Varie I sei diavoli

Edea's son

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Ringrazio tutti per i complimenti e, già che ci sono, ne approfitto pure per scusarmi per il ritardo(quanti per...)
Detto questo...

2° capitolo

Raksha capì subito che non si sarebbe trattato della solita boriosa riunione burocratica.
Solo alcune ore prima il velivolo aveva terminato la sua corsa all’interno di uno dei tanti hangar della grande tenuta imperiale. Il sole non era ancora completamente sorto e così l’ingegnere aveva deciso di dirigersi verso casa. Infine, dopo aver trascorso un po’ di tempo con la moglie ed aver riposto le armi, si era diretto verso il parlamento percorrendo a piedi le strade che cominciavano ad affollarsi:e a quel punto aveva cominciato ad insospettirsi. Appena varcata la soglia del palazzo,infatti, era stato investito da un clima di agitazione e da una confusione non abituali. Molte persone, molte più di quelle che ci sarebbero dovute essere, uscivano ed entravano in maniera frenetica dalle varie porte del salone principale, riempivano gli ascensori e parlavano al cellulare: doveva essere successo qualcosa di grosso.
Con passo calmo Raksha si diresse verso la scala più vicina con il chiaro intento di evitare la ressa agli ascensori e, dopo aver dato uno sguardo ad un grande cartello elettronico, iniziò a salire i vari piani. Una volta giunto all’ottavo si addentrò in un lungo corridoio, prese l’ultima porta sulla destra e andò a sedersi in un posto libero. La sala designata per la riunione era ancora mezza vuota e, eccezion fatta per lui, nessuna delle maggiori cariche dell’impero era ancora presente. In poco meno di un quarto d’ora la sala si riempì; ormai gli unici posti vuoti erano quelli destinati a Clodan e al mago supremo oltre,ovviamente, ai tre posti a capotavola che spettavano all’imperatore e ai suoi due consiglieri. Poco dopo fecero il loro ingresso nella sala il capo dei maghi e l’imperatore. Mentre Raksha si alzava in piedi lanciò un occhiata alla sua sinistra: il posto del mastro ingegnere era ancora vuoto.Dopo aver dato modo a tutti i partecipanti di accomodarsi il re si alzò in piedi e prese la parola:
<<Ringrazio tutti i signori qui presenti per essere giunti così prontamente. Come alcuni di voi già sanno, il mastro ingegnere Velder Clodan…è venuto a mancare durante il pomeriggio di ieri. La causa del decesso deve ancora essere accertata. Riteniamo tuttavia che possa essere morto per cause naturali. Una volta terminata questa riunione è necessario che gli ingegneri si ritrovino per eleggere immediatamente il loro nuovo esponente principale. Passiamo ora all’argomento principale di questa assemblea. Come tutti voi ben sapete…>>
<venuto a mancare, deceduto, morto>Quelle parole continuavano a rimbalzare nella mente stupefatta di Raksha e lasciandolo inebetito, incapace di fare qualsiasi cosa, persino di ascoltare. Solo 2 giorni fa il mastro ingegnere gli aveva telefonato per complimentarsi della sua ultima vittoria e per fornirgli alcune istruzioni sul prosieguo della spedizione. L’aveva sentito più volte durante la sua lontananza dal pianeta e, prima di partire per l’ultima missione, avevano persino cenato insieme. Solo pochi mesi prima sembrava in piena forma e ricco di energie..com’era possibile che ora fosse morto? Lui, il suo superiore, il suo mentore, il suo amico. E non era neppure sceso in guerra>
<<Dobbiamo dunque ritirare tutte le nostre truppe?>>
Un capitano presente tra le file dei maghi si era appena alzato per prendere la parola. Tuttavia Raksha non era più interessato a quella riunione e così non udii la risposta a questa domanda. E nemmeno il resto della discussione.
Dopo che l’assemblea si fu sciolta, tutte le persone sedute alla sinistra dell’imperatore si riunirono per eleggere il loro nuovo leader. Raksha ricevette molti più voti di entrambi gli altri due generali maggiori, uscendo nettamente vincitore dal confronto. Dopo che il segretario annunciò l’esito delle votazioni, il nuovo mastro ingegnere si alzò e abbandonò la stanza in silenzio, senza partecipare al dibattito che avrebbe portato alla nomina del suo successore.
 

