Tutto chiaro?- Tutti fecero segno di aver capito. -Ottimo- continuò -Liberiamoci di quei morti di sonno.-
Cloud avanzò da solo e sguainò la spada, per la prima volta alla presenza di Barret, che osservò stupito la sua abilità nel maneggiarla. In quel momento un soldato alzò la testa, e vide l'ex-miliziano che gli si avvicinava puntandolo con la sua gigantesca arma. Tentare di svegliare il collega fu inutile: Cloud con un balzo si portò vicino al primo, e con un preciso fendente fece schizzare in aria la testa del nemico. L'altro non aveva manco fatto in tempo a capire cosa stesse succedendo, che l'enorme spada lo aveva già trapassato.
Era accaduto in un istante. Tutti erano compiaciuti ed allo stesso tempo terrorizzati. Solo Barret fingeva di non essere rimasto impressionato e, anche se il suo disagio era palpabile, si limitò a dire stancamente -Non male, chiappesecche!-, mentre Jessie correva verso il cancello, pronta a decifrare il codice di apertura. L'operazione risultò più breve del previsto, e lo stesso avvenne per il portone successivo, più grande e massiccio. -Fatto. Ora noi nascondiamo quei due – e indicò con lo sguardo i cadaveri dei soldati. Biggs e Wedge stavano già lavorando per nasconderli in mezzo alla spazzatura, e avevano già provveduto a pulire e coprire in gran parte le tracce di sangue sulla strada. Jessie voltò la testa per evitarsi quella vista, e si sforzò di continuare col discorso: -Cloud, eccoti la bomba e il timer. Fate in fretta, e avvertiteci quando state per risalire. Buona fortuna.- Jessie salutò i guerrieri con l'intima sensazione che non li avrebbe più rivisti, mentre dava il suo ultimo sguardo al biondo Cloud prima che sparissero dalla sua vista. Barret e Cloud avanzavano velocemente e con decisione, e si ritrovarono presto davanti ad un ascensore. -Il reattore è in fondo all'edificio- Entrarono e aspettarono, l'ascensore pur trovandosi in una struttura elevata era incredibilmente lento, e nell'attesa Barret ne approfittò per levarsi alcuni dubbi su Cloud: era troppo misterioso, e lui amava vederci chiaro.
-Dì un po', tu sai perché sei qui, veramente?-
-Il reattore esplode, e io prendo 2000 gil.-
-Sì, lo so. Ma sai perché vogliamo far esplodere il reattore?-
-No. E non mi interessa.-
-Certo che ti interessa! I reattori come questi stanno succhiando tutta l'energia del Pianeta! Il tuo pianeta!
-Ti ripeto che non mi interessa cosa succederà al mondo. Mi basta concludere prima che arrivino le roboguardie, poi prendo i soldi e mi levo di torno.-
-Cloud! Il pianeta muore, non capisci?
-Non mi riguarda.-
Barret non riusciva a capire quell'atteggiamento e lo detestava con tutte le sue forze. Scrutò incredulo e rabbioso lo sguardo del compagno, fisso impassibilmente sulla porta dell'ascensore, e pensò che probabilmente quello non era un uomo, “ma un fottutissimo mostro”.
La porta si aprì.
Davanti a loro un fitto un fitto intreccio di tubature, scale metalliche e corridoi si estendeva a perdita d'occhio. L'aria malsana era intrisa di un'umidità asfissiante, provocata dall'acqua che gocciolava copiosa in più punti, e da grandi quantità di vapore che usciva da molte valvole di sfogo. Il luogo era completamente deserto, come ci si aspettava che fosse. Barret si aspettava che Cloud lo guidasse verso il cuore del reattore, egli invece restava indietro e lo seguiva a distanza ravvicinata.
-Ehi Cloud, non ci sei già stato in posti come questo?-
-Ero della Shinra, te l'ho già detto.- Barret rinunciò a proseguire con la conversazione, memore di quella precedente, e si rassegnò ad avanzare seguendo le vaghe indicazioni fornitegli da Jessie. Continuavano a scendere scale e ad aprire porte, e ben presto il colosso si accorse di non riuscire più a districarsi in quel labirinto. -Dannazione, sono riuscito a perdermi in un fottuto reattore con un fottutissimo ex-miliaxiano!- Mentre pensava queste cose, si rese conto che erano finalmente arrivati: davanti a loro si ergeva il grosso portone che che gli era stato descritto da Jessie. La porta fu aperta senza difficoltà, e furono nel cuore del reattore. Il paesaggio ora era notevolmente cambiato: un ampio ponte metallico conduceva al reattore vero e proprio, lucente di un'aura verde, l'energia Mako estratta dalla Shinra in posti come questo. Barret si avvicinò all'apparecchiatura, senza osare toccarla. -Su Cloud, piazza la bomba.-
-Perché proprio io?-
-Fallo e basta.- Barret accompagnò questa risposta con ampi movimenti nelle braccia, e si voltò verso il reattore, dando le spalle al biondo guerriero, che non si era mosso. Restava a metà del ponte, immobile. Il suo sguardo era fermo incentrato sul vuoto, gli occhi pulsavano, le spalle tremavano furiosamente al contrario della sua mente. Cloud era immerso in una sfavillante, accecante luce bianca: il reattore, Barret, il ponte, non esistevano più, solo l'immobilità assoluta del silenzio. Incapace di muoversi e di pensare, Cloud rimaneva in piedi fermo nell'immensità senza capire il senso di ciò che accadeva, in uno stadio intermedio tra coscienza e sogno. Ora le spalle si fermavano, gli occhi non pulsavano più. In quel momento si alzò una voce potente e imperiosa, che rimbombò nell'infinita vastità del nulla: -Attento! Questo non è solo un reattore!- La voce era insopportabile, e continuava a riecheggiare senza sosta: Cloud si coprì le mani con le orecchie, ma sembrava che così facendo la voce si amplificasse ancor di più; stremato, quando il calvario finì, Cloud si lasciò cadere a terra. Gli occhi, appena semiaperti, fissavano in alto: nel bianco si distingueva un piccolo punto nero. Lo fissò stupito venire verso di lui, sempre più grande e vicino. Il nero si contornò con chiarezza, prese forme sempre più nitide e colorate, fino a quando Cloud non vide Barret venirgli incontro.
-Ehi, tutto bene? Che cos'hai?-
Cloud sbatté le palpebre e si rimise in piedi in un attimo: -Niente, sto bene, non preoccuparti-
Barret scoppiò a ridere: -Preoccuparmi di te, io? Vorrai scherzare! Non credere che mi importi qualcosa di te! Avanti, piazza la bomba.-
Cloud liberò il piccolo ordigno dalla cintura, lo stesso fece con mani esperte per il timer, un congegno elettronico altrettanto minuto. Tutta l'attrezzatura era dotata di magneti per permettere una perfetta adesione con la superficie metallica dell'obiettivo, e in pochi minuti tutto era pronto.
-Cloud, metti il timer a 10 minuti, e...- Le sue parole furono interrotte dal rumore della trasmittente di Barret.
-Fzz...Brzz... Sono Jessie, sta arrivando una pattuglia. Nove uomini, truppe regolari, e una Roboguardia. Ci siamo dimenticati di chiudere le porte.- Barret si sentì gelare il sangue al pensiero di aver compiuto una leggerezza simile. -Entreranno di sicuro, tenetevi pronti.-
-Ok Jessie, se non torniamo tra meno di venti minuti, levatevi di torno. Ti ricontatterò io, passo e chiudo.-
Barret ripose la trasmittente all'attacco della cintura, e si volse a Cloud con aria decisa.
-Bene, il piano è molto semplice. La pattuglia non è sicura che noi siamo proprio qui. Restiamo qui dove siamo, dietro il reattore, aspettiamo che si avvicinino e li facciamo fuori.-
Cloud lo guardò con aria di sufficienza: -Brillante...-
-Se hai idee migliori puoi anche dirle, invece di fare il cretino.-
-Le truppe regolari sono composte per lo più da poveracci male addestrati, ma la roboguardia può essere pericolosa.-
-IO sono pericoloso, non un fottuto apriscatole! Perciò faremo come dico io, e...-
Il portone si spalancò di colpo.



