Ehm... Scusate, in questi giorni sono stato impossibilitato ad entrare in internet, per cui non ho postato più niene... Per farmi perdonare... Da quanti giorni è che non posto? 4? Allora vi posto 4 episodi!
IVALICE
-Montagne Viverna-
Lightning si svegliò per prima. Si accorse che stava stringendo la mano a Manuel. La ritrasse imbarazzata. Si, Lightning era tornata "normale", con il suo orgoglio, il suo imbarazzo e tutto il resto. Però si ricordava ancora della sera prima, ed era contenta lo stesso di aver trovato il coraggio di parlare con Manuel. Chiunque fosse questa Tifa, poteva dire di avere un leggero vantaggio per ora, e sorrise.
Poco dopo si svegliò anche Manuel. Si alzò e sorrise a Lightning.
Manuel: Buon giorno!
Lightning: Buon giorno...
Cloud sorprese tutti. Credevano che stesse ancora dormendo. Manuel notò che era sempre seduto allo stesso modo.
Cloud: Bene, ora che ci siamo svegliati tutti, possiamo anche ripartire...
Si alzò ed uscì dalla grotta. Manuel e Lightning stavano per seguirlo, quando sentirono come un terremoto. Il loro primo pensiero fu quello di essere dentro una grotta, prima o poi sarebbe crollata. Iniziarono a correre ed uscirono dalla grotta appena in tempo per sentirla crollare alle loro spalle. Il terremoto non era cessato, e videro Cloud che fissava qualcosa. Istintivamente guardarono dalla stessa parte e rimasero a bocca aperta. Una colossale mano grigia e metallica stava emergendo da sotto terra.
Cloud: Che stupido sono stato... L'avevo dimenticato... Nelle montagne Viverna c'è un laboratorio degli imperiali...
Lightning: E'... Il prototipo?
Manuel: Il... Behemot?
Cloud: Credo di sì.
Dal terreno, nel frattempo era emerso un braccio colossale. Solo la mano era grande tre volte il Leviathan. Era ricoperto da una corazza arancione chiaro, tipica dei prototipi. Stavano emergendo anche la testa ed il corpo, e la montagna si stava interamente distruggendo. Il terreno sotto i tre avventurieri si stava sgretolando.
Manuel: Dannazione...
Poco dopo il terreno sotto ai piedi di Lightning cedette del tutto.
Lightning: Aaaah!
Manuel: Lightniiiing!
Poco dopo cedette anche quello sotto di lui, e precipitò, seguito quasi immediatamente da Cloud. Precipitando cercava di mantenersi in piedi, e così anche Cloud e Lightning. Atterrarono a valle, e dopo essersi ripresi velocemente, guardarono il gigante. Era emerso completamente dalla montagna, e ne aveva sbriciolato la metà. Ora guardava verso di loro, minaccioso. Era molto lontano, ma era evidente che li vedeva. Sulla testa tozza brillavano due occhi verdi. Le braccia erano colossali, lunghe fino a terra. Le gambe, invece, erano corte. Corte, certo... Lo erano in confronto al robot. Il corpo era composto da un unico blocco, dove si notava al centro la grande scritta nera
TEST TYPE - BEHEMOT#000.
Ricordava un po' un gorilla. Era quanto di più spaventoso avessero mai visto.
Manuel: E'... E'... Colossale!
Lightning: Come hanno potuto... Un mostro del genere...
Cloud: Arriva.
Il colosso fece un passo, mettendo il piede in un punto più basso della montagna, che però non sostenne il suo peso, e crollò. Il piede del mostro sprofondò nella montagna, ed lui perse l'equilibrio e cadde giù, provocando più frane. Atterrò pesantemente a valle, creando un cratere grande e profondo. L'agilità non era il suo forte. Si rialzò lentamente e guardò minaccioso i tre viaggiatori.
Alzò il pugno. Manuel pensò che avrebbe potuto essere letale anche se li avesse mancati, solo per l'onda d'urto. Il Behemot fece per abbassare il pugno, ma incredibilmente si arrestò. Manuel ed i suoi compagni videro il motivo: aveva decine di Viverna che gli giravano attorno alla testa, sputando fiamme scarlatte. Il Behemot aveva danneggiato i loro nidi, e loro lo stavano attaccando, spaventati da questo invasore così grosso, ma decisi a proteggere quello che restava del loro popolo.
Non gli provocavano danni apparenti, ma lo infastidivano quel che bastava a distrarlo dai tre viaggiatori.