Edea's son

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No, ho fatto lo scientifico e adesso sono a informatica...ma durante le ore di latino invece di ascoltare scrivevo racconti :D:D:D
Come promesso nella prossima parte, che posterò a breve, inizierà a vedersi anche un po' d'azione...
 

Edea's son

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Seduto nella penombra della sua stanza, Raksha stava ultimando i preparativi in vista della battaglia imminente. Erano passate solo due settimane dalla sua nomina a mastro ingegnere, due settimane difficili, dense di decisioni e di impegni. Eppure lui, a differenza del povero Clodan, non era uno che riuscisse a stare per lungo tempo con le mani in mano. Subito dopo la sua elezione, l’imperatore aveva annunciato il ritiro di tutte le truppe e la fine della campagna espansionistica. Tuttavia, nemmeno dieci giorni dopo, in alcuni dei pianeti sottomessi erano scoppiati movimenti di rivolta e Raksha si era subito offerto per andare a riportare l’ordine. Da due giorni ormai stavano combattendo contro i ribelli di Tzegan ma, quel giorno, ci sarebbe stata la svolta decisiva.
Un debole sole invernale era appena sorto, rischiarando con la sua flebile luce l’intero accampamento e portando con sé la solita leggera pioggia mattutina. L’ingegnere abituato al clima caldo e secco di Batacan non aveva mai potuto sopportare quelle, seppur innocue, precipitazioni. Leggermente indispettito dal fatto che addirittura le condizioni atmosferiche sembrassero avercela con lui, riprese i suoi preparativi. Dopo aver allacciato gli anfibi e aver indossato la corazza mimetica, afferrò il fucile a raggi gamma,un arma che solo gli ufficiali di grado più elevato potevano impugnare,e lo assicurò ad una fibbia presente sul retro della corazza,all’altezza delle scapole. Infine raccolse dal comodino una boccetta contenente alcuna pastiglie di colore azzurrognolo e, dopo essersela infilata in tasca, lasciò la stanza. Dopo aver mosso alcuni passi e aver controllato rapidamente l’orologio da polso, chiamò un tenente per trasmettere i suoi ordini.
<<Come stanno i miei uomini>>
<<Tutti armati e pronti per partire, signore>>
<<E i veicoli>>
<<Carichi e con i serbatoi pieni,signore>>
<<Molto bene. Raduna tutta la nostra forza d’attacco e alle sette in punto sferra un potente colpo alla fascia centrale del loro schieramento difensivo. Utilizza tutto il potenziale offensivo di cui disponiamo…voglio che tremino per l’incolumità stessa del loro pianeta. Sono stato chiaro?>>
<<Signorsì, signore>>
Detto questo l’uomo si allontanò. Raksha, rimasto nuovamente solo, prese invece una direzione opposta rispetto al tenente e, dopo alcuni minuti, entrò in una grossa struttura quadrangolare. Ne uscì a cavallo di un’imponente moto da combattimento puntando in direzione nord-est, verso l’ala sinistra della linea difensiva nemica. Se le informazioni che i suoi esploratori avevano raccolto erano corrette, l’accampamento nemico poteva venir aggirato in poco meno di un’ora. Quando la forza guidata dal tenente Rogor fosse impattata contro il centro dello schieramento nemico, le ali si sarebbero certamente richiuse garantendogli una facile via d’accesso verso il cuore dell’accampamento, ove erano custoditi gli ostaggi. E una volta liberati gli ostaggi, nulla avrebbe impedito al suo battaglione di radere al suolo l’intero accampamento. Fin dall’inizio i ribelli, tecnologicamente molto inferiori rispetto agli ingegneri, avevano incentrato su quegli ostaggi tutta la loro strategia difensiva. Tuttavia questa situazione impediva loro di portare effettivamente a termine le loro minacce, poiché se questi ostaggi fossero stati uccisi…