Scena 2 – Scorpion
Il tenente Lars Hetfield dirigeva le operazioni quella notte. I suoi uomini erano compatti di fronte alla portone che conduceva al cuore del reattore, ed erano pronti ad entrare per la ricognizione.
-Tenente, entriamo? Non sarebbe meglio aspettare che lo Scorpion ci raggiunga? E' rimasto indietro per via di quelle scale strette.-
-Non c'è tempo da perdere, potremmo dover aspettare troppo.-
-Signore, non sarebbe il caso di far circondare la zona?-
Hetfield aveva la percezione che qualcosa non andava, in quella circostanza. Ricevuta la comunicazione dalla stazione, erano accorsi sul posto, e non avevano trovato nessuno. Lo stesso per le guardie del reattore, in più le porte erano tutte aperte... Poteva essere un tentativo di sabotaggio, ma nessun terrorista avrebbe mai lasciato tanti indizi consapevolmente: era più logico credere che le guardie fossero disoneste. Così il tenente rispose un po' seccato:
-Perché quattro soldati sono andati come al solito in qualche night club, invece di lavorare? No... Entriamo, ora!-
Un soldato aprì la porta di colpo con un calcio, e puntò la pistola. Vide subito una sagoma massiccia che si abbassava dietro al reattore, e cominciò a sparare in preda al terrore. Gli altri lo seguirono e lo imitarono, e una scarica di proiettili si abbatté contro il macchinario, mentre Barret e Cloud rimanevano dietro di esso, al riparo dal fuoco nemico. Dopo pochi istanti Cloud uscì rapido allo scoperto tra i proiettili vaganti, intercettandoli con la sua enorme spada. Quando fu a distanza ravvicinata, rifilò in pochi attimi precisi fendenti a gran parte dei nemici, che si ritrovarono subito decimati. Barret uscì dal suo nascondiglio e aprì il fuoco col suo gatling con precisione totale. Il ponte era disseminato di nove cadaveri, e l'azione era durata solo pochi istanti.
Barret era raggiante: -Puah! Fottuti Shinra!- E andò a schernire ognuno dei cadaveri distesi, sputando rabbioso e dando calci impazziti. Cloud, vagamente disgustato da quella dimostrazione di sensibilità del compagno, lo interruppe: -Dov'è il robot?-
-L'apriscatole? E chi lo sa, filiamocela prima di scoprilo. Avanti, metti il timer.- Tornarono indietro, verso il reattore, per tarare il dispositivo. Un frastuono metallico riecheggiò per la struttura dietro di loro, sempre più forte, fino a che la sua fonte si palesò: il robot li aveva finalmente trovati. Barret guardò sgomento l'enorme macchina, che avanzava verso di lui minacciosa: aveva già avuto a che fare con un robot dello stesso tipo, sei anni prima, e ne era uscito vivo solo fuggendo.
-*****, è lo Scorpion!- e fece partire una lunga raffica del suo gatling. Le pallottole non lo scalfivano nemmeno, ma Barret continuava a sparare e urlare in preda a una furia vendicativa inaudita.
Lo Scorpion doveva il nome alla sua tipica forma: il busto metallico era sorretto da quattro braccia meccaniche, con l'aggiunta di una lunga coda terminante con il congegno più devastante di questa macchina da guerra. Proprio la coda in quel momento si alzò. Il terminale azzurro, il pungiglione, si illuminò fino ad abbagliare, incandescente: da lì partì una scarica laser che colpì il braccio umano di Barret che continuava indomito a combattere, nonostante un fiume di sangue sgorgasse dal possente bicipite.
Cloud si era lanciato contro il nemico, tentando con tutte le sue forze di perforarne il busto ma senza esito.
-Barret riparati, ci penso io.-
-Eh?! Non dire *******te!-
-Tu fallo e basta.-
Cloud rinfoderò la spada, davanti agli occhi sbigottiti di Barret -Pazzo! Che fai, scappi?!-
L'ex miliziano fissava la macchina, gli occhi completamente verdi, lo stesso verde che avvolgeva il reattore, senza pupille: unì al petto i pugni e digrignò i denti per lo sforzo: un'aura lucente lo avvolse. Prima che lo Scorpion potesse usare di nuovo il suo laser, Cloud spinse in avanti i pugni, urlando per il dolore: una moltitudine di fulmini si abbatté dal nulla contro il robot, facendolo esplodere in pochi attimi.
Barret non riusciva a credere a quel che era appena accaduto davanti ai suoi occhi: era magia! Non aveva mai visto niente del genere in tutta la sua vita
-Tu... tu sei un mago? Quella era una magia!-
-La magia... non esiste. Esiste solo questa, la Materia.- Ed estrasse da un incavo della sua spada una piccola sfera verde.
-Quella biglia? E' magica?-
-No, questa è la Materia. La Materia è energia mako condensata: si può controllare la sua energia, potenzialmente potrebbe farcela chiunque; non c'è niente di magico in quello che ho fatto.-
-E perché accidenti non l'hai usata subito, con tutti quei soldati?!-
-Usare la Materia è molto provante: lo faccio solo se ce n'è estremo bisogno, come ora.-
-Dannazione, non credo di sapere cosa voglia dire “provante” ma per ora lasciamo perdere...avanti fai partire il conto alla rovescia e diamocela a gambe.-
Mentre Cloud si avviava a eseguire l'ordine, Barret decise di avvertire Jessie degli sviluppi, ma desistette dal proposito non appena tentò di muovere il braccio, ancora sanguinante, per impugnare la trasmittente. -*****, questa ferita è proprio brutta, sto perdendo molto sangue.- Cloud si fermò: aveva riassunto quella stesa posizione che aveva preso prima di distruggere lo Scorpion. Un turbine di sfavillanti luci verdi si mosse verso Barret, che osservava la scena terrorizzato e furioso: -******** Miliziano, cosa fai?!- Le luci lo circondavano, e si concentrarono sul braccio ferito; lo squarcio si rimarginò, le luci si dissolsero così com'erano comparse.
Barret era sconvolto: aveva a che fare con il guerriero più potente mai incontrato in vita sua. Cadde a terra, sconvolto da ciò che aveva visto, e lo stesso fece lo stremato Cloud, che si abbandonò a peso morto sul freddo pavimento metallico adiacente al reattore. Rimasero lì per un interminabile minuto, quando si alzarono per portare a termine l'opera: fatto partire il conto alla rovescia di dieci minuti, i due terroristi furono estremamente rapidi nel risalire e nel recuperare i compagni. Senza dire una parola, Biggs guidò il gruppo verso il portone di un palazzo: aperto, tutti corsero a perdifiato giù per le scale, raggiungendo le cantine. In una di queste Biggs e Barret avevano lavorato settimane intere, al fine di creare un passaggio che li portasse alla rete fognaria. Non ci furono altri intoppi, e l'esplosione avvenne solo quando Barret e la sua banda erano già in marcia da qualche minuto verso il Settore 8.



Scena 3 – L'esplosione
La calma apparente di quella notte fu lacerata da un'incredibile esplosione, mentre gran parte del reattore saltava in aria, generando un'enorme nube verde. Dopo pochi secondi si scatenò un gigantesco incendio, che avrebbe devastato la zona per due giorni interi. I morti furono un centinaio, a causa del propagarsi dell'incendio e del fumo generato, fattori che Jessie non aveva previsto.
Il presidente Shinra era alla vetrata dell'ultimo piano del Quartiere Generale della Shinra, quando avvenne l'esplosione. Osservò la scena per qualche secondo con gli occhi spalancati: perfettamente davanti a lui, a chilometri di distanza, uno degli otto reattori di Midgar era appena esploso. Midgar, la città più estesa e popolata del mondo, aveva una struttura circolare, divisa in otto settori. Al centro del cerchio si trovava un enorme grattacielo di settanta piani, il Quartiere Generale Shinra, mentre agli estremi di ogni settore era stato costruito un reattore Mako, che contribuiva a fornire energia alla città. Ora i reattori erano diventati sette. Con fare composto e in apparente tranquillità interiore, il Presidente si sedette alla scrivania. -L'hanno fatto davvero... Adesso mi hanno davvero stancato- pensò, e alzò la cornetta del telefono.
 

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Scena 4 – Panico
L'esplosione, che provocò disastri in superficie, nella fogna fu, a più di un chilometro di distanza, solo una gran boato e un leggero tremito della terra. Barret era raggiante: -Ragazzi, abbiamo fatto una gran cosa: abbiamo dato al Pianeta un po' di respiro, siamone fieri.-
Il gruppo di terroristi smise di correre e adottò un'andatura rapida, pur camminando; Wedge, non particolarmente in forma, ne fu assai felice, ma non lo rivelò a nessuno. Camminavano nella fogna della città alta, in cui le condutture convergevano tutte verso il Settore 3 dove un'enorme cascata artificiale si riversava nel fiume Midgar. Dopo venti minuti di cammino tra i cunicoli della fognatura, Jessie si fermò dinanzi a un muro di mattoni, anch'esso “trattato” in precedenza da Barret e Biggs: tutti entrarono attraverso l'angusto passaggio, e furono in un edificio caduto in disuso, nel Settore 8.
Una volta in superficie, Barret radunò i compagni e comandò: -Bene, dividiamoci: l'appuntamento è nell'ultimo vagone del treno che parte dal Settore 8!- Wedge, Jessie e Biggs si allontanarono rapidamente, ognuno prendendo strade diverse. Barret stava per imitarli, ma fu bloccato da un timido accenno di protesta da parte di Cloud: a quella vista, il gigante si limitò a rispondere bruscamente -Se è per i tuoi soldi, li avrai appena arrivati.-, con l'aggiunta di una buona parte dell'irritazione perpetua che lo contraddistingueva.
Cloud non poté far altro che obbedire, e sia avviò verso la stazione del Settore raggiungendo in poco tempo una via trafficata e percorsa da molte persone che correvano terrorizzate in tutte le direzioni. Nonostante la Guerra Totale fosse finita da quindici anni, il ricordo dei bombardamenti era ancora tragicamente presente, e un'esplosione così devastante generò tra la folla un panico sconosciuto da tempo. Aeris fu gettata a terra dall'incontrollata fuga cieca di un gruppo di uomini. Nella caduta non trattenne la presa del suo cesto di fiori, che riversò miseramente il suo contenuto sulla strada. Quand'ebbe finito di raccogliere tutto, Cloud la vide, e la aiutò a rialzarsi. Aeris guardò lo sconosciuto, e rimase fortemente colpita, non tanto per la sua spada, dato che a quel tempo era naturale per la maggior parte delle persone portarsi appresso un'arma; no, erano i suoi occhi, così grandi, e luminosamente verdi. Fu la prima a parlare: -Grazie mille! Scusa, ma tu sai cosa è successo esattamente?- Cloud ovviamente non poteva rivelare niente, così la sua risposta risultò vaga e insieme un po' stupida: -Mah, niente...-
-Come, niente?!-
-Volevo dire, non so niente di preciso...- si affrettò a cambiare discorso -Ehi, non si vedono molti fiori da queste parti- affermò, alludendo con lo sguardo al cesto della ragazza.
-Ti piacciono? Sono miei, sono una fioraia... Posso vendertene qualcuno per un gil, se vuoi.- ed esibì un sorriso meraviglioso, che rimescolava sempre il cuore di qualsiasi uomo.
Cloud stava per accettare, quando si immaginò la reazione di Barret nel vederlo arrivare con in mano un mazzo di fiori, e non era il caso di farlo irritare ancora. Perciò rispose -No grazie, devo proprio andare... te li prenderò la prossima volta.- Ma sapeva benissimo che non l'avrebbe rivista mai più, dato che il giorno successivo avrebbe lasciato Midgar.
Si allontanarono per strade diverse. Cloud si dimenticò in fretta dell'incontro e della ragazza, e cominciò a correre verso la stazione, in mezzo alla folla ora visibilmente meno agitata, forse rassicurata dalla presenza massiccia di truppe Shinra, chiamate a presidiare i settori adiacenti a quello del reattore esploso nell'utopica speranza di intercettare gli autori dell'attentato. Cloud, così come i suoi compagni, era però tranquillo, dato che non c'erano testimoni -vivi- dell'attentato compiuto meno di un'ora prima. Era paurosamente in ritardo, e giunse alla stazione in tempo per vedere il treno, l'ultimo della notte, che partiva lentamente davanti ai suoi occhi, fortunatamente abbastanza lento così che Cloud riuscì a correre e ad aggrapparsi all'ultimo vagone.

