grazie a tutti e due, ma comunque tutto quello che scriviamo qui è frutto mio, di Ibanez, Viper91 ed Eldon. In capitolo 8, in particolare, era per la maggior parte di Ibanez, io l'ho solo modificato in certi punti per rendere la cosa più credibile, e per aggiungere il flashback di Cloud. In ogni caso, questo non è un lavoro solo mio, ma di gruppo, io sono quello che gesisce tutto (o almeno ci prova..)
Ma non mi piace dire -questo l'ho scritto io, quello l'ha scritto lui-: prendete tutto come un lavoro unico e omogeneo....
Voi non avete ancora letto, ma ci sono già molte altre parti scritte dai miei colleghi... Col tempo inserisco tutto
Comincio oggi a mettere l'incontro tra aeris e cloud nella cheisa dei sobborghi.
Scena 10 – I fiori
-Tutto ok?- chiese Aeris, e porse gentilmente la mano a Cloud per farlo alzare.
-Si, credo di sì- rispose il ragazzo ancora stordito. Nella sua mente risuonava l'eco di una frase, una voce metallica che provocava un lontano stridio. “Non dimenticare”... Non sapeva cosa significasse questa frase, e ad Aeris non sfuggì il suo sguardo interrogativo.
-A cosa pensi?- chiese la fioraia.
-A niente.-
-E dai, dimmelo!- insistette Aeris. Cloud non aveva voglia di raccontarle alcunché, ma parlò per sfinimento.
-Pensavo al mio sogno. In realtà non sono nemmeno sicuro che lo sia.-
-E cosa succede in questo sogno?- chiese incuriosita.
-Non succede niente: solo una strana voce che mi dice di non dimenticare. Probabilmente ha a che fare con il mio passato, ma non sono convinto...- disse l’ ex miliziano -Non riesco proprio a spiegarmi cosa significhi.-
-Non so molto di queste cose, ma so che sei molto fortunato: sei piombato giù dal tetto e sei ancora tutto intero; probabilmente il tetto ed i fiori hanno attutito la caduta.- disse la fioraia ispezionando Cloud. Era effettivamente stato fortunatissimo: la sua caduta nel vuoto era terminata nei sobborghi, sfasciando le assi di legno marcio di una chiesa e atterrando infine sul soffice prato su cui si trovavano ancora adesso.
-Piombato giù?- chiese lui.
-Già- replicò la fioraia.
-E adesso dove mi trovo?-
-Sei in una chiesa abbandonata dei sobborghi del Settore 5. Ma dimmi un po’- incrociò le braccia sorridendo -ti ricordi di me?-
Cloud, ancora intontito dalla caduta, rimase qualche secondo a pensare, e solo dopo che Aeris gli ebbe indicato i fiori su cui giaceva la memoria gli ritornò con chiarezza. -Tu sei la fioraia che ho incontrato nel settore 1 questa notte.-
-Esattamente!- rispose allegra Aeris vedendo che il ragazzo si ricordava del loro incontro.
-Mi dispiace per i tuoi fiori- si scusò in fretta Cloud.
-Oh, non preoccuparti... Sai, c’è chi dice che qui a Midgar non possono nascere, ma in questo luogo come vedi crescono benissimo, probabilmente perché è un luogo sacro.- spiegò la ragazza, e dopo averne raccolto qualcuno, aggiunse: -A proposito, non conosciamo ancora i nostri nomi: io mi chiamo Aeris.-
-Io sono Cloud, Cloud Strife. In realtà faccio un po’ di tutto.- fu la risposta.
-Oh, un vero factotum!-
-Diciamo di sì, faccio tutto quello che mi capita!- Aeris scoppiò in una piccola risata sommossa.
-Che hai da ridere?- ribatté Cloud; Aeris stava per rispondere quando si voltò verso l’entrata della chiesa richiamata da un rumore di passi.
Cloud guardò in quella direzione e vide un uomo sulla trentina, con una gran chioma di capelli rossi tirati su davanti, e indietro raccolti in una lunga coda. Sopra gli occhi teneva un paio di grandi occhiali neri e vestiva una camicia bianca con giacca blu notte. Cloud riconobbe subito che era uno dei Turks, uno dei “servizi segreti” della Shinra.
-Cloud- disse Aeris visibilmente preoccupata -hai mai fatto la guardia del corpo?-
-Non ancora... Ma per il giusto prezzo posso fare qualunque cosa.- spiegò lui.
-D’accordo, allora che ne dici di... un appuntamento?- suggerì. Cloud reagì con un enigmatico sguardo interrogativo che Aeris si sforzò di capire. Dopodiché tagliò corto:
-Ho capito, il prezzo lo contrattiamo dopo, ora fatti da parte e lascia fare a me.-
Così la nuova guardia del corpo iniziò ad andare incontro al losco figuro, rimasto silenzioso a qualche metro di distanza. Facendo improvvisamente schioccare platealmente le dita, egli richiamò a sé un gruppo di cinque soldati Shinra.
Cloud esitò un poco, ma continuò ad avanzare finché non gli fu distante solo qualche metro, e da lì disse con tono deciso: -Non so cosa volete, ma andatevene subito!-.
A quella che giudicava una sfrontatezza il Turk rispose ravviandosi i capelli con una mano.