Improvvisamente la gomma anteriore della moto scoppiò, facendo sbandare il veicolo e scaraventando a terra Raksha. Soffocando l’impulso che lo spingeva a balzare in piedi e ad estrarre la sua arma, si costrinse a rimanere immobile. Se,come pensava, la gomma era veramente scoppiata a causa di un proiettile, presto l’aggressore si sarebbe avvicinato per controllare che lui fosse veramente morto. Oppure avrebbe sparato ancora, e in quel caso…
I secondi passavano lentissimi mentre raksha, ancora steso a terra, scrutava l’orizzonte e si sforzava di rimanere immobile. Infine una sagoma emerse da dietro una delle colline di sabbia e si diresse verso di lui. L’uomo indossava un elmo che non permetteva di riconoscere le fattezze del volto,una corazza che a lui famigliare e, sopra di essa, un lungo mantello rosso. Non portava con sé nessuna arma.
<Un mago! Com’è possibile? Pensavo che su questo pianeta fossimo giunti solo noi>
Ormai l’aggressore si trovava a pochi passi da lui e Raksha, senza indugiare oltre, balzò in piedi. Con un movimento repentino estrasse un pugnale che gli pendeva dalla cintola e lo scagliò verso il suo avversario. Tuttavia il dolore lancinante che avvertì al fianco sinistro non appena si rialzò, inibì per un attimo i suoi sensi facendogli spostare lievemente la mira. L’uomo misterioso, ferito lievemente alla spalla, comprese subito la situazione e in un attimo gli fu addosso. Dopo aver pronunciato una parola le sue mani si ricoprirono di un alone bluastro e saettarono in avanti per colpire il rivale. L’ingegnere scartò rapidamente prima a destra poi a sinistra, ma il fianco ferito lo tradì ancora una volta permettendo al secondo attacco del mago, era ormai evidente a quale fazione appartenesse, di raggiungerlo. Raksha urlò di dolore quando la mano penetrò la sua armatura e gli ustionò la pelle subito al di sotto del pettorale destro, e sarebbe certamente svenuto se non avesse avuto la prontezza di allontanare l’avversario con un calcio all’addome. Dopo aver ripreso fiato, il mago incominciò a cantilenare alcune parole ma stavolta l’ingegnere, spinto dalla consapevolezza che non avrebbe resistito ad un altro attacco, fu più veloce di lui. Tenendosi con entrambe le mani le ferite balzò in avanti e sferrò un potente calcio al fianco destro del nemico. Subito dopo un rapido sgambetto mandò gambe all’aria l’incantatore e in un attimo il leader degli ingegneri fu sopra di lui, premendo con forza il grosso anfibio sulla trachea dell’uomo steso a terra. Il suo avversario stava ormai per esalare l’ultimo respiro quando Raksha riconobbe con orrore la corazza che egli indossava.
Velocemente tentò di allontanarsi dal corpo esanime, ma non aveva ancora percorso nemmeno un metro quando il cadavere esplose con la forza di una granata.
 