Manuel: Scappiamo!
Cloud: No. Credo che la cosa migliore sia stare qui.
Lightning: Se scappiamo è probabile che lascierà stare i Viverna, e ci inseguirà.
Manuel: Ma... I Viverna non possono metterlo K.O... Se ne libererà comunque prima o poi.
Cloud: Meglio poi che prima.
Manuel si guardò intorno, disperato. Doveva pensare a qualcosa, ci doveva essere un modo... Trovato! C'era un grosso masso a pochi metri da loro.
Manuel: E se indietreggiassimo fino a quella roccia?
Cloud guardò la roccia indicatagli da Manuel. L'aveva notata, ma gli sembrava rischioso, quei pochi metri potevano essergli fatali. Inoltre non era sicuro che la roccia avrebbe coperto completamente tutti e tre. Tuttavia non riuscì a trovare un piano migliore. Lightning era dello stesso parere di Cloud, l'idea di Manuel presentava numerose falle, ma non le veniva in mente altro.
Cloud:...D'accordo.
Lightning: Sì.
Manuel era abbastanza stupito. Sapeva benissimo che il suo piano era rischioso, e l'aveva proposto solo per sentire la voce bassa di Cloud che gli diceva che era troppo rischioso... Non si aspettava veramente che venisse approvato, infatti era già alla ricerca di qualcos'altro. Però gli parve stupido contestare la sua stessa idea, perciò guardò Cloud ed annuì.
Il Behemot nel frattempo cercava di scacciare i Viverna, però aveva le braccia talmente grosse e lunghe che non riusciva a raggiungersi la faccia. I draghi gli laciavano il loro fuoco scarlatto sulla corazza della testa, che aveva iniziato a fondere.
I tre avventurieri fecero pochi passi, che però gli furono letali. Non erano sfuggiti allo sguardo attento del Behemot, che fece un passo avanti, spostandosi di molti metri. I Viverna erano evidentemente combattuti fra il rinunciare al bersaglio che si allontanava, oppure continuare l'attacco, anche se avrebbe significato lasciare i nidi senza difese. Gironzolavano dal Behemot alla montagna, e dalla montagna al Behemot, disorientati. Decisero di lasciare perdere il gigante, e tornarono ai nidi, ma non si posarono: restavano all'erta, nel caso il Behemot tornasse a minacciare i loro preziosi nidi.
Il Behemot, però, guardava verso i tre viaggiatori, che avendo visto il robot che li seguiva con lo sguardo, avevano rinunciato a nascondersi. Il Behemot alzò il pugno per la seconda volta verso di loro, pronto a colpire.
Cloud: Credo... Che siamo arrivati alla fine...
Manuel: No! Non può essere!
Lightning era semplicemente senza parole.
Improvvisamente nell'aria risuonò una melodia. Non era nell'aria, pensò Manuel, era come... Se fosse dentro di loro. Era la melodia più dolce, ma allo stesso tempo triste e terrificante che avesse mai sentito.
Manuel cercò la fonte della musica, ma questa risuonava nella sua testa, come se provenisse da tutte le parti. Poi Manuel lo vide. Un drago tutto d'argento. Era una specie di serpente scheletrico, aveva una testa fatta a forma di lancia, che scintillava al sole mattutino. Vicino alla testa aveva delle piccole ali bianche come il latte. Quando aprì la bocca non uscì un ruggito o un boato: uscì un canto meraviglioso, che sembrava lirica, e si accompagnava perfettamente alla musica di sottofondo.
Manuel lo guardava rapito, e anche Lightning non poteva evitare di tenergli gli occhi incollati addosso. Anche Cloud lo fissava, e gli ricordava qualcosa.
Il drago si lanciò contro il Behemot a tutta velocità, ed allineandosi divenne un unico fascio di luce, che colpì il Behemot lateralmente ad una spalla, lo perforò con la facilità con cui si perfora il burro, ed uscì dall'altra spalla. Poi sparì, e con lui la musica.
Quando la musica cessò il Behemot cadde a terra con un tonfo sordo, che provocò una breve scossa, poi si sentirono delle esplosioni all'interno del gigante, che però da fuori restò intatto.
Quando cadde si notò che su una sporgenza più in alto si ergeva una figura sottile. Era molto lontano, ma si distinsero chiaramente i suoi vestiti bianchi come la neve ed i capelli biondo pallidi. Stringeva una spada bianca come i vestiti, dalla forma che ricordava vagamente una foglia molto allungata.