Scena 5 – Avalanche
Wedge scosse la testa sconsolato. -Cloud non arriva...- Biggs, seduto su una cassa, avambracci posati sulle cosce e testa china sul petto, sollevò lo sguardo, e fissando il nulla chiese, con timore della risposta: -Che ne dite, secondo voi l'hanno... ucciso? -
-No!- Barret picchiò il pugno furente contro il cassone alla sua destra, disinteressandosi dell'adesivo con su scritto “Fragile” che vi era appiccicato sopra, e per qualche istante sull'ultimo vagone calò il silenzio. Quel luogo aveva solo funzione di magazzino, perciò al momento i terroristi ne erano gli unici occupanti; l'interno era naturalmente spoglio e buio, con molte casse di varie dimensioni appoggiate sul pavimento e ammassate negli angoli. Biggs, insicuro su quello che sarebbe stato il loro futuro, chiese: -Secondo voi Cloud rimarrà a combattere con noi fino alla fine?-
-E come faccio a saperlo? Ti sembro forse un telepate?- fu la secca risposta di barret a quella che giudicava una domanda insensata e inutile. Wedge notò l'irritazione singolarmente più palpabile del solito del proprio capo, così decise saggiamente di rimandare a dopo il discorso riguardante i soldi che gli spettavano. Ricadde il silenzio tra loro, mentre il treno raggiungeva accelerava verso una galleria. Tutti si guardavano l'un l'altro cercando di trovare qualcosa di sensato da dire, ma prima che qualcuno potesse parlare Cloud fece irruzione nel vagone sfondando la modesta porta che si trovava a coda del treno. Quell'apparizione, tanto improvvisa quanto inattesa, generò un'esclamazione di stupito sollievo da parte di tutti ad eccezione dell'accigliato Barret, che si era limitato a balzare in piedi per lo spavento.
-Sono in ritardo, credo... Ho avuto dei contrattempi- esordì candidamente il biondo Cloud. Barret lo attaccò furioso:
-Diamine, se sei in ritardo! In questo lavoro non c'è spazio per i contrattempi, dovresti saperlo! E poi, entri facendo tutta quella scena come un buffone!-
-Nessuna scena, le mie entrate sono sempre speciali.-
Barret soffocò tutti gli insulti che voleva lanciargli in un sordo grugnito, e Wedge, che lo conosceva abbastanza bene per sapere cosa stesse pensando, non trattenne un fugace sorriso. Il gigante si portò di fronte a Cloud, gonfiò il suo enorme torace e iniziò a parlare, con una posa involontariamente teatrale che mise a dura prova l'autocontrollo del povero Wedge.
-Qua si sono tutti preoccupati, ma sembra che a te importi solo di te stesso.-
-Tu... tu davvero eri preoccupato per me?- chiese Cloud fingendo stupore e ammirazione
-Co... Cosa?!?- Gli occhi di Barret si spalancarono fino all'inverosimile. -Questo ti costerà dei soldi, sbruffone! Avanti, accomodiamoci, seguitemi!- e camminò raggiungendo la porta del vagone passeggeri. La differenza tra le due carrozze era evidente: ora, ben illuminata e curata nell'aspetto, rimaneva comunque deserta, con la sola eccezione di un barbone che dormiva sdraiato su più sedili, russando rumorosamente.
Barret si sedette abbandonando il pesante corpo sul sedile, dove rimase per qualche minuto senza dire una parola a torturarsi la barba; gli altri preferivano restare in piedi. Cloud si incuriosì nel vedere Jessie che consultava uno schermo al centro del vagone: si avvicinò e guardò anche lui, senza però capire nulla di ciò che vedeva. Jessie anticipò la sua domanda: -Questo è il percorso del treno su cui siamo ora. Stiamo percorrendo questa spirale in discesa, e giungeremo sotto il livello delle piatteforme tra pochi minuti. Invece questo punto rosso indica il check point, in cui dei sensori Shinra controllano l'identità di ogni passeggero, grazie al sistema di riconoscimento delle schede ID... Noi ovviamente ne usiamo di false, per non creare sospetti.
-E se scoprissero che usiamo ID false, che succederebbe?-
Jessie scrollò le spalle e sorrise. -Beh- rispose -credo che a noi non potrà mai succedere una cosa del genere...-
-Ti credi più furba dei tecnici della Shinra?-
-Non tanto quello, quanto il fatto che il sistema ID l'ho creato io tre anni fa.- e si sedette in un sedile libero di fronte a Barret, che prese subito la parola;- Sì Cloud, era della Shinra anche lei... altrimenti ora staremmo ancora cercando il codice per aprire quelle due maledette porte! Che peccato, tanta fatica per aprire una porta che è saltata in aria mezz'ora dopo.-
Wedge, con il faccione schiacciato sul vetro del finestrino, guardava le stelle malinconico, conscio del fatto che di lì a pochi istanti sarebbero sparite. Chiuse gli occhi per qualche secondo, richiamando alla mente ciò che aveva visto, per paura di dimenticarlo. Quando li riaprì, il paesaggio era avvolto da una desolante penombra.
-Siamo sotto, ora- esordì Barret – qui non è mai né giorno, né notte: senza quella piattaforma potremmo vedere il cielo... E' quella la causa della vita di ***** della gente! Nei sobborghi si soffoca per l'inquinamento, la gente muore, ha paura, vive in mezzo ai rifiuti. E tutto quello che fa la Shinra è peggiorare le cose, prosciugando l'energia del Pianeta. Ma Avalanche -così si chiamava il gruppo terroristico capeggiato da Barret- cambierà le cose! Sì, distruggerò i reattori da solo se necessario, ma lo farò! Lo farò!- E riassunse la posa del condottiero che in altre situaizoni tanto faceva ridere Wedge e Biggs.
Cloud ascoltava in silenzio, fissando dal vetro l'infinita distesa di baracche, illuminate tristemente dalle luci artificiali.
-Ma perché la gente non se ne va? Perché non sale in superficie?-
Barret assunse un'aria imbronciata: -Ovvio, non ha abbastanza soldi. O semplicemente non vuole, perché ama la propria terra, non importa quanto inquinata.-
Cloud guardò anora: distingueva l'enorme torre di sostegno principale, larga decine di metri, gli ammassi di rifiuti accumulati dal tempo, vecchi palazzi caduti in rovina, il triste soffitto della piattaforma.
Il cemento aveva inghiottito le stelle.