Edea's son

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ehm..chiedo scusa a tutti per il terribile ritardo, ma tra temporanea chiusura del forum, vacanze di natale ed esami è stato un periodo un poco affollato. Bè, detto questo...tanti auguri di buon 2009 a tutti e procedo con la nuova parte.

3° capitolo​

Rendleed fu il primo a vedere la luce del sole quando i tre uomini uscirono dal loro rifugio attraverso la spessa botola di metallo ben mimetizzata che collegava l’ultimo piano della struttura sotterranea con l’esterno. Il sole caldo di mezzogiorno batteva con forza sull’arida pianura che, come previsto, era deserta. Mancava ancora oltre un’ora all’inizio della riunione, ma Rendleed preferiva percorrere il breve tragitto con calma. In quelle lande desolate era possibile trovare di tutto, e l’ultima cosa che l’uomo desiderava era arrivare in ritardo ad un incontro così importante. Non appena l’ultimo membro del gruppo finì di nascondere l’entrata del rifugio, le tre figure ammantate di bianco si misero in marcia, senza scambiarsi nemmeno una parola. In realtà non è che ci fosse molto da dire. Rendleed era a capo di quella spedizione e i due uomini avevano il solo compito di scortarlo al fine di evitare spiacevoli incontri al loro superiore. Anche i due passi di rispettosa distanza che intercorrevano tra la figura di punta e gli altri due vertici dello schieramento facevano parte di una tacita convenzione che si manteneva uguale da anni. L’organizzazione addestrava molto bene i suoi adepti.
Il gruppo attraversò velocemente la zona desertica e, dopo appena dieci minuti, il terreno sabbioso lasciò spazio ad una strada lastricata. Essa apparteneva una volta ad una fiorente città ma, circa dieci anni prima, il centro era stato abbandonato e i tre si trovavano ora circondati da case vuote ed edifici diroccati. Le strade erano ancora ingombre di rottami e di veicoli arrugginiti, tristi testimonianze della decadenza portata dalle guerre.
Giunto al primo incrocio Rendleed si fermò e altrettanto fecero i due uomini che lo seguivano. Egli fece un semplice cenno con la mano e subito i due uomini della scorta sparirono nelle due strade laterali. Rimasto solo si sedette al centro dell’incrocio e chiuse gli occhi. Riusciva a sentire distintamente i loro movimenti, dovevano essere dieci massimo dodici e si stavano certamente organizzando;presto avrebbero attaccato. Dopo aver riaperto gli occhi scorse una semisfera lucida di colore nero che spuntava dalle macerie dinnanzi a lui, a circa venti metri di distanza.
<<Pessimo nascondiglio>> commentò l’uomo a bassa voce.
Subito dopo estrasse una pistola da sotto il lungo vestito e sparò con velocità fulminea. La semisfera, colpita in pieno dal proiettile, si squarciò lasciando fuoriuscire un liquido viola, prima di sparire dalla vista. Vistisi scoperti i nemici si lanciarono all’attacco. Dalle macerie emersero sei scalatori e si diressero a gran velocità verso Rendleed. Erano esseri alti circa due metri che univano, ad un torso di sembianze umanoidi, un tozzo ventre dotato di sei lunghe zampe. Possedevano un cranio oblungo di forma ovale e l’intero corpo era ricoperto da uno spesso carapace chitinoso di colore scuro. Erano in grado di scavalcare facilmente qualsiasi superficie verticale, e da questa particolare abilità derivava il loro nome.
Il lungo revolver di Rendleed esplose altri due colpi che fecero altrettanti morti, dopodiché venne abbandonato per terra. L’uomo fece appena in tempo ad estrarre una lunga spada dalla lama sottile e subito il primo avversario gli fu addosso. Con un rapido movimento laterale scansò la carica del mostro e sfruttò l’impeto in avanti di quest’ultimo per conferire maggior forza al fendente orizzontale che stava effettuando. Le due zampe anteriori dello scalatore vennero tranciate subito al di sotto del ventre ed esso cadde in avanti con la faccia nella polvere. Rendleed decapitò di netto il nemico indifeso e si voltò per affrontare la prossima minaccia. Il secondo mostro aveva con se una sciabola e tentò con goffo fendente verticale di ferire l’avversario. Dopo aver facilmente deviato il colpo l’essere umano partì con la controffensiva. I successivi due attacchi furono entrambi parati con discreta maestria dalla spada dello scalatore. Il terzo attacco, anch’esso bloccato, permise all’uomo di sfruttare un incertezza nella difesa nemica e di far slittare la propria lama lungo il filo dell’arma avversaria. Il braccio che reggeva la sciabola venne troncato a metà e cadde a terra insieme ad essa. Subito dopo, tre veloci affondi posero fine alle sofferenze del mostro. I due scalatori superstiti, vista la fine che era toccata ai loro compagni, decisero di organizzarsi e di attaccare il nemico insieme, da due lati diversi. Stretto nella morsa dei due avversari Rendleed danzava, evitando tutti gli attacchi, ma senza alcuna opportunità di contrattaccare senza scoprirsi. Dopo alcuni minuti, intuendo che una sola falla nella difesa gli sarebbe costata la vita, decise di provare un attacco. Schivato l’ennesimo attacco, si lanciò con forza verso l’aggressore più robusto e, sfruttando tutto il suo peso,gli infilò a fondo la spada nel petto. Subito dopo si girò e, pregando che il mostro alle sua spalle non avesse più la forza di attaccare, bloccò con le sue mani quelle del nuovo avversario, coinvolgendolo in una prova di forza fisica. Per alcuni attimi la lotta si mantenne in parità, ma presto la forza fisica del mostro sopraffece quella dell’umano. L’uomo era ormai piegato a terra e stava per essere infilzato da una delle zampe del nemico quando si udì uno sparo in lontananza. La torsione applicata ai polsi di Rendleed cessò improvvisamente, e il corpo senza testa dello scalatore gli crollò addosso. Il membro dell’organizzazione si rialzò e andò a recuperare le sue armi;subito dopo fu raggiunto dai suoi due compagni. Il martello agganciato alla schiena della prima guardia era leggermente macchiato di viola mentre l’altro membro della scorta, quello più esile, reggeva ancora tra le mani un grosso fucile di precisione. Dopo un breve colloquio, la formazione venne ripristinata e il gruppo attraversò l’incrocio. Il viaggio procedette senza intoppi e terminò di fronte ad un grosso palazzo fatiscente. Dopo aver bussato ed essersi identificati, i tre sparirono oltre il portone d’ingresso.