Cloud all'improvviso capì cosa gli ricordavano il drago e la musica.
Era davvero lui?
Cloud:...Wind?
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IVALICE
-Montagne Viverna-
--Ai piedi delle montagne--
L'esile figura che stava in piedi sulla sporgenza si voltò e sparì in una folata di vento.
Manuel: Wind? Cloud... Non è...
Lightning: Il giudice che ha raso al suolo il tuo villaggio... Come puoi essere sicuro che fosse lui, Cloud?
Ma Cloud non rispose subito. Ora ricordava tutto.
La Resistenza stava riuscendo a respingere l'attacco dei soldati, allora i Giudici (i tre guerrieri d'elite più forti di tutto l'impero) si fecero avanti fra i soldati e, con una calma innaturale, il più alto dei tre, che indossava una pesante armatura di adamantite tinta di nero perlato, si rivolge al più magro dei tre.
Gabranth: Giudice Wind, pensaci tu.
Il Giudice Wind indossava una semplice maglia bianca e dei pantaloni grigio chiaro. Le uniche protezioni che utilizzava erano dei bracciali e dei gambali grigio chiaro, forgiati con il leggerissimo ma resistente Mithril.
Wind: Si.
Fu quella la sua unica risposta. Fece un passo in avanti ed estrasse dalla cintura una bottiglietta piena di quella che apparentemente era nebbia.
In un lampo estrae la spada: una grossa spada tutta bianco latteo, con una vena grigio scuro nel mezzo. Questa vena si protraeva fino a formare l'impugnatura. La forma della lama ricordava vagamente una foglia allungata.
Wind:
Voce solista, canzone della nebbia!
Si notò appena un cenno della spada, eppure la bottiglietta di vetro si tagliò in due metà perfettamente uguali, sprigionando la nebbia...
...Ed un drago argentato si materializzò dalla nebbia, paralizzando dallo stupore tutti, eccetto i tre Giudici. Vicino alla testa fatta a forma di lancia, spuntavano delle ali bianche come il latte. Una melodia dolce, ma terribile e triste penetrò nella testa di tutti i soldati che si soffermarono ad ascoltarla, rapiti. Il drago aprì la bocca, e fece uscire una nebbiolina che penetrò nelle loro membra e sembrava cullarli dolcemente verso il sonno. Morirono senza accorgersene, senza possibilità di salvarsi. Poi il drago si dissolse nella nebbia, come era venuto.
Ma allora perchè lui, Cloud era sopravvissuto? Tornò di colpo al presente.
Si tastò il cuore. Batteva, non era morto. Si ricordava di essere stato ferito allo stomaco da un soldato. Si tastò la ferita: si era rimarginata quasi completamente. Cosa gli aveva permesso di restare in vita?
Manuel: Cloud!
Cloud si girò verso di lui.
Manuel: Sei sicuro... Che fosse il Giudice Wind?
Cloud annuì.
Cloud: E' la stessa musica... Che ho sentito quando ha distrutto l'accampamento. E anche il drago... Era lo stesso.
Lightning: Ma allora... Perchè ci ha aiutati?
Cloud scosse la testa. Non gli importava che li avesse appena salvati, non gli era grato. Voleva solo ucciderlo, voleva vendicare i suoi amici. Non gli importava di nient'altro. C'erano solo loro due, nessun'altro.
I tre aspettarono un po' prima di ripartire, per riprendersi dall'attacco. Mangiarono qualche frutto e si incamminarono nuovamente verso Ciel. Risalirono sulle montagne Viverna, e seguirono Cloud, che conosceva quei luoghi perchè aveva viaggiato molto.
Attraversarono tutte le montagne, e percorsero il Passo Viverna, che segnava la fine delle montagne e l'inizio della...
Lightning: La palude di Ciel! Una volta attraversata saremo a Ciel!
In effetti si intravedeva una città, dopo la fitta nebbia della palude. Manuel sorrideva.
Manuel: Ci siamo quasi ormai!
Cloud: Se l'attraversiamo abbastanza velocemente potremo essere a Ciel prima che faccia buio...
Manuel: Ma non avevi detto che a Ciel ci stavano aspettando i soldati imperiali, e dovevamo arrivare riposati?
Cloud: Ci ho ripensato: ci hanno spedito contro goblin, griffon e persino il Behemot. La distruzione dei primi può essere tranquillamente nascosta, ma l'ultimo... Cid non riuscirà a mettere tutto a tacere. Dovrà ammettere che ci stava cercando. E una volta è accettabile, ma se ci prova una seconda volta, ed il popolo se ne accorge, sembrerà che abbia paura, e lui non può permetterselo.