Scena 6 – Lo prometto
Nella stazione deserta, detta dai locali “il cimitero dei treni” si riversò una ventina di persone, appena uscite dal treno: principalmente modesti impiegati, o qualche mendicante costretto a scendere con la forza, più quattro membri di Avalanche e un mercenario ex Miliziano. Barret richiamò a sé il resto del gruppo: -Ragazzi, questa notte nonostante tutto è andata alla grande, ma non rilassatevi troppo: domani ci sarà un altro bel botto! Andiamo, tutti al bar.-
I sobborghi del Settore 7 erano in quel momento quasi deserti, ma il bar era comunque aperto e occupato da una decina di persone. Il giovane Johnny, uno dei frequentatori più assidui, era impegnato in squallide e inefficaci avances all'avvenente barista: -Oh Tifa, per me può anche esplodere tutto il mondo di sopra, basta che non succeda niente a questo paradiso...- e le lanciò un' occhiata ammiccante. La barista, da tempo avvezza a questo genere di cose, lo ignorò e tornò dietro al bancone insieme alla piccola Marlene, ad aspettare il ritorno di Barret e gli altri. Oramai sarebbero dovuti tornare a momenti, e cominciava a preoccuparsi.
Barret irruppe nel locale con prepotenza. -Allora, cos'è questo casino? Levatevi dai piedi, si chiude!-
Tutti si fiondarono saggiamente verso l'uscita del locale, incuranti del fatto che stavano lasciando sui tavoli le loro bevande ancora mezze piene. Johnny tentò di ovviare al problema portandosi via anche il boccale di birra, ma bastò uno sguardo furente di Barret per farlo desistere e fuggire verso casa.
-Papà, sei tornato!- la piccola Marlene corse verso Barret e si avvinghiò alla sua gamba, ebbra di felicità. Con una tenerezza del tutto inaspettata per una persona del suo genere, la prese in braccio, e la portò a sedersi sulla sua spalla.
Il bar, unica attrattiva dei bassifondi del Settore 7 oltre ad una squallida locanda, si chiamava Settimo Cielo, e Tifa ne era la proprietaria. Giaceva al centro della piazza principale, leggermente rialzato rispetto al terreno e ben illuminato. Come gli altri edifici circostanti era di legno, ma si differenziava da essi perché le assi che lo componevano non erano marce: la struttura aveva infatti solo quattro anni ed era relativamente nuova. L'interno del locale presentava cinque o sei tavoli rotondi e un grande bancone con lunghi sgabelli; una parete era interamente costeggiata da una fila di flipper e slot machines. Tifa, poco più bassa di Cloud e dalla corporatura slanciata, aveva appena 20 anni e gestiva il bar, in realtà appartenente a Biggs. Naturalmente il locale era solo una copertura per l'attività principale di Barret e i suoi compagni: egli amava definirla “Eco-terrorismo”, ma per la gente era terrorismo puro e semplice.
Tifa era sollevata di rivedere i compagni, e si riavviò i lunghi capelli scuri dietro le spalle: -Tutto bene, Barret?-
-Certo!- fu la risposta -Avanti, iniziamo la riunione che ho fretta di dormire un po'. Tifa, dai i soldi a Cloud e scendi anche tu.- Barret andò dietro al bancone, mentre Tifa e il resto di Avalanche chiudeva il locale; anche la piccola Marlene aiutò Wedge a sbarrare una finestra, ed era felicissima di sentirsi utile. Una volta chiuso ogni contatto col turbolento esterno, il gigante nero si abbassò sul pavimento di legno. Tastò le assi per qualche secondo e con una poderosa mossa aprì una grande botola.
-Addio Miliziano, hai fatto un buon lavoro oggi.- Detto questo sparì nella botola, seguito dai tre di Avalanche e dalla bimba Marlene.
Cloud e Tifa rimasero soli, e presto calò un silenzio imbarazzante. La ragazza aprì la cassa e ne estrasse i 2000 gil
-Eccoli, te li sei meritati. E ora vorrei chiederti una cosa...-
-Non dirmi niente, non occorre: sto per lasciare Midgar per sempre. Grazie per il lavoro, ma ora non c'è più niente che mi trattenga qui... Addio.- E si avviò verso l'uscita. Tifa non credeva alle sue orecchie: -Cloud, ti prego, unisciti a noi-. Il guerriero sospirò in un vago moto d'insofferenza. Senza voltarsi afferrò la maniglia, e rispose seccamente: -No, mi dispiace.-
Tifa si avvicinò e lo tocco alla spalla. -Il pianeta sta morendo. Lentamente, ma muore. Bisogna fare qualcosa.- Il tono era grave, ma Cloud non si smosse.
-Ci penseranno Barret, Biggs e gli altri, io non voglio immischiarmi.-
La ragazza era disgustata. Non poteva credere che quel giovane uomo con gli occhi assenti fosse davvero il Cloud che aveva conosciuto anni prima.
-Cloud...è stata la Milizia a farti questo? Sei così strano... E hai anche dimenticato la promessa.-
-La cosa?-
-Sì, l'hai scordata.- Lo sguardo di Cloud era molto confuso e imbarazzato.
-Ricordi?- incalzò Tifa -sette anni fa, al vecchio pozzo.-
Nella mente del giovane guerriero si fissò un'immagine: ricordò se stesso da ragazzo, quando ambiva a diventare un grande guerriero.
Quella notte il cielo era limpido e pieno di stelle, e a fare da cornice a quel quadro disegnato dalla natura, le punte aguzze del monte Nibel. Quando Tifa arrivò, Cloud era lì ad aspettarla: temeva che non sarebbe venuta, e nel frattempo attendeva nel freddo della notte.
Ricordava che le aveva dato appuntamento, ma non sapeva dire in quale situazione. Rammentava bene che egli, all'epoca molto più basso della ragazza, le aveva confessato che quella primavera avrebbe lasciato il villaggio.
-Beh, tutti i ragazzi se ne vanno...-
-Ma io sono diverso. Gli altri vanno in altre città per trovare un lavoro qualunque, io no. Io... entrerò nella Milizia. E diventerò il migliore, proprio come Sephiroth.-
-Tifa non poté fare a meno di esclamare stupita: -Il grande Sephiroth? Il comandante della Milizia che sta combattendo in Wutai?-
-Proprio lui. Dicono che abbia sconfitto da solo cinque potentissimi ninja nemici in un solo corpo a corpo.-
-Oh... Ma è difficile entrare nella Milizia? Sei sicuro di farcela?-
Cloud tirò su le spalle: -Non so. Credo di sì, è il reparto élite dell'esercito... Probabilmente non potrò tornare qui per molto tempo.-
-Se ce la farai andrai in TV?- Tifa non nascose un po' di malinconia.
-Forse. Se mi mandassero in Wutai, sarebbe probabile, d'altronde Sephiroth è nei notiziari praticamente tutti i giorni.-
Tifa sospirò, leggermente rincuorata. Tremava per la gelida aria della notte, ma non lo fece notare: guardava lontano, fino alle montagne che si stagliavano oltre le case del villaggio, tenuemente illuminate dalla luna.
-Cloud, facciamo una promessa? Allora... se un giorno sarai famoso e potente, e se io sarò in pericolo... tu verrai a salvarmi, non è vero?-
Cloud non aveva capito bene cosa volesse dire la ragazzina, e si voltò stupito verso di lei.
-Ma cosa vuol dire? Se...-
-Insomma- lo interruppe -se sarò nei guai il mio eroe correrà a salvarmi, giusto?-
-Io...-
-E dai, promettilo!-
-Uff... e va bene, lo prometto.-
Una stella cadente solcò il cielo di Nibelheim, come se volesse consacrare la promessa appena fatta.
Dopo aver finalmente ricordato, Cloud si riprese: -Sì, ora ricordo... Mi dispiace Tifa, ma non posso mantenerla...-
-Ma che dici, Cloud?-
-Non capisci? Non sono un eroe, e non sono famoso: perciò non devo mantenere nessuna promessa.-
-Ah, sì? Beh, vorrà dire che domani io andrò con Barret e gli altri, e se mi succederà qualcosa allora mi avrai sulla coscienza. Sempre che ti ce l'abbia- notò con disprezzo. -Addio, ex Miliziano.-
-Aspetta.-
 

Cid89

Professional Burper
Scena 7 – Palmer
La botola conduceva a delle piccole scale tenuemente illuminate dalla luce proveniente dal bar, ma Barret avanzava con passi decisi e sicuri. Giunto in fondo alla scalinata cercò a tentoni un interruttore sulla parete, e lo premette: la stanza si illuminò: quello era il covo segreto di Avalanche.
Al muro di fronte vi era uno schermo TV, al centro del pavimento troneggiava un grande tavolo quadrato colmo di carte topografiche, mappe della città di Midgar e schemi dei reattori Mako. Dal soffitto, alto solo poco più di due metri, pendevano due lampade che illuminavano tristemente la stanza, disadorna di qualsiasi lusso superfluo, tanto che tutti non si sedevano su sedie, ma su vecchie casse di legno. Jessie accese il computer, mentre Barret attivava la televisione: -Vediamo se parlano di noi... Ah, il telegiornale.-

“Benvenuti a questa edizione speciale dello Shinra News. E' stato attribuito al pericoloso gruppo terroristico Avalanche l'attentato di questa notte al reattore del Settore 1. Non è chiara la dinamica dell'accaduto, ma stando alle opinioni degli esperti l'esplosione sarebbe stata causata dallo scoppio di una bomba: ancora non si capisce come abbiano agito i terroristi, ma la Shinra ha già cominciato le indagini. Nella zona colpita si è sviluppato un grande incendio per cui è stato mobilitato l'intero corpo dei vigili del fuoco di Midgar: le vittime accertate sono per ora più di duecento, e i dispersi almeno il doppio.”

-Duecento morti... così tanti? Jessie, com'è possibile?-
-Io... non lo so. Quell'esplosione non doveva essere così potente, ho seguito i dati del computer. Non abbiamo tenuto conto dell'incendio, non lo avevo previsto.- abbassò gli occhi -Mi dispiace.-
Wedge si sollevò: -Non è colpa tua. Nessuno di noi ci aveva pensato, è stato un errore di tutti.-
-E comunque- intervenne Biggs -è un male necessario: con qualche morto adesso, ne salveremo molti di più in futuro!-
-Piantatela con questi discorsi, voglio sentire- zittì tutti Barret. -E dove diavolo è finita Tifa? E' lassù da un sacco di tempo ormai.-
In quel momento la ragazza fece capolino nella stanza, seguita dal biondo Cloud.
-Alla buon'ora. Lui che ci fa qui?-
-L'ho convinto a rimanere con noi almeno per la missione di domani, e...-
-Silenzio, guardate.- intimò nuovamente Barret.
Allo schermo era apparso un dirigente della Shinra, Palmer. Grasso come un maiale, era addetto alle pubbliche relazioni, infatti si presentò come portavoce del Presidente. Si passò le mani dove un tempo si stagliava una poderosa chioma bruna, ora ridotta una landa pressoché desolata. I pochi capelli grigi erano crespi e selvaggi, e tendevano a infondere una sensazione di disordine, ma per il resto Palmer appariva più importante e professionale che mai. Si schiarì la voce e si rivolse ai microfoni, con la sua consueta voce vagamente metallica:

-Buonasera. Come già sapete, è esploso il reattore numero 1. Non mi dilungo in questioni tecniche, ma vi basti sapere che i nostri scienziati sono convinti che non possa essere stato un incidente, per la semplice ragione che è scientificamente impossibile che l'energia Mako generi spontaneamente un'esplosione. Si tratta di un attentato. Un attacco alla fonte primaria di energia della nostra fiorente città, un attacco alla Shinra, a tutti noi. I nostri servizi segreti sono convinti che il responsabile di tutto sia Avalanche, che recentemente aveva minacciato di compiere atti di questo tipo. C'è da aspettarsi che Avalanche continui nella sua opera terroristica: noi vi chiediamo di mantenere la calma e di fornire informazioni utili per la cattura dei suoi componenti. Il Presidente in questo momento è a colloquio con i massimi esponenti del consiglio di amministrazione, dei Turks e della Milizia. Vi assicuriamo che staneremo quei vermi, e che la Milizia provvederà a schiacciarli definitivamente.-