A voi.
Io sono tornato...ora se non erro c'è qualcun'altro che deve uscire dalla sua "pausa creativa"....
 

GatlingGun

Cogl*one. #5
A vidiga che lepa! Bella, molto bella. Scrivi il seguito o ti perseguiterò per sempre. Ma la mia è cmq migliore (scherzo ovviamente, è migliore la tua)(forse)
 

Edea's son

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Il sole rosso moriva dietro all’orizzonte quando, infine, la spessa porta di ferro si riaprì.
L’incontro era stato lungo ma fruttuoso e i suoi superiori sarebbero sicuramente rimasti soddisfati dal risultato. Tutti i distaccamenti avevano avvertito l’avvento del signore; era evidente che non potesse trattarsi di una semplice coincidenza. Le scritture in cui avevano da sempre ciecamente creduto si stavano avverando. Presto si sarebbe compiuto il rito d’apertura.

****​

Tasha rilesse per l’ennesima volta la breve lettera con aria incredula. Sapeva benissimo che prima o poi questo momento sarebbe giunto, ma ora, e solo ora, si rendeva conto di non essere affatto in grado si sostenere la situazione.
Sulle prime era stata presa da un forte senso di smarrimento. Era come se il suo inconscio si rifiutasse di accettare quella verità, e tutto appariva simile a un grande sogno, un grande e terribile sogno dal quale ella aspettava di risvegliarsi. Quando, poco dopo, il suo cervello riuscì ad assimilare la notizia, la realtà poté riprendere la sua forma naturale, il sogno si infranse e lacrime copiose cominciarono a rigarle il viso.
Dopo aver guardato un’ultima il foglio di carta che stringeva tra le mani alzò la testa, e gli occhi di smeraldo cercarono conforto nel viso della persona che le sedeva di fronte.
<<Perché Bacht? Perché proprio a noi?>>
L’uomo non sapeva cosa risponderle. Dopo averla fissata per alcuni istanti la cinse in un abbraccio silenzioso affondando la testa nei suoi lunghi capelli scuri. I due rimasero in quella posizione per alcuni minuti, fino a quando batch si alzò in piedi troncando quell’affettuosa stretta.
<<Perdonami Tasha ma ora devo andare. Ho voluto portarti personalmente la notizia, ma la mia giornata lavorativa è ancora lontana dal termine. Tuttavia se avrai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa , non esitare a chiamarci.>>
La donna fece un breve cenno di ringraziamento e il suo compagno abbandonò la grande sala.
Poco dopò si udì la porta d’ingresso richiudersi.
Rimasta sola, Tasha riportò gli occhi sulla lettera e subito il turbinio di emozioni contrastanti che l’aveva travolta poco prima riprese a tormentargli l’animo. Con un improvviso scatto d’ira scaglio il foglio nel caminetto prima di abbandonarsi ad un’isterica crisi di pianto.
Nel frattempo il foglio, misteriosamente scampato alle fiamme, le mostrava beffardamente il suo testo nefasto.

Le comunichiamo che suo marito Theodore Raksha ha perso tragicamente la vita durante la spedizione sul pianeta groan.
Con la presente, il parlamento le porge le più sentite condoglianze.
 

GatlingGun

Cogl*one. #5
le ultime 3 righe mi hanno messo un'allegria, guarda.....a parte gli scherzi questa parte secondo me è la migliore finora
 
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