Lightning: Capisco. Una truppa di soldati subito al di fuori di Ciel avrebbe dato troppo nell'occhio...
Manuel: Cloud sei geniale! Non ci avrei mai pensato...
Cloud: Questione di esperienza.
I tre viaggiatori si apprestarono quindi a superare la palude. I Molboro aprivano la bocca minacciosi, al loro passaggio, di tanto in tanto vedevano anche qualche coccodrillo, ma gli animali non sembravano aggressivi, piuttosto sembravano curiosi. Lightning intercettò lo sguardo interrogativo di Manuel.
Lightning: Nessuno passa mai di qui, loro probabilmente non hanno mai visto un uomo...
Manuel: Oh, capisco...
Però rabbrividiva comunque, a passare davanti alle fauci affilate dei coccodrilli. Arrivarono in un punto dove la melma della palude gli arrivava fino allo stomaco. I tre avanzavano a fatica.
Manuel: Bleah!
Lightning: Coraggio, l'abbiamo quasi superata!
Con uno sforzo immane riuscirono a trascinarsi sull'altra sponda.
Cloud: Ecco.
Erano arrivati al limitare della palude. Uscirono, decisamente sollevati, e seguirono la strada sempre più asciutta per Ciel. Ora la città si vedeva distintamente. Manuel fece un gran sorriso, Lightning tirò un sospiro di sollievo e Cloud rimase, come sempre del resto, impassibile.
Manuel: Ce l'abbiamo fatta!
Lightning: Finalmente...
E si avviarono, sporchi, bagnati, puzzolenti, con gli abiti strappati, ma felici verso le alte mura di Ciel.
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IVALICE
-Foresta Agorah-
Dutch: Ancora non riesco a capire cosa potessero essere quei colpi di prima...
Zidane: Hmm... La foresta parla... Di un gigante del colore del fuoco... Vicino alle montagne dei dragoni... Non capisco...
Tifa: Speriamo che non fosse nulla di grave...
Dutch: Già, speriamo...
Zidane: Credo che dovremmo ripartire, dobbiamo cercare di uscire dalla foresta in fretta, altrimenti gli altri agori potrebbero trovarmi...
Tifa: Mi spieghi una cosa? Dopo che ti sarai sposato... Potrai comunque viaggiare, no?
Zidane scosse la testa.
Zidane: Agni agori non è permesso abbandonare la foresta. Nè prima, nè dopo essersi sposati.
Dutch: Ma allora infrangerai comunque le regole... Che differenza farebbe?
Zidane: La differenza è che ora sono da solo, e se scappo non metto in pericolo nessuno. Se mi sposassi e poi scappassi via, lascierei mia moglie da sola... Quindi è meglio che vada via ora... Capite?
Tifa: Le regole della tua tribù sono così inflessibili?
Zidane: Sì, sono così da secoli. Non sono mai cambiate, e non cambieranno certo per me...
Dutch: E perchè agli agori non è permesso lasciare la foresta?
Zidane: Non lo so di preciso. Nessuno prima di me ha mai nemmeno pensato di lasciare la foresta... Il nostro capo, Karzen, dice che potremmo perdere la capacità di parlare con la foresta... I vecchi detti popolari invece dicono che potremmo perdere la coda, anche se io non ci credo...
Dutch: Si, è un po' come "lavati bene i denti altrimenti li perderai"... Sono cose che i vecchi si inventano per impressionarci quando siamo ancora piccoli...
Tifa: Però in fondo tutte servono a qualcosa... Anche se sono estremizzate...
Zidane: Servono a tenere lontani noi agori dal mondo esterno... La foresta è la nostra casa, e deve essere anche la nostra tomba. E' la tradizione, che conta di sicuro di più dell'opinione di un singolo agori.
Dutch capiva perfettamente il desiderio di fuggire dell'amico, in quanto anche in lui ardeva lo stesso desiderio. Khan era "la sua foresta", dove era intrappolato lui. Lui però era riuscito a fuggire. Ora si sentiva in dovere di aiutare Zidane che, almeno dal suo punto di vista, era nella sua stessa identica situazione.
In realtà la situazione era stata molto peggiore con Dutch. Perchè quelli che Zidane identificava come agori che lo cacciavano per costringerlo a sposarsi e trovarsi un lavoro, in realtà erano delle persone che gli volevano bene, e che cercavano solo di proteggerlo dai danni che poteva fare a se stesso da solo.