Il discorso si spostò sull'incendio e sul numero di vittime, con Palmer che elogiò il rapido intervento dei pompieri mettendo in risalto alcuni eroici salvataggi da essi compiuti. Ma nessuno riuscì a sentire queste parole, dato che Barret spense il televisore, in silenzio, trattenendo urla furiose solo perché era in presenza della sua figlioletta Marlene, di appena sette anni.
Biggs, accasciato su due cassoni, si alzò agilmente in piedi e si rivolse a Cloud: -Davvero hai deciso di unirti a noi?-
-Ma neanche per idea. Faccio il lavoro, prendo i soldi e vado via! A proposito- e si voltò verso Barret -per la prossima missione voglio 3000 gil, sarà certamente più pericolosa, con la sorveglianza che ci sarà.-
-3000? Tu sei impazzito, levati di torno. Non possiamo permetterci di spendere tutti quei soldi per far piacere ai pagliacci come te!-
-In tal caso allora, tanti saluti a tutti. Mi spiace, Tifa- voltò le spalle e si incamminò verso la scala, ma la barista lo fermò per il braccio.
-Fermo. Ti prego, resta. Almeno per domani, ci sono tante cose che devo sapere di te.-
Tifa si avvicinò a Barret, e gli parlò così nell'orecchio: -Ti scongiuro, dagli quei soldi. La missione di domani potrebbe essere pericolosa, e non puoi fare tutto da solo.- Barret chiuse gli occhi per un istante e rivide lo Scorpion, il suo braccio maciullato, il salvataggio di Cloud: capì che Tifa aveva ragione, anche se non sapeva ancora niente dell'episodio del robot. Naturalmente da Barret non lo avrebbe mai saputo.
Il gigante si alzò in piedi, già vergognandosi di ciò che stava per dire.
-Miliziano: avrai i tuoi 3000 gil, perché disgraziatamente ci servi. Oggi già è stato molto pericoloso, più del previsto: il piano originario prevedeva solo che mi infiltrassi io nel reattore. Ci siamo sbagliati, da solo non andrei lontano... Domani presumibilmente sarà anche peggio di questa notte, anche se la Shinra è composta per la maggior parte da idioti: se andassimo senza di te, metterei in pericolo me e gli altri. Perciò avrai i tuoi soldi, e domattina verrai con noi, è meglio per tutti.-
Tifa intervenne: -Verrò anche io domani.-
Barret la fissò con occhi sbarrati, mentre gli altri componenti di Avalanche si guardavano perplessi; Cloud invece, sdraiato sulle casse, osservava con sguardo indecifrabile lo schermo spento. La piccola Marlene non aveva sentito l'affermazione di Tifa, perciò continuava a giocare indisturbata sul tavolo.
-Tu? Vuoi scherzare. E' troppo pericoloso, per poco oggi non ci lasciavo... lasciavamo la pelle! E Marlene?-
-Marlene può restare qui da sola, è in gamba, e lo ha già fatto. Vero Marlene?-
La bambina annuì vivacemente e tornò ai suoi giochi, mentre Tifa continuava dicendo -Inoltre io me la so cavare anche meglio di te, Barret.-
Quest'affermazione riportò Cloud nel mondo della realtà, provocandogli un sorriso appena accennato, in quanto sapeva cosa stava per accadere. Barret ebbe una reazione simile, ma per motivi diversi: scoppiò a ridere e la canzonò senza pietà: -Ragazzina, forse non hai ben capito una cosa: IO sono Barret Wallace, il leader di Avalanche, l'associazione che sta facendo vedere i sorci verdi alla Shinra. TU sei una barista di un bar della città più schifosa, corrotta ed inquinata della Terra. Perciò non credo che tu debba dire proprio a me di aver più possibilità di sopravvivere, che ne dici?-
Per tutta risposta Tifa lo afferrò velocemente per le braccia e lo fece volare sopra la sua schiena, e quindi cadere sul pavimento, senza che Barret si accorgesse di nulla. Tifa sogghignava soddisfatta, al contrario di Barret che giacque per qualche interminabile istante sul freddo pavimento di cemento, con occhi stupefatti che tradivano una grande vergogna.
-Questa ora me la spieghi...!- le intimò Barret col dito puntato contro.
Tifa sospirò e disse: -Sono stata allieva di zangan, quando vivevo a Nibelheim...-
-Zangan? Quel Zangan?-
-Sì, proprio lui... Zangan.-
-E chi l'avrebbe mai detto!- Barret ora era raggiante e aveva già dimenticato la figuraccia fatta pochi secondi prima.
-Allora è deciso, domani verrai anche tu! Ora basta, tutti a dormire, a domani!-
Barret tornò al piano di sopra, rimuginando tra sé sulla giornata che lo aspettava, e sulla rivelazione appena avuta.
-Zangan... incredibile...-