-Hai capito? Ti ho detto di…- ma prima che potesse terminare, l’uomo rispose –Io ho capito benissimo, sei tu che non comprendi che ti devi togliere dai piedi. Tu non mi interessi. Piuttosto lei, signorina, la preghiamo di seguirci.-
-No! Non voglio venire con voi!- urlò Aeris -Per favore Cloud, riportami a casa!-
Il turk, sempre composto, ribatté: -Signorina Gainsbourgh: ho ricevuto l'ordine di cercare di convincervi a venire insieme a noi “spontaneamente”: Hojo vuole preservarla da qualunque male. Ma sappia che se non riusciremo, presto riceverò ordini di portarla con me usando i metodi che preferisco.-
L'agente dei Turks sogghignò soddisfatto nel vedere lo sguardo inquisitorio di Cloud.
-Ma cosa diavolo volete da lei?-
-Non è affar tuo. Allora, vogliamo andare?-
Aeris scoppiò nuovamente in un -No! Non vengo! Cloud, ti prego, andiamocene!-
-Come preferite- ribatté l'agente -ci vediamo presto.-
Entrambi gli schieramenti stavano per allontanarsi l'uno dall'altro, ma all'improvviso uno dei soldati avanzò verso la ragazza e la prese per un braccio.
-Bimba avanti muoviti, mica abbiamo tempo da perdere in queste idiozie!- disse, spingendola verso gli altri militari.
-Dì un po', le vuoi prendere?!- urlò Cloud, e si avventò addosso al soldato minacciandolo con la spada.
Tre soldati Shinra gli stavano andando addosso, tranne il Turk e altri due agenti che erano rimasti in disparte.
L'uomo in giacca blu disse con fare calmo: -Siete degli idioti.- e si allontanò seguito dalle due guardie rimaste con lui.
Aeris era circondata dai possenti soldati, e Cloud riusciva a malapena a vederla. -Lasciatela andare, ora.- disse, ma come risposta una delle guardie alzò la mitragliatrice verso di lui.
-Brutti idioti, non danneggiate l'Antico!- urlò selvaggio il Turk. Cloud non capì cosa volesse dire, e si lanciò a spada sguainata contro i nemici: mise fuori gioco il primo con un fendente perfetto, poi, con velocità estrema, colpì il secondo in pieno busto; e questo si accasciò a terra urlando nel suo sangue. Il terzo soldato vicino a lui cercava di sparargli, ma era tanto terrorizzato da riuscire a malapena ad impugnare la mitragliatrice. Cloud si girò di scatto e mozzò al soldato la mano con cui reggeva l'arma, e il poveretto si disperava contorcendosi e stringendosi isterico il polso tagliato di netto.
L'ex Miliziano si frappose tra Aeris e i nemici rimasti, lontani ormai una decina di metri.
-Ehi! Ve ne andate già?-
Reno, questo era il nome dell'uomo in giacca blu, prese la parola con la normale calma e irriverenza che lo contraddistingueva nella vita: -Scusateci, non era mia intenzione che quei soldati vi importunassero. Gli ordini erano chiarissimi, non doveva farsi male nessuno, ma a lavorare con i dilettanti della Shinra queste cose succedono.-
I soldati con lui si scambiarono un'occhiata densa di odio verso il losco figuro a cui erano stati affidati.
Reno continuò sentenziando gelidamente: -Probabilmente per loro è stato meglio morire che subire la punizione che gli avrei inflitto io. Non è vero?-
Il soldato rimasto senza una mano stava cercando di rialzarsi, ma continuava a perdere moltissimo sangue e a riaccasciarsi a terra. Reno lo notò: -Quello è ancora vivo, peggio per lui. Rimarrà qui per i topi.-
Si riavviò i capelli, e si allontanò di pochi passi, seguito dalle due guardie. Dopodiché si voltò: -Arrivederci.-
E sparì insieme alla scorta.
Aeris era sotto shock, vagava gli occhi impaurita cercando di non guardare: -Cloud, che cosa hai fatto, hai ucciso della gente!-
-Se la sono cercata, dovevano pensarci prima.- rispose indifferente.
-Quanta violenza... Sono sicuro che non era necessaria.-
-Invece lo era. Diventa sempre necessaria, quando sono gli altri a metterla in gioco per primi. E ricordati che passare dalle parole alle armi è più facile del contrario.-
-Che intendi dire?-
-Che una volta che la violenza è entrata, non si può più farla uscire.-
Aeris guardò per terra l'uomo morente. -Lo lasciamo qui?-
-Sì. Non merita altro. Andiamocene.-
Cloud rimise la spada dietro la schiena, e seguì una triste Aeris che si dirigeva verso una grande arcata, conducente ad una vecchia ala della chiesa crollata ai tempi della guerra. Da lì percorsero in discesa una dissestata rampa di scale di legno, fino a quando non ne uscirono.
Erano passati lunghi minuti, e il sangue continuava a sgorgare come una fonte infernale. Il soldato non riusciva nemmeno più ad articolare i pensieri, i sensi erano inibiti. Sentì, o forse stava sognando, un leggero rumore di passi veloci.
-Topi-.
Con le sue ultime forze afferrò una mitragliatrice caduta vicino al suo corpo, e portò la canna alla tempia.
Le margherite divennero malvagie rose rosse.