Dutch non aveva nessuno. Non era importante per nessuno, e nessuno lo avrebbe certo cercato. Lui viveva per sè stesso, ed in fondo era triste, perchè sapeva di essere solo al mondo. In realtà il suo desiderio più profondo non era quello di fuggire e vedere il mondo, ma quello di trovare qualcuno che gli volesse bene.
Zidane era solo un ragazzo ribelle, come del resto sono un po' tutti alla sua età. Voleva essere libero e senza regole, e voleva viaggiare molto.
Dutch però, che cercava di trovare qualche collegamento fra lui e Zidane per aiutarlo a non sentirsi solo, non vedeva queste differenze, ed era convinto che l'agori biondo provasse esattamente quello che provava lui.
Dutch: Fosse l'ultima cosa che faccio, ti aiuterò ad uscire da questa foresta, Zidane.
Zidane guardò prima Dutch, poi Tifa, che annuì per confermare le parole del compagno.
Zidane: Grazie, Dutch. Grazie Tifa. Davvero.
Allora i tre viaggiatori ripartirono allegri, seguendo i binari.
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IVALICE
-Ciel-
--Quartiere basso--
I tre viaggiatori varcarono la soglia di Ciel.
Videro una grande città, piena di palazzi alti e colorati, giardini pubblici, aeronavi grandi e piccole solcavano i cieli sopra di loro, senza mai fermarsi. Poi più in là Manuel notò che c'era un rialzamento del terreno, dove erano stati costruiti palazzi ancora più alti e colorati. Fra di essi spiccava un palazzo azzurro ghiaccio, che Manuel riconobbe come la residenza del senatore Firion.
Poi Manuel notò la diversità degli abitanti. Non sapeva che esistessero così tante specie intelligenti.
Manuel: Lightning...?
Lightning: Quello è un bangaa.
Stava indicando una grossa lucertola umanoide, che indossava gli stessi vestiti degli umani, a parte per i pantaloni, che presentavano un buco per far passare la coda.
Lightning: Quello è un moguri.
Questa volta indicava quello che Manuel a prima vista scambiò per un roditore molto grosso. Poi guardò meglio e notò che stava in piedi su due zampe, ed indossava una giacca verde. Era alto circa mezzo metro, e sulla testa, fra le enormi orecchie, spuntava una buffa antenna con quella che sembrava una pallina di pelo attaccata all'estremità. Manuel notò anche delle ali nere da pipistrello sulla sua schiena. Era una creatura bizzarra.
Lightning: Quelle invece sono delle viera.
Manuel guardò quelle che sembravano normalissime ragazze umane, a parte per un grande paio di orecchie da coniglio che gli spuntavano dalla testa, e l'altezza spropositata.
Manuel: Acc... E quello che diavolo è?!?
Stava indicando un grosso cinghiale bipede, vestito con un gonnellino di stoffa. Aveva un'aria molto stupida.
Lightning: Quello è un seeq.
Cloud: Io vado dal fabbro.
Lightning: Ma a quest'ora sarà chiuso...
Cloud: E' un mio amico.
Manuel: Veniamo con te, ok?
Cloud scrollò le spalle, poi si incamminò seguito dai due compagni. Arrivato alla bottega del fabbro, bussò nonostante il cartello con la scritta "chiuso".
Fabbro: E' chiuso! Non sai leggere?
Cloud: Sono io. Apri.
Sentirono il fabbro che camminava verso la porta e poi lo videro aprire. Manuel notò che aveva dei bellissimi guanti di metallo. Quando aprì del tutto, tuttavia, si dovette ricredere. Non erano un paio di bellissimi guanti: era uno solo, ed era un braccio meccanico.
Fabbro: Cloud! Credevo... Che ti avessero ucciso! Non hanno distrutto l'accampamento...?
Cloud: Sono l'unico sopravvissuto.
Il fabbro aveva la pelle scura ed i capelli cortissimi, ed indossava un giubbotto jeans senza maniche aperto, sotto del quale indossava una canottiera molto sporca di quello che Manuel pensò che probabilmente era olio. Era molto robusto.
Cloud: Fammi entare, ho bisogno del tuo aiuto.
Fabbro: Chi diavolo sono loro?
Aveva fatto un cenno sprezzante con il capo verso Lightning e Manuel.
Cloud: Non ti preoccupare. Sono con me.