Scena 8 - ID
Una flebile luce penetrò dalla piattaforma superiore di Midgar, segno che un nuovo giorno era cominciato. Lentamente la vita dei bassifondi cominciò a riprendere e i commercianti riaprirono i battenti delle loro misere botteghe.
L’attentato al reattore del giorno precedente non aveva cambiato nulla alla povera gente, che continuava a vivere nella povertà, nel disagio, senza la possibilità di vedere il cielo.
Poco più tardi Tifa aprì le porte del 7° Cielo, mentre Jessie scese nel seminterrato a svegliare Cloud.
-Come ti senti?- disse Jessie appena Cloud aprì gli occhi. L’ex miliziano si alzò e si sgranchì le gambe, poi rispose con un brusco -Sto bene, grazie-.
Jessie si incamminò cupa in volto verso il piano superiore e disse: -Preparati in fretta, partiamo fra poco-.
In verità Cloud non aveva dormito affatto bene, ricordava di aver sentito una voce che gli parlava nel sonno. Sapeva di conoscerla ma non ricordava di chi fosse... Ma forse era solo lo stress per lo scomodo giaciglio, in effetti si accorse cdi aver dormito su una spigolosa cassa di legno. In fretta si vestì e si mise a tracolla la pesante spada; prese come sempre le sue Materie, fissandole alla cintura nel caso le cose si fossero complicate come il giorno prima. Una volta pronto, Cloud salì al piano superiore, verso il bar.
Ad attenderlo c’erano Avalanche al completo:
Biggs, Wedge e Jessie erano seduti ad un tavolo e scherzavano fra di loro, probabilmente per ridurre la tensione dovuta all’imminente missione; Barret invece appariva visibilmente nervoso, oltre che per lo stesso motivo, per la leggerezza dei suoi compagni. Ma in cuor suo sapeva che in fondo quei tre avevano già svolto il loro lavoro, ossia elaborare il piano d’attacco, ora toccava a lui, Cloud e Tifa passare ai fatti. Quindi non c’era da stupirsi che i suoi vecchi compagni volessero prendersi dei momenti di relax, per cui si contenne dallo sbraitare. Tifa era dietro il bancone del bar, e alla vista di Cloud disse: -Ah, finalmente ti sei alzato, ti stavamo aspettando! Vuoi qualcosa da bere o da mangiare prima di andare?-
-No, niente Tifa- Cloud non aveva affatto fame, ed era deciso a portare a termine il suo compito il più presto possibile. Per questo egli aggiunse: -Bene, se tutto è pronto, possiamo andare al treno-.
Barret, che non aspettava altro, esclamò: -Perfetto… avete sentito voi tre, no ?! Muovete quelle chiappe secche e andate alla stazione!-.
Biggs, Wedge e Jessie, senza dire una parola, e probabilmente abituati ai modi di Barret, sgusciarono fuori dal bar diretti alla stazione. Anche Cloud se ne stava per andare, quando la voce di Tifa lo bloccò : -Cloud... Quella che hai alla cintura è Materia, vero?-
-Sì, lo è. Ieri ne ho trovate altre due, nel reattore: i macchinari difettosi spesso lasciano questi residui.-
-E... non potresti darmene una?-
Cloud estrasse una delle sue tre piccole sfere, e la porse a Tifa: -Se la sai usare, prendila.-.
Così dicendo passò la Materia alla ragazza e replicò: -E tu Barret? Sai usare la Materia?-
Barret, un po’ imbronciato, rispose: -Mmmhh… non c’ho mai capito una mazza di ‘sta Materia, ma Tifa questa mattina mi ha spiegato un po’ di cose… Dai qua Cloud, voglio provare!-
Cloud lanciò la Materia a Barret, che la prese al volo con la mano “naturale”.
-Dunque… Concentrazione… braccia in posizione e… FIAMMA!!-
Una fiammata divampò davanti al faccione di Barret, bruciacchiandogli la barba. -Ma che caz… Maledizione!-
L’omone in preda alla sua indole irascibile sparando alcuni colpi sul muro col suo braccio Gatling, lasciando una decina di buchi neri sulla parete legnosa. Tornato parzialmente in sé, Barret tentò di scusarsi dicendo che -tanto il legno era marcio e sarebbe crollato a pezzi in pochi giorni... e poi i buchi sono così piccoli che manco si vedono!-
-Proprio bravo, Barret!- disse Tifa, ridacchiando per la pessima figura del gigante -Se vuoi fare una magia che vada a segno, ti devi concentrare sull’ambiente che sta intorno a te, tu hai la mente chiusa, apriti!-
Con un impeto d’ira e di delusione Barret rispose: -Ma sta zitta Tifa , porco d’un cane! E tu miliziano, riprenditi sta roba, non la voglio più vedere, mai!-
Il capo di Avalanche scagliò letteralmente la materia addosso a Cloud, e corse via lontano dal Settimo Cielo, diretto al Cimitero dei treni.
Tifa e Cloud rimasero soli nel bar. L’ex miliziano si avviò verso la porta e disse, con la sua solita freddezza –E’ meglio se andiamo anche noi. Sennò Barret s’infuria ancora di più!-
Tifa fece una risatina e disse –Mi sa che hai ragione...-
La ragazza si girò verso il bancone –Marlene! Ci pensi tu al bar?-
In quel momento fece capolino da un angolo dietro al bancone la piccola Marlene –Certo Tifa, non preoccuparti per me-
Detto questo, si sedette al posto di Tifa come se fosse una normale barista invece che una bambina.
Uscendo, Cloud chiese a Tifa –Ma sei sicura che Marlene sappia come si fa a gestire un bar?-
-Ma certo! Nonostante sia piccola, è molto intelligente e non si fa fregare!-
-Al contrario di quel cocciuto di suo padre!- aggiunse Cloud.
Tifa sorrise: finalmente c’era un po’ di distensione fra lei e Cloud, che prima appariva molto freddo e indifferente.
I due si incamminarono tra le traballanti baracche del settore 7 fino a quando arrivarono a destinazione e salirono sul treno.
Il vagone era semideserto: Barret troneggiava minaccioso di fronte alla porta, e un solo passeggero, in giacca e cravatta, sedeva intimorito su uno dei tanti sedili vuoti. Probabilmente lavorava alla Shinra, come tanti abitanti dei bassifondi che, per mantenere se stessi e le proprie famiglie, avevano in quella società una delle poche possibilità di impiego stabile.
Cloud e Tifa si avvicinarono a Barret e la ragazza chiese –Barret, dove sono Biggs, Wedge e Jessie?-
-Sono andati avanti a preparare tutto: Jessie ci ha lasciato ‘ste solite ID per i checkpoint, per cui siamo a posto e mettiamoci a sedere.-
Il leader di Avalanche sembrava ancora turbato e deluso per il fallimento con la Materia. Cercò il suo posto abituale, ma notò con rabbia che era occupato dall’uomo in giacca e cravatta, così gridò in direzione dell'uomo –HEY! Che fai qui a sedere?! Non vedi che il treno è tutto vuoto?! Trovati un altro posto perché quello è il mio!-
Spaventato dalla mole dell’omone e dalla sua veemenza, l’uomo ribatté impaurito –Se questo treno è vuoto, è a causa di gente come voi, che causano caos e terrore!-
Barret non si trattenne più –Ma che ***** dici?!!- Prese l’uomo per la giacca –Allora tu mi dici che voi fottuti Shinra siete dalla parte del giusto e che siamo noi che sbagliamo aiutando il Pianeta eh?!?-
L’uomo era terrorizzato -I…io…n-non… voi?-
A quel punto intervennero Cloud e Tifa per fermare la furia di Barret, ma intanto l’uomo era già stato scaraventato per terra. Spaventatissimo, il poveretto fuggì verso l’altro vagone.
Barret si sedette sul posto che aveva “conquistato”. Cloud gli rinfacciò –Bella figura che ci fai! Così diamo nell’occhio e diamo sospetti!-
-E sta un po’ zitto tu, miliziano!-
Cloud penso che era meglio non insistere e si sedette il più lontano possibile da Barret.
Il treno fischiò e partì alla volta di Midgar, Settore 5.
Intanto, qualche vagone più avanti, Biggs, Wedge e Jessie erano chiusi nello stretto bagno del treno.
-Hey, attento Wedge!
-Sei tu che ti muovi!-
-Volete stare fermi voi due?! Devo mettere la parrucca!-
La porta del bagno si aprì e ne uscì Jessie travestita in stile punk con una parrucca rosa acceso in testa, poco dopo fu seguita da Biggs vestito più o meno allo stesso modo, e infine Wedge con dei vestiti sportivi che davano poco nell’occhio, pur essendogli un po' stretti.
Jessie fu la prima a parlare, sottovoce –Bene, ora procediamo con l’occupazione di questo vagone-
Si stava dirigendo verso la guardia che stava a difesa del treno, quando scattò l’allarme.
-ALLARME DI PRIMO LIVELLO: INTRUSI NON IDENTIFICATI ALL’INTERNO DEL VAGONE A. PROCEDERE CON LA CHIUSURA DEL VAGONE>-
Il messaggio fu udito da Barret, che scattò in piedi –*****! Ci hanno beccato!-
Anche Tifa e Cloud erano saltati in piedi e la ragazza esclamò –Andiamo al prossimo vagone o ci chiuderanno qui!-
I tre corsero fino al vagone successivo. Poco dopo, la porta dietro di loro si chiuse con un forte rumore metallico.
-<ALLARME DI SECONDO LIVELLO: GLI INTRUSI SONO ORA SUL VAGONE B. PROCEDERE CON LA CHIUSURA DEL VAGONE>-
Nella seconda sezione del treno erano presenti più persone, Barret puntò il suo braccio Gatling contro di loro –Via dalle palle, tutti quanti!- e oltrepassò la seconda soglia, seguito da Tifa e Cloud. Come prima, la porta si chiuse dietro di loro, lasciando intrappolati gli occupanti di quel vagone.
-<ALLARME DI LIVELLO MASSIMO: PROCEDERE CON LA CHIUSURA DI TUTTI I VAGONI>-
-Oh, *****! Dove sono quei tre quando servono?!- fu la reazione di Barret.
Riuscirono ad oltrepassare anche la terza porta, ma poi tutti i vagoni furono sigillati.
-Bene! Adesso possiamo pure aspettare la Milizia...- disse Cloud con un pizzico di ironia. Ma subito il suo stato d'animo mutò, quando vide due punk che tenevano legata una guardia e li chiamavano: –Barret, sono io, Jessie!-.
Barret corse verso la ragazza travestita –*******, c’è mancato poco!-
-Mi dispiace, ho fatto un casino con le ID tua e di Cloud.-
Intervenne Biggs –Ne parliamo dopo, ora passate da qui, è l’unico modo- Indicò la porta d’emergenza laterale. Wedge la spalancò. Le mura nere della metropolitana correvano veloci mentre il treno proseguiva indifferente la sua corsa.
-Forza, lanciatevi, è l’unica via!- disse Jessie.
Tifa si avvicinò con un leggero timore al passaggio, raccolse il coraggio e si lanciò nel buio.
Cloud si mise di fronte a Barret e chiese –Ti spiace se vado prima io?-
Per tutta risposta Barret lo spinse verso la porta, e Cloud si lanciò. Subito Barret lo raggiunse con Biggs, Wedge e Jessie.
Era molto buio là dentro e Cloud vagava a tentoni nel tunnel. Fece alcuni passi e notò una luce in lontananza oltre una curva. Chiamò Tifa, e la ragazza rispose, da non molto lontano, in direzione della luce. Cloud proseguì da quella parte e la ritrovò. Quella zona del tunnel era illuminata da una luce di servizio, e in basso c’era uno stretto passaggio, forse una via d’aerazione. Cloud chiese –Dove siamo finiti?-
-Non so in che settore siamo…-
In quel momento furono raggiunti da Barret, Biggs, Jessie e Wedge, che sbucarono dal buio.
Barret era molto arrabbiato per l’imprevisto –E adesso che diavolo si fa?-
-Si passa al piano B!- intervenne Jessie.
-Che cosa?! Quale piano B?- fu la risposta stupita di Barret
-Credevate che la Shinra non avrebbe rinforzato i sistemi di difesa dopo quello che è successo al reattore?- disse Biggs.
-Sì, ma non così in fretta! Non sono mai stati così tanto efficienti alla Shinra.-
Jessie era soddisfatta di aver causato lo stupore in Barret, le piaceva mostrare la sua importanza. -Basta, non ci interessa, ora.-
Fu proprio lei a spiegare il piano B –Ogni reattore ha un condotto esterno d’areazione che sbuca fuori nel tunnel della metropolitana, e questo qui è uno di quelli. Ora noi andremo avanti e vi apriremo la strada-
Jessie, seguita dai suoi due compari, scomparì dentro il condotto; Wedge ebbe un po’ di difficoltà, ma riuscì a passare grazie alla spinta di Barret.
Cloud stava per entrare quando Barret lo tirò indietro –Sono io il capo, e passo per primo-
Il capo di Avalanche passò per metà, ma poi rimase incastrato –*****! Ma che fate voi due! Aiutatemi!-
Dopo alcuni sforzi, Tifa e Cloud riuscirono a farlo passare; il loro passaggio invece non diede alcun problema. Il condotto era sudicio, e da esso penetrava l’aria calda del reattore.
 

Dragondavis000

DAAAAAAAAAH!
Non vedo l'ora di sapere come descriverai l'incontro tra Aeris e Cloud che io ritengo sia uno dei punti dove si può divagare di più...
Comunque finora hai fatto mooooolto bene!
 

Cid89

Professional Burper
Dragondavis000 ha detto:
Non vedo l'ora di sapere come descriverai l'incontro tra Aeris e Cloud che io ritengo sia uno dei punti dove si può divagare di più...
Comunque finora hai fatto mooooolto bene!
il pezzo è già fatto, ma intendo ritoccarlo. Comunque intendevo approfondire Aeris nella scena al parco giochi, non al loro primo incontro (che comunque è stato radicalmente modificato).
In ogni caso, nel file pdf c'è già quella parte, è l'ultimo capitolo.
http://blog.105.net/media/ff7.jpg
clicca col destro e salva l'oggetto rinominandolo in pdf...

Ah, grazie^^
 

Cid89

Professional Burper
Altra aggiunta: questo è il secondo attentato al reattore.. Ci sono alcune modifiche apportate, che noterete da soli... una ve la anticipo, è l'introduzione di un personaggio nuovo, su cui stiamo studiando...