Manuel: Io mi chiamo Manuel.
Fabbro: Manuel? Ecco dove ti ho già visto... Non sei l'assassino d...
Lightning: E' stato incastrato!
Il fabbro la guardò sospettoso.
Fabbro: E tu chi diavolo sei? Neppure la tua faccia mi è nuova...
Lightning: Mi chiamo Lightning.
Fabbro: Cloud, chi è? Mi sembra di averla già vista...
Cloud: E' un ex-soldato imperiale.
Fabbro: Capisco. Beh, se Cloud dice che mi devo fidare di voi, mi fiderò di voi. Entrate.
Si spostò e li lasciò entrare nello stretto negozio.
Fabbro: Cosa posso fare per te, Cloud?
Cloud: Guarda.
Gli porse il fagotto di bende. Manuel non si era più chiesto cosa fosse, ormai ci si era abituato. Il fabbro tolse le bende, preoccupato, ed emerse una spada grossa e lunga, con una profonda crepa che la attraversava quasi completamente.
Lightning si rese conto che quella era proprio quella che Zack gli aveva affidato prima di morire. Manuel invece dovette ricredersi: dopotutto quel fagotto misterioso era davvero una spada, anche se continuava a credere che fosse troppo grande per chiunque.
Fabbro: Oho! Cosa diavolo hai cercato di tagliare per riuscire a rompere questa spada?!?
Cloud: Puoi aggiustarla?
Il fabbro ci pensò su.
Fabbro: Mi ci vorrà del tempo, ma credo che sia fattibile...
Cloud: Grazie, Barret.
Barret: Ehi, la bottega del vecchio Barret ripara tutto, dovresti saperlo! Lascia la spada qui, vieni a riprenderla fra... Due giorni?
Cloud: Preferirei restare.
Barret: Sei matto? Neppure io resto qui la notte, stavo giusto per andare a casa, ho già il giubbotto...
Cloud: D'accordo.
Poi il fabbro si voltò verso Lightning e Manuel.
Barret: Hmm... Il mio appartamento ha due stanze... Dovremmo starci tutti, se ci stringiamo un po'.
Manuel: Non vorremmo disturbare...
Barret: Nessun disturbo, gli amici di Cloud sono anche miei amici...
Ed uscì dal negozio, seguito dai tre viaggiatori. Arrivarono in un palazzo giallo ed alto.
Barret: Terzo piano a sinistra! E fate piano che la vecchiaccia sotto di noi starà già dormendo e se si sveglia son dolori...
Poi rise rumorosamente, come per dire che stava scherzando.
Aprì la porta del suo appartamento, ed accese la luce. Era un appartamento normale, non era nulla di straordinario, anzi, a dirla tutta era un po' spoglio.
Barret: Vengo qui solo per dormire, perdonate il disordine...
Manuel: Grazie dell'ospitalità, Barret...
Lightning: Grazie.
Barret: Prego, prego, ehm... Ho un paio di materassi di là, ed un divano... In camera mia c'è il mio letto, metterò un altro materasso, e lì dormiremo io e Cloud. Manuel! Ti dispiace dormire sul divano, in salotto? Forse sarà un po' scomodo...
Manuel: No, è perfetto, grazie mille.
Barret: E... Beh, per Lightning c'è la stanza degli ospiti, ci metterò un materasso e delle coperte, così potrà dormire da sola, non è bene che una ragazza dorma con dei maschiacci. A meno che... Voi due siete...?
Indicava Manuel e Lightning, che una volta capito cosa intendeva Barret scossero la testa, Lightning era imbarazzatissima, Manuel giusto un pochino.
Barret: D'accordo, allora la stanza degli ospiti andrà benissimo...
Lightning: Grazie...
Barret: Avete già cenato? Io no... Metto su qualcosina?
Manuel: Troppo gentile!
Barret: Suvvia, per due bistecche, cosa volete che sia... Non vi preparo mica un menù speciale, eh! Quel che c'è si mangia!
Lightning: Andrà benissimo, grazie.
Barret: Ehi, Cloud. Se così silenzioso... Non è da te.
Cloud lo guardò come se avesse detto una parolaccia. Lightning lo guardava come se stesse scherzando, e Manuel aveva colto il sarcarsmo del Fabbro, e sorrideva.
Barret: Calmo, calmo, spadaccino! Stavo solo scherzando...
E rise fragorosamente alla sua faccia contrariata.
Barret: Allora questa sera... Bistecca di Iaguaro?