Scena 9 - Zed
Barret guidava la spedizione con estrema rapidità, essendo il reattore molto simile a quello visitato poche ore prima. Raggiunsero in pochi minuti uno sportello, lasciato aperto dai tre apristrada: entrarono, e scesero lungo una scala metallica a pioli. Si trovarono nell’area immediatamente esterna al reattore: ovunque si estendevano piattaforme, scalette e tubature; di sicuro era la zona riservata ai tecnici. Biggs Wedge e Jessie li stavano aspettando –Ora di qua!- disse Wedge indicando un altro passaggio, che conduceva proprio dentro il reattore. Cloud, Barret e Tifa salirono, mentre Biggs, Wedge e Jessie rimasero indietro. -Andate all'esterno e preparate la via di fuga. Ci vediamo dopo. - salutò Barret.
Il capo di Avalanche fece un ghigno di soddisfazione: finalmente avevano raggiunto il secondo reattore, dopo tanta fatica spesa camminando per i condotti della metropolitana.
L’aspetto di questo reattore era pressoché identico a quello fatto esplodere la scorsa notte. I terroristi seguirono l'ormai familiare percorso, fino a quando si ritrovarono di fronte al cuore del reattore. Anche qui il grande macchinario era raggiungibile solo attraversando un largo ponte metallico; e non era molto illuminato: nonostante quella parte della struttura non avesse il tetto, era comunque troppo in profondità perché la penombra cedesse il passo alla luce del Sole.
–Cloud, come ieri- Barret passò la bomba al biondo guerriero, che la prese tra le mani.
Cloud fece un passo in avanti, ma inspiegabilmente urlò selvaggiamente e si accasciò a terra. Farfugliava parole sconnesse, mentre gli occhi vagavano da un punto all'altro del cielo. Tifa gli si precipitò addosso per soccorrerlo, ma egli non la vedeva.
-Cloud! Cloud! Che ti succede, parlami!-
-S..Sephiroth?-
Tifa sparì in un buco nero per qualche istante, fino a quando Cloud non la sentì singhiozzare -Papà...-.
Tifa era inginocchiata per terra, e abbracciava piangendo il cadavere del padre.
-E' stato Sephiroth a farti questo?-
Si alzò e raccolse, vicino al corpo paterno, una spada lunga, affilata e sottile. La squadrò, e osservò inorridita il sangue su di essa. Scoppiò in altri singhiozzi -Maledetti! Sephiroth, Shinra, Milizia.... Vi odio tutti!-. E, con la spada tenuta con entrambe le mani, corse via furente.
Cloud riprese conoscenza.
-Tifa...-
-Sei tornato, grazie al cielo!- Tifa era ancora terrorizzata. -Stai bene ora? Che ti era successo?-
-Niente, tranquilla, sto bene.-
-Ehi Miliziano, cominci a stufarmi con questi giochetti...-
-Milizia...- Cloud sussurrò appena questa parola, tanto che gli altri non la sentirono.
-Bene, mentre ti rimetti a posto il cervello, muoviti con quella bomba, per Dio!-
Il biondo, ancora leggermente stordito, piazzò la bomba e tarò il timer a dieci minuti, come nell'occasione precedente. –Bene, ora fuori dalle balle!-
Percorsero il ponte che conduceva al centro del reattore al contrario, corsero verso la scala che saliva fuori verso l’uscita e lasciarono il reattore.

Una porta mimetica si spalancò in quel momento: ne uscirono una quindicina di soldati e un membro di prima classe della Milizia. Aveva un fisico robusto, lunghi capelli neri e i caratteristici occhi accesi dovuti all’energia Mako; si portava appresso lo stesso spadone che aveva Cloud. Il suo sguardo si rivolse immediatamente alla bomba posizionata sul reattore. “Niente di più facile”: si abbassò, smontò velocemente ma con cautela l'ordigno, e in pochi attimi tagliò i fili che collegavano il timer al detonatore. -Bravissimo, Zed!- esclamò una guardia. –Niente di più facile- rispose il miliziano, freddo –Ma ora facciamo fuori quei vermi.-.
Il gruppo corse verso l’uscita. “Come potevano sperare di riuscirci questa volta? Posizionare un miliziano per ogni reattore è stata una scelta efficace!” pensò Zed. Il guerriero prese la ricetrasmittente.
Cloud, Tifa e Barret erano ormai fuori dal reattore, si trovavano su un ponte che si biforcava “a T”, simile a quello del reattore 1; avevano fatto un lungo percorso tra porte da sbloccare (grazie ai fogli d’istruzioni di Jessie) e ascensori ,e stavano gustando la libertà -Aaah, finalmente fuori!- furono le prime parole di Barret -Ora andiamocene! La porta è quella a sinistra!-.
Stavano per uscire quando la porta di fronte a loro si spalancò e ne uscirono un gruppo di soldati Shinra, capitanati da un Miliziano con lo stesso spadone di Cloud.
Un elicottero scese verso il ponte e atterrò; ne saltò giù il Presidente Shinra in persona.
Era un uomo non molto alto, di fisico tondeggiante. I pochi capelli che aveva erano biondi e tirati indietro, i suoi occhi sembravano di ghiaccio e fumava un grande sigaro.
Barret esclamò -Soldati Shinra! E il loro capo!- dopo una pausa di incredulità, continuò –Ma che diavolo succede?!-
Cloud rispose, con una calma innaturale: -E’ una trappola.-
Tifa non disse niente, gelata dall’inaspettata visita del leader dei loro nemici.
Il Miliziano alzò al cielo la sua Spada Buster e proclamò -Salute al presidente Shinra!-
I gregari risposero alzando le loro mitragliatrici, mentre Zed si mosse in avanti, facendo così retrocedere gli intrusi che si ritrovarono al centro del ponte. Il Presidente non commentò, e si rivolse ai tre terroristi: -Bene! Finalmente ci incontriamo! Allora siete quelli... Non ricordo il nome...-
-Siamo Avalanche, capito?! E non scordartelo, somaro!- intervenne subito Barret.
Cloud si avvicinò verso il Presidente fino a quanto glielo permise la stretta sorveglianza dei soldati nemici e disse: -Ci rincontriamo, signore-
Il presidente lo squadrò attentamente -Mmm… Non mi ricordo di te, chi sei?-. Gli sguardi si incrociarono a lungo, fino a quando il Presidente parlò nuovamente -Quella luce negli occhi... Traditore. Qual è il tuo nome?-
-Cloud.-
-Cloud... Certo non pretenderai che ricordi i nomi di tutti: certo, se fossi stato un altro Sephiroth allora...- indugiò nel ricordare, mentre Cloud lo fissava sgomento: -Sephiroth?-
Il Presidente continuò: -Ah, Sephiroth sì che era brillante, forse anche troppo…-
Barret era spazientito dal sentire quei discorsi -Ma chi se ne importa! Tanto questo posto salterà in aria fra poco!-
-Peccato. Tanti fuochi d’artificio solo per prendere dei vermi come voi!-
-I vermi sono tutti nella Shinra! E questo fa di te il re dei vermi!
-Capisco. Purtroppo mi attende una cena importante, ma vi lascio con Zed: sarà felice di spiegarvi i motivi per cui questo reattore non salterà in aria. Addio.-
Il Presidente Shinra risalì rapidamente sull'elicottero, che decollò verticalmente a velocità impressionante verso il cielo nuvoloso.
-Dove vai, brutto ********!- urlò Barret, e cominciò a sparare contro l’elicottero; ma subito una gomitata lo mandò al tappeto.
Cloud si voltò: era stato Zed, con una rapidità impressionante.
-Ora voi farete i bravi, e forse uscirete vivi da questo posto.-
Barret si era rialzato, furioso. Zed lo guardò superiore e si rivolse a Cloud: -Guarda, il tuo amico si è alzato! Vedo che ti sei ridotto male per stare con questi… come posso dire… vermi?-
Barret bolliva d’ira –I VERMI SIETE VOI!!!!- Cominciò a sparare all’impazzata: ma Zed generò un potente campo di forza che respinse quasi tutti i colpi, anche se alcuni arrivarono a due soldati, che caddero a terra privi di vita.
In ogni caso Barret non aveva gradito questo colpo di scena, e insieme a Tifa corse a ripararsi dietro ad una parete metallica, per poter aprire il fuoco al riparo dai nemici. I soldati fecero lo stesso, e la situazione divenne statica, nessuno osava abbandonare la postazione sicura. Cloud e il Miliziano invece erano rimasti sul ponte, e si affrontavano silenziosi fissandosi negli occhi.
-Sei un traditore... Ti ucciderò personalmente come meriti.-
Cloud si ricordava di Zed, del loro passato comune nella Milizia: il suo stile di combattimento era basato sulla sua incredibile velocità, e questo faceva di lui uno dei più forti e temuti.
Si avventò sul Miliziano, e le due spade identiche si respinsero tra loro; il biondo sferrò due attacchi a destra e a sinistra, che furono prontamente respinti. Ora era lui che doveva difendersi: parò il primo colpo a destra, il secondo sembrava diretto a sinistra, ma poi Zed scartò velocissimo verso destra, e colpì all’anca Cloud. L’ex miliziano reagì come per un riflesso, e colpì il braccio destro dell'avversario, lasciato sguarnito dal colpo appena effettuato. Il duello continuava a ritmo infernale, e Zed stava ormai portando Cloud molto vicino alla ringhiera del ponte.
Barret aprì il fuoco selvaggiamente per garantire copertura a Tifa, che corse in direzione dei soldati per combattere corpo a corpo: la maggioranza dei soldati fu massacrata dall'abilità di Tifa e dai precisi colpi del gigante nero; ma un ultimo soldato si nascondeva nel buio di un angolo, rifornito di granate.
Zed diede uno strano segnale, e con una poderosa spinta spinse Cloud in mezzo al ponte.
Dall’angolo partì una granata a detonazione rapida, mentre Zed correva verso il compagno.
La granata esplose a pochi metri da Cloud, stordendolo e distruggendo il pezzo di ponte su cui si trovava. Il biondo riuscì ad aggrapparsi ad un ferro sporgente, ma scottava. Era confuso e stava per perdere i sensi: fece in tempo a sentire degli spari, Zed che urlava di dolore e Barret che gli urlava qualcosa; vide Tifa che si sporgeva verso di lui e gli tendeva la mano allarmata. Cercò di raggiungerla, ma tutto diventò nero. Perse i sensi e lasciò la presa.
 

Cid89

Professional Burper
grazie a tutti e due, ma comunque tutto quello che scriviamo qui è frutto mio, di Ibanez, Viper91 ed Eldon. In capitolo 8, in particolare, era per la maggior parte di Ibanez, io l'ho solo modificato in certi punti per rendere la cosa più credibile, e per aggiungere il flashback di Cloud. In ogni caso, questo non è un lavoro solo mio, ma di gruppo, io sono quello che gesisce tutto (o almeno ci prova..)
Ma non mi piace dire -questo l'ho scritto io, quello l'ha scritto lui-: prendete tutto come un lavoro unico e omogeneo....

Voi non avete ancora letto, ma ci sono già molte altre parti scritte dai miei colleghi... Col tempo inserisco tutto :D

Comincio oggi a mettere l'incontro tra aeris e cloud nella cheisa dei sobborghi.

Scena 10 – I fiori
-Tutto ok?- chiese Aeris, e porse gentilmente la mano a Cloud per farlo alzare.
-Si, credo di sì- rispose il ragazzo ancora stordito. Nella sua mente risuonava l'eco di una frase, una voce metallica che provocava un lontano stridio. “Non dimenticare”... Non sapeva cosa significasse questa frase, e ad Aeris non sfuggì il suo sguardo interrogativo.
-A cosa pensi?- chiese la fioraia.
-A niente.-
-E dai, dimmelo!- insistette Aeris. Cloud non aveva voglia di raccontarle alcunché, ma parlò per sfinimento.
-Pensavo al mio sogno. In realtà non sono nemmeno sicuro che lo sia.-
-E cosa succede in questo sogno?- chiese incuriosita.
-Non succede niente: solo una strana voce che mi dice di non dimenticare. Probabilmente ha a che fare con il mio passato, ma non sono convinto...- disse l’ ex miliziano -Non riesco proprio a spiegarmi cosa significhi.-
-Non so molto di queste cose, ma so che sei molto fortunato: sei piombato giù dal tetto e sei ancora tutto intero; probabilmente il tetto ed i fiori hanno attutito la caduta.- disse la fioraia ispezionando Cloud. Era effettivamente stato fortunatissimo: la sua caduta nel vuoto era terminata nei sobborghi, sfasciando le assi di legno marcio di una chiesa e atterrando infine sul soffice prato su cui si trovavano ancora adesso.
-Piombato giù?- chiese lui.
-Già- replicò la fioraia.
-E adesso dove mi trovo?-
-Sei in una chiesa abbandonata dei sobborghi del Settore 5. Ma dimmi un po’- incrociò le braccia sorridendo -ti ricordi di me?-
Cloud, ancora intontito dalla caduta, rimase qualche secondo a pensare, e solo dopo che Aeris gli ebbe indicato i fiori su cui giaceva la memoria gli ritornò con chiarezza. -Tu sei la fioraia che ho incontrato nel settore 1 questa notte.-
-Esattamente!- rispose allegra Aeris vedendo che il ragazzo si ricordava del loro incontro.
-Mi dispiace per i tuoi fiori- si scusò in fretta Cloud.
-Oh, non preoccuparti... Sai, c’è chi dice che qui a Midgar non possono nascere, ma in questo luogo come vedi crescono benissimo, probabilmente perché è un luogo sacro.- spiegò la ragazza, e dopo averne raccolto qualcuno, aggiunse: -A proposito, non conosciamo ancora i nostri nomi: io mi chiamo Aeris.-
-Io sono Cloud, Cloud Strife. In realtà faccio un po’ di tutto.- fu la risposta.
-Oh, un vero factotum!-
-Diciamo di sì, faccio tutto quello che mi capita!- Aeris scoppiò in una piccola risata sommossa.
-Che hai da ridere?- ribatté Cloud; Aeris stava per rispondere quando si voltò verso l’entrata della chiesa richiamata da un rumore di passi.
Cloud guardò in quella direzione e vide un uomo sulla trentina, con una gran chioma di capelli rossi tirati su davanti, e indietro raccolti in una lunga coda. Sopra gli occhi teneva un paio di grandi occhiali neri e vestiva una camicia bianca con giacca blu notte. Cloud riconobbe subito che era uno dei Turks, uno dei “servizi segreti” della Shinra.
-Cloud- disse Aeris visibilmente preoccupata -hai mai fatto la guardia del corpo?-
-Non ancora... Ma per il giusto prezzo posso fare qualunque cosa.- spiegò lui.
-D’accordo, allora che ne dici di... un appuntamento?- suggerì. Cloud reagì con un enigmatico sguardo interrogativo che Aeris si sforzò di capire. Dopodiché tagliò corto:
-Ho capito, il prezzo lo contrattiamo dopo, ora fatti da parte e lascia fare a me.-
Così la nuova guardia del corpo iniziò ad andare incontro al losco figuro, rimasto silenzioso a qualche metro di distanza. Facendo improvvisamente schioccare platealmente le dita, egli richiamò a sé un gruppo di cinque soldati Shinra.
Cloud esitò un poco, ma continuò ad avanzare finché non gli fu distante solo qualche metro, e da lì disse con tono deciso: -Non so cosa volete, ma andatevene subito!-.
A quella che giudicava una sfrontatezza il Turk rispose ravviandosi i capelli con una mano.
-Hai capito? Ti ho detto di…- ma prima che potesse terminare, l’uomo rispose –Io ho capito benissimo, sei tu che non comprendi che ti devi togliere dai piedi. Tu non mi interessi. Piuttosto lei, signorina, la preghiamo di seguirci.-
-No! Non voglio venire con voi!- urlò Aeris -Per favore Cloud, riportami a casa!-
Il turk, sempre composto, ribatté: -Signorina Gainsbourgh: ho ricevuto l'ordine di cercare di convincervi a venire insieme a noi “spontaneamente”: Hojo vuole preservarla da qualunque male. Ma sappia che se non riusciremo, presto riceverò ordini di portarla con me usando i metodi che preferisco.-
L'agente dei Turks sogghignò soddisfatto nel vedere lo sguardo inquisitorio di Cloud.
-Ma cosa diavolo volete da lei?-
-Non è affar tuo. Allora, vogliamo andare?-
Aeris scoppiò nuovamente in un -No! Non vengo! Cloud, ti prego, andiamocene!-
-Come preferite- ribatté l'agente -ci vediamo presto.-
Entrambi gli schieramenti stavano per allontanarsi l'uno dall'altro, ma all'improvviso uno dei soldati avanzò verso la ragazza e la prese per un braccio.
-Bimba avanti muoviti, mica abbiamo tempo da perdere in queste idiozie!- disse, spingendola verso gli altri militari.
-Dì un po', le vuoi prendere?!- urlò Cloud, e si avventò addosso al soldato minacciandolo con la spada.
Tre soldati Shinra gli stavano andando addosso, tranne il Turk e altri due agenti che erano rimasti in disparte.
L'uomo in giacca blu disse con fare calmo: -Siete degli idioti.- e si allontanò seguito dalle due guardie rimaste con lui.
Aeris era circondata dai possenti soldati, e Cloud riusciva a malapena a vederla. -Lasciatela andare, ora.- disse, ma come risposta una delle guardie alzò la mitragliatrice verso di lui.
-Brutti idioti, non danneggiate l'Antico!- urlò selvaggio il Turk. Cloud non capì cosa volesse dire, e si lanciò a spada sguainata contro i nemici: mise fuori gioco il primo con un fendente perfetto, poi, con velocità estrema, colpì il secondo in pieno busto; e questo si accasciò a terra urlando nel suo sangue. Il terzo soldato vicino a lui cercava di sparargli, ma era tanto terrorizzato da riuscire a malapena ad impugnare la mitragliatrice. Cloud si girò di scatto e mozzò al soldato la mano con cui reggeva l'arma, e il poveretto si disperava contorcendosi e stringendosi isterico il polso tagliato di netto.
L'ex Miliziano si frappose tra Aeris e i nemici rimasti, lontani ormai una decina di metri.
-Ehi! Ve ne andate già?-
Reno, questo era il nome dell'uomo in giacca blu, prese la parola con la normale calma e irriverenza che lo contraddistingueva nella vita: -Scusateci, non era mia intenzione che quei soldati vi importunassero. Gli ordini erano chiarissimi, non doveva farsi male nessuno, ma a lavorare con i dilettanti della Shinra queste cose succedono.-
I soldati con lui si scambiarono un'occhiata densa di odio verso il losco figuro a cui erano stati affidati.
Reno continuò sentenziando gelidamente: -Probabilmente per loro è stato meglio morire che subire la punizione che gli avrei inflitto io. Non è vero?-
Il soldato rimasto senza una mano stava cercando di rialzarsi, ma continuava a perdere moltissimo sangue e a riaccasciarsi a terra. Reno lo notò: -Quello è ancora vivo, peggio per lui. Rimarrà qui per i topi.-
Si riavviò i capelli, e si allontanò di pochi passi, seguito dalle due guardie. Dopodiché si voltò: -Arrivederci.-
E sparì insieme alla scorta.
Aeris era sotto shock, vagava gli occhi impaurita cercando di non guardare: -Cloud, che cosa hai fatto, hai ucciso della gente!-
-Se la sono cercata, dovevano pensarci prima.- rispose indifferente.
-Quanta violenza... Sono sicuro che non era necessaria.-
-Invece lo era. Diventa sempre necessaria, quando sono gli altri a metterla in gioco per primi. E ricordati che passare dalle parole alle armi è più facile del contrario.-
-Che intendi dire?-
-Che una volta che la violenza è entrata, non si può più farla uscire.-
Aeris guardò per terra l'uomo morente. -Lo lasciamo qui?-
-Sì. Non merita altro. Andiamocene.-
Cloud rimise la spada dietro la schiena, e seguì una triste Aeris che si dirigeva verso una grande arcata, conducente ad una vecchia ala della chiesa crollata ai tempi della guerra. Da lì percorsero in discesa una dissestata rampa di scale di legno, fino a quando non ne uscirono.

Erano passati lunghi minuti, e il sangue continuava a sgorgare come una fonte infernale. Il soldato non riusciva nemmeno più ad articolare i pensieri, i sensi erano inibiti. Sentì, o forse stava sognando, un leggero rumore di passi veloci.
-Topi-.
Con le sue ultime forze afferrò una mitragliatrice caduta vicino al suo corpo, e portò la canna alla tempia.
Le margherite divennero malvagie rose rosse.
 
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